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Autore: karter    27/02/2018    0 recensioni
[La storia partcipa al contest ideato da A b y s s per il gruppo di scrittori]
"Una ragazza dai ribelli capelli corvini guardava con espressione malinconica la neve cadere fuori dalla sua finestra. Era un inverno gelido quello appena iniziato e Dorcas lo soffriva terribilmente. Sentiva il gelo penetrarle nelle ossa nonostante il fuoco scoppiettante nel camino riscaldasse l'ambiente circostante.
Si avvolse nel suo maglione bianco di lana, lasciandosi cullare da quel senso di dolcezza che l'avvolgeva ogniqualvolta si stringeva in quel calore così familiare. Riusciva ancora a percepire il suo profumo di menta fresca e caffè amaro.
Una lacrima le rigò il volto.
Quanto le mancava il suo sorriso, le sue braccia accoglienti e quegli occhi di ghiaccio sempre freddi che si scioglievano ogniqualvolta si posavano su di lei. Ci aveva creduto davvero in quell’angolo di paradiso che si erano costruiti. (...)"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Evan Rosier, Mary MacDonald, Nuovo personaggio, Remus Lupin
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Autore: karter
Titolo: La memoria, il loro diario
Fandom scelto: Harry Potter
Personaggi principali: Dorcas Meadowes, Remus Lupin, Evan Rosier, Mary Macdonald, Eleonore Rosier (OC)
Rating: giallo
Avvertimenti: what if?, AU, OOC
Tema: La memoria
Pacchetto: *BIANCO*
EMOZIONE/SENTIMENTO: Fiducia
CITAZIONE _La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé._ - Oscar Wilde
PROMPT inverno - vetri rotti - carezza
Lunghezza: forse un po’ troppo
 NdA: Volevo scrivere una fanfiction sulla guerra, invece è venuta fuori questa, quindi ci accontentiamo... A seguire giusto un paio di precisazioni.
1. Eleonore è un mio OC ed è la gemella di Evan;
2. Evan, Eleonore, Remus, Dorcas e Mary sono nati nel 1960;
3. Eleonore e Evan sono Serpeverde;
4. Remus, Dorcas e Mary sono Grifondoro;
5. La parte in corsivo sono flashback e non seguono un filo temporalen;
6. Dorcas e Mary sono migliori amiche e Remus è l’unico malandrino che riescono a sopportare;
7. Dorcas è un po’ come Hermione, ama leggere, ha un orgoglio smisurato e odia divinazione;
8. I Malandrini non hanno mai avuto segreti, ma Remus non è mai riuscito a rivelar loro l’identità della sua fidanzata;
9. Ho messo l’avvertimento OOC perché non ho dipinto il classico Evan Rosier spietato e senza scrupoli. Il mio Evan è cresciuto insieme a Eleonore, la sua sorellina verso la quale è estremamente protettivo. Non si è lasciato corrompere dalle ideologie di Voldemort, ma le ha accettate per salvare se stesso e la sorella;
10. Remus è più sicuro di sé. Oltre all’amicizia dei Malandrini aveva il sostegno di due forze della natura come Dorcas e Mary e l’amore della sua ragazza. Tutto ciò lo ha aiutato ad emergere dalle sue paure, anche se trova ancora difficile convivere con la sua situazione.
11. Dorcas vive nel rimorso, questo, insieme alla gravidanza, la rende molto emotiva;
12. Remus è una persona matura e comprensiva che capisce il dolore degli altri e non lo giudica;
13. È ambientata nel dicembre 1981
14. Come avrete capito Dorcas non è morta per mano di Voldemort
15. Per questi è tanti altri motivi la mia oneshot è ambientata in un universo alternativo.

 

 

 

La Memoria, il loro Diario

 

 

Una ragazza dai ribelli capelli corvini guardava con espressione malinconica la neve cadere fuori dalla sua finestra. Era un inverno gelido quello appena iniziato e Dorcas lo soffriva terribilmente. Sentiva il gelo penetrarle nelle ossa nonostante il fuoco scoppiettante nel camino riscaldasse l'ambiente circostante.
Si avvolse nel suo maglione bianco di lana, lasciandosi cullare da quel senso di dolcezza che l'avvolgeva ogniqualvolta si stringeva in quel calore così familiare. Riusciva ancora a percepire il suo profumo di menta fresca e caffè amaro.
Una lacrima le rigò il volto.
Quanto le mancava il suo sorriso, le sue braccia accoglienti e quegli occhi di ghiaccio sempre freddi che si scioglievano ogniqualvolta si posavano su di lei. Ci aveva creduto davvero in quell’angolo di paradiso che si erano costruiti.

 

-Dobbiamo andare…- iniziò una ragazza dai ribelli capelli corvini sollevandosi sui gomiti per osservare gli occhi azzurri del suo ragazzo che incurante della vita al di fuori di quella stanza giocava con una ciocca dei suoi capelli.

