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Autore: Sgrolboffia    25/02/2018    1 recensioni
Un giovanissimo Dazai scopre di avere il cancro e soli altri cinque anni da vivere. Il conto alla rovescia inizia: lui non potrebbe esserne più felice.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Osamu Dazai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine la buona notizia è arrivata: ho il cancro. I dottori mi hanno dato cinque anni di vita, al massimo, “se tutto va bene”.
Sembro un pazzo a considerarla una buona notizia, lo so. Ma lascia che mi spieghi: da anni, ormai, tutto ciò che desidero non è altro che la morte. Perché? Beh, è molto semplice: perché sono dannoso, velenoso per questo mondo. Ho solo diciotto anni, eppure già sono considerato il membro più importante della Port Mafia. So bene che non ne sei orgoglioso...
Il boss, al contrario, ne è molto felice, ma io non ho mai realmente voluto l’appellativo che mi è stato dato. Ho sempre voluto essere un ragazzo normale. Sono molto apprezzato per la mia spietatezza, è vero, ma non puoi minimamente immaginare quanto grande sia il senso di colpa che mi porto dietro per tutto quello che ho fatto – e che continuo a fare, nonostante le tue direttive. Perdonami.
Ora che ho scoperto di avere il cancro, non posso fare a meno di sorridere e pensare a quanto sarà bello il mondo senza di me.
Finalmente, scomparendo, potrò fare qualcosa di buono.

5 years left
Ho raccontato la buona notizia a Chuuya: inutile dire che non l’ha presa bene.
Mi ha urlato contro dicendomi che se il mio fosse stato uno scherzo avrei dovuto smetterla, altrimenti mi avrebbe buttato fuori di casa. Ho insistito, l’ho convinto dopo una buona mezz’ora.
Gli sono cadute le braccia. Ha corrucciato lo sguardo, ha mormorato qualcosa. Mi si è avvicinato lentamente e mi ha abbracciato. In quel momento ho sorriso: sai, non è solito a darmi dimostrazioni di affetto così esplicite.
Siamo stati stretti svariati secondi. Ad un tratto, il mio cuore si è appesantito: mi dispiaceva che avesse avuto quella reazione.

4 years, 11 months left
L’ho fatto. Ho seguito il tuo consiglio. Anche se significava abbandonare l’unica persona a cui tenessi davvero, l’ho fatto.
Me ne sono andato, di notte, col cuore in gola. Un po’ come un ladro.
La prima cosa che ho fatto è stata accendermi una sigaretta. Lo so, so a cosa stai pensando: non migliora le mie condizioni. Ma non mi importa. Tutto quello che voglio, ora, è accelerare il processo.
Cazzo. Riesco chiaramente a vedere il tuo sguardo severo, ora.

3 years, 8 months left
È da un bel po’ che non ti scrivo. Mi dispiace di non essermi fatto sentire.
Da poco più di un anno sto in una casetta appena fuori città. Ogni giorno faccio la spesa, chiacchiero coi vicini. Ho una vita tranquilla. Ora che ci penso, persino i miei abiti lo sono: colorati, con stupide scritte sopra, di rado qualche camicia, tanto per apparire più serio. È così che si sentono le persone normali? So che tu potresti dirmelo, se solo fossi qui.

3 years, 1 month left
Rieccomi qui, a raccontarti le mie avventure.
Finalmente, oggi mi ha contattato quel signore calvo della Divisione dei Poteri – purtroppo, non riesco mai a ricordare il suo nome.
Ho ottenuto un colloquio. Sarà tra un mese, presso l’ufficio dell’Agenzia dei Detective Armati. È normale che organizzino le cose con così tanto tempo di anticipo? Forse... Magari sono dei tipi a cui piace avere tutto sotto controllo.

3 years left
Strano a dirsi, ma sono abbastanza in agitazione per il colloquio di domani. Ma è una bella sensazione, in fondo: mi sento vivo, almeno una volta tanto... Proprio ora che non ho alcuna certezza riguardo al mio futuro.

