16. Pisolini, girasoli e gentlemen: Houston, abbiamo un problema!
-
Non credo di aver capito molto bene - azzardò Naruto,
esitante,
fissando su Hinata i suoi occhi cerulei.
La
moretta abbassò prudentemente lo sguardo, torcendosi le mani
in
grembo e cercando mentalmente le parole adatte per spiegarsi.
-
Ehm. So che può suonare strano, m-ma è come ti ho
d-detto. Devo
presentare il mio fidanzato ai miei genitori. È quello che
… che
loro si aspettano da me -
-
Ma … - obbiettò Naruto, grattandosi una guancia
perplesso -
Hinata, se tu non hai un ragazzo … questo in pratica
significa che-
-
Che dovrò trovare qualcuno disposto a fingersi tale per una
serata -
concluse lei in fretta e senza guardarlo.
-
Ah - fu l'unico commento sensato del biondino, che deglutì
nervosamente - E, non so … hai già pensato a
qualcuno? -
-
Io sarei disponibile - si intromise Kiba comparendo alle spalle di
Hinata e facendola sobbalzare. Naruto aveva già aperto la
bocca per
insultarlo, ma quello lo precedette, facendo spallucce e aggiungendo
con aria sbarazzina: - Ma ho come l'impressione che lei lo voglia
chiedere a te - Naruto richiuse la bocca. Hinata si sentì arrostire le guance. Kiba
invece
sorrise irrispettoso, e si allontanò con un cenno di saluto.
-
Ehm. Beh, ti stavo chiedendo … hai già pensato a
qualcuno che …?
-
-
Ha ragione - lo interruppe di nuovo la moretta.
-
Cosa? - chiese lui, spaesato.
-
Volevo chiederlo a te -
-
A me? -
-
S-Sì -
Naruto
la fissò, come se le fosse spuntata un'altra testa.
-
Ehm. P-Posso pensarci un po' su, Hinata? - esalò infine,
ridacchiando nervosamente per stemperare la tensione, mentre prendeva
a giocherellare col cucchiaino sotto lo sguardo perplesso e
leggermente deluso dell'amica, che comunque ebbe la prontezza di far
buon viso a cattivo gioco, annuendo con un piccolo sorriso dolce.
Naruto deglutì piuttosto rumorosamente, guardando
dappertutto tranne
che dalla parte di Hinata. - Non c'è problema. Naruto, davvero, n-non volevo m-metterti a
disagio
- balbettò lei mortificata.
-
A disagio? - il biondino si lasciò sfuggire una risatina
stridula
per nulla naturale - c-cosa ti fa pensare che io sia a disagio? -
ripeté.
-
N-Niente, mi sono sbagliata - replicò dubbiosa, osservandolo
un po'
stupita che si alzava frettolosamente e recuperava il giubbotto dalla
sedia. Un attimo dopo, borbottato un ''ci vediamo'' nient'affatto
rassicurante, si era precipitato fuori dal locale, lasciando da sola
al tavolo un'Hinata quantomeno demoralizzata. - Mmmh. L'hai fatto scappare mi sa - commentò Kiba
riavvicinandosi
prudentemente per sparecchiare.
Hinata
sollevò debolmente lo sguardo. - Sì -
confermò, con un sospiro -
L'ho fatto scappare -
-
Su, attacca tu, dai~
-
Shikamaru
alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
-
No, attacca tu … no, tu. Prima tu, tesorino -
Con
un'altra occhiata insofferente, afferrò una rivista
qualsiasi
cominciando a sfogliarla.
-
Oh, non dire così. Anche tu mi manchi già. Mi
richiami presto,
allora? Anch'io non vedo l'ora di rivederti, lo sai~
-
Ci
mise qualche secondo per accorgersi che stava tentando di leggere un
articolo al contrario, e la cosa, se possibile, lo irritò
ancora di
più.
