CAPITOLO 1
Il primo raggio di sole gli sfiorò la pelle mentre inspirava a fondo.
Cercò di aprire gli occhi, ma era troppo stanco, così si limitò a godere del calore dell’estate.
Cos’era quel gocciolio continuo?
Sembrava pioggia, ma sentiva chiaramente il caldo, e la pace di una giornata soleggiata.
Eppure, quel suono ritmico continuava.
Fu l’odore a strapparlo da quella falsa pace.
Un odore pungente, forte, e fin troppo familiare.
Ecco cos’era quel gocciolio.
Sangue.
Ma di chi?
Si accigliò, mentre la consapevolezza del proprio corpo tornava come un’onda sulla spiaggia.
Aveva un muro freddo alle spalle, un raggio di sole sul viso, e ogni fibra del corpo contorta e dolorante come se un branco di chocobo l’avesse appena calpestato.
Con uno sforzo titanico, aprì finalmente gli occhi.
Non c’era niente di pacifico.
Era in una stanza piccola, composta di pietra vecchia e umida, chiusa da sbarre incise che brillavano piano.
Quando cercò di muoversi, il tintinnio delle catene gli comunicò che non gli era possibile.
Quello, e il fatto che il gocciolio proveniva dalla ferita al braccio, e al fianco.
Si abbandonò contro il muro, troppo stanco per provare qualsiasi cosa per togliersi da lì.
Faceva fatica a respirare, e all’improvviso ricordò cos’era successo – quanto tempo prima? – nella foresta.
La fitta che percepì fu più emotiva che fisica.
Era andato contro le sue convinzioni, contro i suoi desideri.
Tutto per una promessa.
E loro l’avevano tradito.
L’avevano avvelenato, affaticato e ferito.
E letteralmente pugnalato alle spalle quando avevano danneggiato la fonte della sua vita.
Chiuse gli occhi e sbuffò pesantemente.
«Merda.»