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Autore: SignorinaEffe87    29/06/2009    3 recensioni
[Life on Mars (BBC)] "Capisco" asserì Sam Tyler, osservando di sottecchi l'espressione disorientata dell'ispettore capo Gene Hunt, la declinazione della sua eloquente mimica facciale che ancora mancava all'appello. Riusciva a comprenderne il disagio: quello sgangherato Wyatt Earp metropolitano era abituato a riempire di pallottole puttanieri, trafficanti e allibratori, non a sfidare in complicati giochi d'intelligenza uno sfuggente Arsenio Lupin.
"Quello che ti serve è un Pinkerton," sentenziò allora, in tono autoreferenziale, "e uno maledettamente bravo, per giunta." [Gene/Sam]
POSTATO IL QUINTO ATTO
Genere: Commedia, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Martian Chronicles'
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PICIefp Disclaimer: I personaggi di Life on Mars (UK) non mi appartengono, ahimè; ancora una volta, nessuno sarebbe tanto pazzo da insinuare che io voglia arricchirmi scrivendo simili boiate!

Avvertenza: Questa fiction è ambientata dopo la puntata 02x08, pertanto contiene pesanti spoiler su entrambe le stagioni del telefilm (sebbene io non abbia visto gli episodi da 02x03 al Finale, so a grandi linee cosa vi accada).
Inoltre, mi accingo a dissezionare minuziosamente il canon, come riferito nello spin-off Ashes to Ashes, ma del resto una slash lo richiede; tutti i personaggi, comunque, resteranno rigorosamente IC- o almeno, me lo auguro vivamente...
Premetto infine che, dovendomi impegnare nella tessitura di una trama gialla non elementare, sarò costretta a muovermi in un campo a me noto, ovvero polvere, libri ed anticaglie plurime. Mi auguro che la coerenza di questa scelta rispetto allo spirito originario del telefilm risulti credibile nel corso della narrazione e, soprattutto, di riuscire ad erudire senza annoiare.
Spero che l'ispirazione mi assista fino all'ultima riga dell'ultimo atto di questo puro accesso di follia, noi ci rileggiamo, come di consueto, a fine pagina.
Ultimo, ma non ultimo: dedico affettuosamente questa storia a Bluesmoke, fedele lettrice, editor impagabile e puntello della mia autostima- anche se lei si arrabbia, quando lo scrivo.
Buona lettura!

MistralRapsody^^


Act One
Just my luck!

"Ci sono persone, fra le quali mi annovero,
che detestano il lieto fine."
V. Nabokov


"E' stato un gesto davvero molto gentile da parte sua, Sam."
Delilah Purdy smise di zigzagare lestamente fra la calca rumoreggiante e le botteghe gremite di Market Street, piroettò su se stessa con l'elastica leggiadria che, in giovinezza, l'aveva resa celebre fra le file del Royal Ballet ed appuntò i propri occhioni vispi sul malcapitato ispettore Tyler.
Quest'ultimo, intento a trascinare con fatica un paio di ponderose borse della spesa, si domandò come diamine facesse quell'arzilla vecchietta, esile quanto un giunco ed alta un metro ed una lattina di Coca-cola accartocciata, a sobbarcarsi ogni giorno pesi del genere, prima di lasciarsi sfuggire un sospiro indulgente: "Non c'è di che, signorina Purdy."
Non avrebbe potuto risponderle altrimenti, e non soltanto perchè era un fottuto ingenuo dal cuore tenero, come avrebbe definito la sua sollecitudine nei confronti dell'anziana vicina un certo bolso, zotico graduato: la ballerina in pensione era sempre così premurosa da aiutarlo a rassettare il putrido monolocale in cui ancora si ostinava a risiedere, tanto abile ai fornelli da cucinare un porridge in grado di far commuovere le papille gustative del più esigente dei commensali e abbastanza sorda da poter ascoltare le sue momentanee, nostalgiche reminescenze del futuro senza il rischio di incappare in paradossi metatemporali.
Tutto considerato, erano motivi validi per perdonarle anche un'interminabile mezz'ora passata ad esaminare, con il puntiglio rigoroso di un analista scientifico, due caschi di banane, esattamente identici ed entrambi di bell'aspetto, per stabilire quale fosse opportuno acquistare e, soprattutto, se il venditore non stesse cercando di truffarla, approfittando della sua età avanzata.
Infatti, e questo Sam lo aveva imparato a proprie spese in quella manciata di mesi trascorsa dal momento della risoluzione fatale, scegliere a quale mondo appartenere non contemplava soltanto risvolti positivi, come la totale scomparsa di voci familiari ultraterrene e di apparizioni di bimbe demoniache.
"Perdoni la mia indiscrezione, ma è da qualche tempo che non vedo più quella sua graziosa amica... La signorina Cartwright, esatto?" indagò ad un tratto Delilah, mentre occhieggiava pericolosamente in direzione della pescheria.
Ecco, appunto.
Doveva moltissimo ad Annie, e ne era consapevole alla perfezione: se non l'avesse avuta al proprio fianco, a contrastare le allettanti sirene del 2006 e a sostenere la sua altalenante fiducia in se stesso, ora di lui non sarebbe rimasto altro che una sagoma di nastro adesivo sbiadita nel parcheggio antistante il dipartimento di Polizia di Manchester, visto e considerato che, appena giunto lì, aveva avuto la dissennata intuizione di buttarsi dal tetto del palazzo per poter ritornare a quella che considerava la propria casa.
Tuttavia, nell'istante in cui aveva deciso di saltare per davvero, e questa volta senza esitazione, non aveva affatto immaginato che intrattenere una relazione amorosa con quella donna potesse essere così... dannatamente complicato.
Prima, c'era stata la faccenda del regalo.
D'accordo, lui aveva sempre avuto una memoria pessima in fatto di ricorrenze, pertanto si poteva presumere che se ne sarebbe dimenticato comunque, tuttavia di certo non gli si poteva imputare alcuna colpa del fatto che, proprio il giorno del compleanno di Annie, lui fosse impegnato ad impedire che Gene Hunt stipasse l'intera comunità sikh nella prigione cittadina, sulla base della soffiata delirante di un mitomane riguardo ad un presunto complotto per assassinare il sindaco, durante la cerimonia di inaugurazione della nuova sinagoga.
Inutile dire che l'oggettiva criticità della situazione contingente non era servita a salvarlo da una sfuriata leggendaria, per di più nel bel mezzo della sala mensa, all'ora di pranzo: qualche recluta ancora fingeva di soffiarsi il naso o sistemarsi le mostrine sulla divisa per ridacchiare fra sè, quando si imbatteva in lui nei corridoi del dipartimento.
Poi, era stato il turno dell'incontro con i genitori di lei: a malapena ventilato, per sua fortuna, altrimenti una simile ilarotragedia sarebbe stata a buon diritto annoverata fra gli scritti apocrifi di Wodehouse.