-
Scusatemi - trillò allegramente Ino, chiudendo finalmente la
conversazione e infilando il cellulare violetto in borsa - Sapete,
era … -
-
Lo sappiamo chi era - la interruppe Shikamaru con tono scocciato,
senza alzare gli occhi dalla pagina.
-
Come, scusa? - si accigliò Ino, voltandosi a guardarlo.
-
Niente, niente -
La
biondina tornò allora a rivolgersi a Sakura, che teneva la
bimba
sulle gambe e le disfava con cura le trecce. - Beh, ti stavo dicendo
- riattaccò con tono entusiasta - Ieri è stata
una serata
assolutamente perfetta. Mi ha portata in questo localino gestito dai
suoi genitori, e abbiamo mangiato, ballato, e … - Shikamaru
fece uno strano verso col naso, costringendo Ino a interrompersi di
nuovo.
- Che c'è ancora? - domandò, irritata.
- Si vede che è un pidocchio -
- Che?! -
-
Ma dai, per favore. Scommetto che non ti ha neanche offerto la cena -
Ino
lo fulminò con lo sguardo. - Che cavolo staresti insinuando,
eh? È
stato comunque un gentiluomo! Io proprio non ti
capisco! Per
una volta che trovo un ragazzo carino e disponibile, tu devi metterti
a fare lo stronzo! Ma vattene al diavolo, che razza d'amico sei
…!
- saltò su infuriata, sfilandosi una scarpa col tacco e
tirandogliela addosso. Shikamaru alzò appena in tempo lo
sguardo per
vedersela arrivare in faccia. - Ma sei impazzita?! Potevi accecarmi!
Ino! Dove
stai andando
adesso? In... - si bloccò, osservandola senza parole che
usciva dal
soggiorno zoppicando impettita - … ma è
completamente pazza … -
sbuffò tra i denti, alzandosi stancamente dal divano e
recuperando
la scarpa. L'assurdità della situazione era talmente
evidente che
gli venne da ridere - Ehi - le gridò dietro - Ino, che fai,
aspetta!
Rischi di azzopparti così! Ino! - quando
anche lui
lasciò il salone per raggiungerla, stava ancora ridendo.
-
Sbaglio o abbiamo appena assistito a una scenata di gelosia? -
mormorò Sakura perplessa.
-
Mh. Meglio non indagare, Haruno - concluse saggiamente Sasuke, che
passava in quel momento dietro di lei. Si fermò a darle un
buffetto
scherzoso sulla punta del naso, e lo fece quasi senza pensarci. Il
sorriso di Sakura sapeva di burro, marmellata e pane bianco. Il
ragazzo pensò che fosse la cosa più buffa e
adorabile che avesse
mai visto. Chiyo nel frattempo si era accoccolata sul bracciolo della
poltrona, un po' di sbieco, e sonnecchiava tranquilla abbracciata al
suo pinguino di peluche, il famoso Mr. Pingu.
- Mi è venuta
voglia
di un gelato - osservò poi il ragazzo, pensieroso - Mi
accompagni,
Haruno? -
-
Un gelato? - balbettò lei, fissandolo disorientata - A
quest'ora? Ma
abbiamo appena fatto merenda … -
-
… disse quella che sapeva sbafarsi tre hamburger alle otto
di
mattina - disse lui con una smorfia.
-
Touché. Ma se non ti conoscessi bene,
direi che mi stai
proponendo un appuntamento, sai? -
-
Se non ti conoscessi bene, direi che stai accettando -
-
Niente fragola? - domandò Sasuke sedendosi sulla panchina
accanto a
lei, sinceramente stupito.
