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Autore: Allie R Scallice    26/02/2018    3 recensioni
Sabo ha recuperato la memoria, ha incontrato Luffy, ma c'è ancora qualcuno a cui deve spiegazioni. E decide di scrivere una lettera:
Cara Dadan,
sono Sabo. Ti ricordi di me? Lo so. Mi odi in questo momento, non è così, Dadan? E lo capisco, davvero. Anch’io mi odio ancora per essere stata un così pessimo fratello e penso che non mi perdonerò mai. Ma ti giuro Dadan, sulla mia vita e in memoria di Ace, che mi prenderò cura di Luffy. Non permetterò che gli accada qualcosa.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dadan, Sabo
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sentimenti malriposti nei cassetti'
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Dear Dadan

 
 


Cara Dadan,      
sono Sabo. Ti ricordi di me? Conoscendoti starai sbraitando in questo momento, incavolata nera perché me ne sono andato e ho continuato a farvi credere che fossi morto per anni. Non l’avrei mai fatto, purtroppo a causa di determinate circostanze mi era impossibile ricordare. Ho riacquistato la memoria dopo la notizia della morte di Ace. E mi sono odiato, mi sono odiato per non essere stato lì con Luffy a salvarlo. Ho immaginato che anche Luffy mi avrebbe odiato ed ero terrorizzato quando l’ho incontrato. Invece mi ha perdonato … è sempre stato quello con il cuore più puro e grande tra di noi. E poi mi sei venuta in mente tu, con i banditi della montagna. E mi sono reso conto che non vi ho mai nemmeno ringraziati per quello che avete fatto per me e come se non bastasse ho commesso l’imperdonabile peccato di non aver salvato Ace.
Lo so. Mi odi in questo momento, non è così, Dadan? E lo capisco, davvero. Anch’io mi odio ancora per essere stato un così pessimo fratello e penso che non mi perdonerò mai. Ma ti giuro Dadan, sulla mia vita e in memoria di Ace, che mi prenderò cura di Luffy. Non permetterò che gli accada qualcosa. Non perderò un altro fratello senza far nulla per impedirlo e tu, tu non dovrai perdere un altro figlio.
Sì, ho scritto figlio, sei stata la figura più vicina ad una madre per Ace, per Luffy e, anche se per un breve periodo, anche per me. Nonostante la tua età te la cavavi bene eh!
Non te l’ho mai detto, però ti ringrazio dal più profondo del cuore per esserti presa cura di me. Tornerò un giorno, così potrai punirmi e aiutarmi ad espiare la mia grande colpa.
 
Con affetto,
Sabo
 
P.S. Ho dimenticato di dirti che prima di partire, più di dieci anni fa, ho preso il tuo pugnale d’oro. Sai, per avere una garanzia di sopravvivenza. Ti ripagherò prima o poi.
 
La donna, rilesse quella lettera tre volte prima di comprenderla a pieno. La prima volta si era così concentrata sulla prima riga, su quel “sono Sabo” che non aveva nemmeno prestato attenzione al resto. La seconda, una sensazione di incredulità e sollievo si era fatta viva in lei con la consapevolezza che quel marmocchio era vivo e stava bene.
La terza aveva letto con calma ogni parola. Si era chiesta perché mai avrebbe dovuto odiarlo. Senza memoria, chissà dove, ovviamente non avrebbe potuto fare nulla per Ace. No, no, se c’era qualcuno che odiava per quello che era successo ad Ace era Garp e infatti, dal loro ultimo incontro, quando lo aveva assalito, lui non si era più presentato e lei lo aveva avvertito che non era più il benvenuto sulla sua montagna, che se mai si fosse ripresentato non avrebbe risposto delle sue azioni. Si sentì sollevata, Dadan, quando lesse della promessa di Sabo di prendersi cura di Luffy. Aveva bisogno di sapere che almeno uno dei suoi fratelli era vivo. Poi era arrivata al punto in cui le aveva scritto che la consideravano una mamma e aveva strizzato gli occhi.
« Quello stupido ragazzino! » urlò mentre, piangendo come una fontana, tirava fuori dalla camicia, un fazzoletto per asciugare le lacrime.
« Capo » la richiamò allarmato uno dei banditi « stai bene? Cosa succede? »
Un incomprensibile accozzaglia di parole fu tutto quello che lei riuscì a dire, così, incapace di parlare, in preda all’emozione – anche se lo avrebbe negato – gli passò la lettera e quello la lesse mentre un largo sorriso si faceva largo sulle labbra.
« Ma è una notizia splendida! » esclamò entusiasta e affermato che avrebbe informato gli altri le lasciò la lettera e si allontanò senza nemmeno darle tempo di rispondere.
La donna, ancora singhiozzante, ma più calma, riprese la lettura, e fu felice di leggere che sarebbe tornato a trovarli. Poi giunse al post scrittum. Allargò gli occhi.
« Quel furfante! » urlò arrabbiata, ma in realtà il sorriso aleggiava sul suo viso.
Ripiegò la lettera e se la strinse al petto. Accertatasi che nessuno fosse nella stanza, si avvicinò al suo baule, chiuso a chiave, e lo aprì. Ne estrasse un piccolo cofanetto, quello in cui nascondeva il suo più grande tesoro. Lanciò un’occhiata furtiva alla porta per assicurarsi ancora che nessuno arrivasse e poi abbassò lo sguardo sul contenuto del cofanetto.
Una foto dei tre birbanti di cui si era presa cura: avevano dei larghi sorrisi mentre lottavano con il resto della banda per accaparrasi più carne possibile durante il pranzo. Luffy era sgattaiolato sotto l’ammasso di gente che si spintonava e con il braccio di gomma allungato aveva agguantato 5 o 6 pezzi di carne. Ace, accortosi del fratellino era in procinto di dirigersi verso di lui, con lo sguardo arrabbiato ma il sorriso sulle labbra, pronto a picchiarlo. E Sabo, col suo dentino mancante, rideva battendo le mani mentre, in piedi sopra 4 dei banditi stesi a terra, alzava al cielo, trionfante, un cosciotto grande quanto la sua faccia.
Dadan sorrise nel rivedere quella foto di cui nessuno immaginava l’esistenza. Sul fondo del cofanetto una serie di ritagli di giornale che rappresentavano le imprese di Ace, prima dell’evento a Marineford, e di Luffy, i loro avvisi di taglia, mano a mano che continuavano ad aumentare.
La bandita vi posò anche la lettera e ripose nuovamente la foto. Guardò il suo piccolo tesoro, guardò la prova di quanto forti e splenditi stessero diventando quei tre marmocchi che si era ritrovata a crescere contro la sua volontà ma a cui si era affezionata in un batter d’occhio.
Richiuse la scatola e si accertò che mai nessuno lo scoprisse, che il suo tesoro altro non era che il ricordo e l’affetto per i suoi bambini.
 
  
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