-Saltiamo le prime due ore- propose il ragazzo posandole un bacio sulla spalla nuda e strappando un sorriso alle labbra rosee della sua interlocutrice.
Dorcas adorava quei momenti in cui, chiusi in un angolo del castello, riuscivano a godersi il loro amore, incuranti del mondo esterno che li vedeva combattersi su due fronti opposti. Del resto solo in quei momenti Evan calava la maschera che si era cucito addosso per sopravvivere al suo mondo.

-Non possiamo mancare entrambi- gli rispose tornando con i piedi per terra.
Alcuni ragazzi di Serpeverde avevano iniziato a osservarli in modo strano, non voleva dar adito ai loro sospetti. Era troppo pericoloso, per entrambi. Non erano persone raccomandabili i compagni di casa del giovane Rosier.

Evan sorrise attirandola nuovamente a sé e facendole posare il capo sul suo petto. Non si sarebbe mai stancato di stringerla tra le sue braccia. Dorcas era così pura e innocente che spesso si domandava cosa avesse fatto per meritarsi una creatura tanto splendida accanto. Si sentiva indegno di lei, eppure non l’avrebbe mai lasciata andare, era troppo egoista per pensare di separarsene.

 -Sono certo che Eleonore troverà una scusa per coprirmi e tu potresti chiedere a Mcdonald- le propose sorridendo istintivamente pensando alla sorella.
La giovane Meadowes sospirò a quelle parole prima di sorridere come solo con lui faceva. Sapeva che non sarebbe mai riuscita a dirgli di no. Lo amava troppo e quei pochi momenti che riuscivano a ritagliarsi per loro non li avrebbe scambiati per nulla al mondo.

 -Credo che mi toccherà fare un enorme regalo a Mary per il compleanno- rispose facendo ridere di cuore il Serpeverde che senza farselo ripetere si tuffò ancora una volta sulle sue labbra. Sarebbero state due ore davvero fantastiche.



-Ciao Remus!- salutò la donna invitando l’ex compagno di casa ad entrare.
Quando se lo era trovato alla porta quasi non lo aveva riconosciuto. Quegli anni di guerra li avevano cambiati profondamente e non solo fisicamente. Era la luce che animava i loro sguardi ad essere cambiata, ad essersi spenta. Troppo era il male che avevano vissuto sulla loro pelle.

-Ciao Dorcas- le rispose il giovane uomo accennando un sorriso.
La luna piena era trascorsa solo da un paio di giorni e Lupin ne portava ancora i segni sulla pelle.

-Ti va una tazza di the?- chiese la ragazza dagli occhi smeraldini facendo accomodare il suo ospite in salotto mentre con un colpo di bacchetta metteva a bollire l’acqua.

Remus la osservava in silenzio. Nonostante la guerra avesse segnato l’anima e il corpo della ragazza, era ancora bellissima avvolta da quei maglioni bianchi non suoi. Sembrava risplendere nonostante tutto il male che aveva stravolto le loro vite.

-Com’è andata la luna?- chiese la ragazza spezzando quel silenzio che la stava opprimendo.
Erano sempre stati ottimi amici loro due, non per nulla era l’unico malandrino che riuscisse a sopportare, eppure quel silenzio la stava mettendo a disagio. Troppe erano state le cose non dette dall’ultima volta che si erano visti e il senso di inadeguatezza nei confronti di uno dei pochi amici ancora in vita che le erano rimasti non l’avrebbe abbandonata facilmente.
Si sentiva sporca a non essere stata in prima linea con loro, ma non aveva potuto. Evan le aveva proibito di immischiarsi in quella battaglia e non aveva potuto evitare di piegarsi alla sua volontà.
Non c’era più solo la sua vita in gioco.
Un sorriso spontaneo le disegnò le labbra rosee a quel pensiero, mentre una mano correva istintivamente ad accarezzarsi il ventre rigonfio.
Era all'ottavo mese ormai, mancava veramente poco al grande giorno.
Peccato lui non sarebbe potuto essere al suo fianco.

-Ho avuto giorni peggiori- rispose Remus senza perdersi un solo movimento della ragazza.
Aveva notato lo stato dell’amica, ma non aveva osato chiedere. Era l’unica persona che gli era rimasta, non voleva farla scappare e sapeva che se avesse iniziato a chiedere non si sarebbe mai fermato. Troppe erano le parole non dette tra loro, ma la fiducia non era mai venuta meno.

-Tu come stai, invece?- le chiese con una nota di preoccupazione nella voce.
Gli sembrava così fragile, lo era sempre parsa, eppure si era dimostrata una leonessa come poche. Solo una personalità forte come la sua sarebbe potuta riuscire a conquistare Evan Rosier e far vacillare le sue convinzioni.

-Ho avuto giorni migliori- replicò Dorcas con un sorriso imitando la risposta dell'ex prefetto strappandogli una leggera risata che contagiò anche lei.
Fu liberatorio.
Dopo mesi e mesi di pianti e sofferenze riuscire a scaricare la tensione con una risata era una grande conquista per i due.