Infatti, dopo una settimana impegnata a sfogliare freneticamente giornali di annunci per appartamenti, perchè Annie riteneva assurdo che continuasse a vivere in quella misera topaia, e guide telefoniche con indirizzi di ristoranti di lusso, il campo neutro in cui avrebbe dovuto avere teatro il dramma imminente, Sam aveva capito di aver superato la soglia dell'umana sopportazione, quando un perplesso Chris gli aveva fatto notare come lo avesse spedito presso un locale di gran classe, ora dismesso ed in vendita, invece che sul luogo effettivo di una rapina in corso, a qualche isolato di distanza.
Pertanto, aveva cercato un modo diplomatico per comunicare alla fidanzata che non avrebbe traslocato entro breve e, tantomeno, avrebbe invitato i signori Cartwright fuori a cena, dilapidando lo stipendio di alcuni mesi di duro lavoro, ma tutto ciò che era riuscito ad articolare era stato un mendace e disastroso: "Possiamo rimandare, tesoro? Ora sono troppo impegnato."
Com'era prevedibile, lei se n'ebbe a male, e non soltanto perchè mancò poco che lo fulminasse sul posto con il solo brillio furente delle iridi chiare; tuttavia, non credeva che se la fosse presa a tal punto: infatti, ultima ma non ultima disgrazia, Annie aveva iniziato a fare velate allusioni al loro matrimonio.
Sospettando l'avvento di una colossale catastrofe, qualora avesse assecondato questo suo affrettato desiderio, anche alla luce di quanto era riuscito a combinare semplicemente per trovarsi una nuova casa in affitto, Sam stabilì di essere diretto ed impietoso: senza perdersi nei verbosi preamboli per i quali era noto, le chiese con disarmante candore come pensava di risolvere l'insormontabile problema del fatto che lui, in quell'epoca, per l'anagrafe locale, fosse un bambino di appena quattro anni.
A quel punto, non prima di averlo zittito con un ceffone istintivo e liberatorio, Annie aveva messo da parte le scenate imbarazzanti e gli aveva suggerito, per la salvaguardia di ciò che restava della loro affettuosa amicizia, di non frequentarsi più. E lui ebbe quasi vergogna del fremito di sollievo che lo colse nel momento in cui assentì energicamente alla sua proposta.
Questa tragicomica vicenda gli rammentava, al di là di ogni ragionevole dubbio, di cosa Dio lo avesse privato, in cambio di un non comune acume investigativo: la capacità di comprendere ed interpretare la psicologia femminile.
Perchè c'era da scommettere che nessun essere umano di sesso maschile, neppure quel panzone irascibile e casinista di Gene Hunt, sarebbe mai riuscito a creargli tanti problemi per simili inezie...
Ma che cazzo andava a pensare, adesso?
Da quando un uomo era sentimentalmente preferibile ad una donna?
"Ahem, io e lei... non stiamo più insieme" ammise con uggiosa aria di circostanza, dopo aver liquidato in un'alzata di spalle quell'assurda riflessione.
"Oh, come mi dispiace!" fu la sincera replica di Delilah, la quale poi aggiunse, per glissare riguardo allo scomodo argomento: "Abbiamo quasi finito, Sam: dovrebbe soltanto accompagnarmi in banca."
"Lo sa che oggi sono ai suoi ordini, signorina Purdy: ovunque desideri andare, io la seguirò" ribattè il poliziotto, allegro, mentre la seguiva, a breve distanza e carico di masserizie varie ed eventuali, in direzione di Farfield Street.
Al contrario del proprio svettante omologo in Art Decò della centralissima King Street, che a Sam rammentava inquietantemente uno di quegli strambi disegni in bianco e nero di Escher, la piccola filiale della Midland Bank era un edificio poco pretenzioso, un moderno cubo di mattoni dalla facciata in vetro ed acciaio, in grado di catalizzare i bollenti raggi del sole d'estate ed i gelidi venti settentrionali d'inverno. Non appena ebbero oltrepassato la pesante porta d'ingresso, i due si ritrovarono al centro di una saletta, ingombra di clienti in attesa ed arredata in maniera sobria, ai limiti dell'essenzialità, secondo un'opinabile tonalità verde pisello stinto.
"Si accomodi pure qui, signorina Purdy: penserò io a fare la fila" le consigliò l'ispettore, indicandole un divanetto sformato, accanto al quale aveva scaricato quelle armi non convenzionali, camuffate da innocue borse della spesa. "La chiamerò quando arriverà il nostro turno.".
"Che giovanotto squisito, non trova?" la sentì commentare, rivolta al proprio vicino di posto, un ometto stempiato e ben vestito che, a giudicare dal repentino interesse con cui affondò il viso grassoccio fra le pagine finanziarie di un quotidiano, non pareva affatto desideroso di darle corda.
Impegnato a ridacchiare fra sè per l'importuna affabilità di Delilah, Sam non si avvide di un bimbetto riccioluto, intento, nonostante i fermi rimproveri della madre, a sgattaiolare vivacemente fra i presenti con in braccio una voluminosa gabbia coperta da un panno scuro, finchè non gli schizzò dinanzi a tutta velocità, facendolo inciampare. E sarebbe di certo rovinato a terra in maniera assai ingloriosa, se un nerboruto cliente in fila alla cassa a fianco non l'avesse afferrato per gli avambracci, con lodevole prontezza di riflessi.
"Per la puttana, si può sapere dove cazzo stava guardan... TYLER?" ruggì, stupefatto, il suo provvidenziale salvatore, individuo sciaguratamente familiare, e non solo per la stazzonata giacca color carta da zucchero, impregnata di fumo, ed i mezzi guanti da guida in pelle nera che indossava.
"Boss?" balbettò di rimando l'ispettore, altrettanto stranito, prima che entrambi si domandassero reciprocamente all'unisono: "Che cazzo ci fai qui?"
"Speravo che mandarti in ferie mi avrebbe risparmiato la vista della tua immane faccia da culo per almeno una settimana!" osservò in tono acido Gene Hunt, subito corretto dal proprio petulante sottoposto: "Stronzate, boss: lo hai fatto perchè avevo accumulato giorni di riposo sufficienti a fare il giro del mondo in autostop, e non volevi che quei burocrati impiccioni dei piani alti ti infastidissero con la solita tirata dei diritti sindacali lesi..."
"Qui di leso ci sarà solo il tuo grugno, se non la pianti sedutastante di parlare come uno sporco comunista!" gli soffiò contro l'ispettore capo, intimidatorio, sotto gli sguardi impauriti dei presenti.
"Piuttosto," proseguì, un ghigno infido che gli aleggiava sul volto massiccio, "si direbbe che essere piantato da Cartwright abbia avuto un pessimo effetto sulla tua autostima, se ti abbassi a fartela con un'inguardabile carampana come quella..."
