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Autore: RoseRouge    12/03/2018    18 recensioni
Il pestaggio di André nell'armeria, dopo aver saputo dalla nonna che il Generale intende far sposare Oscar.
Buona lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Gran figlio di…
Tu e i tuoi scagnozzi, sparite! Vi è bastato scorgere il pugnale nella mia mano per farvela sotto, tremando come i pavidi che siete.
Via, via tutti! Lo spettacolo è finito.
 
Un po’, deve ammetterlo, si sente in colpa per essersi attardato in camerata, mentre le voci eccitate dei compagni riecheggiano per i corridoi e tutti corrono a godersi lo spettacolo come belve fameliche, tanto più che stanno pestando l’ultimo arrivato, André Grandier.
Il soldato che non sputa, non bestemmia, non gioca a carte e, cosa ancor più strana, non va mai a puttane nei bordelli. “Ti fanno schifo le donne, Grandier?” lo aveva apostrofato una volta Florent, tra le risa sguaiate degli altri, occhiate di scherno e gesti scurrili. Già questo era stato sufficiente a metterlo nel mirino, figuriamoci quando era corsa voce che aveva lavorato per i nobili. Anzi, per un nobile in particolare: il nuovo comandante.
 
A onor del vero, all’inizio anche Alain si era fatto un paio di domande su quel giovane uomo dall’aspetto aristocratico che aveva chiesto il suo aiuto per arruolarsi, quella sera in taverna, tra una bevuta e l’altra.
“Tu sei ubriaco e non sai quel che dici”. Così gli aveva risposto, pensando che il vino gli avesse dato alla testa, o che lo stesse prendendo per i fondelli. Ci aveva provato a farlo ragionare, ma inutilmente: era determinato a entrare nel più malfamato corpo di soldati di Parigi come se fosse stata la sua ultima speranza di vita. Nessuno, con un minimo di sale in zucca, avrebbe desiderato di passare intere giornate a pattugliare le strade di una città ormai pericolosa, rischiando la pelle a ogni uscita, e a dormire con un branco di zoticoni puzzolenti su una scomoda branda pulciosa. Nessuno, tranne un pazzo, o un disperato che non aveva più niente da perdere.
Pazzo, non gli era sembrato proprio. Certo, le volte che lo aveva incontrato non gli era sembrato molto in sé, ma era per via del vino di pessima qualità che si scolava in solitudine, seduto al tavolaccio della taverna, con lo sguardo fisso sulla bottiglia e quella piega amara che gli curvava tristemente la bocca. Del pazzo non aveva nulla, né lo sguardo, né i ragionamenti.
E quindi, a conti fatti, doveva essere un disperato. Chissà che diavolo gli era accaduto di così grave da spingerlo a cercare l’oblio nell’alcol e nella vita militare, due prospettive evidentemente migliori di quello che aveva in quel momento, ed era tutto un dire.
A guardarlo così, sembrava davvero un nobile, seppur con abiti modesti, ma decisamente diversi dai cenci stracciati che i parigini potevano permettersi in quegli ultimi tempi. Aveva bei modi, un portamento elegante e mani dalle lunghe dita affusolate; ma proprio le sue mani, per quanto non rozze, gli avevano fatto capire che nella sua vita doveva aver lavorato. Che fosse figlio di un falegname non lo aveva creduto nemmeno per un istante, e comunque, in fondo non sarebbe stato male avere nella Compagnia uno che non si esprimeva per turpiloqui e che sembrava conoscere l’uso regolare del sapone. Perciò, gli aveva dato istruzioni su come presentare domanda all’esercito e aveva mosso un po’ delle sue conoscenze per farlo assegnare alla Compagnia B.
Poi era arrivata lei, il nuovo comandante, e come prima cosa, dopo aver fatto un’incursione a sorpresa nelle camerate costringendo i soldati a nascondere in tutta fretta carte da gioco e bottiglie d’alcol, aveva convocato nel suo ufficio André. Lui era tornato poco dopo, si era steso sulla branda con le braccia incrociate sotto la testa, a fissare il materasso del letto di sopra, e così era rimasto fino a quando Alain non era andato a chiamarlo per il turno di guardia.
Non serviva un genio per capire che André conosceva il comandante e che quella donna, in qualche modo, aveva a che fare con la sua decisione di arruolarsi; ma per la miseria, quel ragazzo era più testardo di un mulo e in tutto quel tempo non era mai riuscito a cavargli di bocca una sola parola.
 
E adesso…
 
C’è puzza di polvere da sparo e di sudore, lì dentro.
Ma cosa pensavi di fare, santiddio.  Era ovvio che prima o poi qualcuno te le avrebbe suonate fino a farti sputare tutto il sangue che hai in corpo, lasciandoti mezzo morto su un pavimento lercio.
“Coraggio, rimettiti in piedi”.
Si china su di lui per aiutarlo – lo hanno davvero conciato male, quei maledetti – ed è allora che si accorge delle sue lacrime. Scivolano lente dagli occhi chiusi e finiscono tra la polvere e i capelli.
“Ma cosa fai…” Cristo, è la prima volta che gli capita di veder piangere un uomo. Non riesce a trattenere la sorpresa e anche un po’ di imbarazzo, di fronte alla vulnerabilità di un dolore che non sa come consolare. È abituato ad affrontare la violenza e le peggiori brutture di quel mondo infame, non il pianto di un uomo come André.
Gli appoggia una mano sulla spalla.
E all’improvviso, quello che André gli ha sempre taciuto con ferrea ostinatezza, viene svelato in quel quadrato di sole che entra dalla finestra, da poche parole sussurrate a fatica, umide di sangue. “Oscar, ti prego… non ti sposare”.
Ti prego, Oscar.
È una supplica struggente, inaspettata, che lo lascia per un attimo senza respiro.  
Adesso è tutto chiaro. La spia dei nobili è solo un uomo innamorato.
Volge appena il capo e il comandante Oscar è lì, sulla soglia dell’armeria, immobile. Solo gli occhi, fissi su quel corpo steso a terra, tradiscono un’emozione.  Alain capisce subito che lei sa dell’amore di André, e chissà da quanto tempo. Glielo legge sul volto pallido e in quel pugno stretto lungo il fianco.
Tuttavia la provoca: “Credo che vi ami, comandante”.
Silenzio.
“Bene, allora vi lascio soli. Credo che sia meglio che vi occupiate voi di André”. Poi aggiunge, serio: “In ogni caso, vi ama tanto da rischiare la vita per voi”.
Ancora silenzio, anche quando Alain le passa accanto e si ferma un istante a guardarla negli occhi, prima di andarsene con una risatina.
Non c’è più nessuno, in giro. I soldati sono tornati nelle baracche, staranno giocando a carte come se nulla fosse accaduto. Le scazzottate finiscono sempre così, con un poker e una bella bevuta.
Nell’armeria, invece, c’è una donna inginocchiata che sposta piano una ciocca di capelli e cancella con una carezza le lacrime del suo soldato.
   
 
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