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Autore: CassidyKeynes    08/03/2018    0 recensioni
Ignorate questa cosa, è solo un modo per far leggere ad una persona quello che ho scritto, ignoratemi, grazie.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Domani ci sarà il test, mi aspetto ottimi risultati quindi studiate se non lo avete ancora fatto.”

Le parole del docente dai capelli color della notte risuonarono nell'aula silenziosa, prima di fare un segno con la mano per indicare la fine della sua lezione. Solo nel momento in cui lo stidire delle sedie sulle piastrelle riempì l'ambiente circostante, la testa rossa al fondo della classe si alzò dal banco, entrando casualmente nel campo visivo di un giovane dagli occhi dorati che stava raccogliendo i propri libri prima di fiondarsi nella sala delegati, a compiere il suo dovere. Lo sguardo si alzò al cielo nel vedere il rosso posare gli occhi assonnati su di sé, decidendo di ignorarlo come ormai faceva da anni.

“Non capisco perché ti impegni tanto.”

La voce che lo raggiunse era roca a causa del recente risveglio, ma bastò a farlo voltare, per rivolgergli un semplice sguardo che parlava da solo.

“In fondo, non siamo qui per imparare.”, continuò il più alto, alzandosi dalla sedia ed afferrando la giacca in pelle.

Da quando Nathaniel lo aveva rivisto per la prima volta in quel liceo, aveva sempre storto il naso alla sua scelta discutibile in quanto a vestuario, estremamente diverso dalla classica camicia bianca che invece indossava lui.

Come ragione e sentimento, giorno e notte, Castiel era il contrario di Nathaniel ed i loro mondi non sarebbero mai entrati in contatto, non più, ma allo stesso tempo erano così collegati tra loro da rendere quello strano legame qualcosa di incomprensibile ed indissolubile.

Il biondo sbuffò alle parole altrui, scostandosi con le dita affusolate una ciocca di capelli che gli ricadeva sul viso delicato ed apparentemente perfetto.

“A differenza tua, io non ho intenzione di farmi la reputazione dell'ignorante menefreghista.”, sentenziò, voltandosi per raggiungere la porta, definendo la chiusura di quel loro piccolo ed intenso scambio di parole. Erano rimasti soli in classe, come spesso accadeva, il che non aveva mai portato a nulla di buono se non a raccogliere una folla di curiosi che avevano voglia di ascoltare i battibecchi dei due.

Una mano sulla maniglia della porta, bastava solo aprire per essere fuori, per liberarsi di Castiel per il resto della giornata.
“Iezalel.”
Il suono di quel nome fece gelare il biondo sul posto. Un brivido percorse il suo intero corpo, scosso da quel suono suadente, ma strinse i denti, deciso a non girarsi ancora una volta. Non poteva dargliela sempre vinta, non poteva cedere ogni volta, lasciarsi abbindolare dal suono dolce proveniente dalle labbra di un essere ingannevole, pronto a pugnalarlo alle spalle appena avuta l'occasione.
Aprì bruscamente la porta e fece un gran respiro, prima di uscire dall'aula, non dopo aver risposto bruscamente -tradito però dal tremolio nella voce.

“Non osare mai più pronunciare quel nome.” Potè sentire il rosso sospirare, come se quasi si fosse arreso all'evidenza, ma Nathaniel sapeva fin troppo bene che non lo avrebbe mai fatto. Avrebbe continuato a ronzargli intorno, a fargli saltare i nervi e cercare di tentarlo in ogni modo possibile. Sapeva che cercava solo di fargli abbassare la guardia per poter aver un vantaggio con Lilith, ma non aveva intenzione di lasciargliela passare liscia.

Si ritrovò ancora una volta solo in sala delegati, il posto più solitario che potesse trovare in quella scuola, ma anche il migliore per poter studiare in pace, non che avesse effettivamente bisogno di mettersi a studiare cose che aveva vissuto o già studiato anni ed anni prima.

Con i libri e gli appunti sparsi sul grande tavolo della sala, iniziò a revisionare tutto ciò che era stato detto alle lezioni, decidendo che sarebbe stato comunque giusto ripassare prima del test che avrebbero avuto il giorno successivo, nonostante fosse effettivamente inutile sforzarsi a tal punto per avere dei buoni voti. Castiel, in fondo, non aveva tutti i torti; il suo compito non era quello di giocare a fare lo studente modello, ma doveva occuparsi di ben altri problemi all'interno di quella scuola, tra cui uno in particolare: Lilith.
Sovrapensiero sussurrò il nome della giovane dai lunghi capelli corvini, che portava sulle spalle il peso di un nome colmo di storia, sventure e che decisamente non poteva portare a nulla di positivo, soprattutto non con Castiel nei dintorni. Aveva iniziato nuovamente a torturarsi, a lasciare che la sua mente venisse invasa da pensieri cupi e tragici e l'unica cosa che lo riportò alla realtà fu il suono della porta sbattuta contro il muro, che lo fece sussultare. Sulla porta, ecco la protagonista dei suoi più recenti pensieri.
“Nathaniel, ti prego, ho bisogno del tuo aiuto. Mi ero dimenticata del test di domani, non so come fare, non so nulla, i miei appunti sono spariti, come faccio?”

Le labbra del ragazzo si stesero in un sorriso gentile alla vista di colei che rispondeva al nome di Lilith con le mani unite in segno di preghiera. Senza dire una parola, scostò la sedia accanto alla propria e le fece segno con il capo di accomodarsi. Vide i suoi occhi limpidi illuminarsi di gioia e speranza e poco dopo eccola seduta rigorosamente al suo fianco, con il quaderno a quadretti aperti ed in mano una penna rosa con in cima incollata la testa di un orsetto. Era più femminile di quello che sembrava.