Per tutta risposta, Sam emise un gemito esasperato, dopo aver colto un discreto cenno di saluto da parte di Delilah all'indirizzo del superiore, il quale ricambiò con una smorfia accomodante: "Io non me la faccio con la signorina Purdy, lei è solo una vicina che tiene in ordine casa mia e mi prepara la cena, quando sono troppo occupato a far sì che tu non perseguiti qualche povero innocente, sull'onda emotiva dei tuoi istinti animali. Essendo in vacanza, stamattina mi sono offerto di ricambiare la cortesia e di accompagnarla a sbrigare alcune faccende."
"Basta così, grazie!" lo zittì Gene, disgustato. "Non ho bisogno nè di carie ai denti, nè di un attacco di diabete che tengano compagnia alla mia ulcera perforante."
"Comunque, sei qui a compiere qualche azione proficua per le sorti della collettività, boss, oppure soltanto per ricordarmi come ogni mattina in cui i miei occhi si posino su di te non possa essere altro che il prologo di un'esaltante giornata di merda?" lo incalzò per contro l'ispettore, corrosivo.
"Chris sbaglia a dare il resto persino al parchimetro, Ray è in malattia ed io avevo una fottuta fretta di pagare queste fottute bollette!" confessò Hunt, con insolita arrendevolezza, additando alcune carte stropicciate che gli penzolavano dalla tasca. "Ho già abbastanza rotture di palle ad avere a che fare con te ogni dannato giorno, senza bisogno che ci si metta anche la mia dolce spina nel fianco, a strillarmi dietro perchè ci hanno staccato la corrente elettrica."
"Così mi offendi, boss" miagolò Tyler, in tono limpidamente canzonatorio. "Credevo di essere io la tua dolce spina nel fianco."
"Tu sei la mia dolce spina nel culo, Sammy boy" chiarì Hunt, con sibilante acrimonia. Frattanto, attorno ai due si era radunato un esiguo roccolo di curiosi, attratti da quella tempestosa sticomitia da sceneggiato radiofonico di basso profilo, che, comunque, contribuiva a dissipare la noia dell'attesa.
"State tranquilli, signore e signori, è tutto a posto: di solito, non è così amabile..." fu l'ironica rassicurazione di Sam per i presenti, quindi il poliziotto si chinò sull'inorridita madre del marmocchio pestifero e le suggerì, in un bisbiglio cordiale: "Le consiglio caldamente di tappare le orecchie della sua creatura, se non desidera che, un brutto giorno, cresca e diventi come il mio capo..."
"Detta così, la fai sembrare una disgrazia inevitabile" commentò Gene, piuttosto contrariato, per poi pavoneggiarsi con risibile serietà: "Io sono alto, forte ed affascinante, gli uomini mi temono e mi invidiano, le donne mi desiderano... Al contrario di quanto accade a te, Tyler."
Il sottoposto soffocò a stento una risatina nervosa, tutt'altro che propenso ad inaugurare la settimana di ferie con una rissa in pubblico, e puntualizzò: "Certo, boss, e sei anche collerico, manesco, irragionevole: la lista dei tuoi deprecabili difetti è pressochè interminabile, rischiamo di annoiarci entrambi, prima che io abbia finito di elencarteli."
La lezione giornaliera di vita negli anni '70 che l'ignaro Sam Tyler stava per apprendere quella mattina era la concretizzazione dell'espressione idiomatica ultime parole famose, alla maniera della Manchester criminale del 1973.
Infatti, nell'istante in cui il capo lo agguantò per il bavero della giacca, intenzionato a farlo tacere o con le buone o, più probabilmente, con le cattive, una ragazza taciturna e dall'aria raffinata, che era rimasta nei paraggi durante l'intera discussione, spiccò un atletico balzo felino ed atterrò di peso sul bancone della cassa dinanzi a loro, suscitando il furibondo sdegno dei presenti.
"Faccia la fila, signorina!" tuonò l'apparentemente timida mammina, subito imitata a pappagallo dal suo fastidioso figlioletto: "Sì, faccia la fila!"
"Chi ti ha insegnato l'educazione, sgualdrinella sfacciata?" le abbaiò contro il tarchiato uomo d'affari, che era seduto accanto a Delilah, dopo aver rivolto un'occhiata ansiosa al proprio orologio da polso ed essere scattato in piedi, come pungolato da una scossa elettrica.
"Torna subito al tuo posto, ragazzina, se non vuoi che chiami la polizia!" le ordinò infine la cassiera, una virago dall'espressione poco rassicurante, la quale pareva tentata di rispedirla di persona in mezzo alla stanza con uno schiaffone ben assestato.
Per tutta risposta, costei le spianò una pistola a pochi centimetri dal volto e le intimò, alquanto stizzita: "Chiudi il becco e dammi i soldi, palla di lardo: questa è una rapina!"
Grida di terrorizzato sgomento si alzarono da più parti del salone, quando altri cinque uomini estrassero le proprie armi da fuoco e le puntarono contro clienti e dipendenti, affermando in tono imperioso: "State zitti e fermi, tenete le mani bene in vista sopra la testa e non vi accadrà nulla!"
Sam finse di obbedire, sollevando appena le braccia con un gesto esitante, dopo aver intercettato un'eloquente occhiata del capo, che gli suggeriva di non osare alcunchè fino a nuovo, tacito ordine: le loro priorità consistevano nel non mettere inutilmente a rischio l'incolumità degli ostaggi e, soprattutto, evitare che i malviventi scoprissero la loro vera identità. Tuttavia, proprio mentre stava esaminando l'ambiente circostante alla ricerca del minimo margine per un'eventuale reazione, la vocetta senile di Delilah Purdy ruppe il silenzio convulso sceso sulla scena per dichiarare, con serafica pacatezza: "Vi consiglio di arrendervi subito, signori, se non volete che il mio vicino di casa poliziotto ed il suo capo vi infliggano una sonora sconfitta."
Signore, meditò afflitto l'ispettore, avvertendo la sinistra, gelida pressione della canna di una pistola contro la pelle sudata della propria tempia, una folgore dal cielo, in questo preciso momento, sarebbe assai appropriata.
"Sono disarmato" pigolò poi, asserzione veritiera che non gli risparmiò una sommaria perquisizione da parte del bandito che lo teneva sotto tiro; quindi, quest'ultimo si rivolse a Gene, asserendo: "Butta a terra la pistola, o tinteggerò queste fottute pareti con il suo cervello!"
"Davvero lo faresti, pidocchio?" si stupì Hunt, raggiante di malcelato sarcasmo. "In quel caso, ti spedirei all'istante una partita di scotch d'annata e l'indirizzo di un buon avvocato penalista, insieme alla mia eterna riconoscenza per aver tolto di mezzo il tarlo..."
