Videogiochi > Final Fantasy IX
Segui la storia  |      
Autore: CosimoSamori    10/03/2018    0 recensioni
"L'eccitazione si mutò in paura e poi in un profondo senso di irrequietezza. Era da quasi dieci anni che sognava quel momento: si era immaginato grossi eserciti, esplosioni tonanti e imprese degne di una leggenda, tutto meno che essere tormentato dal dubbio e dall'incertezza.
Era davvero questo ciò che desiderava? Seminare guerra e morte per il mondo?
Tempo fa avrebbe risposto di sì, ma ora che aveva incontrato Garnet non ne era più tanto sicuro.
"
Una vera e propria trama alternativa a quella del gioco in cui Gidan conosce fin dall'inizio le sue vere origini e il suo compito di Angelo della Morte.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Acqua e buio.
Un lampo nella notte.
Una minuscola zattera.
Una paura così grande da rimanere per sempre impressa nella memoria.
Nessuna speranza, nessuna salvezza, solo acqua.
E buio.
La principessa si svegliò di soprassalto. Era da quando aveva memoria che quell'incubo la tormentava, sempre uguale, quasi fosse un monito o un presagio.
Faticosamente si alzo e si stiracchiò, mentre la sua mente compilava una lista degli impegni giornalieri. Quella sera avrebbe dovuto presenziare al Grande Spettacolo, ricorrenza che le era sempre stata antipatica: un branco di manichini imbellettati senza un minimo di spontaneità.
Spalancò la finestra e lasciò che le ultime luci del giorno le accarezzassero il viso e i lunghi capelli corvini. Quanto avrebbe voluto viaggiare e divertirsi come qualsiasi ragazza della sua età, invece di vivere tra regole, etichette e norme di comportamento.
Là fuori c'era così tanto da scoprire, tante persone diverse da conoscere, tanti altri paesi da visitare.
Una piccola colomba bianca si posò sul davanzale, proprio accanto alla sua mano, strappandole un sospiro carico di nostalgia.
Ogni sera aspettava il piccolo volatile dalle candide piume, portatore di storie provenienti da lande lontane ed esotiche, storie su grandi cattedrali nel cielo, su città nascoste nelle nuvole e soprattutto su un giovane scaltro e agile che viveva mille avventure.
Quei racconti erano per la principessa Garnet l'unico sollievo dalla sua condizione, l'unico mezzo con cui poteva affacciarsi sul mondo e godere di una compagnia che non fossero soldati in armatura o la massa deforme della sua madre adottiva.
Prese tra le mani la colomba e la accarezzò dolcemente.
Chissà quali sensazioni si provano ad avere accanto una persona speciale, una persona con cui condividere tanto le gioie quanto i dolori, con cui correre mano nella mano attraverso prati in fiore ed ammirare ogni singola sfumatura del tramonto. In una parola, cosa si prova quando si è innamorati.
Sfilò lentamente il piccolo astuccio dalla zampa della creaturina, prima di farle riprendere il volo.
Questa volta, non vi erano avventure nè meraviglie. Solo tre parole, scarabocchiate in fretta: "Vola con me"
Tre parole che la fecero sorridere e le riempirono gli occhi di lacrime.
"Sì, volerò con te, mio angelo. Vieni, ti aspetto."

