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Autore: anaFuZy 14    23/02/2018    4 recensioni
| de-aged | slash | what if ?
A causa di un incantesimo mal elaborato Derek torna ad essere un adolescente come tanti altri, dipendente in tutto e per tutto dal suo branco.
Ma cosa accadrebbe se rivedesse in Stiles la vecchia Paige, riconoscendolo come sua ancora nonchè grande amore ?
Tra amici maliziosi, uno Scott eccessivamente protettivo, una Lydia fervida sostenitrice degli Sterek, dei beta dal dubbio orientamento sessuale ed un giovane Sourwolf ribelle ma romantico sarà Stiles in grado di trovarvi una cura ?
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 1
 
Le lancette dell'orologio, posto poco lontano rispetto all'uscio della porta, avrebbero in pochi istanti segnato le tre del mattino.
Nella stessa postazione da almeno cinque ore a quella parte, potè constatare controllando per la prima volta l'ora da quando aveva preso a cercare qualcosa in proposito di erbe mediche e malattie lupesche, Stiles si lasciò andare allo schienale della sedia girevole.
Un sospiro dolorante mal trattenuto gli ricordò di non aver ancora terminato un importante progetto scolastico che dal soprannaturale non poteva che essere più lontano.
Era certo che, quella volta, il professor Finstock lo avrebbe cacciato dalla sua classe e, nel migliore dei casi, lo avrebbe rimandato nella sua materia.
Passandosi le mani sul viso, in segno di sconforto, sentì l'improvvisa necessità di urlare a pieni polmoni.
A peggiorare la sua situazione fu la totale assenza di caffeina, l'ultima sua possibilità di rimanere in piedi e terminare quel dannato compito.
Possibilità che si vide sottrarre ore ed ore prima quando suo padre, preoccupato per la sua incolumità, aveva nascosto ogni fonte della bevanda esistente in quell’abitazione.
Nel, piuttosto fallimentare, tentativo di cercare una soluzione che non implicasse ripetere l'anno o morire per mano sua o di suo padre tornò con lo sguardo sullo schermo del computer dove capeggiava, in grassetto, una sola scritta.
Quasi a deriderlo, la suddetta aveva preso a lampeggiare allegramente, rammentandogli che "la sua ricerca non ha ottenuto alcun risultato".
Con un'espressione crucciata degna del Sourwolf sbuffò avvilito, la sua attenzione catturata momentaneamente da una delle canzoni che, in riproduzione automatica, riempiva la stanza.
Note soffuse d'introduzione alla chitarra furono successe dalla voce dell'artista, che cantava di un amore contestato dalle "altre persone".
Gli venne da ridere al pensiero di come Lydia Martin, sua cotta secolare, fosse diventata prima una sorta di amore platonico non corrisposto e poi una semplice amicizia disinteressata e senza secondi fini.
Gli capitava spesse di pensare, inconsapevolmente, al periodo in cui ancora soffriva della vicinanza tra la ragazza e Jackson Whittermore, suo storico ragazzo.
Aveva passato interi pomeriggi a rimproverarsi per il suo aspetto ed il suo modo di fare, così sciatto, prima di capire che era il suo carattere, nella totalitarietà del suo io, a non essere compatibile con quello autoritario ed intransigente della ragazza.
Fu interrotto dai suoi pensieri dallo squillare del telefono, che aveva momentaneamente interrotto il decorso della melodia.
Lo prese svogliatamente, rispondendo senza neppure leggere il mittente che divenne palese nello stesso momento in cui Scott abbaiò il suo nome dall'altro capo del telefono.
Stizzito allontanò l'apparecchio da sé.
Quando, non molto dopo, poté constatare assoluto silenzio provenire dall'altro capo della conversazione si decise a riavvicinare il telefono.
"Sai, fratello, non credo di esser diventato sordo tutto all'improvviso dovresti seriamente controllare il tuo tono di voce. Capisco che per voi sacchi di pulci possa risultare difficile avere autocontrollo in prossimità della luna piena ma pur non avendo un udito sens-"
Il suo sproloquio venne interrotto da un basso ringhio, seguito da un silenzio inusuale.
"Hey, sei ancora lì ? Si può sapere cosa sta succedendo ?" chiese perplesso, controllando svariate volte lo schermo del cellulare pensando ad una possibile interferenza.