-Grazie- sussurrò la corvina una volta ricompostasi ottenendo un sorriso che le scaldò il cuore, del resto solo un sorriso come quello poteva fare breccia nel cuore di una serpe.



-Mi spieghi perché mi hai rapita a quel modo?- chiese la Grifondoro indignata guardando il proprio fidanzato camminare avanti e indietro nel salotto che la stanza delle Necessità aveva fatto apparire per loro.

Evan parve non sentire le sue parole. Continuava a dire cose senza senso e fare avanti e indietro per la stanza.
Dorcas sospirò. Sapeva che quando si comportava a quel modo qualcosa che non sapeva come affrontare lo affliggeva e aveva bisogno del suo sostegno per poter vedere le cose da un’altra prospettiva, per trovare una soluzione.
Senza far rumore gli arrivò alle spalle e lo strinse in un abbraccio posando il volto sulla sua schiena e i palmi sul suo addome in una leggera carezza.
Evan si arrestò immediatamente a quel contatto sciogliendo un po’ della tensione che lo teneva in ostaggio e godendosi le dolci carezze della sua fidanzata. Sapeva sempre come calmarlo.

-Eleonore ha un ragazzo- confessò il Serpeverde dopo un tempo che sarebbe parso infinito a chiunque avesse osservato la scena dall’esterno ma che ai due ragazzi era parso anche troppo breve.
Era sempre così quando erano insieme.

-Li ho visti baciarsi nelle cucine- continuò godendosi le leggere carezze della sua dolce metà -Lui la stringeva per i fianchi e lei mi è parsa così felice che non sono riuscito a dirle niente, ma non può continuare così- aggiunse sciogliendo l’abbraccio di Dorcas e voltandosi verso di lei per guardarla negli occhi.
Era così bella, non poteva immaginare la sua vita senza di le. Sapeva cosa provasse la sua sorellina, ma non poteva permetterle di andare avanti.

-Se i nostri genitori o anche uno solo dei nostri compagni lo scoprissero non esisterebbero un attimo ad ucciderla. Lupin non va bene per lei- concluse sganciando la bomba ma non ottenendo la reazione sperata.
La Grifondoro, infatti, lo osservava con una strana malinconia nello sguardo
.

-Si amano, non riuscirai a separarli- gli rispose confermando il sospetto appena formulato dagli occhi del ragazzo.
Lei sapeva e non gliene aveva parlato.

-Li ho beccati qualche giorno fa mentre si abbracciavano. Sono saltati come molle quando si sono accorti della mia presenza, prima di tirare un sospiro di sollievo- raccontò posando una carezza suo volto granitico del suo amore.
Conosceva il suo istinto di protezione nei confronti della gemella, ma doveva fidarsi di lei. Leo era sempre stata più coscienziosa di lui, se aveva deciso di intraprendere una relazione con Remus ci aveva pensato fin troppo.

-È se fosse stato qualcun altro?- chiese leggendo negli occhi verdi della ragazza tutto ciò che voleva comunicargli.

 -Ci saremo noi a proteggerla- rispose sorridendo.
 -Siamo una famiglia, no?- gli chiese facendogli un occhiolino mentre il cuore del Serpeverde iniziava a battere forte.
Per un solo istante aveva immaginato il suo futuro accanto a quella ragazzina e i loro figli e quella visione lo aveva fatto stare maledettamente bene.

-Sì- gli rispose stringendola forte a sé.
 - Siamo una famiglia- e nel momento in cui pronunciò quelle parole, si ripromise che non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.

 

-Credo di doverti un po’ di spiegazioni- iniziò la giovane stringendo le mani attorno alla sua tazza.
Gliel’aveva regalata lui dopo aver rotto la sua preferita.
Era bianca, come ogni cosa che le aveva regalato. Perché Evan l’aveva sempre considerata un’anima bianca, così pura e innocente, totalmente in contrasto con lui, un’anima nera, macchiata dall’oscurità in cui era cresciuto, sostenuto solo da Eleonore, un’altra anima bianca che il marciume in cui erano cresciuti aveva tinto del colore della notte. Era stato solo grazie al suo sostegno e alla grande forza di volontà dimostrata che era riuscita a piegare la volontà dell'erede dei Rosier.

Remus sorrise prendendo un sorso dalla sua tazza, azzurra, come gli occhi della sua Eleonore.
Sapeva che per Dorcas sarebbe stato difficile, ma aveva anche la certezza che ne avesse bisogno. Certi pesi non si potevano sopportare da soli e lui lo sapeva bene.

-Mi dispiace, fuori da questa casa si combatteva una guerra e io ero qui nascosta mentre voi eravate lì a lottare per tutto ciò in cui crediamo- aggiunse non riuscendo a trattenere le lacrime.
Non amava piangere, eppure non riusciva a controllarsi, si sentiva così in colpa.