Ad Alexandria, una volta all'anno, si teneva il Grande Spettacolo, una delle poche occasioni in cui la città sfoggiava il suo massimo splendore: ogni stanza delle numerose locande era ormai stata occupata o prenotata e molte persone ne approfittavano per affittare solai e scantinati a prezzo quadruplo rispetto al normale. Fiorai, fabbri, sarti e cuochi decoravano i propri negozi con ogni tipo merci invitanti, in una gara a chi attraeva più clienti o chi riusciva a stipulare l'affare migliore.
Vivi fece del suo meglio per controllarsi. Quel caos di colori, rumori e voci lo metteva profondamente a disagio. Sotto l'ampio cappello a punta tenuto insieme da toppe e cuciture, i suoi occhi luminosi valutavano ogni singola persona che incrociava, pronti a cogliere ogni minimo segnale di pericolo.
Perchè era toccato a lui?
Gli era stato assegnato un compito di importanza vitale, un compito che chiunque altro avrebbe accettato al volo: semplicemente assistere allo spettacolo e riferire ogni anomalia.
Peccato che Vivi non fosse "chiunque altro".
Si avvicinò al tendone colorato su cui campeggiava la scritta "Biglietti" e cercò di sostenere lo sguardo del lupo bianco rossovestito.
"Dica pure."
Senza parlare, gli porse il biglietto.
"Hmmm... strano, c'è qualcosa che non mi convince. Aspetta, fammi vedere meglio."
Dopo aver esaminato il rettangolo di pergamena, glielo riconsegnò.
"Mi dispiace, ma questo biglietto è falso. Se ne vedono molti in giro."
Oddio, e adesso? Missione fallita, ancora prima di incominciare. Era un disastro, una vera delusione, che errore avevano fatto a fidarsi, e che errore aveva fatto lui ad accettare.
Abbassò la testa, incapace di reggere il peso di quella rivelazione.
"Mi dispiace, non posso fare niente."
"G-grazie c-comunque" balbettò prima di congedarsi.
Sentì le mani scaldarsi sotto i guanti. Doveva stare calmo, altrimenti avrebbe passato i guai, come già era successo in passato.
Si aggiustò il cappello, ragionando sul da farsi. Doveva trovare un modo per entrare a teatro, o altrimenti... no, non voleva pensarci. Ma come? Come poteva fare?
Mentre vagava distrattamente per i vicoli caotici di Alexandria elaborando e scartando un piano dopo l'altro, notò un piccolo topolino dai vestiti sgargianti che correva proprio verso di lui.
Ogni cosa in quello strano tipo suggeriva a Vivi una sola cosa: pericolo. Ne aveva già incontrati di simili prima di allora e non era mai finita bene, sia per lui che per loro.
"Ehi, tu. Ho sentito che ti hanno rifilato una fregatura. Oggi però dev'essere il tuo giorno fortunato: posso farti entrare nel teatro, ma tu mi devi aiutare. Niente domane, niente scherzi, niente guardie. Ci stai?"
E adesso? Quel tipo gli ispirava tutto, meno che fiducia. Ma in fondo, che scelta aveva?
"C-ci sto."
"Perfetto, seguimi. Hai mai sentito parlare del Comitato Teatrale Pampì?"
"N-no."
"Lo immaginavo. Sono una banda di birbanti che si diverte a far entrare gente infischiandosene delle regole. Grazie alla mia..." valutò per un attimo la parola da usare. "influenza sono riuscito a farmi indicare una via attraverso i tetti. Eccoci."
Armeggiò con la serratura di una porticina verde seminascosta da un cumulo di casse e barili.
"Dobbiamo salire sulla torre. Vai tu per primo."
Mentre si facevano strada sui tetti delle case, Vivi ammirò l'enorme cattedrale volante contro il cielo rosso e giallo. Non aveva mai visto niente di così enormemente maestoso e si appuntò mentalmente che almeno una volta nella sua vita avrebbe voluto volare su uno di quei giganti del cielo.
"Ma che fai, ti muovi?"
"A-arrivo."

***

"Signore e signori, ho il piacere di presentarvi un'opera teatrale da noi realizzata, ispirata ad una vecchia leggenda.
La protagonista, la principessa Cornelia, viene allontanata dal suo dolce innamorato Marcus.
Suo padre, il re Lear, sventa il tentativo di fuga di Cornelia dal castello dove la tiene segregata.
La storia comincia con Marcus che viene a sapere dell'accaduto e punta la spada contro il re Lear.
L'opera ha inizio. Preghiamo la regina Brahne, la principessa Garnet e i nobili tutti quanti qui riuniti di tenere a portata di mano un fazzoletto!"