"Scott ? Ma che-" saltò letteralmente in piedi, sentendo qualcosa sbattere violentemente contro la finestra.
"Sei tu ? Sei qui fuori, vero ? Dimmi che è così, perché potrei star iperventilando proprio in questo momento e non credo possa in qualunque caso essere d'aiuto" bofonchiò, afferrando d'istinto la mazza.
"Stiles, è strettamente necessario che tu mantenga la calma in questo momento, okay ? Non muoverti, non fare rumore e non azzardarti neppure lontanamente ad aprire porte o finestre finché non saremo arrivati" disse con voce ferma Lydia.
"Lydia ? Lyds, sei lì ? Si può sapere cosa sta succedendo ?!" chiese, abbassando di colpo la voce.
"Stiles! Smetti di iperventilare, ora! Ho bisogno che tu rimanga lucido perché abbiamo bisogno del tuo aiuto. Quindi apri bene le orecchie e stammi a sentire.
Non ho idea di come e se sia effettivamente possibile una cosa del genere ma u-u-un emissario, credo, una strega.
Ha colpito Derek con un incantesimo ed ora lui-"
Un suono strozzato lo sconvolse ancor più di quanto avrebbe creduto, non era chiaramente da Lydia apparire...spaventata, avrebbe azzardato.
Si impose di fare chiarezza e, velocemente, si occupò di serrare ogni via d'uscita o meglio, in quel caso, d'entrata.
Il respiro, inizialmente affannato si placò, permettendogli finalmente di deglutire.
"Cosa gli è successo ? Cos'è successo a Derek ?" proferì Stiles in un sussurro, muovendosi verso la stanza di suo padre.
"L-lui-" un insieme di voci soffuse quanto concitate si fece udire in secondo piano, prima di essere surclassate da una forte e decisa.
"Stiles, non abbiamo molto tempo. Saremo lì tra poco meno di un’ora. Sei circondato. Si tratta di un branco di beta, puoi ancora sviare. Non dare il minimo segno di vita, ti spiegheremo tutto una volta arrivati. A dopo."
La voce, Scott, non gli lasciò il tempo di ribattere che riattaccò.
Imprecando tra i denti aprì l'anta dell'armadio, afferrando la pistola dello sceriffo e dirigendosi a passo felpato verso il piano inferiore.
"Ah no, non mi farò ammazzare in questo modo, non prima di aver concluso con la lista delle cose da fare prima di morire" disse Stiles ad alta voce.
Non lo avrebbe mai ammesso eppure la sensazione di solitudine che impregnava le mura della stanza gli metteva soggezione, e non aveva certamente bisogno di altra ansia.
Oh no signori, anche le sue ansie ormai soffrivano d'ansia ed avere un attacco di panico con dei vicini poco graditi alla porta non era auspicabile.
Scrollò le spalle, ormai intorpidite e si diresse verso lo scantinato dove, da qualche tempo a quella parte, lui ed il branco avevano nascosto alcune armi in caso di necessità.
Scese con lentezza le scale, evitando accuratamente di incappare in qualche asse malandato che avrebbe potuto costargli la vita.
“Andiamo, con calma. Puoi farcela, devi sono scendere là sotto e prendere quante più armi ammazza-mannari possibili” disse a denti stretti, iniziando a muoversi nel buio più totale della stanza.
Aveva passato intere giornate in quel posticino angusto ma asciutto, dopo la morte di sua madre, lo conosceva come le sue tasche e-
“Oh seriamente ?! Ma quando la smetterò di parlare troppo presto ? Beh pensare- OH CAZZO !” con il tono di voce ridotto ad un flebile urlo che di virile non aveva neppure l’ombra, Stiles si tappò la bocca con forza.
In lontananza, dalle inferiate poste alla finestra, aveva chiaramente avvistato qualcosa di luminoso nel mezzo della boschiglia.
Qualcosa di azzurro e poco pacifico.
Sentiva distintamente le mani tremare con violenza inaudita sul calcio della pistola, rischiando di perdervi la presa e farla cadere in terra.
Doveva fare qualcosa, e doveva farlo alla svelta.
Non si era mai confrontato con un branco di beta rabbiosi in prossimità della luna piena.
Non si era mai confrontato con un branco che non fosse il suo.
E non aveva intenzione, in quel momento, di iniziare a provare il brivido della caccia sulla sua pelle.