-Non sai quante volte mi sono chiesta se le cose sarebbero potute essere diverse se fossi stata al vostro fianco. Ogni qualvolta mi giungeva voce della morte di uno dei nostri mi sentivo così inadeguata- continuò lasciandosi cullare dalle braccia del suo migliore amico che non potendola vedere in quello stato l’aveva stretta forte al suo petto.
-Mary e Marlene non ci sono più, Alice e Frank sono stati torturati fino a perdere loro stessi, James e Lily sono morti per salvare il loro bambino e proprio lui è stato a far battere in ritirata Voldemort- disse, pronunciando quel nome che grazie al sostegno dei suoi amici aveva imparato a non temere.
-Mentre io non ho potuto far nulla. Ero rinchiusa in questa casa perché Evan aveva paura che ci accadesse qualcosa- sussurrò portando una mano ad accarezzarsi il ventre rigonfio mentre una piccola luce le si accendeva nello sguardo.
Quel bambino l’avrebbe salvata pensò Remus osservando i gesti pieni d’amore della ragazza.
-Quando scoprì la gravidanza eravamo così felici. Certo, erano momenti difficili, ma l’idea di costruire una famiglia tutta nostra ci rendeva euforici. Sapevamo che le difficoltà non sarebbero mancate. Lui sarebbe stato disconosciuto dalla famiglia e io avrei dovuto lottare per far capire agli altri che persona meravigliosa sapeva essere, ma non ci interessava. Eravamo insieme e potevamo contare sul vostro appoggio, nulla era più importante. Pensa che avevamo già deciso i nomi. Se fosse stata una femmina l’avremmo chiamata Mary Blanche- sorrise nel pronunciare quei due nomi e facendo nascere un leggero sorriso anche sul volto del giovane Lupin.



 -Mi aspetto un mega regalo per il mio compleanno- disse una ragazza dai ribelli capelli biondi raccolti in una coda alta con una piuma per tenerli buoni, odiava quando le finivano davanti mentre leggeva.
Dorcas osservò la sua migliore amica con sguardo interrogativo. Fino ad un attimo prima stavano parlando di pozioni e tutto d’un tratto se ne usciva fuori con il suo regalo di compleanno.

-Non guardarmi così- la rimproverò Mary senza distogliere gli occhi dal libro che stava leggendo.
Non aveva bisogno di guardarla in volto per leggerle l’anima. La conosceva troppo bene, non per nulla non era riuscita a tenerle nascosta la sua relazione con uno dei Serpeverde più temuti del loro anno.

-Se non fosse per me a quest’ora tutti saprebbero della tua relazione clandestina e del tuo improvviso amore per il bianco quando fino a pochi mesi fa lo detestavi profondamente- aggiunse mettendo su un ghigno peggio dei Malandrini.
Quando voleva quella ragazza sapeva essere terribile e quello era uno di quei momenti.

Dorcas a quelle parole avvampò diventando dello stesso colore della poltrona sulla quale era seduta. Odiava quando Mary parlava così spudoratamente della sua relazione con Evan. Le sembrava ancora impossibile essere riuscita a far breccia nel cuore di quello che tutti definivano un ragazzo di ghiaccio, invece erano ormai sei mesi che i due facevano coppia fissa e le uniche a saperlo erano Mary, con la quale non riusciva a mantenere nemmeno mezzo segreto, e Eleonore, la gemella di Evan, che lo leggeva dentro come se fosse un libro.
Era grazie a loro due se riuscivano ad incontrarsi quasi ogni giorno per ricavare qualche momento per loro.

Mary scoppiò a ridere vedendo l’espressione imbarazzata dell’amica facendola indispettire tanto da farle lanciare un cuscino sul volto dell’altra, scoppiando a ridere come se non ci fosse un domani e provocando l’immediata reazione della bionda.
Nessuno poteva colpirla e passarla liscia.
Fu una guerra epica tra risate e sorrisi tanto da lasciarle senza fiato ma soddisfatte.

-Facciamo che mi accontento di sapere che quando avrete una bambina la chiamerete come me- disse d’un tratto interrompendo quel piacevole silenzio che si era creato nella stanza e facendo sobbalzare Dorcas.
Non aveva mai pensato a quell’eventualità, ma non le dispiaceva.
Immaginare dei figli suoi e di Evan la faceva stare bene.

-Solo se tu chiamerai tua figlia Dorcas- controbatté facendo ridere l’altra che annuì stringendole il mignolo per suggellare quella promessa.

Nessuna delle due poteva immaginare che Mary sarebbe stata uccisa di lì a qualche anno non potendo mantenerla.



-Lei ne sarebbe felice- commentò Remus spezzando il silenzio che l’aveva accompagnato durante la prima parte del racconto.
Sapeva che aveva bisogno di fare una pausa. Troppi ricordi avevano assalito le loro menti e non sempre era facile riviverli.
La memoria poteva essere una lama a doppio taglio e loro lo sapevano bene.
Dorcas annuì tentando di mostrare un sorriso. Sperava tanto di avere una bambina per mantenere la promessa fatta.