"Ti sei cambiato, Gidan?"
"Sì, ma quest'elmetto puzza."
"Solo un po'? Sei fortunato, il mio è molto peggio. A proposito, come hai fatto ad ottenere le chiavi per entrare?"
"Ehm... diciamo che ho le conoscenze giuste."
"Non dire altro, ho capito. Ricordati: niente colpi di testa, segui il piano e soprattutto non fare il cascamorto."
"Come al solito."
"Ce l'hai il sonnifero?"
"Certo."
Sentirono una serie di voci sorprese provenire dall'esterno, insieme ad una musica allegra e incalzante.
"Siamo alla scena del duello, abbiamo poco meno di dieci minuti. Forza!"
Il Castello di Alexandria sembrava essere stato pensato per apparire accogliente e minaccioso allo stesso tempo: il pavimento a scacchi e i morbidi tappeti porpora donavano all'ambiente un'aria molto familiare, quasi da magione di campagna, mentre le grandi statue incassate nei muri vigilavano sui corridoi e provocavano in Gidan la sgradevole sensazione di essere osservato.
Il piano era semplice: usare lo spettacolo come diversivo per infiltrarsi nel castello, rapire l'erede al trono e convincerla a schierarsi dalla loro parte. Ormai aveva imparato a conoscerla, sapeva che non era proprio soddisfatta della politica della madre, motivo per cui non avrebbe rifiutato l'offerta.
"Scusate, buon uomo, mi lascereste gentilmente passare?"
"Eh..."
La voce proveniva da una figura nascosta sotto un ampio mantello bianco, la testa reclinata in avanti quasi non si volesse far riconoscere.
"Aspetta, fammi vedere..."
"No! Voglio dire, ho molta fretta, devo proprio andare."
"Qualunque cosa, può aspettare. Sai, da tanto tempo hai aspettato questo momento..." fece un passo in avanti "... e adesso finalmente sono qui.".
"Non capisco..."
"Ehi Gidan, mi sembrava di averti detto..."
Cogliendo al volo l'occasione, la dama in bianco si voltò e cominciò a correre.
"Sei un idiota, era la principessa Garnet. Muoviti!"
L'inseguimento non fu facile. Garnet conosceva la pianta del castello a memoria e sapeva sfruttare tutt quei nascondigli e passaggi segreti di cui molti ignoravano persino l'esistenza.
Eppure c'era una cosa in cui i due ladri erano di gran lunga superiori: mantenere il sangue freddo nelle situazioni difficili, abilità che sfruttarono per mettere sempre più alle strette la loro preda.
La caccia si concluse in cima ad una torre di guardia. La ragazza fece un profondo respiro, preparandosi ad affrontare il suo assalitore.
"Che cosa volete? Presto i soldati saranno qui, vi siete messo in trappola da solo."
"Già, hai ragione... sono in trappola, spacciato, finito, kaput. Non ho proprio via di scampo. Per questo vi chiedo: concedetemi un ultimo desiderio, come si fa con i condannati a morte."
"Sentiamo. Quale sarebbe il vostro desiderio?"
Il giovane ladro salì sulla merlatura e liberò uno degli enormi festoni dal suo gancio.
"Vola con me."
Tre parole, tre sole parole che si piantarono come chiodi nella testa della ragazza e le inondarono il petto di una sensazione nuova e mai provata prima.
Come in un sogno, lo seguì sul bordo dell'abisso e si abbandonò alla sua presa sicura e decisa.