D’istinto prese il cellulare, illuminando in minima parte lo spazio intorno a sé.
Guardò l’ora, deglutendo rumorosamente quando notò esser passata poco più di una mezz’ora dalla chiamata di Scott.
Doveva solo mantenere la calma, i suoi amici stavano arrivando e lo avrebbero salvato da quel branco di pazzi affamati e poco inclini al dialogo.
“Ma che diamine, neppure con il marchio di Caino mi avrebbe perseguitato ogni forma di creatura esistente” proferì con una smorfia, poco deciso se per la situazione piuttosto surreale in cui ancora una volta si era cacciato o per il sudore freddo che aveva preso a bagnargli la fronte.
Disgustato si ripulì con un lembo della felpa.
Si guardò le mani, tendenti all’azzurrognolo dal freddo e gelide come non mai.
“Se solo ricordassi dove...” si mosse con discrezione, usando la debole illuminazione del telefono per orientarsi.
Avvistò, a portata di mano, dei proiettili imbottiti di strozzalupo e sentì l’ombra della divina provvidenza coprirgli le spalle per qualche istante.
“Allora lassù qualcuno che tiene a me c’è davvero” sghignazzò il ragazzo, allungandosi ad afferrare la scatola in legno.
L’aveva ormai per le mani quando qualcosa che prima non aveva notato gli cadde all’occhio, portandolo a bloccarsi nella medesima posizione.
Sperando d’aver avuto un abbaglio si mosse e velocemente si appropriò della scatola, continuando a dare le spalle alla porta d’entrata che ricordava di aver socchiuso alle sue spalle.
“Non può essere...” piagnucolò Stiles, stringendosi nelle spalle e chiudendo gli occhi di scatto.
Continuando a ripetere le stesse parole in una litania infinita azzardò uno sguardo alle sue spalle, socchiudendo un occhio.
Con la vista periferica catturò chiaramente un dettaglio fondamentale che, se notato a tempo debito, non lo avrebbe lasciato così tranquillo: la porta era aperta abbastanza da permettere ad un corpo sottile di scivolarvi attraverso ma non sufficiente dal non dare nell’occhio.
Come aveva potuto essere così incauto ?
Scott, come Lydia, gli aveva imposto di non farsi notare ma, con grandi probabilità il branco era stato attirato dal battito fuori controllo del suo cuore.
Era tutto completamente inutile, lo era stato sin dal principio.
Loro sapevano, eccome se sapevano della sua presenza e non vedevano l’ora di coglierlo di sorpresa e godersi la sua giovane carne.
Stiles Stilinski odiava ammettere di tenere a quel branco di imbranati più di quanto avrebbe dovuto ma non si sarebbe mai tirato indietro dalla possibilità di salvare le loro chiappe mannare.
Accennò un sorrisino sbilenco e premette l’opzione “invio”.
“Tardi. Non venite.”
Abbandonò il telefono sul tavolo e prese un respiro profondo.
Tre.
Due.
Uno.
Nello stesso istante in cui si voltò, pronto a sparare, la porta venne aperta di colpo e tre figure fecero la loro comparsa in tutta la loro fierezza.
Due dei tre erano piuttosto giovani, all’incirca della sua stessa età o poco più e sembravano aver ricevuto “il dono” da poco tempo; troppo poco affinché potessero controllare i loro istinti.
Deglutì rumorosamente e puntò l’arma sui nuovi arrivati, con espressione determinata.
“Fatevi sotto ! Avanti, cosa aspettate eh ?!” urlò al loro indirizzo il ragazzino, ricevendo in risposta uno sguardo divertito dal più anziano dei tre e dei bassi ringhi intimidatori dai due.
“Interessante. Non sei ancora svenuto, stramazzando  come un sacco di patate; devo concedertelo moccioso hai coraggio ma non ti basterà.”
Il ghigno dell’uomo fu accompagnato dall’attacco dei due che, repentinamente gli furono addosso.
Il rumore della sua arma che cadeva in terra fu attuito, alle sue orecchie, dalla forte presa sul suo collo niveo che lo portò a boccheggiare in cerca d’aria.
“H-ho...ar-ria...non...res-pir” cercò di liberarsi, colpendo alla rinfusa l’aria scalciando a vuoto.
“Fai ciao ciao al mondo dei vivi, moccioso” disse l’uomo con un sorriso di scherno per poi coprirgli gli occhi con una mano.