2 years, 7 months left
Da ormai cinque mesi, faccio parte dell’Agenzia dei Detective Armati; perdonami se non ti ho raccontato nulla in tutto questo tempo...
Comunque, i colleghi sono buoni. Ce n’è uno, in particolare, che penso sia davvero in gamba: Kunikida. Ovviamente, questo non gliel’ho mai detto: mi limito semplicemente a prenderlo in giro per i suoi occhiali buffi.
So a cosa stai pensando: dovrei essere serio ed impegnarmi. Ne sono pienamente consapevole, ma se ho fatto bene i conti mi restano due anni e mezzo scarsi. Lasciami divertire.

2 years, 5 months left
Sebbene io sia malato di cancro, mi sento una meraviglia – a parte rari casi isolati. Oggi voglio prendere un po’ di coraggio e toccare un tasto delicato. Ti arrabbierai, lo so, mi riterrai un idiota irresponsabile, ma te lo dico lo stesso: non ho fatto assolutamente nulla per curarmi. Non mi sono neanche informato. Nulla.
So che con le tecnologie di oggi avrei molte più speranze, ma non voglio. Non voglio spendere soldi per vegetare su un lettino d’ospedale fino alla fine dei miei giorni. Cosa più importante, non voglio che il conto alla rovescia ricominci da capo. Mi mancano ancora un paio d’anni. Poi sarò finalmente libero.

1 year, 8 months left
La vita in Agenzia non è niente male: missioni divertenti, brave persone, cibo gratis. Molto meglio questo, rispetto ad un ospedale. Nonostante ciò, non ho raccontato a nessuno del cancro. E forse è meglio così.

1 year, 2 months left
L’Agenzia ha un nuovo membro. Si chiama Atsushi, un ragazzino spaurito con nessun posto in cui andare. Ma dirlo così sarebbe riduttivo: so che ha un enorme potenziale, per questo ho deciso di prenderlo sotto la mia ala.
Mi ha ricordato molto il nostro rapporto, appena conosciuti: tu un uomo che sapeva il fatto suo, io un ragazzino bisognoso di una guida e con ancora un barlume di speranza; ma le mie speranze sono morte da svariati anni, da prima ancora che scoprissi la mia malattia.
Perdonami se ti intristisco con questi ricordi, ma sei l’unico con cui io possa parlarne.

7 months left
Ieri è stato il mio compleanno, come spero tu ricordi. I miei ventitré anni.
I colleghi mi hanno organizzato una festa a sorpresa – il tutto pilotato da Atsushi, in realtà; Kunikida non vedeva l’ora che finisse per tornare a lavorare. È stato molto divertente, nessuno lo aveva mai fatto per me.
Avrei tanto voluto ci fossi stato anche tu...

5 months left
Mi sento molto debole, a volte.
Sai, qui all’Agenzia c’è una ragazza, la signorina Yosano; il suo potere è curare le persone in punto di morte. Ti racconto questa cosa, ora: è da ieri che continua a chiedermi se io mi senta bene o meno. Mi vede pallido, dice, malaticcio; molto probabilmente ha ragione. Sono talmente indaffarato che ho a malapena il tempo di guardarmi allo specchio la mattina.
Le ho continuamente detto di non avere nulla di grave, ma ha insistito talmente tanto che sono stato costretto a raccontarle tutto. È stata molto gentile con me, mi ha ascoltato pazientemente e, alla fine, si è offerta per curarmi. Ho rifiutato. Ha cercato di spuntarla, ma non ho demorso.
“Questo è il mio volere”, le ho detto, e lei ha compreso, promettendomi che non avrebbe mai raccontato a nessuno di questa faccenda.
Però è riuscita a convincermi ad andare in ospedale, quando arriverà il momento, per morire sotto il controllo di qualcuno. Credo sia meglio così, non voglio che il mio cadavere resti per giorni e giorni dentro casa. La puzza non andrebbe più via.