Il Comandante Adalberto Steiner si era sempre distinto all'Accademia Cavalleresca, aveva scalato i ranghi della Guardia Reale ed era stato nominato Capitano della Squadra Plutò, uno dei corpi d'elite al servizio della Regina, il tutto, come spesso diceva, SINE PUGNA, senza essersi trovato nemmeno una volta in combatimento.
Ciò gli aveva fatto guadangare non pochi sguardi storti da parte del Capitano Beatrix, a cui appariva come una sorta di fratellino goffo e stupido, insuperabile nel darsi delle arie ma incapace di condurre un'azione seria.
Ovviamente, quando gli fu riferito che la principessa non si trovava, capì di essere di fronte alla sua occasione di riscatto. Mobilitò la squadra e li sparpagliò in ogni parte del castello e del teatro. L'erede al trono che scompare proprio il giorno del Grande Spettacolo non poteva essere solo una coincidenza. No, la compagnia teatrale centrava qualcosa, era pronto a mangiarsi gli stivali, suole e lacci compresi.
"Ma lei non può entrare, la rappresentazione è ancora in corso."
"Sta forse ostacolando un Comandante delle Guardie Reali? Vorrei ricordarle che siamo in Stato d'Emergenza, devo perlustrare la vostra nave, A SUMMO USQUE DORSUM."
"Eh?"
"Da cima a fondo. Orsù, mi lasci passare."
"Ma veramente..."
Steiner usò la mole dell'armatura per entrare di sfondamento nella nave. Cominciò a perlustrare ogni singolo armadio, angolo e cantuccio, mentre sopra di lui ancora si udiva la musica della piccola orchestra, pomposa ed eroica. Doveva essere in corso la scena madre, o magari quella musica stava accompagnando proprio la sua ricerca.
Sorrise, immaginandosi la profusione di lodi della Regina mentre le restuiva la preziosa figlia. Sarebbe sicuramente stato nominato Capitano, alla faccia di Beatrix. Anzi no, Generale, perchè accontentarsi? Generale Steiner, suonava bene.
Le sue fantasie furono bruscamente interrotte dalla vista di una giovane ragazza sotto braccio ad un biondino dall'aria poco rassicurante.
"Principessa, vi ho trovato finalmente! La Regina è molto in pensiero e sta mobilitando l'intero corpo di guardia alla vostra ricerca. Dovete tornare a casa."
"Chi è questo tipo?"
"Non ti preoccupare, Gidan, ci penso io. Comandante Steiner, la sua premura nei miei confronti mi lusinga, ma non ho affatto intenzione di tornare."
"Sentito?" lo sbeffeggiò il ragazzo.
"Mi vedo costretto ad insistere. Principessa, non dovete fidarvi di costui. La vostra vita è a palazzo, non certo in qualche vicolo sporco e polveroso in compagnia di un comune delinquente."
"Scusa, come mi avresti chiamato?"
"Gidan, mio caro, lascia parlare me..."
"Mio caro? State scherzando? Vi sta imbrogliando! Siete giovane, lo capisco, ma non dovete credere alle sue promesse. E' solo uno sporco criminale..."
A quelle parole la mano del giovane corse alla corta spada appesa alla cintura.
"Come mi hai chiamato? Adesso ti faccio vedere io!"
Il cavaliere liberò lo spadone dal fodero e si mise in guardia.
"Vediamo che sai fare."
Steiner non si era mai trovato in un combattimento serio prima di allora e quindi si limitava ad applicare pedissequamente le numerose serie di parate, fendenti e affondi che gli erano stati insegnati. Il suo stile era efficace nella teoria, ma prevedibile nella pratica. Inoltre il suo avversario era dannatamente agile e il fatto che avesse la coda gli permetteva di compiere prese e schivate altrimenti impossibili.
"Che c'è, Comandante, devo forse rallentare?"
"Stai zitto!"
Cercò di colpire il ladro alle gambe con un ampio fendente, solo per vederlo piroettargli sopra la testa.
"Ti ucciderò, maledetto!"
"Dovrai impegnarti un pochino di più allora."
Tentò un assalto da sinistra, per poi cambiare direzione all'ultimo. Prevedibile. Sentì la coda del ragazzo torcergli il polso e le sue braccia sottili chiudergli il collo.
"Tutto qui? Sei talmente distratto che non ti sei nemmeno accorto che la tua adorata principessa è scappata."
"PERITE, IRRUMATOR!"
"Li senti gli applausi? Il sipario si chiude, è finita."

"Bello spettacolo, eh?"
"S-sì, bello."
"Ma che diamine! Che sono tutte queste guardie?"
La platea si era infatti riempita di soldati che intimavano ai numerosi spettatori di mantenere la calma e rimanere ai propri posti.
Lo avrebbero preso, lo avrebbero messo in prigione. Non voleva andare in prigione.
Si chiuse su sè stesso, lottando per controllare il tremore alle mani e il fuoco liquido che sentiva scorrere nelle sue vene.
"Ehi tu, identificati."
"V-vi prego, state l-lontani..."
"Mi hai sentito? Identificati."
"N-no..."
"Non costringermi a..."
"S-STAMMI LONTANO!" urlò il bambino rovesciando addosso al suo assalitore un'ondata di fiamme.
Si afferrò i bordi del cappello a punta e cominciò a correre in mezzo alla folla impazzita.