Il resto della frase gli morì in gola, trasformato in un grugnito sofferente da una crudele gomitata fra le scapole, sferratagli a tradimento da un rapinatore segaligno, dopo che costui gli era scivolato in maniera furtiva alle spalle. L'aggressore lo osservò vacillare sotto la violenza del colpo, fino a cadere pesantemente sulle ginocchia, poi gli torse un braccio dietro la schiena, con un sorrisetto di deviato godimento aleggiante sul volto affilato, e gli sfilò l'arma dalla fondina, sibilando: "Domando scusa per la spiccia brutalità dei miei modi, ispettore capo, ma non ho tempo a sufficienza nè per intraprendere con lei un'appassionata schermaglia, nè per constatare se si spezzeranno prima le sue velleità di ribellione o le sue ossa."
"Fottiti, lurido bastardo!" ansimò il poliziotto, in un estremo sussulto aggressivo, prima di cedere al dolore della stretta ed abbassare lo sguardo in segno di resa, suo malgrado.
Allora il criminale posò un'occhiata di beffarda alterigia su di lui e Sam, mentre sentenziava, all'indirizzo dei propri complici: "Rinchiudeteli nei bagni, tutti quanti: non intendo essere disturbato, di nuovo."
"I miei complimenti vivissimi, Sammy boy," chiosò Hunt, lasciandosi sospingere di malavoglia verso i sotterranei dell'edificio, dopo aver recuperato un granello del proprio orgoglio calpestato per sbeffeggiare il torvo sottoposto, "per aver mandato la vecchiarda impicciona al corso di discrezione investigativa di Pippo!"     



*-*



"Avrei dovuto essere nella City già da due ore!" mugugnò l'affarista, piccato, dopo aver percorso, per l'ennesima volta nell'arco di pochi minuti, il tratto limitato che divideva la porta dai lavandini, dove la maggior parte dei presenti si era raggomitolata contro il muro piastrellato.
L'ispettore capo, appollaiato in precario equilibrio su di un termosifone spento, sbuffò di rimando, altrettanto scocciato: "E io avrei dovuto gettare in un canale il cadavere martoriato di quel figlio di puttana che ha osato pestarmi e fottermi la pistola: la via per l'Inferno è lastricata di sogni infranti, signore. Ed ora la pianti sedutastante di passeggiarmi davanti come una fottuta tigre in gabbia, se non vuole che provi ad usare la sua testaccia calva come ariete per sfondare quella cazzo di porta!"
"Guarda che erano le buone intenzioni, boss, quelle che lastricavano la via per l'Inferno" lo contestò Sam, pur sapendo che si trattava di fiato sprecato: erano rare le occasioni in cui il superiore gli prestava davvero ascolto e, di solito, lo faceva solo ed esclusivamente per ritorcere le sue parole contro di lui.
Pertanto, scelse di astrarre la propria mente dalle varie, smozzicate conversazioni che si svolgevano fra i prigionieri, per dedicarsi ad un esame lucido ed accurato della stanza: parafrasando ciò che soleva ripetere il suo mentore cartaceo, l'investigatore forense tetraplegico Lincoln Rhyme, non esisteva nessuna griglia dalla quale non potessero essere tratte informazioni vitali a proprio vantaggio.
Inoltre, si augurava vivamente che, di tanto in tanto, Nostra Signora delle Disgrazie Altrui si stancasse di riversare tutta la sfiga di questa Terra su di lui solo e gli concedesse la soddisfazione di un risolutivo colpo di fortuna: perchè la speranza muore, ma comunque per ultima.
E, infatti, così fu: mentre stava seguendo con sguardo distratto le fughe delle piastrelle sbreccate, i suoi occhi si soffermarono, strabuzzanti di incontenibile soddisfazione, su di una stretta, seminascosta grata del condotto di aerazione, la cosa più prossima ad un segno divino che gli fosse capitato di vedere da qualche mese a quella parte.
"Signore, mi scusi," interloquì all'indirizzo dell'uomo d'affari, il quale era intento a scrutare in cagnesco Hunt, che lo ricambiava della medesima, silente ostilità, "quella penna che porta nel taschino è una MontBlanc a sfera? Ed ha il refill in acciaio?"
"Sì, e mi è costata un occhio della testa dal concessionario di Brompton Road, nella capitale, ispettore" lo prevenne l'interlocutore, sulla difensiva.
Sam, per tutta risposta, assunse una delle proprie migliori espressioni da gentiluomo conciliante e cercò di blandirlo: "Oh, ne sono certo, signore: tuttavia, sono sicuro che non vale neanche lontanamente la gratificazione che potrebbe darle leggere il suo nome in prima pagina sul giornale di domani. Già mi immagino le parole dell'articolo: il benemerito membro della nostra comunità, l'impavido civile che ha assistito la polizia nello sventare la rapina alla Midland Bank..."
Gli dispiacque interrompersi all'apice dell'iperbole, non appena l'affarista gli sventolò sotto il naso la preziosa biro, ma doveva agire prima che i rapinatori se la svignassero e, soprattutto, prima che il proprietario dell'oggetto si avvedesse di aver acconsentito ad un improvvido baratto.
"Visto, che vi avevo detto? Lui ci tirerà fuori di qui!" trillò gaiamente Delilah, tutta presa a tranquillizzare la giovane madre e la giunonica cassiera, seguendo con uno sguardo ammirato il proprio aitante vicino di casa che rovesciava un capiente bidone della carta straccia e vi si arrampicava sopra per raggiungere la grata.
"Posso sapere come cazzo ti riescono, certe cose?" lo interrogò l'ispettore capo, avvicinatosi a lui nel tentativo di indovinare cosa stesse macchinando in quel suo contorto cervellino da saputello invertito. "Fa per caso parte di quelle tue... come si chiamano... parti di coltellino svizzero?"
"Molteplici funzioni, boss" sospirò a mezza bocca il sottoposto, prima di svitare il corpo della penna ed estrarre l'affusolata cartuccia metallica. "Comunque, si tratta di banale savoir-faire, una debolezza dell'animo tipica di noi effeminati che tu, per sfortuna, non avrai mai..."
"Stai diventando desiderabile come un cactus nelle mutande, Tyler" constatò Hunt, quindi si volse verso i presenti ed annunciò, a gran voce: "E' ufficiale: il mio collega ha bisogno di una sana scopata per placare la sua acidità da zitella irrecuperabile. C'è qualche spirito suicida disposto a sacrificarsi per il bene comune? Non mi rivolgo solo alle signore, lui fa buono tutto...".
"Potresti smetterla per un nanosecondo di fare il coglione ostruzionista e darmi una mano con queste cazzo di viti?" sbottò a quel punto Sam, cercando di contenere la rabbia e l'imbarazzo, ma solo perchè circondato da sconosciuti che potevano farsi un'idea sbagliata di lui, se si fosse azzuffato con quel grassone intemperante, e perchè aveva bisogno del grassone intemperante sopracitato per mettere in atto il proprio piano di parziale evasione.
"Ora ho capito!": i rudi lineamenti di Gene s'illuminarono per l'improvvisa intuizione. "Intendi usare quell'affare di ferro come cacciavite per scoperchiare la grata e poi farci passare qualcuno che vada a chiamare rinforzi."