Sapeva che Castiel aveva già iniziato a muoversi, anche troppo velocemente, riuscendo già ad influenzarla in parte. Sapeva che era colpa del rosso se la giovane si era ridotta a studiare all'ultimo secondo, ma la speranza era l'ultima a morire. In fondo, almeno ora era lì a studiare.

 

Dopo circa un'ora di studio, la giovane sembrava aver appreso almeno le nozioni base per poter arrivare alla sufficienza nel test, ma ancora non bastava e non aveva intenzione di lasciare che si accontentasse di raggiungere la soglia minima. Sarebbe bastata solo un'altra ora di studio, ne era certo, ma i suoi piani andarono in fumo nel momento in cui un certo rosso dal sorrisetto sbieco non si presentò davanti alla porta della sala delegati, poggiandosi allo stipite della porta come se quella fosse casa sua.
“Lilith, muoviti, andiamo.” Tre parole, due ordini, probabilmente quello era l'unico modo in cui il più alto era in grado di comunicare.
“Stiamo ancora studiando, Castiel, sparisci.” Lo sguardo intimidatorio del biondo non lasciava spazio ad obiezioni, ma sapeva bene che non avrebbe mollato la presa.

“Avete già studiato abbastanza. Vieni, Lilith, non sprecare tempo con questo perdente.” Era ormai entrato nella stanza, posando entrambe le mani sul banco, avvicinandosi alla giovane divisa tra due fuochi.

“Lilith, abbiamo bisogno ancora di un'ora di studio se vuoi essere pronta per domani.” Nathaniel si alzò, parlando questa volta alla diretta interessata: ragionare con Castiel sarebbe stato inutile.
“Io...” cercò di rispondere con voce titubante, ma Nathaniel già conosceva la sua risposta “Grazie per il tuo aiuto, Nathaniel, credo sia meglio che io vada a casa. Ci vediamo domani?” un sorriso si stese sulle labbra di rosa della ragazza e Nathaniel non poté che annuire con il capo, abbozzando a sua volta un sorriso, che scomparve immediatamente nell'incontrare l'espressione vittoriosa del rosso che stava davanti a lui.

La giovane racccolse i suoi averi e si precipitò fuori dalla stanza, sapendo che Castiel l'avrebbe seguita subito. Il rosso si fermò solo un istante per avvicinare il viso, una volta perfetto e puro, a quello del più basso, allungando una mano per sfiorare una ciocca dei suoi capelli, andando a carezzare quasi come per sbaglio anche la sua guancia. E se per un istante il corpo del biondo fu percorso da un brivido, in ricordo di un tocco così familiare, quello dopo se ne sentì quasi disgustato. Scacciò la mano altrui con un gesto secco, allontanandosi il più velocemente possibile.
“Non osare toccarmi con quelle mani peccaminose...” sibilò tra i denti, solo per ricevere una risata sguaiata in cambio.

“Un tempo le bramavi, queste mani.” rispose prontamente il suo opposto, dandogli la schiena, nel processo di uscire e raggiungere colei che avrebbe dovuto distruggere.

“I tempi cambiano.” fu solo un sussurro quello di Nathaniel, ma sapeva che l'altro lo aveva sentito sicuramente, era così sicuro che quasi riusciva a udire la sua risposta “ma noi non cambiamo”. Ricordava perfettamente il suono di quelle parole, sussurrate al suo orecchio come una dolce tentazione, come un piccolo segreto che solo loro avrebbero dovuto condividere. Eppure... Eppure anche loro erano cambiati, avevano preso strade diverse, avevano scelto di schierarsi su vertici opposti, ora uno contro l'altro invece che uniti. Il solo pensiero dei “bei” vecchi tempi lo portava a stringere i pugni, sentendo le vecchie ferite bruciare come avevano fatto allora, a ricordargli i suoi errori ogni singolo giorno.

Il suono soave di una campanella ed un fruscio d'ali gli fece alzare d'istinto il capo.
“Mikhael...”, sussurrò, facendo un solo passo indietro, sentendo le gambe tremare. Appollaiato tranquillamente sul banco c'era colui che doveva controllare che tutto andasse per il verso giusto; Mikhael era l'individuo che aveva l'arduo compito di punire chi peccava, chi non seguiva le regole; Mikhael era colui che da anni faceva tremare le gambe a Nathaniel al solo sentire il suo nome.
“Iezalel, mia bellissima creatura celeste... Hai forse una qualche ragione per temere la mia presenza?”, sussurò suadente, con un sorriso falsamente dolce, che nascondeva più crudeltà di quella che Nathaniel avrebbe mai potuto immaginare. “Forse...” l'imponente uomo dal volto di bambino si avvicinò a lui, pietrificato sul posto, portando una mano a sfiorare la sua schiena, facendolo sussultare “... Qualche brutto ricordo?”

Il sorriso stonava completamente con lo sguardo quasi minaccioso, ma divertito. E se non fosse stato per quella sua dolce crudeltà, Mikhael avrebbe potuto essere la perfezione che cammina. I suoi capelli mossi erano fili d'oro prezioso, gli occhi due topazi lumosi e la pelle di porcellana prestigiosa, il tutto adornato da delle labbra di rosa, così delicate quanto piene di spine.

  
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