2 months left
Penso che la vita mi stia sfuggendo dalle mani a poco a poco. Non ne avevo mai avuto la consapevolezza, prima d’ora. Il mio tempo sta per scadere. Non pensavo avrei mai potuto ammetterlo, ma ho paura di cosa mi aspetterà dopo. Conoscendo i miei trascorsi, non sarà niente di bello.

1 month left
Voglio chiamare Chuuya. Voglio sentirlo, sapere come sta. A dir la verità l’ho rivisto mesi fa: ci siamo alleati e abbiamo sconfitto un nemico, insieme, come ai vecchi tempi. È stato bello rivederlo.
Sono consapevole di averlo ferito, ma quel giorno non abbiamo minimamente parlato di quello. In realtà, non abbiamo parlato di nulla che non fosse la missione.
Non sa niente del me di adesso. E un po’ mi intristisce: siamo passati dall’essere indispensabili l’uno per l’altro a considerarci come semplici sconosciuti.
Spesso mi sono chiesto se in tutto questo tempo mi abbia mai pensato, almeno una volta.
Io sì, molte volte. Ma ovviamente questo non posso dirglielo.

17 days left
Sono appena arrivato in ospedale.
Stamane mi sono sentito male mentre andavo in Agenzia; un forte dolore al petto, poi sono svenuto sul marciapiede. Mi sono risvegliato in un lettino, una flebo attaccata al braccio.
“Lei ha il cancro, ed è anche ad uno stadio molto avanzato”, mi ha detto una dottoressa con tono pacato. Non era di sicuro la prima volta che le capitava di annunciare una cosa del genere a un paziente.
Io le ho sorriso. “Lo so”, le ho detto.
Il suo sguardo si è leggermente scomposto. “Sai di avere il cancro e non ti curi, maledetto imbecille?!”, sembrava dicesse. L’ho trovato alquanto divertente.
Poi ha cercato in tutti i modi di convincermi ad iniziare una cura, nonostante non ci sia più nulla da fare, ora, ma le ho tenuto testa egregiamente.
Non si può decidere per la vita degli altri, figuriamoci per la morte.
Dannazione, a volte la gente è così stupida.

9 days left
Oggi ho di nuovo cercato di convincere i dottori a lasciarmi andare a casa, ma non vogliono. Odio che non ascoltino nemmeno il mio volere. “Sta delirando”, dicono sempre tra di loro. Li odio. Il mio non è delirio, è solo che non ce la faccio più a stare in ospedale. È così deprimente.

4 days left
È una noia mortale, qui.
Ogni giorno vengono a trovarmi i miei colleghi dell’Agenzia: quelle sono le uniche ore in cui mi diverto, almeno un po’.
Poi arriva la dottoressa, “il tempo delle visite è finito”, e io sono costretto a salutarli.
Che seccatura. Non pensavo che gli ultimi giorni di vita fossero così tediosi. Magari sarebbe stato meglio se mi fossi ucciso piantandomi una pallottola in testa. Rapido e indolore. Ed elettrizzante, soprattutto.

1 day left
Forse il motivo per cui ti scrivo così frequentemente in questo periodo è che sono impaziente. Molto impaziente di esalare l’ultimo respiro. Vorrei tanto sapere cosa hai provato tu, negli ultimi istanti della tua vita. Poco importa; è questione di ore, poi potrai rispondermi.

2 hours left
Non ho più la forza per fare nulla. Non so neanche come io stia riuscendo a tenere la penna in mano, ora.
Caro Odasaku, penso che questa sarà l’ultima lettera che ti scrivo. Ma, al contrario delle altre che ti ho mandato in questi cinque anni, questa la terrò io. Ho chiesto ai medici di lasciarla intatta, nella mia tasca, di seppellirla con me.
Finalmente, non dovrò più bruciare le lettere a te indirizzate e aspettare che il fumo ti arrivi fino al cielo.
Questa potrò consegnartela di persona.
Non vedo l’ora di riabbracciarti.
   
 
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