-
Assolutamente no. È l'unico gusto che non mi piace! - rise
Sakura,
portandosi il cucchiaino alla bocca - Anche se a dire il vero,
c'è
stato un solo periodo della mia vita in cui ne andavo letteralmente
pazza. Dovunque andassi, avevo sempre in mano una coppetta
extra-large di gelato alla fragola. Credo di averne
mangiato
quantità industriali … non ridere! Dico sul
serio, non sto
scherzando - esclamò lei dandogli una leggera gomitata nel
fianco,
sporgendo il labbro inferiore in un broncio offeso. Sasuke
cercò di
darsi un contegno, si sforzò davvero, ma immaginarsi una
Sakura
grossa come una mongolfiera e suscettibile come non mai che sbraitava
contro un povero gelataio dandogli dell'incompetente, era
semplicemente troppo spassoso per riuscire a trattenersi dallo
scoppiare a ridere.
-
Quindi, intendi quando eri …? - domandò Sasuke,
lasciando cadere
la domanda.
-
Quando ero in attesa del mio piccolo angelo, esatto - concluse la
ragazza con un sorriso.
-
Il tuo piccolo angelo mangione, direi - commentò lui,
guadagnandosi
un'altra gomitata.
-
Sta' un po' zitto e pensa al tuo gelato - lo rimbrottò
mostrandogli
la lingua mentre lui rideva di nuovo.
Quasi
non si resero conto che, inconsapevolmente, avevano intrecciato le
mani.
-
Voi uomini siete tutti dei bastardi. È un fattore genetico,
sta
dentro al cromosoma y e vi contraddistingue dal
primo
all’ultimo, e non ce n’è uno, ma dico uno,
che si salvi -
esordì Ino entrando in negozio come una furia. Shikamaru
ruotò gli
occhi per aria, sbuffando un divertito: - Oh, buongiorno anche a te,
Ino -
-
A proposito, io sono ancora arrabbiata con te. Che ci fai qui? -
chiese la biondina assottigliando gli occhi chiari, sospettosa.
-
Uhm - temporeggiò lui, grattandosi la testa in imbarazzo -
Ti ho
portato questi … per farmi perdonare -
Ino
osservò il mazzo di fiori con occhio critico. - Ah. Sarebbe
questo
il tuo modo di farti perdonare? -
-
Ehm. Sì. Cioè no! S-non lo so, insomma. Che
c'è che non va? -
esclamò lui, guardando i fiori senza raccapezzarsi.
-
C'è che aiuti la concorrenza, ecco cosa! Grazie tante! Li
hai scelti
tu poi? Guarda che casino. È un pugno in un occhio, non si
può
vedere! -
-
I cioccolatini non te li posso regalare perchè
sennò ingrassi, i
fiori nemmeno perchè altrimenti favorisco la concorrenza
… ma che
devo fare, eh? -
-
Un diamante avrebbe sortito il suo effetto, se ci tieni a saperlo
…
- replicò la biondina mostrandogli la lingua scherzosa.
Shikamaru
ridacchiò sollevato e si sedette sullo sgabello accanto al
bancone,
mentre Ino intanto, indossato il suo grembiule, si inginocchiava di
fronte a un grosso vaso bonsai e potava meticolosamente i rami di
troppo. - Se io fossi un fiore, per esempio, Shikamaru, che cosa
sarei secondo te? - domandò dopo qualche minuto, guardandolo
con
aria curiosa e indicandosi con l'indice. Si sedette anche lei e
lasciò cadere i guanti sul bancone.
Lui
finse di pensarci su molto attentamente, aggrottando la fronte con
fare concentrato.
-
Beh. Diciamo che nel 90% dei casi saresti una pianta grassa -
Shikamaru
si scansò di lato ridendo, giusto in tempo stavolta per
evitare di
prendersi la bottiglietta dell’acqua in testa. Ino
incrociò le
braccia al petto, mettendo su un broncio terribilmente risentito. -
D’accordo, d’accordo, magari posso trovare qualcosa
di più
appropriato - fece lui, senza smettere di ridere. Al punto che
perfino per l'amica cominciò ad essere molto difficile
tenere giù
gli angoli della bocca. - Una rosa, vero? - propose
lei
portandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio e alzando il
mento
con aria altezzosa, mentre dondolava le gambe dallo sgabello. -
No, no, per
carità -
riprese Shikamaru cercando di rimanere serio, poi però
sembrò
rimanere un attimo assorto, come se ci stesse pensando su davvero -
Tu, Ino, saresti un … un girasole, credo - concluse
soprappensiero.