-Se fosse un maschio, invece, avevamo pensato a Spencer Evan. Lui non voleva che nostro figlio avesse il suo nome. Aveva paura di sporcare la sua purezza, ma io ho insistito e come al solito ha ceduto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per me, tranne farmi combattere questa guerra- aggiunse sorridendo nostalgicamente.
Se da una parte poteva capirlo, non era stato facile accettarlo sapendo che tutte le persone che amava erano fuori a combattere e lei era rinchiusa nella sua gabbia dorata.

Remus la strinse più forte tentando di allontanare il rimpianto che mai l’avrebbe abbandonata.
Avrebbe dovuto combatterlo per tutta la vita, ma sapeva che con il tempo avrebbe imparato a conviverci. Aveva fiducia in quel bambino che l’amica portava in grembo, sapeva che sarebbe riuscito a farle tornare il sorriso.



-Non ci provare- iniziò Evan osservando con sguardo duro la sua compagna.
Non l’aveva mai guardata in quel modo, era sempre stato dolce con lei, ma quella volta non poteva evitare. Doveva proteggere lei e il bambino che portava in grembo e se l’unico modo per farlo era quello non si sarebbe fermato.
Erano troppo importanti per lui, non poteva permettere che quella stupida guerra glieli portasse via. Non sarebbe mai riuscito a sopravvivere a quel dolore.
Non era un coraggioso lui.

-Non puoi tenermi qui dentro per sempre- si ribellò l’ex Grifondoro osservandolo con la sua solita espressione battagliera.
Aveva sempre vinto contro Evan, per lei cedeva sempre, ma questa volta sarebbe stato diverso, se lo sentiva.

 -Non ti permetterò di rischiare la tua vita e quella di nostro figlio- le disse prendendola per le spalle e tentando di farla ragionare.
Sapeva quanto poteva essere testarda e orgogliosa. Era la sua natura quella di combattere per ciò in cui credeva

-Non posso permettermi di perdervi- aggiunse in un sussurro che fece bloccare in gola la risposta alla ragazza.
Mai le aveva detto una cosa del genere da quando stavano assieme e non poteva credere di sentirgli pronunciare tali parole proprio in quel momento.

 -Siete tutto ciò che mi resta, non sopporterei di veder morire voi come è accaduto a Leo- aggiunse pronunciando per la prima volta il verbo morire e il nome della sorella nella stessa frase facendole spalancare gli occhi per la sorpresa.
Era un colpo basso bello e buono quello, Evan lo sapeva bene, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per raggiungere il suo scopo, non per niente era una serpe.
Dorcas lo osservò perdendosi nei suoi occhi color del ghiaccio che tante volte l’avevano incantata ma che in quel momento erano pieni di paura e preoccupazione
, per loro e la cosa la rese maledettamente felice. Era l’ennesima prova che lui l’amavo allo stesso modo in cui era lei ad amarlo.

-D’accordo- acconsentì alla fine facendo nascere un bellissimo sorriso sul volto del suo fidanzato.
 -Ma tu vedi di tornare da noi, abbiamo maledettamente bisogno di te- aggiunse in un sussurro facendo colorare le sue gote.
Nonostante stessero assieme da tanto le riusciva ancora difficile dirgli determinate cose, eppure lo sguardo di Evan ogniqualvolta ci riusciva la lasciava sempre senza fiato.

Evan la strinse forte a sé posando delicatamente le sue labbra su quelle della sua dolce metà in un bacio prima lento ma pian piano sempre più vorace. Si amavano e avevano bisogno di dimostrarselo.

-Ti fidi di me?- le chiese sollevandola e facendole avvolgere le esili gambe alla sua vita.

Dorcas gli sorrise prima di sussurrargli un “sempre” a fior di labbra che fece perdere un battito al ragazzo.
Quella Grifondoro era la sua rovina, eppure non rimpiangeva nemmeno un secondo del tempo passato assieme.

-Tornerò, Dorcas, è una promessa!- le sussurrò prima di tornare a baciarla e farla sua ancora una volta.

Peccato che in quel momento nessuno dei due sapesse che quella sarebbe stata la loro ultima volta insieme. Evan non avrebbe mai mantenuto quella promessa.


-Sai quando ho capito che non sarebbe tornato?- chiese Dorcas senza alzare il volto dalla spalla del suo amico.
Non le piaceva mostrarsi fragile davanti agli altri, solitamente non avrebbe mai pianto in quel modo, eppure le era parso così facile tra le braccia di Remus. Aveva sfogato tutta la frustrazione e il senso di colpa in quelle lacrime che le avevano graffiato il volto candido e inzuppato la felpa blu dell’amico.
Sperava davvero di non avergliela rovinata, era uno dei pochi regali che aveva di Eleonore e non si sarebbe mai perdonata in caso contrario.

