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Autore: Midori No Esupuri    12/03/2018    1 recensioni
[Frank/Karen]
"Sa che non dovrebbe, ma mette i fiori sul davanzale ugualmente, solo perchè ha voglia di vederlo."
[ prompt richiesto sul WhoLindtLock Drabble ]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Emergenze
 

New York, la città che non dorme mai. Brulica di persone, notte e giorno, adoro quel chiasso perché ti fa tutto sommato compagnia mentre non riesci a dormire, o non puoi farlo, presa dall'ennesima scadenza per il tuo articolo di giornale. Ah, il New York Bulletin, l'unica arma che sei in grado di usare è divenuta un lavoro, dopo gli anni passati ad essere solo un piacere. La scrittura, una costante nella tua vita, una certezza, eppure c'è qualcosa che ti lascia senza parole, sempre.

Qualcuno, anzi.

Frank Castle.

Curioso come torni sempre a lui, a delineare gli spigoli del suo viso, quasi sempre coperto di sangue, e quando è pulito, fissa tutto con un'estrema e turbolenta indifferenza. Tutto, tutti, tranne te.
C'è una connessione tra voi, la senti fluirti dentro, strizzarti proprio lì, alla bocca dello stomaco. Forse poteva piacerti la compagnia di un uomo diverso, meno problematico, ma certe cose non ti si addicono, vero Karen? No, è da quando lo hai visto su quel lettino, ferito quasi a morte, che il Punitore ti martella nella testa, un incessante rombare a cui ti sei anche abituata, ormai.
Sono le tre di notte, un orario che ti ha sempre turbata un po', è come se proprio quello, tra tutti gli orari del mondo, prema un bottone nel tuo inconscio e dia il via a pensieri, ansie, ti distolga dal sonno. Due ore alla consegna, hai finito di scrivere, ma in quel piccolo e caotico studio manca qualcosa. Avresti il tempo di preparare un caffè, ma quando ti alzi c'è solo un'azione che vale davvero la pena compiere: ed allora prepari il vaso, lo stesso vaso di sempre, lo riempi d'acqua fresca e sistemi il mazzo di fiori sulla finestra.

La finestra che sai che lui guarderà. La guarda sempre, te l'ha anche detto, ignaro di come la cosa ti avrebbe fatto sentire.
Non c'è una vera emergenza, stai bene, hai persino finito il tuo lavoro, tuttavia— È più forte di te, devi vederlo percorrere il vialetto, tra le ombre della notte, e devi sentire la sua voce roca. Perderti nei suoi occhi, ancora una volta, all'infinito.
E ora aspetti, non c'è altro da fare. È stata la cosa giusta? Magari è occupato, non ci hai pensato prima, è stato un gesto stupido. . . Dove si trova? Sta bene? Sono cose che ti domandi sempre, quando si tratta di lui, ma non sai mai darti delle risposte precise, e la cosa ti fa paura. Farebbe paura a tutti.
Passa al massimo mezz'ora, in cui la casa è immersa nel più completo silenzio, e poi una serie di colpi alla porta.
Non hai corso così tanto ad aprire nemmeno al fattorino della pizza, quasi ti viene da ridere a quel pensiero, ma resti ferma sull'uscio, con Frank in piedi, davanti a te, di nero vestito e stranamente pulito, rasato. 

‹ Stai bene? ›

È trafelato, ha corso per raggiungerti, ma a conti fatti lui corre sempre, a volte lontano da te, altre volte così incontro da farti tremare.

‹ Io— Sì. ›

Ti fissa confuso, probabilmente si sta chiedendo perché hai messo quei fiori, se davvero stai bene come dici. Ti aveva detto di farlo in caso di emergenza, se ti avevano ferita, minacciata, e tu li hai messi perché—
Perché avevi voglia di vederlo.

‹ Volevo solo. . . Vuoi un caffè? ›

Di nuovo, ecco che ti mancano le parole. Ah, Karen Page, che caso perso che sei. Però lui ride, la sua risata esplode nel pianerottolo, ed è il suono più bello che tu abbia mai sentito.
Sorridi, contagiata dal suo divertimento, entrambi sapete che è stata una mossa stupida, eppure. . . Tu non aspettavi altro, Karen. E lui?

‹ Speravo lo chiedessi. Ne ho bisogno. ›

E così siete da soli, due tazze di caffè in un appartamento newyorkese, e tutto il mondo fuori.
  
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