La
biondina sgranò gli occhi, piacevolmente sorpresa. Era
palese che
questo complimento fuori programma non se lo aspettava proprio.
Shikamaru la guardò, se possibile ancora più
sorpreso di lei. Era
evidente che lui se lo aspettava ancora meno. E poi, senza preavviso,
Ino sembrò come illuminarsi, gli angoli della bocca si
sollevarono
verso l’alto, mentre sul suo viso si apriva un sorriso a dir
poco
radioso. Se non fosse stato già seduto, probabilmente
Shikamaru
avrebbe dovuto farlo, perché d’improvviso non si
sentiva più
tanto le gambe.
- L'ho lasciato, sai? -
- Chi? - domandò Shikamaru, riscuotendosi.
- Come chi? Il pidocchio -
- Ah - deglutì lui - E perchè? -
- Lui non mi avrebbe mai detto che … - mormorò
piano lei.
-
Cosa? - chiese lui perplesso, aggrottando la fronte - Cosa doveva
dirti? -
-
Niente, niente d'importante - fece Ino, tornando a dedicarsi al suo
bonsai.
Sentendo
suonare il campanello, Hinata si ripulì in fretta le mani
nel
grembiule e chiuse il getto d'acqua del lavandino.
Quando
però aprì la porta, si sarebbe potuta aspettare
chiunque, davvero
chiunque, ma non si sarebbe proprio mai immaginata di trovarsi
davanti un Naruto con le guance arrossate dalla corsa che faticava a
parlare. - Hinata … - esalò, piegandosi con le
mani sulle
ginocchia per riprendere fiato - Per fortuna ti ho trovato! Sono
anche tornato alla caffetteria ma tu non c'eri più. Mi sono
preoccupato, era sparito pure quel tizio odioso che serviva ai tavoli
… ho pensato … ma per fortuna sei qui
… - La moretta sorrise
debolmente, arrossendo giusto un po'.
-
Beh, sono tornata a casa in autobus. E credo che Kiba-kun avesse
finito il suo turno - spiegò semplicemente.
Naruto
aprì la bocca, poi la richiuse. E l'aprì di
nuovo, cercando
qualcosa da dire. Qualcosa di intelligente, perlomeno.
-
Sono … mortificato - concluse, abbassando la testa - Mi
vergogno da
morire. Sono stato imperdonabile, a lasciarti lì in quel
modo. E non
ho neppure pagato! - fece, cominciando a rovistare freneticamente in
tasca alla ricerca del portafoglio. - Ma Naruto … lascia
stare, non
importa, f-figurati … non c'è assolutamente
bisogno che- La
moretta gli fermò le mani con le sue tentando di calmarlo, e
infatti
Naruto si bloccò, alzando lo sguardo stupito e rimanendo con
le mani
sospese tra quelle più piccole e delicate della ragazza.
-
Ehm. Hinata -
La
voce sconcertata alle loro spalle li fece sobbalzare entrambi e
voltare precipitosamente. Una ragazza che sembrava quasi essere la
fotocopia della moretta li stava osservando dalla finestra al primo
piano, il viso inespressivo. Hinata a quel punto cercò di
ritrarre
le mani, ma stavolta fu Naruto a stringere la presa, con gentile
fermezza, fissandola con uno sguardo che Hinata non riuscì a
decifrare. - Chi è il tuo amico? - chiese Hanabi, inarcando
un
sopracciglio.
-
Oh. Ehm. Dunque, Naruto, ti presento Hanabi, la mia sorellina.
Hanabi, lui è N-Naruto, un … un …
ecco, vedi, lui è … -
Ma
inaspettatamente fu il biondino a concludere al suo posto, voltandosi
poi a fissare Hinata e aprendosi in un sorrisone.
-
Sono il suo ragazzo -