"Geniale, no?" mugolò Tyler, mentre si portava un dito alla bocca per tamponare la perdita di sangue, dopo essersi scorticato anche l'unghia dell'indice: quei trucchetti da strapazzo funzionavano senza intoppi solo nei polizieschi della Penguin.
"Degno di me, vorrai dire" fu l'immodesta rettifica del capo, il quale aggiunse, in un impeto di sboccata ammirazione: "Giuro, in momenti come questi, mi scoperei il tuo cervello, Sammy boy!"
L'ispettore rabbrividì, cercando di impedire al proprio pensiero visivo di dare corpo a quell'immagine ripugnante, poi fece per ritornare all'arduo smontaggio, quando il superiore obiettò, a buon diritto: "Ti sei accorto che nessuno di noi, neppure quell'insopportabile moccioso, è abbastanza piccolo e snello per poter entrare in quel condotto, vero?"
"Non ci sono solo esseri umani e facoceri, in questa stanza, boss" lo liquidò il collega, laconico, scoccando un'occhiata significativa verso il bambino, il quale, del tutto ignaro di essere l'oggetto dei loro allusivi propositi, stava parlottando sottovoce con il contenuto della gabbietta.
Immediatamente, Hunt si avventò sul ragazzino con fare minaccioso, mostrandogli il distintivo e berciando: "Questa è un'emergenza di polizia, sgorbietto: consegnami subito l'ammasso di piume o pelo che tieni chiuso lì dentro, se non vuoi passare il più brutto quarto d'ora della tua breve vita!"
Mentre Sam valutava sul serio l'ipotesi di autoinfliggersi una morte lenta e dolorosa, perforandosi un occhio con la cartuccia appuntita o usandola a mo' di improprio taglierino per recidersi la carotide, la nuova vittima prediletta dell'ispettore capo piagnucolò un flebile "Lascia stare la mia Missy, ciccione!" e si accucciò dietro la sagoma rassicurante della madre.
Quest'ultima, tanto minuta quanto agguerrita, si frappose fra il proprio cucciolo indifeso e lo spietato predatore a due zampe, gridando: "La smetta di terrorizzare mio figlio, signore: non riesco affatto a capacitarmi di come un flaccido, rissoso delinquente della sua risma sia potuto diventare capo della polizia cittadina!"
"Apra bene le orecchie, signora!" ululò Gene, ribollente d'ira mal repressa, "Di solito io non alzo le mani sugli uccellini, ma, considerando gli abnormi baffoni che svettano sotto il suo orribile naso grifagno, potrei anche fare un'eccezione!"
"Ok, basta, stop, time-out!" intervenne Tyler, separando i due contendenti un attimo prima dell'inevitabile svolta tragica; quindi, prese da parte il superiore e gli sbattè il refill nel palmo aperto, sibilando: "Tu finisci con le viti: delle pubbliche relazioni mi occupo io!"
Ignorando l'improperio da scaricatore di porto con cui il collega accolse quello scambio di mansioni, sedette sui talloni accanto al bambino, il quale si aggrappava alla gabbia con la medesima, adamantina disperazione del naufrago che si tiene a galla grazie ad un'asse spezzata, e gli chiese, amichevolmente: "Come ti chiami?"
"Gavin" fu la timida risposta del bambino, accompagnata da un incoraggiante sorriso tirato. Pertanto, l'ispettore decise di passare alla seconda parte del morbido attacco: "Gavin, la tua Missy è un coniglietto? Oppure un pappagallino?"
"No, signore, hai sbagliato: Missy è un porcellino d'India" si affrettò a correggerlo il piccolo, con aria saputa, prima di indagare, corrucciato: "Il tuo amico cattivo se la vuole mangiare, vero?"
"Certo che no: il dottore ha detto che deve smetterla con la carne cruda degli animaletti domestici, perchè fa alzare il colesterolo" lo rassicurò Sam, di nuovo fingendo di non notare l'occhiata truce di Hunt che lo trapassava da parte a parte. "Gavin, ho bisogno che la tua Missy mi aiuti a catturare i rapinatori: dobbiamo farla scappare dal condotto con un biglietto per i miei colleghi, che lo leggeranno e verranno a salvarci... Sei disposto ad affidarmela?" azzardò, in un tono zuccheroso che, per quanto rivoltante, non mancò di sortire l'effetto auspicato: il bambino aprì lo sportello della gabbietta e gli posò delicatamente in grembo la bestiolina, uno scostante gomitolo di pelo nero chiazzato di bianco che, come primo approccio, cercò subito di mordergli un dito.
"Giura che non le succederà niente di male!" fu l'ultima pretesa di Gavin, alla quale il poliziotto acconsentì, posandosi la mano libera sul cuore: "Te lo giuro, parola di lupetto."
"Allora, dottor Dolittle, ci muoviamo o no? Non ho tutta la fottuta giornata da perdere, chiuso in questo cesso!" interloquì Gene, sbattendogli dinanzi alla punta delle scarpe la grata scardinata; quindi, soppesò con uno sguardo di sufficienza l'animale, molto interessato a rosicchiare il pollice del collega, ed osservò: "Sicuro di ciò che stai facendo, Tyler? Quello lì è un porcello impellicciato tascabile, non la dolce Lassie."
"Questo lo so, boss, ma è probabile che, zampettando per le vie della città, attiri molta più attenzione di un cane randagio e ci faccia trovare da qualcuno che non siano gli archeologi della Società dei Dilettanti, quando saremo ormai morti e mummificati" fu la ragionevole replica del sottoposto, il quale, nel frattempo, aveva scritto una concisa richiesta di aiuto su di un fazzolettino di carta e l'aveva legata al collo della bestiola con una delle proprie stringhe.
A quel punto, si issò di nuovo verso l'imboccatura del condotto e vi spinse dentro l'animale, non prima di averle mormorato, avvicinando le labbra alla sua testolina: "Siamo tutti nelle tue zampe, Missy!"



*-*



"Ispettore capo Litton!"
Correndo come un ossesso, Chris Skelton dribblò senza la minima difficoltà un paio di goffi energumeni dell'Anticrimine, i quali tentarono, invano, di acciuffarlo prima che raggiungesse la postazione del loro superiore, quindi osò l'impresa, ovvero si librò in avanti con un agile balzo per scavalcare il nastro di delimitazione della scena del crimine, con il solo, sconsolante risultato di incespicare rovinosamente e schiantarsi a faccia in giù sul cemento, sotto gli occhi dei presenti, sconvolti.
"Godwin, hai invitato tu il lombrico?" s'informò l'ispettore capo, inarcando un sopracciglio ben curato in una smorfia di palese fastidio, ma non ricevette altro che una perplessa alzata di spalle da parte del proprio dinoccolato sottoposto.
