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Autore: Il_Genio_del_Male    01/03/2018    7 recensioni
"Ma più che del corpo le ferite
da Sehun son patite
le bramosie d’amor."
[Medieval!AU]
Genere: Parodia, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kai, Kai, Sehun, Sehun
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
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Re Sehun tornava dalla guerra

lo acclama la sua terra

cingendolo d’allor.

Al sol della gaia primavera

rifulge l’armatura

del Sire vincitor.

Il sangue del Broccolo e dell’Unno

ombreggiano il cimiero

di identico color.

Ma più che del corpo le ferite

da Sehun son patite

le bramosie d’ammmòòòr.

“Se fame di gloria e sete d’onore

assicuran la guerra al vincitore

non ti lascian un momento per fare l’ammmòòòreH!

Chi poi impone alla sposa soave

di castità la cintura assai grave

nella pugna può correr il rischio di smarrire la chiave”.

Così si lamenta il re coreano

biondeggia intorno il grano

gli son corona i fior.

Lo specchio di chiara fontanella

riflette fiero in sella

dei Cinesi il vincitor.

Quand’ecco, nell’acqua si compone

mirabile visione

il simbolo d’ammmmòòòr:

al riparo, celato dalle fronde,

un giovin si confonde

ignudo in pieno sol.

“Mai fu vista creatura più bella

colui è più leggiadro d’ogni donzella!”

disse re Sehun scendendo veloce di sella.

“Prego, messere, non v’accostate

di niun è gaudio quel che cercate

ad altra più facile fonte la sete placate”.

Interdetto da un eloquio sì preciso

sentendosi deriso

re Sehun s’arrestò.

Ma più dell’onor poté il digiuno

fremendo l’elmo bruno

il Sire si levò.

Codesto era un gesto calcolato

da egli spesso usato

in gran difficoltà.

Al ragazzo apparve un gran nasone

e un volto da pirlone

ma era Sua Maestà.

“Se voi non foste il mio sovrano”

-Sehun si sfila il pesante spadone-

“non celerei il disio di fuggire lontano.

Ma poiché siete il mio signore”

-Sehun libera il proprio pitone-

“debbo concedermi spoglio d’ogni pudore”.

Cavaliere era il Re assai valente

ed anche in quel frangente

d’onor si ricoprì.

Giunto alla fin della tenzone

incerto sull’arcione

si apprestò a risalir.

Lesto lo ferma il giovincello

reso ancor più bello

da un pudico rossor.

“Io ben so che siete il Sire

e non dovrei aver l’adire

ma avverto in me l’ammmòòòr.

Jongin è il nome mio

se non mi volete: addio,

spero però che vi rivedrò”.

“Giammai un tal sgarbo io ti farò”

asserì Sehun con vero ardore.

“Sposarti per me sarà un grande onore!”

Ciò detto agì da gran marpione

e con balzo da leone

in sella Jongin issò.

Frustando il cavallo come un ciuco,

tra i glicini e il sambuco

la coppia si dileguò.

Re Sehun tornava dalla guerra

lo acclama la sua terra

cingendolo d’allor.

Al sol della gaia primavera

rifulge l’armatura

del Sire vincitor.

 

 

 

 

Per chi non l’avesse riconosciuta, la mia fonte d’ispirazione per questa ficcy è la canzone Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers di Fabrizio De André, scritta insieme a Paolo Villaggio. Ho preso il testo e l’ho adattato e modificato là dove potevo (soprattutto il finale), cercando di mantenerne la musicalità e al contempo renderla un po’ più mia. Non so se ci sono riuscita a pieno, però ho fatto del mio meglio. Il merito, in ogni caso, va ai due autori. La versione originale la trovate qui (https://www.youtube.com/watch?v=5ZFbFyyFICs); se non la conoscete, ascoltatela perché ha una musica splendida, molto medievale, ed è un capolavoro di ironia.

Una cliccatina è sempre gradita: https://www.facebook.com/IlGeniodelMaleEFP/?ref=bookmarks.

   
 
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