"Poddu, Puddu, il motore jè a regime?"
"Sì, boss."
"Marcus, chiudi u palco."
"Jawhol."
"Blank, la principessa?"
"E' al sicuro negli alloggi."
Il capo spinse a fondo la leva della potenza. "Perfetto. Avverti tutti i picciotti ri tenersi forti, stamu per volare."

La Regina Branhe seguitava a sbraitare ordini dal suo terrazzo, facendo ondeggiare il ventre abnorme. Questa era una provocazione, non sarebbe stata lì con le mani in mano mentre il regno veniva attaccato.
Non le importava del caos di persone spaventate sotto di lei, non le importava della fuga e dell'incolumità della principessa, sua figlia.
Tutto ciò che voleva era distruggere. Gliel'avevano fatta sotto il naso ed ora ne avrebbero pagato le conseguenze.
"FUOCO!"
Quindici cannoni tuonarono, colpendo la nave degli invasori all'unisono con la furia della Sovrana.
"FUOCO, FUOCO, FUOCO, DISTRUGGETELI!!!"

Un boato scosse la stanza, mandando Gidan e Steiner a gambe all'aria.
"Ci stanno sparando addosso!"
"Cosa? La Regina non lo farebbe..."
Una nuova serie di esplosioni interruppe la frase del Comandante.
"Mi dispiace deluderti, Comandante, ma lo sta facendo proprio adesso. Sali le scale, corridoio a destra, seconda porta a sinistra. Prenditi cura di lei."
Senza attendere risposta, Gidan cominciò a correre. Scala, dritto, sinistra, pertica, sinistra, porta. Sala macchine.

"Sì, brucia, BRUCIA!"
La Regina si leccò le labbra, assaporando il momento in cui avrebbe dato loro il colpo di grazia.
"Preparate la Pirobomba. Fuoco al mio segnale."
"Ma la principessa..."
"Stai forse discutendo i miei ordini?"
"No, Maestà."
La Pirobomba era un'arma sperimentale che aveva ricevuto in dono pochi mesi prima e pensata appositamente per distruggere le aeronavi. L'idea era confinare un Piros all'interno di un proiettile, spararglielo contro, quello si infila nel motore e lo manda in sovraccarico fino a farlo esplodere.
La giusta fine per i nemici del Regno.
"FUOCO!"
La sfera d'acciaio incandescente emerse dalla bocca del cannone, tracciò un ampia parabola per poi esplodere e rilasciare il piccolo sole maligno.
Piros si guardò intorno per un istante, individuò il suo bersaglio e si tuffò in una delle numerose prese d'aria del vascello.

"Marcus, la temperatura sta salendo."
"Non era già al massimen?"
"Infatti. Oh no..."
"Ke succede?"
"C'è un Piros dentro la caldaia!"
"Kome..."
"Non importa, dobbiamo spegnerlo prima che faccia esplodere tutto! Blank, quanto abbiamo prima di raggiungere la temperatura critica?"
"Un minuto scarso."
Gidan strinse i denti. Se li sarebbe fatti bastare!
Chiuse le valvole degli scarichi, isolando i pistoni e spinse il sistema di raffreddamento al massimo.
"Quaranta secondi."
Piros voleva scaldare? Bene, allora avrebbe scaldato.
"Venti secondi."
Stancalo, fagli esaurire il carburante.
Controllò il termometro. 1200 gradi, in aumento.
Imprecò.
"REGGETEVI!"

Brahne si rilassò contro lo schienale del trono, mentre assisteva con orgoglio alla distruzione dei suoi nemici. Uno dei più begli Spettacoli degli ultimi anni, anzi forse il migliore.
Ciò che la Regina ignorava però, era che Gidan non aveva fallito, o almeno non del tutto. Infatti non era riuscito a spegnere Piros, ma l'aveva indebolito abbastanza da impedire la distruzione totale della nave, che ora stava tentando un atterragio di fortuna nell'oscura Foresta del Male.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy IX / Vai alla pagina dell'autore: CosimoSamori