Frattanto, il giovane agente, all'apparenza incolume, si era rimesso difficoltosamente in piedi e aveva iniziato a spolverarsi la giacca con aria noncurante, mentre prendeva tempo per rammentarsi, dopo quella botta solenne, per quale motivo fosse piombato lì in maniera tanto tempestiva.
Valutando gli elementi a propria disposizione, secondo il metodo di ragionamento deduttivo insegnatogli da Sam, c'era almeno una dozzina di autopattuglie, dislocate tutt'attorno il perimetro della filiale della Midland Bank, e, quando aveva percorso a rotta di collo London Road, aveva notato diversi posti blocco ed agenti impegnati a deviare il traffico veicolare verso percorsi alternativi.
Inoltre, alcuni consistenti gruppi di persone interessate si stavano assiepando sempre più fittamente nei pressi del cordone di polizia, tenuti a debita distanza da brutti ceffi armati fino ai denti, più simili a criminali incalliti che a colleghi di un'altra sezione investigativa.
Poi, aveva intravisto la Ford Cortina del boss, vuota e parcheggiata in un punto imprecisato dell'intrico di vicoletti dell'isolato precedente, indizio inequivocabile che il proprietario non doveva trovarsi troppo distante.
Infine, c'era quell'odioso pallone gonfiato di Litton, intento a strillare ordini a chiunque gli capitasse accanto, alla maniera di una sposina nevrotica nell'imminenza della cerimonia nuziale.
Tutto questo però, nella sua mente ancora annebbiata dalla dolorosa caduta, non aveva il benchè minimo senso. Pertanto, scoprì i denti candidi in un sorriso angelico e s'informò, scoraggiato: "Qualcuno di voi sarebbe così magnanimo da spiegarmi cos'è questo casino?"
"Abbiamo ricevuto una soffiata anonima, Skelton" esordì il capo dell'Anticrimine in persona, insospettabilmente affabile, sebbene continuasse ad osservarlo dall'alto in basso con percepibile disprezzo. "Ci hanno assicurato che la banda di rapinatori di autobus di Didsbury è asserragliata lì dentro."
"Ma quella è una banca, non un bus" constatò a quel punto l'agente, in un tono di ovvietà che non mancò di suscitare l'immediata replica viscida dell'interlocutore: "Questo lo so, imbecille: avranno deciso di compiere un salto di qualità e darsi a crimini più efferati e complessi..."
"Oh, non gli conviene!" sentenziò Chris, come parlando con assoluta cognizione di causa, prima di rivelare, ingenuamente: "C'è il boss, lì dentro."
Ecco, sapeva che se lo sarebbe ricordato: era uscito a cercare l'ispettore capo Gene Hunt, insospettito dall'eccessivo prolungarsi della sua assenza. Tuttavia, Litton non parve gradire per nulla ciò che aveva appena udito, poichè mise prepotentemente da parte la melliflua compostezza per cui era famigerato fra i suoi detrattori e tuonò, idrofobo, dopo essersi quasi avventato alla gola dello sventurato poliziotto: "CHE COSA?"
Doveva smetterla di dare ascolto a quella sciocca credulona di sua madre: gli oroscopi scrivono solo un cumulo di stronzate infondate. Infatti, sul giornale del mattino assicuravano che i nati sotto il segno della Bilancia avrebbero ottenuto notevoli gratificazioni sul luogo di lavoro, ed essere shakerato da uno sputacchiante Litton in piena sindrome premestruale non era affatto corrispondente al suo personale concetto di gratificante.
"Sono sei mesi che io ed i miei uomini stiamo appiccicati a quella masnada di fottuti bastardi come un tafano al sedere di un cavallo purosangue, ed ora tu, insignificante invertebrato, mi vieni a dire che quell'ottuso, obeso idiota del tuo boss sta per usurpare di nuovo i miei meriti?" ululò il capo dell'Anticrimine, torrenziale nella propria inarrestabile furia, prima di sbatterlo senza tante cerimonie contro la portiera di un'auto e voltarsi verso il sergente Godwin, abbaiando: "Entriamo in quella banca. Adesso."
"Non potete farlo!" fu l'indignata opposizione di Chris, il quale cominciava a focalizzare la situazione con la necessaria lucidità per supporre che Hunt, ed i clienti e i dipendenti dell'istitiuto di credito con lui, potessero essere in serio pericolo. "E se avessero preso degli ostaggi? Metterete a repentaglio la loro vita solo per una questione di... pubblicità?"
Non era sicuro di aver appena detto le parole più appropriate per un discorso che ambisse ad entrare nella memoria storica patria, ma, di certo, Tyler e gli altri sarebbero stati fieri di lui per essere stato in grado di tener testa agli acerrimi rivali dell'Anticrimine, se solo avessero potuto sentirlo.
"Abbiamo cercato di negoziare con loro, ma i telefoni sono staccati ed è come se lì dentro non ci fosse anima viva" ribattè Godwin, dopo aver rivolto alcuni cenni convenzionali ai colleghi per avvertirli dell'imminente irruzione. "Comunque," precisò poi, irritato, "non ci facciamo venire a dire cosa dobbiamo o non dobbiamo fare dallo zerbino di Hunt il randagio."
Tacque soltanto quando l'ispettore capo lo falciò con una velenosa sciabolata d'odio degli occhietti porcini, evidentemente contrariato dal fatto che i suoi sottoposti gli rubassero le migliori battute denigratorie riguardanti il proprio odiato rivale e la sua cricca di scagnozzi fin troppo scaltri.
"Allora, vengo anch'io!" stabilì il giovane agente, cercando di far apparire come razionale fermezza il velo di paura che gli ombreggiò il volto al pensiero di trovarsi al centro dell'azione, in particolar modo agli ordini di quell'assodato coglione temerario di Litton. Ma tant'è, Ray e, soprattutto, Sam non avrebbero esitato a fare lo stesso, al suo posto; inoltre, ne aveva decisamente abbastanza di essere considerato unicamente alla stregua del pivello del dipartimento, da deridere e punzecchiare come passatempo giornaliero: quella era la sua occasione di gloria, la sua gratificante occasione di gloria.
Mamma non aveva poi tutti i torti, con quella sua innocua mania dell'oroscopo.
Forse perchè aveva inteso che non sarebbe riuscito a distoglierlo da quel testardo proposito, l'ispettore capo gli scaricò di malagrazia un giubbetto antiproiettile fra le mani e si premurò di consigliargli, serpentino: "Tieni, mammoletta, e mi raccomando: se devi frapporti su una linea di tiro, cerca di fare in modo che sia quella dei banditi."
"Non sono sicuro di volerti concedere un tale favore..." borbottò a denti stretti Chris, mentre tentava di non impastoiarsi con le cinghie dell'indumento, spiacevole circostanza che già si verificava ogni maledetta mattina, quando doveva annodare la cravatta. Colto da un improbabile slancio di paterna sollecitudine, Godwin rallentò l'andatura e gli aggiustò sbrigativamente il giubbetto addosso, desideroso piuttosto di non dover tirar fuori dalla naftalina la divisa per un funerale di Stato che di familiarizzare con i colleghi della sezione avversa.
