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Autore: VENDA    10/03/2018    4 recensioni
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Prompt
Wolfstar: dopo essere fuggito a Grimmauld place con Fierobecco, Sirius non ha dovuto aspettare molto prima di essere raggiunto da Remus e finalmente, nella solitudine di quei giorni si sono potuti finalmente riabbracciare.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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«Arriva in fretta... arriva in fretta... arriva in fretta... arriva in fretta...»
Sirius non aveva fatto altro che ripeterlo per tutto il tempo del viaggio, con le labbra accostate all'orecchio dell'ippogrifo. Ma non parlava con lui, certo che no, non erano loro che dovevano arrivare in fretta. Loro arrivarono in breve tempo, non fu stupito di questo. Fierobecco atterrò di fianco alla grande costruzione e fece smontare il passeggero, che corse dentro senza preoccuparsi di legarlo da qualche parte. 
«Arriva in fretta... ti prego, ti prego... arriva in fretta...»
Non c'era nessuno nella casa, o almeno lui non percepiva presenze. Anche i fantasmi dovevano averla abbandonata.
Quanti ricordi gli affollavano la mente ora che non era più sotto l'influenza dei dissennatori. Ricordi e pensieri, tutto fluiva libero e doloroso nella sua mente, e dalla mente al cuore, e dal cuore allo stomaco, e dallo stomaco alle mani che gelavano, sudavano, che tremavano, che volevano tanto potersi stringere attorno a un appiglio.
Lui era immobile in uno dei grandi saloni polverosi, aspettando, sperando.
«Arriva in fretta... arriva in fretta...»
In tutto quel solido silenzio, all’improvviso un singolo rumore esplose trascinandosi dietro un boato. Sirius si riscosse e, senza smettere di pregare, corse verso la fonte di quel rumore. Le gambe lo portarono davanti a un camino - o almeno lui immaginava che ci dovesse essere un camino oltre quella nube di cenere vecchia di decenni e polvere accumulata nello stesso tempo. Smise di importargli quando vide farsi avanti un uomo: capelli fulvi, baffi sottili, rughe e cicatrici - rughe o cicatrici? - su volto; lo sguardo stanco, provato, di un uomo insonne, tormentato da un demone personale e solo nel doverci avere a che fare. Con le mani si tolse la sporcizia solo dal viso (le rughe ora erano più profonde di un attimo prima, le cicatrici più bianche) e il tempo si fermò, per la seconda volta, mentre i due uomini si guardavano, si studiavano, provavano con tutto il loro essere a cedere alla tentazione di crederci.
«...»
«...»
E il tempo riprese a scorrere quando Remus batté le palpebre e Sirius rilasciò il respiro che stava trattenendo. Fecero entrambi un solo passo e i loro corpi si incontrarono, di nuovo, le braccia del licantropo si serrarono attorno al petto di Sirius, quelle di Sirius strinsero le spalle di Remus così forte che se non fosse stato abituato alle sofferenze atroci della trasformazione starebbe già gemendo di dolore.
Entrambi piansero, singhiozzando a turno. Remus si aggrappò al cappotto logoro e puzzolente di Sirius con tutte e due le mani, lo strinse stropicciandolo ancora di più, forse sentì anche il rumore di una cucitura che cedeva. Le mani di Sirius trovarono finalmente tra i capelli di Remus l'appiglio che cercavano, quello giusto, quello che le fece smettere di tremare, le asciugò, le riscaldò.
Come attratti da una forza a cui non potevano opporsi, lentamente si abbassarono, fino a inginocchiarsi sul pavimento senza mai allentare l'abbraccio. Si sedettero, si trovarono stesi tutti e due su un fianco, stretti talmente tanto l'uno all’altro che si stavano respirando. 
Piangevano, piangevano, piangevano. Poi Remus smise per qualche secondo, solo per poter prendere fiato e urlare, la fronte premuta contro il petto di Sirius che gli teneva ancora la testa con le dita infilate tra i capelli, e se lo premeva contro. Urlò finché ebbe aria da sparare fuori dalla gola, e quando era ormai finita continuò a urlare con l'anima. Questo lo calmò un po', poté riprendere fiato e finalmente respirare, respirare davvero, come non gli succedeva da anni. Dodici anni.
Sirius aspettò di sentire cenni di silenzio prima di azzardarsi a far scivolare le dita fuori dai suoi capelli fino alla guancia. Gli fece alzare il viso e se lo portò vicino al suo, pensò che avrebbero avuto tanto tempo per guardarsi mentre incollava le labbra alle sue senza aprire gli occhi.
Quel bacio. Quel bacio fece esplodere un fulmine nei loro corpi, un’esplosione di brividi, un terremoto che si propagava da un corpo all'altro e poi tornava indietro e poi come un'onda si espandeva di nuovo prima di ritirarsi ancora.
Poi avrebbero parlato. Poi si sarebbero guardati. Poi avrebbero pianto ancora. Poi avrebbero riso di nuovo. Poi avrebbero fatto l'amore. Poi avrebbero fatto ancora l'amore. Poi avrebbero fatto di nuovo l'amore. Avevano tempo, ora, quindi perché sprecarlo? Avrebbero fatto tutto, ma per il momento c'era solo quello.
   
 
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