Occhi che sentì farsi progressivamente più umidi, e che con grandi probabilità non avrebbe mai più riaperto.
Pensò a sua madre, Claudia, e sorrise teneramente al pensiero di poterla riabbracciare ancora una volta dopo ben dieci anni da quando aveva lasciato lui e suo padre, continuando a proteggerli e vegliando su di loro.
Credette di essere effettivamente passato all’altro mondo quando sentì la presa sul suo collo scomparire e due braccia stringerlo come se fosse un oggetto estremamente prezioso e delicato.
Sospirò di piacere, appoggiando la testa al petto della figura e lasciandosi cullare leggermente così come spesso accadeva quando, da bambino, si lasciava stringere dallo sceriffo dopo l’ennesimo incubo.
Inavvertitamente aprì gli occhi, pensando ad un istinto vitale ma a stupirlo fu l’effettiva riuscita dell’azione e, con ancora maggior stupore, si perse in due profondi quanto preoccupati occhi verdi.
“Chi sei, un angelo ?” chiese, dandosi dello stupido perché era evidente che stava avendo un’allucinazione sensoriale.
Di per contro l’altro sorrise, un sorriso appena accennato ma estremamente felice, e gli carezzò il viso con il dorso della mano ed avrebbe mentito a se stesso nel dire che non gli aveva vagamente ricordato...
“Derek ! Derek, dove sei finito accidenti a te ! Dobbiamo trovare Stiles, se l’hanno anche solo sfiorato io giuro che-” stava urlando l’inconfondibile voce del suo migliore amico e Stiles pensò di essere completamente impazzito.
Il ragazzo che ancora lo teneva tra le sue braccia sbuffò, distogliendo lo sguardo dal suo il tempo necessario per urlare all’altro dove si trovava e che Stiles era vivo e vegeto e-
Oh.
Che fosse appena rinato in una vita che non conosceva fine ?
Il giovane gli si rivolse nuovamente guardandolo con occhio critico, in cerca di ferite o qualsiasi altra forma di cicatrice.
Quando fece per parlare i due furono travolti da una furia dagli occhi rossi che si gettò addosso a Stiles, stringendolo con affetto ed eccessivo trasporto.
“...Scott ?” sussurrò interdetto Stiles, riconoscendo il profumo che il suo migliore amico era solito portare, rimanendo inizialmente immobile in quello strano abbraccio.
Il moro lo allontanò dal suo corpo, piazzandoselo davanti e stringendogli il viso tra le mani.
“Stiles, mi hai fatto perdere cento anni di vita con quello stupido messaggio ! Non provarci mai più, intesi ?” sbuffò con il suo tipico sguardo da cucciolo indifeso per poi buttarsi nuovamente tra le sue braccia.
Stiles, ancora confuso quanto perplesso, gli passo una mano tra i capelli come d’abitudine sentendolo rilassarsi tra le sue braccia.
“Sto ancora sognando o sei solo una visione ?” chiese con voce roca Stilinski, mettendo su un’espressione accigliata quando sentì l’altro ridere.
“Cosa c’è di così divertente ?” biascicò mettendo su un broncio offeso, ottenendo in risposta qualche sbuffo ed una risata schernitrice.
“Si può sapere cos’è preso a Stilinski ? Sta delirando” proferì una figura che, a malincuore, riconobbe sotto il nome di Jackson.
“Che ci fai qui ?” chiese d’impulso Stiles, percependo uno spostamento d’aria alla sua destra, dove poco prima aveva sostato il ragazzo-angelo.
Jackson lo guardò male, voltandosi pronto ad andarsene.
“Siamo venuti qui per salvarti, razza di idiota”.
Un silenzio tombale calò nella stanza quando un ringhio di messa in guardia si levò al suo fianco e due profondi occhi azzurri squadrarono Jackson e Scott quasi a volerli trafiggere.
Stiles lo guardò dal basso, estremamente stupito.
“Sei un licantropo ?” provò, stupito, avendo ormai capito di essere vivo più che mai.
“Non un qualsiasi” si intromise Scott.
“Lui è Derek”





angolo autore
So...non chiedete perché, è da giorni che quest'idea mi vortica in mente quindi ecco qui.
La prassi la conoscete, vi attendo nelle recensioni u.u
A.
  
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