Il giovane Lupin le accarezzava i capelli per invogliarla a parlare, del resto era andato da lei non solo per rivederla, ma anche per capire e lo stava facendo.

-Ero in cucina a prepararmi un the- iniziò tornando con la mente a quel giorno di sei mesi prima.
 -Mi sentivo strana, era come se avessi un groppo in gola che non ne voleva sapere di andare giù, quindi mi ero armata della felpa bianca di Evan per scaldarmi e sentirlo vicino sperando che il suo odore riuscisse ad aiutarmi- continuò allontanandosi dall’amico e dirigendosi verso la libreria dove facevano bella mostra di sé diverse fotografie.

Ve n'era una babbana, con Dorcas che spegneva cinque candeline assieme ai suoi genitori, era la fotocopia di sua madre, eppure gli occhi erano quelli del padre, una splendida famiglia.

Quella dopo era una foto magica e rappresentava Evan e Eleonore che si facevano le linguacce, avevano sette anni e Andromeda gliel’aveva scattata di nascosto per poi regalarne una copia ad entrambi che i gemelli avevano custodito gelosamente lontana dagli occhi dei genitori che non avrebbero mai approvato un tale comportamento.

Le due dopo risalivano ai tempi di Hogwarts.
In una si vedeva la sala comune di Grifondoro. James e Sirius che si rincorrevano mentre Lily li guardava male, Marlene non riusciva a reprimere un sorriso e Peter li osservava adorante. Frank e Alice in un angolo si scambiavano sguardi dolci e allo stesso tempo imbarazzati, nessuno di loro aveva il coraggio di farsi avanti con l’altro eppure lo avevano capito anche i muri che erano cotti l’uno dell’altra. E poi c’erano lui, Dorcas e Mary che seduti per terra davanti al camino leggevano gli appunti della giornata scambiandosi aneddoti divertenti. La foto era stata scattata proprio nel momento in cui erano scoppiati a ridere di cuore non ricordava più per che cosa.
Era bellissima in tutto il suo casino, tutto il contrario di quella dei Serpeverde.
I quattro ragazzi rappresentati, Severus, Regulus, Eleonore e Evan se ne stavano seduti sul divano e le poltrone della loro sala comune e sorridevano.
Erano davvero due mondi completamente diversi, eppure avevano trovato un punto d’incontro.

La foto subito dopo ritraeva Dorcas e Mary sdraiate al sole ai piedi di una quercia sulla riva del Lago Nero. Avevano un’espressione davvero bellissima in volto, così serena e rilassata, era davvero tantissimo tempo che non riusciva più a vederla sul volto dell’amica.

Spostò ancora lo sguardo, quella dopo raffigurava le due ragazze precedenti sedute al tavolino di un locale babbano che ridevano e scherzavano con la sua Eleonore. Sembrava assurdo, eppure quelle tre erano fin troppo amiche per essere così diverse, peccato nessuno potesse sapere della loro amicizia. Una futura Mangiamorte e due membri dell’Ordine, un sacrilegio solo a pensarlo.

La foto successiva gli fece perdere un battito, c’erano tutti e cinque.
Evan stringeva a sé Dorcas guardando però dall’altro lato, si imbarazzava ancora a mostrare certi gesti in pubblico. Accanto a lei Mary stringeva la mono dell'amica e faceva il segno della vittoria con le dita, era riuscita a convincere Evan, un ottimo traguardo per lei. Al suo fianco vi erano lui e Eleonore che si tenevano per mano guardandosi dolcemente. Era una foto stupenda e forse era stato l’ultimo momento che erano riusciti a passare insieme.
Pochi giorni dopo erano stati attaccati e Mary assassinata.
Forse quello era stato il primo vero momento di crisi che si erano ritrovati a vivere.

L’ultima era la più recente. C’erano i due proprietari di casa.
Dorcas sorrideva felice nel suo vestitino bianco ed Evan l’abbracciava da dietro. Erano felici, peccato ci fosse una crepa proprio tra i loro volti che si osservavano.

-Il vetro si è rotto quel giorno. Nel momento in cui lui ha chiuso gli occhi per l’ultima volta, il vetro ha ceduto. Non ho mai creduto in divinazione, lo sai, eppure l’ho capito subito. Il vetro si era rotto così come rotto sarà sempre il mio cuore- concluse con un sorriso triste sul volto.

Remus la osservò senza riuscire a muoversi. Non l’aveva mai vista così fragile. Nemmeno quando si era ritrovata a dover stringere tra le braccia il cadavere di Mary.
E fu a quel pensiero che Remus batté gli occhi dandosi dell’idiota, come aveva potuto non pensarci?
Con uno strano sorriso in volto la raggiunse prendendole una mano. Dorcas lo osservò interrogativamente ma non le rispose, si limitò a scuotere il capo e a trascinarla senza che si opponesse, troppa scioccata per dire qualsiasi cosa.
Erano mesi che non metteva il naso fuori casa, aveva quasi paura.

