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Autore: Allie R Scallice    19/02/2018    1 recensioni
Monkey D. Dragon aveva sempre avuto un carattere pacato, o meglio era sempre stato bravo a controllare le sue emozioni. Non poteva permettersi debolezze come i sentimenti, non con il peso che portava sulle spalle. (...)
« Grazie.» disse serio voltandosi a guardarlo. Non per il racconto, non gli avrebbe dato il piacere di sentirsi ringraziare per quello. No, lo ringraziava per aver salvato suo figlio.
Sabo sorrise « Ho salvato mio fratello. E continuerò a correre in suo aiuto ogni volta che sarà necessario. Con o senza il permesso dell’armata rivoluzionaria … Capo. »
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Dragon, Nico Robin, Sabo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sentimenti malriposti nei cassetti'
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Mio figlio, tuo fratello

 
Monkey D. Dragon aveva sempre avuto un carattere pacato, o meglio era sempre stato bravo a controllare le sue emozioni. Non poteva permettersi debolezze come i sentimenti, non con il peso che portava sulle spalle. Lui e i Rivoluzionari avevano il dovere di salvare il mondo dall’unico vero male che lo affliggeva: il governo.
Aveva fatto una scelta anni prima, quando aveva lasciato sua moglie e il bambino: avrebbe dedicato la sua vita a quella causa. Nessun tipo di distrazione era ammesso e ci stava riuscendo benissimo. Poi aveva visto l’avviso di taglia di un ragazzino sorridente con un cappello di paglia sulla testa , e aveva iniziato a tenersi aggiornato sulle sue avventure, con la scusa di dover tenere d’occhio le nuove leve. Un moto d’orgoglio smisurato lo aveva colto quando aveva scoperto che quel ragazzo sconsiderato aveva sfidato il governo mondiale per amicizia, per rispetto di forti ideali. E poi la voce del suo impellente arrivo nel nuovo mondo. Non era pronto, troppi nemici pronti ad attaccarlo. Per questo era stato costretto a chiedere ad Orso Bartholomew di fare in modo che non partissero subito. E lui aveva eseguito.
E poi Nico Robin era giunta lì, al loro quartier generale. Era stato tentato di farle domande su Luffy e lei aveva anche fatto qualche riferimento al fatto di essere a conoscenza del loro grado di parentela e di essere pronta a rispondere alle sue domande. E lui aveva rifiutato, rispondendo che non era ancora il momento per lui, di ricordare la vecchia vita. E l’archeologa aveva compreso e non aveva più fatto accenni all’argomento. E lui aveva chiesto il suo aiuto per alcuni affari dell’armata.
« Ho capito. Lei ha deciso di dedicarsi completamente alla sua missione. E la aiuterò per quanto mi è possibile. Ma voglio che sia chiaro » gli disse seriamente la donna, quando lui le propose di aiutarli « che se mi verrà chiesto di fare qualsiasi cosa che possa anche solo lontanamente nuocere il mio capitano farò in modo che non ci sia più alcun progetto su cui lavorare.»
Andava tutto bene, era ancora in grado di controllare le sue emozioni. O almeno era quello che sperava. Adesso era inquieto. Sabo e gli altri stavano rientrando da Dressrosa e temeva davvero che quel ragazzino lo avrebbe tediato con i racconti dell’isola. I racconti sul fratello perduto e su quello ritrovato. Lo aveva già fatto, quando aveva recuperato la memoria e Dragon si era ritrovato a mentire anche a se stesso dicendosi che non gli importava di come quei tre avessero trascorso l’infanzia. Gli importava ancor meno sapere come il più piccolo dei tre avesse ricevuto i poteri del frutto del diavolo. Aveva ascoltato il racconto solo perché era stato costretto. Non gli importava.
« Dragon! » un Sabo trafelato ma sorridente entrò nel suo ufficio senza nemmeno bussare. E il ricercato numero uno del governo capì che era alla resa dei conti. Scoccò un’occhiata ammonitoria al ragazzo che gli sorrise di rimando. Sapeva che Dragon avrebbe finto disinteresse e poi lo avrebbe lasciato parlare.
« Ho incontrato Luffy a Dressrosa, gli ho parlato, mi ha perdonato! Se solo avessi visto quanto è diventato forte! Ha sconfitto lui Doflamin…»
« Sabo » lo richiamò con tono scocciato « non mi importa. Ho già chiarito che ho lasciato alle spalle la mia vecchia vita. Tutto quello che mi interessava sapere della missione mi è stato riferito da Koala nel suo verbale. Non c’è altro da aggiungere. »
Sabo sbuffò e si accomodò su una sedia posando il cappello sul tavolo accanto.
« Non fare il brontolone. Sappiamo entrambi che in realtà t’importa e che se non dovessi raccontarti io i dettegli andresti a leggerli di nascosto sul giornale.» pronunciate queste parole lo gUardò con aria di sfida « QUINDI io continuerò il mio racconto. »
Dragon sospirò, chiuse la porta del suo ufficio e si voltò a osservare l’orizzonte dalla finestra.
Sabo ottenne il consenso di cui aveva bisogno e iniziò un lunghissimo monologo sulle gesta di Luffy. Dal combattimento in arena, al loro incontro, all’incontro con la sua ciurma, a suo avviso, costituita da tipi strambi, ma divertenti e fortissimi. Passando per il “tizio con la cresta” che è un grandissimo fan di Luffy e della sua ciurma. Quando terminò di raccontare non attese nemmeno la risposta del suo capo e si allontanò fischiettando. Aveva quasi raggiunto la porta quando la voce di Dragon lo frenò.
« Grazie.» disse serio voltandosi a guardarlo. Non per il racconto, non gli avrebbe dato il piacere di sentirsi ringraziare per quello. No, lo ringraziava per aver salvato suo figlio.
Sabo sorrise « Ho salvato mio fratello. E continuerò a correre in suo aiuto ogni volta che sarà necessario. Con o senza il permesso dell’armata rivoluzionaria … Capo. »
Dragon ghignò. « Lo so » sì, lo sapeva. Lo aveva capito che quel ragazzino col suo stesso sangue era destinato a grandi cose.
Suo figlio era una bomba ed era decisamente molto più forte di lui. No, non dal punto di vista fisico, ma su quello non dubitava che in futuro potesse esserci la possibilità. No, Luffy era più forte per il suo carisma. Perché sebbene Dragon avesse molti seguaci, solo pochi di loro lo seguivano per amicizia. Il rispetto è importante, certo, ma suo figlio non guadagnava solo quello da chi lo incontrava. Aveva l’innata capacità di entrare nel cuore delle persone. La battaglia di Marineford ne era stata la conferma. Tutti, dai prigionieri di Impel Down alle flotte di Barbabianca, a Barbabianca stesso, avevano finito col riporre la loro fiducia nel ragazzino col cappello di paglia. Persino il Re Oscuro e Jimbe lo avevano appoggiato.
Sì, decisamente aveva poteri e capacità straordinari suo figlio Monkey D. Luffy.
  
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