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Autore: Mary Rosemary    13/03/2018    0 recensioni
La piccola umana destinata a trovare tale meraviglia, senza alcun dubbio, l'avrebbe riconosciuta oltre alla barriera delle proprie iridi.
Andava cercandola anche quella mattina: in punta di piedi – aveva imparato da poco che non fosse carino svegliare i propri famigliari con il rumore delle consumate scarpe – era uscita dall'accogliente castello, catturando la soffusa luce della città reale con le lunghe ciglia.
Si era chiesta in un sussurro, nel passare accanto ad uno dei pochi mostri presenti sul suo cammino, se anche in superficie fosse stata mattina: se il bel sole di un pallido arancione fosse spuntato fiaccamente dalle montagne, carezzandole i capelli con i suoi primi e fiochi raggi; se le nuvole si fossero posate dove lei era diretta, come spesso facevano durante la primavera.
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“Sorry, it's just funny… That's my wish too”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Despite Everything, it's Still You


Sorry, it's just funny…
That's my wish too”





Dei fanciulleschi occhi rossi, attraverso la fitta e lunga frangia castana, se ne scorgeva solamente un accenno: erano state poche le occasioni nelle quali erano stati visti per intero, grandi e vuoti, concentrati sull'orizzonte e sul futuro che si celava al di sotto di esso.
Perfino dove il cielo non esisteva, dove non tracciava una netta linea con la terra, il loro sguardo seguiva il confine in modo quasi morboso: l'affievolirsi della luce blu nelle cascate, che scemava nella volta all'apparenza stellata della grande caverna; la coltre di nebbia sul lago ghiacciato artificialmente; il vibrante bagliore della lava sulle scure pareti di Hotland.
Ogni dettaglio da loro colto era stato in grado di rimpiazzare il mondo che in precedenza conosceva, del quale avevano una concreta esperienza, in qualcosa di estremamente morbido al tatto, gentile ed evanescente.
La piccola umana destinata a trovare tale meraviglia, senza alcun dubbio, l'avrebbe riconosciuta oltre alla barriera delle proprie iridi.
Andava cercandola anche quella mattina: in punta di piedi – aveva imparato da poco che non fosse carino svegliare i propri famigliari con il rumore delle consumate scarpe – era uscita dall'accogliente castello, catturando la soffusa luce della città reale con le lunghe ciglia.
Si era chiesta in un sussurro, nel passare accanto ad uno dei pochi mostri presenti sul suo cammino, se anche in superficie fosse stata mattina: se il bel sole di un pallido arancione fosse spuntato fiaccamente dalle montagne, carezzandole i capelli con i suoi primi e fiochi raggi; se le nuvole si fossero posate dove lei era diretta, come spesso facevano durante la primavera.
Le immagini figurate dalle sue pupille le avevano riportato alla memoria la volta celeste del giorno in cui le sue ginocchia ardevano di dolore, il suo petto si alzava ed abbassava velocemente, la sua determinazione si rinforzava ad ogni passo che muoveva lungo l'angusto sentiero di montagna; della sua esistenza in superficie aveva portato con sé solamente le poche ore nelle quali era finita. L'orizzonte in cima al Monte Ebott era stato il suo più grande fallimento: una missione talmente deludente da portarla alla scelta di sigillare tale ricordo, allontanandolo perfino dalla vista di Asriel.
Si era sporta troppo, poteva concederselo, ma nulla la tratteneva dal farlo: osservare la linea interrotta dall'imponente cima dal villaggio non le era mai bastato, necessitava di una maggiore conoscenza e poteva contare solamente sulla propria determinazione per ottenerla; nell'avere paura si sarebbe fatta sfuggire l'ultima scintilla di speranza in grado di splendere nel suo petto.
E lei se n'era tenuta da parte parecchia: perciò si era sporta per arrivare al così vicino traguardo con la punta delle proprie piccole dita, si era alzata sulle punte per allungarsi maggiormente verso il proprio radioso futuro.
L'aveva mancato di poco, si era detta, la prossima volta – se ce ne fosse stata una – avrebbe corso più veloce per evitare di farselo scappare; e nella apparentemente infinita caduta, aveva pensato alla sconsideratezza di esser grata a sé stessa per aver rischiato tanto in favore di un sogno.
L'impatto era arrivato, non abbastanza violento, non abbastanza forte per piegarla. Si era accontentata delle ferite, dei lividi, del pronunciato rigonfiamento sulla sua coperta fronte; con la determinazione intatta ed un paio di zampe ad attenderla, si era rialzata aprendo gli occhi verso una nuova linea di confine.
In assenza degli aspetti caratterizzanti del mondo degli umani era stata costretta dalla sua mente ad abituarsi all'orizzonte che poteva trovare laggiù: il sottosuolo ne aveva altrettanti, meno contaminati dalle putride anime degli uomini ed inesplorati perfino da chi vi era più vicino.
Andandone alla ricerca e figurandone i precedenti, la mattina stessa, era giunta a specchiarsi nella silente acqua dell'azzurro lago sotterraneo, le guance delineate dalla luminescenza blu ora più lieve del solito; e si era inginocchiata sul pontile fra i bisbigli e gli echi dei fiori. Osservando l'appena mossa immagine di sé, non si era soffermata sulle proprie scarlatte labbra, raramente piegate in un sorriso, sul latteo volto che fluttuava sulla superficie acquatica, affatto: i suoi occhi privi di meraviglia miravano all'orizzonte sopra di essi.
Ondeggiava e si spostava ora verso destra, ora verso sinistra, pregno di tutte le bellezze delle quali avrebbe voluto riempirsi lo sguardo e l'animo. La bellezza che le avrebbe insegnato a condividere, a crescere come una persona migliore; qualcuno era giunto per lei ed aveva afferrato le sue mani, mostrandole la linea immaginaria proprio quando l'aveva persa.
Senza le pessime influenze che fino ad allora aveva avuto, cominciava a comprendere respiro per respiro il funzionamento del mondo, la rotazione della Terra e la profondità, in precedenza a detta sua assente, dello scopo che ingenuamente si era prefissata.
Si era resa maggiormente consapevole di emozioni rilevanti che non aveva considerato prima e che, nella realizzazione del proprio sogno, avrebbe potuto provare sulla propria pelle.
E forse, finalmente, sarebbe stata in grado di apprezzarsi ed essere apprezzabile.
Perciò Chara avrebbe fatto tesoro della felicità che avrebbe guadagnato raggiungendo quell'orizzonte che tanto desiderava: lo stesso orizzonte che, ad ogni passo, si ritraeva e si faceva sempre più lontano dalle sue sporche mani. Ma poco importava, il giorno successivo la forza della determinazione sarebbe stata maggiore, le sue gambe più robuste, il suo animo meno fragile, fino alla tanto agognata conclusione;
Il confine di fiori gialli ed un sapore ferroso sulla lingua.