-Andrà tutto bene- tentò di rassicurarla il castano, aiutandola a indossare un giaccone, prima di far intrecciare le loro dita.
Fu strano, per entrambi, solo i fratelli Rosier avevano intrecciato le dita con le loro e quella stretta era così diversa da quella alla quale erano abituati. Sapeva di conforto, di sostegno.
Rincuorato da queste emozioni uscirono dall’appartamento nel quale Dorcas aveva passato gli ultimi mesi, ma fu solo un secondo prima che Remus li smaterializzasse via.

-Sei un idiota!- lo accusò la corvina non appena tornarono con i piedi per terra.
Era una vita che non si smaterializzava e essere incinta di certo non aiutava.

-Scusa!-le disse il ragazzo trattenendo un sorriso.
Era buffissima con i capelli scombinati, quel giaccone più grande di lei e il pancione che le impediva gran parte dei movimenti.

-Dove siamo?- chiese una volta che si fu ripresa appoggiandosi all’amico per camminare.
Non era ancora del tutto stabile sulle sue gambe.

Remus, però, non le rispose continuando a condurla in un piccola radura tra la fitta boscaglia ormai innevata. A guardare quel bosco da lontano non avrebbe mai immaginato di scorgervi un tale angolo di paradiso.

-Ho scoperto questo luogo durante una delle mie trasformazioni- iniziò il giovane lupo mannaro avanzando lentamente per permettere all’amica di studiare ogni dettaglio di quello che lui aveva sempre considerato un posto incantato.
 -Me ne sono innamorato, quindi decisi di farlo vedere a Leo che se ne innamorò allo stesso modo. Era il nostro angolo di paradiso. Quando volevamo stare insieme lontani dalla guerra era qui che ci rifugiavamo- continuò Lupin tornando a quei giorni felici in cui il suo unico pensiero era godersi la vita con quella ragazza speciale che era riuscita ad accettarlo nonostante il suo “piccolo problema peloso” com’era solito chiamarlo James.



-Sai, credo che se non fosse stato per Dorcas a quest’ora saresti morto- disse Eleonore sistemandosi meglio tra le braccia del suo fidanzato.
Erano sdraiati nel centro di quella splendida radura a coccolarsi. Si erano mancati in quel periodo e riuscire a trovare un momento tutto per loro li faceva stare bene.

Remus sorrise a quelle parole posandole un bacio tra i capelli. Leo aveva ragione. Se non fosse stato per la sua amica, Evan non avrebbe mai accettato la loro relazione, ma si sa, Meadowes otteneva sempre ciò che voleva e dato che voleva che il suo ragazzo non lo uccidesse, eccolo lì a coccolare la sua bella.

-Lei e Mary riescono sempre a tirarmi fuori dai guai- si limitò a rispondere facendo nascere un sorriso sul volto della ragazza.
Era vero. Ogniqualvolta i Malandrini si mettevano nei guai e i professori volevano punirli mandando a monte i rari incontri che riuscivano a concedersi ecco spuntare quelle due pronte a difenderlo e a concedergli alibi maledettamente credibili.
C’era stato un periodo in cui gli altri avevano pensato avesse una relazione con una delle due, perché non era normale il loro comportamento, peccato non avessero mai saputo la verità.

La bionda rise di cuore a quelle parole, prima che un’ombra di malinconia le deturpasse lo sguardo. Mary le mancava da morire e non riusciva a immaginare in che condizioni potesse trovarsi Dorcas, se chiudeva gli occhi riusciva ancora a vedere il volto di quest’ultima rigato dalle lacrime mentre stringeva a sé il corpo senza vita della sua migliore amica.
Era stata una scena straziante.

-Promettimi una cosa, Rem- disse d’un tratto cercando gli occhi nocciola del compagno.
 Il suo sguardo dolce riusciva sempre a scaldarle il cuore.
-Se dovessi morire in questa guerra, seppelliscimi qui- disse senza dare il tempo al ragazzo di replicare.
Non voleva, Eleonore, dover condividere la sua eternità con quegli antenati che non avrebbero mai compreso le sue scelte, ma che la consideravano una traditrice, nonostante quello stupido marchio le deturpasse la pelle candida del braccio sinistro.
Era vero, era un’anima nera, eppure stando accanto a Remus sentiva sempre più il peso sul suo cuore alleggerirsi. Non sarebbe mai stata un’anima bianca, candida, innocente, non con tutto il male che la circondava e al quale era stata costretta ad obbedire, ma sperava di essere sfumata verso il grigio, a metà tra la malvagità e la purezza
.

-Non dire sciocchezze, Leo- la rimproverò dopo un momento di esitazione.
Aveva faticato parecchio per digerire quelle parole eppure ancora non riusciva a capacitarsi che fosse stata proprio lei a pronunciarle.