Avanzando alla testa di una nutrita compagine di agenti armati, il capo dell'Anticrimine imbracciò il megafono e diede un ultimo avvertimento ai rapinatori: "Sono l'ispettore capo Litton: l'edificio è circondato, gettate le armi ed uscite fuori con le mani alzate, o saremo costretti a fare irruzione!"
Seguì una significativa pausa di silenzio, durante la quale non si manifestò alcun segno di vita da parte dei presunti occupanti, più o meno legittimi, del palazzo; quindi, Litton stese un braccio in avanti, alla maniera di un intrepido comandante di cavalleria nell'imminenza della carica, ed ordinò ai propri uomini, galvanizzato: "Entriamo!"
La spessa porta a vetri si frantumò in una miriade di minuscole schegge vaganti, che si sparsero ribalzando e schizzando in ogni direzione sul pavimento della sala, quando una coppia di corpulenti poliziotti l'abbattè a mazzate con un assordante, cristallino boato.
Chris, che si era prudentemente ricavato un posticino nelle retrovie, lanciò una rapida occhiata al salone, privo di qualsiasi traccia di presenze umane, all'infuori di alcune carte scivolate sul pavimento dai ripiani delle scrivanie e del turbinio vorticoso del pulviscolo atmosferico al loro passaggio. Una soffocante percezione di panico crescente gli attanagliò la bocca dello stomaco, facendolo impallidire.
"Oh mio Dio, H. G. Wells lo aveva predetto..." sussurrò, fissando ad occhi sbarrati la trasandata desolazione che si stendeva dinanzi a lui, "I Marziani hanno invaso la Terra e li hanno polverizzati tutti!"
"Non dire stronzate, poppante!" lo apostrofò in maniera recisa Godwin, supportato dalle risatine di scherno dei colleghi; tuttavia, quelle baldanzose espressioni canzonatorie si congelarono sui loro volti, mutandosi repentinamente in smorfie di autentico terrore, nell'istante in cui uno straziante grido soprannaturale squarciò il velo di quiete fremente e riecheggiò, sinistro, all'interno della stanza vuota.
"Lo avete sentito? Lo avete sentito tutti?" squittì Chris, appiattendosi contro lo schedario più vicino e borbottando alcune sommarie invocazioni all'inconoscibile burattinaio celeste che aveva stabilito l'impietoso scoccare della sua ora fatale.
Il sergente ebbe la forte tentazione di imitarlo, ma si trattenne dopo essersi avveduto dello sguardo di annoiato compatimento con cui Litton lo stava osservando, mentre sentenziava: "Se credete che io mi faccia spaventare come una pavida donnetta da queste puttanate, vi sbagliate di grosso!"
Nonostante l'ostentata sfrontatezza, non potè però impedirsi di trasalire a propria volta, quando un secondo, lugubre urlo invase di nuovo il salone, aleggiando inquietantemente sui presenti.
"Ve... veniva da quella parte!" balbettò, deciso, indicando una delle grate del sistema di aerazione, in parte divelta, prima di scuotere verbalmente il proprio titubante sottoposto: "Godwin, per l'amor di Dio, non stare lì impalato e dammi una mano!"
Seppur con fatica, il sergente riuscì ad issarlo all'altezza dell'imboccatura del condotto e l'ispettore capo sollevò la protezione in acciaio, spianando la pistola verso l'oscuro interno dello stretto cunicolo ed intimando, acre: "Chiunque tu sia, smettila di prenderci per il culo e vieni fuori con le mani in alto!"
Circolavano versioni contrastanti riguardo agli eventi convulsi che si succedettero nei momenti immediatamente successivi, la maggior parte delle quali ingigantite nei dettagli più impensati dal narratore occasionale di turno, ma tutti concordavano senza equivoci su almeno un particolare: il sergente Godwin aveva mollato la presa attorno alle ginocchia del superiore solo nel momento in cui quest'ultimo aveva cominciato a dimenarsi come un invasato, nel selvaggio, comico tentativo di liberarsi dal feroce porcellino d'India che, con un grugnito bellicoso, era balzato fuori dal condotto e gli si era tenacemente aggrappato ai baffi impomatati.
"Toglietemelo... toglietemelo di dosso subito, se non volete finire a dirigere il traffico sull'Isola di Man!" pretese in un guaito isterico Litton, sovrastando con quegli strilli acuti le grasse risate di dileggio dei sottoposti, finchè Chris, abbastanza sicuro che i Marziani di sua conoscenza non fossero pallette pelose e spernacchianti, acciuffò per la collottola l'indomabile bestiaccia e srotolò il foglietto allegato, per leggerlo a voce alta con aria interrogativa: "Aiuto, siamo chiusi nel bagno... Bah, non c'è proprio limite alla perfidia di questi alieni!"
Allora, piantò in asso tutta la malassortita, sghignazzante congrega dell'Anticrimine e si precipitò senza esitazione nei sotterranei, spalancando la porta dei servizi appena in tempo per ritrovarsi puntati addosso una ventina di paia d'occhi, piacevolmente attoniti e traboccanti di genuina gratitudine.
"Missy!" gioì Gavin, staccandosi dal fianco della madre per recuperare la propria aggressiva amichetta a quattro zampe dalle mani del poliziotto.
"Chris!" lo riconobbero con simultaneo sollievo Sam e Gene, prima che il giovane agente si tuffasse verso di loro e li stritolasse in un abbraccio caloroso, spinto da un irrefrenabile empito di felicità fanciullesca: "Capo, boss, siete sani e salvi: allora i Marziani non vi hanno smaterializzati e rinchiusi nelle loro astronavi come cavie per qualche terribile esperimento!"
"No, ma so dove ti rinchiuderò io se non mi levi subito la pistola carica dalla terza intercostale, Skelton: in un loculo!" ringhiò Hunt, dopo essersi sciolto dalla stretta con un tremito infastidito, intrinsecamente allergico com'era a qualsiasi tipo di smanceria.
"Come sei entrato? Dove sono i rapinatori?" lo interrogò in maniera serrata Tyler, ma il collega si affrettò a tranquillizzarlo, dandogli una pacchetta complice sulla spalla: "Non ti agitare, capo: non c'è nessuno, di sopra, a parte quegli utili dementi dell'Anticrimine..."
"Le sue informazioni non sono del tutto corrette, agente" rettificò Godwin, materializzatosi nel vano della porta con un'aria un po' provata, ma moderatamente compiaciuta. "Pare che non sia stato sottratto nulla ed i quattro membri della banda delle rapine agli autobus di Didsbury erano chiusi nel caveau e legati come tante salamelle stagionate. Vero, amico?" chiese poi, mentre strattonava uno dei malviventi, livido ed ammanettato.
"Quattro?" si stupirono l'ispettore capo ed il suo sottoposto, concordi. "Ma i rapinatori che hanno assaltato la filiale erano sei! Che fine hanno fatto gli altri due?"
