Intesa

«Che c’è?», chiese, quando Cagalli poggiò d’improvviso la schiena contro la sua, caricando su di lui il peso del corpo.
   «Uhm… niente», rispose lei con fare vago, attorcigliandosi sulla punta di un dito una ciocca di capelli e fingendo indifferenza.
   «Ce l’hai con me per un qualche motivo sconosciuto?»
   «Ma no, altrimenti avrei minacciato di piantarti una pallottola fra gli occhi, dovresti saperlo.»
   Athrun quasi rise. «Non mi avevi dato questa per proteggermi?», domandò, prendendo fra indice e pollice la pietra di Haumea che aveva al collo.
   «Già. E tu vuoi tornare su PLANT», ribatté la ragazza, infastidita.
   Lui rimase un attimo in silenzio, riflettendo su quella situazione piuttosto imprevista. «Non voglio andare lì per rimanerci.»
   «Lo so, ma ciò non toglie che è pericoloso. Ti considerano un disertore.»
   «È quello che sono», riconobbe, stringendo nel palmo della mano l'amuleto. L'altra corrucciò le sopracciglia bionde, contrariata, ma non parlò. «Devo scoprire quali sono le vere intenzioni di mio padre», continuava frattanto il giovane, deciso. «Solo dopo che avrò capito, farò la mia scelta.»
   «E se ti dicesse che l'unica cosa che vuole è la pace? Rimarresti lì?»
   «Sentiresti così tanto la mia mancanza, se lo facessi?», la prese in giro per smorzare la tensione. La Principessa gli diede un calcetto con il tacco della scarpa, e ad Athrun rimase il sospetto che lo avesse fatto anche perché per una volta era riuscito a rubarle la parte in quel duo comico che spesso e volentieri si trovavano ad interpretare senza che fosse in programma. Sospirò pesantemente, lo sguardo basso. «Vorrei davvero che mio padre lo dicesse», tornò quindi a ragionare. «Tuttavia... dubito che accadrà.»
   Quelle parole furono seguite da una pausa di svariati secondi, come se entrambi stessero riorganizzando le idee o cercando di dominare gli impulsi che quel contatto così personale iniziava a stimolare.
   Fu Cagalli a parlare di nuovo. «Athrun?» Lui ruotò il capo nella sua direzione, senza però spostare il busto affinché lei non perdesse l'equilibrio. Non riusciva a vederla in volto, ma dal modo in cui continuava a torturarsi i capelli poteva intuire il suo stato d'ansia. «Tornerai?»
   «Ho come la sensazione che, se non lo facessi, verresti a prendermi per farmela pagare.»
   «Oh, puoi scommetterci», gli assicurò la fanciulla. «Perciò... Torna.»
   Il soldato sorrise, intenerito. «Sì», promise, rafforzando ulteriormente la stretta attorno alla pietra che lei gli aveva regalato.