What's a star?
Can you touch it?
Can you eat it?
Can you kill it?

Are you a star?”





Dedicata ad Alice, che ha avuto per anni la pazienza di sopportarmi
ed io non la ringrazierò mai abbastanza.
So che la troverò sempre sulla via che sto percorrendo e, se non fosse lì, sarà ad aspettarmi nella prossima stanza.
Con gli stessi occhi di Asriel, non ha creduto nella via semplice per essere felice e mi ha sostenuta in un mondo ostile.
Dopo tutto ciò, dopo tutti questi anni, sembra estremamente scontato
Ma non esistono parole per descrivere il tutto
tranne una sola, di sei lettere;

grazie.
Conserva la meraviglia che è in te e non darla vinta alla realtà,
perché seppur zoppicante, ti aiuterò a tenere la testa alta.











Avvertenze e condizioni per l'uso:
Questa robetta senza pretese dovrebbe essere un analisi a cuor leggero di quella figura ambigua che è Chara. Ho provato a non trattarla come figlio del demonio, ma come una bambina (o bambino, per colpa della lingua italiana che non ha un corrispondente di “they” ho dovuto scegliere ed, in quanto credo che Chara sia una bambina, ho trasportato tutto al femminile. Spero che la cosa non dia fastidio a nessuno).
Qui Chara sogna l'orizzonte, nell'utopia che essendo lontano dal suo villaggio, esattamente dove voleva essere, nascondesse una felicità non ottenibile in altro modo. Non avendo tempo per crescere, il suo sogno non verrà distrutto e resterà con lei.
L'ho figurata (e spero di averlo fatto bene) nel suo cambiamento dati gli insegnamenti dei nuovi genitori, nella sua conflittualità fra il suo odio per gli umani ed il suo voler migliorare. Almeno così credo io.
Ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui, di certo mi sono dimenticata di spiegare qualcosa, in ogni caso le domande per chiarimenti o qualsiasi cosa vi salti per la mente sono ben accette.
Detto questo vi saluto, spero solo la storia sia valsa il vostro tempo.


Mary

   
 
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