"State parlando dei fottuti Bonnie e Clyde che ce lo hanno messo nel culo?" soffiò di rimando il bandito, come un gatto accarezzato contropelo. "Vorrei saperlo anch'io."



CONTINUA...



Dunque, dunque, dunque, qualche considerazione generale prima delle noticine esplicative:
A) Spero di non aver bashato Annie! A voler essere del tutto sinceri, quella ragazza non riscuote molto la mia simpatia (forse perchè sono morbosamente attaccata ad un certo Sam...), ma, insomma, chi di noi fanciulle non avrebbe seriamente preso in considerazione di strozzare la propria dolce metà se costui si fosse dimenticato del nostro compleanno, Tyler o non Tyler?
B) Delilah Purdy, Gavin, Missy, il sergente Godwin ed altri personaggi vari ed eventuali non nominati nel canon sono da considerarsi invenzioni e proprietà esclusive della sottoscritta, anche se dubito che qualcuno cerchi di plagiarmi un'ex ballerina classica un po' tocca ed un detestabile moccioso con annesso porcellino d'India guerrafondaio.
C) Per quanto poco io abbia visto della seconda stagione, Litton è pressochè scomparso dalle scene, ma non ho resistito a riesumarlo per infliggergli l'ennesima, solenne smerdata pubblica!
D) Per l'arduo cimento, mi sono premunita di una sommaria cartina del centro di Manchester, pertanto eventuali svarioni riguardanti la geografia cittadina sono imputabili alla mancanza di un'esperienza autoptica ed al carattere riassuntivo della mia dotazione cartografica. Lo stesso dicasi riguardo alla mia conoscenza della cultura popolare degli anni '70: patisco lo sleale svantaggio di non essere stata anagraficamente disponibile.
E) So cosa vi starete domandando: chi mai può essere riuscito ad avere il sopravvento in uno scontro corpo a corpo con Gene il Genio, con Hunt il mastino? Beh, questo lo scoprirete solo leggendo... Ma posso assicurarvi che non è una Mary Sue.
Assolutamente non è una Mary Sue. E non solo perchè è un uomo.
F) Anche il repentino sussulto intrepido di Chris, all'inizio, mi è parso pericolosamente prossimo all'infrazione del carattere, ma, da quanto ho letto riguardo all'evoluzione del suo personaggio in Ashes to Ashes, mi sento autorizzata ad includere questo insolito comportamento nel panorama della sua progressiva maturazione. Infine, non ho idea di che segno sia Chris Skelton nel canon, perciò mi sono attenuta al segno zodiacale di Marshall Lancaster, che è, per l'appunto, della Bilancia.
Detto ciò, passiamo alle (dolenti) note ufficiali:
1) Il Royal Ballet è una delle due compagnie stabili di danza classica della Royal Opera House di Londra.
2) P. G. Wodehouse è uno scrittore umoristico inglese, noto per gli intrecci plautineggianti delle proprie opere, contenenti, fra gli altri topoi, fidanzamenti osteggiati e problematici; è stato per me istruttivo scoprire che, nel 1973, era ancora vivo!
3) M. C. Escher è un incisore e grafico olandese, principalmente conosciuto per le sue rappresentazioni di edifici impossibili; l'opera che ha ispirato la riflessione di Sam è, in particolare, la celeberrima Relativity (ci hanno ricavato persino un puzzle da rompercisi la testa, e parlo con cognizione di causa...).
4) La Midland Bank è un istituto di credito realmente esistito, che è stato assorbito nel 1999 dalla HSBC (Hongkong and Shanghai Banking Corporation). Modestamente, sono un'esperta, in quanto figlia di due impiegati di banca.
5) La City è il quartiere eminentemente finanziario di Londra; Brompton Road, sempre nella capitale, è la via rinomata per la presenza dei magazzini Harrod's.
6) L'investigatore forense tetraplegico Lincoln Rhyme è il protagonista di una serie di thriller americani dell'autore Jeffery Deaver (che io, personalmente, adoro, perchè è pignolo come me!): molte affermazioni di questo personaggio sono abbastanza in linea con il pensiero scientifico di Sam. Griglia, nel suo gergo, è un sinonimo di scena del crimine.
7) La Montblanc è una casa produttrice di penne biro e stilografiche di classe.
8) La Penguin Books è una rinomata casa editrice inglese, qui ci si riferisce in special modo ai tascabili di modesta qualità letteraria.
9) Il Dottor Dolittle, medico in grado di comunicare con gli animali, è il protagonista di quattordici libri per ragazzi, scritti fra il 1920 e il 1952 dallo scrittore inglese Hugh Lofting.
10) La Società dei Dilettanti era un'associazione di archeologi amatoriali, fondata a Londra nel 1733, che si occupava in special modo delle prime missioni di esplorazione e recupero di reperti in Asia Minore; benchè la bibliografia su di loro sia esigua, mi pare di aver sentito dire da un mio professore che sopravviva ancor oggi come istituzione puramente commemorativa.
11) H. G. Wells è uno scrittore inglese, pioniere, insieme a Jules Verne, del genere fantascientifico; un adattamento radiofonico della sua opera "La Guerra dei Mondi", nel 1938, causò il panico fra la gente, poichè venne creduta la radiocronaca autentica di un'invasione marziana alla Terra.
12) L'Isola di Man è situata nel Mar d'Irlanda e presumibilmente l'evento più movimentato mai avvenuto lì è stata la caccia al tesoro del 1930, bandita dall'ente di promozione del turismo locale e basata su un racconto a puntate di Agatha Christie, "L'Oro di Manx".
13) Di nuovo, Pippo, Lassie e Bonnie & Clyde sono troppo famosi per meritare una nota!

@Bluesmoke: carissima, come si può notare ho cercato di sistemare la questione della punteggiatura, almeno in questo primo capitolo (alle altre due storie penserò prossimamente, vista la mia pervicace imbranataggine con NVU...); il lato buffo della vicenda è che io ho editato quasi da sola il mio primo romanzo giallo, quindi queste cose le dovrei sapere... Ma tant'è, le imputo al fuoco sacro della possessione artistica che mi coglie quando dattiloscrivo.
Confesso che il mio sommo divertimento e provvidenziale antistress da esami universitari è dedicarmi alle schermaglie deliranti fra questi due soggetti pericolosi, dal momento che io nasco ufficialmente come dialoghista (o presunta tale...): non sono certa di riuscire a mantenere alta la tensione comica fino alla fine, ma lo spero tanto!
Per quanto riguarda la mia personalità pseudoschizoide, in effetti, ho una latente vena di bastardaggine mascolina che emerge nel momento in cui mi immedesimo in Hunt, ma, in realtà, la mia zitellesca nevrastenia cronica mi rende di gran lunga molto più simile a Tyler. Sta di fatto che amo entrambi alla follia, punto.


Al prossimo atto!^^
   
 
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