-Siamo in guerra, Rem- iniziò posando nuovamente il capo sul suo petto e lasciando che la stringersse a sé ancora più forte -Io sono una dei cattivi, anche se non l’ho scelto. Quanto pensi impiegherebbe uno dei vostri a farmi fuori?-

Lupin sbarrò gli occhi a quelle parole.
Sapeva che aveva ragione, eppure faceva maledettamente male sentirlo dire ad alta voce. Erano su due schieramenti opposti dalla fine della scuola e nessuno avrebbe mai creduto al buon cuore che caratterizzava la sua principessa, non dopo averla conosciuta tra le mura di Hogwarts, quando per proteggersi si nascondeva dietro una maschera di ghiaccio e il nome del fratello.
Sospirò Remus, sconfitto da quella verità che faceva fin troppo male ad entrambi, prima di posare un bacio tra i capelli e fare quella promessa che sperava di non dover mai mantenere.



-Le avevo promesso che se le fosse accaduto qualcosa l’avrei sepolta qui- disse riemergendo dai ricordi mentre una lacrima gli rigava il volto pallido.
Faceva ancora male, nonostante fossero passati ormai quindici mesi dal giorno in cui gli occhi grigi della sua Leo si erano chiusi per sempre -Ho pensato che avrebbero voluto passare anche l’enternità assieme- aggiunse osservando un punto poco lontano da loro dove si intravedevano due pietre candide come la neve che le circondava.

Dorcas strinse più forte il braccio all’amico.
Aveva sempre pensato che il suo corpo fosse andato perso in battaglia, di doversi accontentare delle sue sensazioni e la sua assenza per convivere con il dolore che le procurava la sua mancanza, invece…
Senza dire una parola si staccò da quel braccio che era stata la sua ancora e a passo incerto si avviò verso quelle che aveva intuito essere le loro tombe.
Erano bellissime nella loro semplicità.

Granito bianco ad indicare la loro innocenza.
Non era colpa loro se erano nati in una famiglia purosangue e razzista, eppure erano riusciti ad abbattere quel muro nel quale erano cresciuti, scegliendo di condividere la propria vita con una nata babbana e un lupo mannaro, ciò di più disdicevole per il loro stato sociale.

Una fotografia.
Eleonore era rappresentata sorridente, mentre un colpo di vento le scombinava I capelli e le faceva chiudere gli occhi.
Evan aveva le labbra stirate nel suo classico ghigno, ma gli occhi pieni di vita e di amore.
Erano bellissime e rappresentavano benissimo le loro personalità.

Accanto vi erano incisi i loro nomi con sotto le loro date di nascita e morte.
Eleonore Clarisse Rosier  07/06/1960 – 15/09/1980
Evan Sebastian Rosier   07/06/1960 – 03/06/1981

Per finire vi era incisa una frase che Dorcas conosceva bene.
Adorava Oscar Wilde era uno dei suoi autori preferiti, ma non avrebbe mai immaginato di leggerla sulle loro tombe.

«La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé»

Si lasciò cadere a terra Dorcas leggendo quelle parole, mentre calde lacrime le rigano il volto.
Remus non avrebbe mai potuto scegliere frase più appropriata. Nessuno sapeva delle loro storie, eppure loro due le custodivano gelosamente perdendosi nei ricordi ogniqualvolta la mancanza diventava insostenibile. Era come sfogliare le pagine del proprio diario, un diario che non avevano mai scritto per paura che qualcuno potesse scoprire di loro.

-Grazie!- sussurrò con un filo di voce senza allontanare lo sguardo dalla foto del suo amato, mentre con mani tormenti ne accarezzava il profilo.
 -Avevo bisogno di vedere la sua tomba per poterci credere- aggiunse tirandosi su con l’aiuto dell’amico di sempre -Ora so che ogniqualvolta avrò voglia di parlagli mi basterà venire qui e anche Mary potrà farlo- aggiunse accarezzandosi il ventre.
Non sapeva perché, ma in quel momento aveva avuto la certezza che la loro sarebbe stata una bambina e ci credeva.
Remus parve leggerle quella convinzione nello sguardo e non fece domande, anzi le sorrise rassicurante come solo lui sapeva fare, contagiando anche lei che parve guardarlo con occhi nuovi.

-Sarai un ottimo padrino per tua nipote!- aggiunse regalandogli quel ghigno che aveva imparato dal Serpeverde e lasciandolo basito.
Non si sarebbe mai aspettato una proposta del genere. Come poteva esser lui a proteggere quella bambina se non sapeva aiutare nemmeno se stesso?

-Sappi che non era una domanda!- gli disse prima di far comparire un mazzolino di nontiscordardime sulle tombe dei gemelli e allontanarsi con un dolce sorriso.
Remus la osservò a bocca aperta prima di scuotere il capo e lasciarsi andare ad una risata.

Forse il miracolo era iniziato e Dorcas stava finalmente ritrovando se stessa, aveva fiducia in lei e in quel bambino che le cresceva nel grembo. Grazie a quello scricciolo sarebbero tornati a sorridere, entrambi.

  
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