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Autore: GeoFender    14/03/2018    5 recensioni
"Partecipa all'iniziativa "Red as your lips" del gruppo Long live the Femslash"
[Diana Prince/Kate Kane] [Batwoman/Wonder Woman]
Magnifici lampadari in cristallo di Boemia illuminavano l'enorme e dorata sala da ballo di villa Wayne, gremita di magnati della finanza, persone di una certa levatura sociale e grande caratura intellettuale. Lunghi tavoli adornati da tovaglie in cotone pregiato e carichi di vivande riempivano il salone, pronti ad accogliere gli ospiti affamati di cibo e non solo. Numerosi camerieri in giacca bianca vagavano per la grande stanza con vassoio argentati colmi di calici di champagne e, una persona fra i presenti, ne afferrò uno lesta, quasi temendo di non essere in grado di accaparrarsene un altro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kate Kane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'An Amazon and a Bat. Nope, not Batman.'
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Sexting and dancing: Al ballo/festa A indossa un vestito particolarmente scollato e B, a distanza, inizia un’interessante scambio telefonico…


Magnifici lampadari in cristallo di Boemia illuminavano l'enorme e dorata sala da ballo di villa Wayne, gremita di magnati della finanza, persone di una certa levatura sociale e grande caratura intellettuale. Lunghi tavoli adornati da tovaglie in cotone pregiato e carichi di vivande riempivano il salone, pronti ad accogliere  gli ospiti affamati di cibo e non solo. Numerosi camerieri in giacca bianca vagavano per la grande stanza con vassoio argentati colmi di calici di champagne e, una persona fra i presenti, ne afferrò uno lesta, quasi temendo di non essere in grado di accaparrarsene un altro. Lo avvicinò alle labbra scarlatte e bevve un lungo sorso, sentendo il piacevole bruciore lungo la gola infonderle la carica necessaria per socializzare. Non che di solito ne avesse bisogno, ma parlare con uomini col doppio della sua età non la esaltava affatto ma, d'altronde, non poteva certamente saltare l'ennesimo gala. Almeno non è pieno di Marines, Kate pensò passando una mano tra i cortissimi capelli rossi perfettamente acconciati. Un tempo avrebbe amato vedere tutte quelle uniformi in blu royale riempire stanze e corridoi ma ora ne era diventata allergica. D'altronde chi poteva biasimarla? Chiunque avrebbe portato addosso una cicatrice del genere se cacciato dal Corpo solamente per qualcosa di futile come l'orientamento sessuale. I suoi ben poco rosei pensieri vennero distolti da una voce profonda e monocorde, che annunciava di prestare attenzione, specialmente al palco posto in fondo all'ampio salone. 

«Bene, signori e signori. Siamo tutti qui riuniti per partecipare a quest'asta indetta dal signor Wayne, i cui ricavati andranno in beneficenza al reparto di oncologia pediatrica del nostro ospedale. Il primo lotto è un pelike ateniese datato circa al 510 avanti Cristo. Si parte da una base di diecimila dollari.» La ragazza sbuffò a quell'annuncio. Non che Kate non apprezzasse l'arte, ma tutte quelle opere dallo stile moderno, seppur definite dei capolavori, le davano veramente noia. L'astrattismo non era esattamente il suo genere, men che meno le nature morte, che figuravano in buona parte di esse. In molti sembravano condividere la sua opinione perché ben pochi alzavano con decisione la loro paletta numerata ma, ben presto, i rari coraggiosi che tentavano di conquistare gli agognati tesori, fallivano e si arrendevano di fronte a un'intrepida donna che indossava un argenteo e scollato vestito, senza però scadere nel volgare, cosa in cui diverse sarebbero riuscite. I suoi sfidanti cadevano ad uno ad uno, colpiti a morte dalle sue metaforiche frecce e, se c'era una caratteristica che Kate ammirava, era la forza che risiedeva in ogni essere di genere femminile, oltre alle loro grazie. Data però la loro posizione era solo riuscita a rubare uno scorcio dei suoi occhi, scuri quanto una tipica notte senza stelle di Gotham. I suoi capelli, di una sfumatura poco più chiara, erano raccolti in un alto chignon, mettendo in mostra il suo lungo collo. Dei riccioli ribelli erano sfuggiti alla severa acconciatura, creando su di esso lo stesso effetto di leggere pennellate scure su una tela non più candida come la neve.


Deglutì a fatica quel poco champagne sorseggiato a quella vista quasi irreale e si allontanò di qualche metro, approfittando della pausa di un quarto d'ora indetta dal banditore. Sentiva disperatamente bisogno di un po' d'aria e in un luogo quieto e appartato, obiettivo non semplice da raggiungere in una villa enorme come quella. Notò, dopo aver rapidamente scandagliato l'area col suo verde sguardo, una porticina che conduceva al cortile interno dell'immensa abitazione e, senza ulteriori indugi, vi si diresse. Nessuna coppia di giovani innamorati era presente dato il calibro del gala e dei suoi invitati e Kate, in quella serata alquanto calda per gli standard di Gotham, poté finalmente respirare un istante e si allentò l'alquanto stretto papillon scuro. 


«Oracle, qui Batwoman. Sto cercando il nominativo e possibilmente il recapito di una persona presente al gala di Bruce. Una donna alta circa un metro e settantacinque, occhi scuri e capelli dello stesso colore, raccolti in uno stretto chignon e probabilmente sul riccio, forse mosso. Indossa un abito scollato color argento e ha un accento vagamente greco.»


«Batwoman, non c'è nemmeno bisogno che io la cerchi nel mio database perché si tratta di Wonder Woman, che utilizza Diana Prince come nome da civile. Ti ho inviato proprio ora il suo numero. Dico solo... divertiti. Oracle out.» La voce gracchiante e robotica, appartenente nientemeno che a Barbara Gordon, cessò di parlare e nelle orecchie di Kate non poté far altro che ripetersi il tono malizioso e divertito dell'ex Batgirl, di solito non avvezza a prenderla in giro. Fissò le cifre tondeggianti che formavano un numero di cellulare francese e, seppur titubante, le selezionò col suo sottile indice, aprendo la finestra che le avrebbe permesso di mandare un messaggio. 


«Quel collo sembra fatto apposta per essere morso, sai?» Parole semplici, concise, ma che lasciavano spazio di rispondere anche alla persona più pudica o riluttante e Kate era fiduciosa che accadesse perché confidava nelle sue capacità oratorie e non. Ma forse quella volta aveva peccato di mancanza di spirito di osservazione perché, proprio sotto al numero della donna sconosciuta, spiccava la scritta Diana Prince (Wonder Woman). Maledisse Barbara in tutte le lingue che conosceva ma, in cuor suo, sapeva di essere causa del suo stesso errore. Non poteva più tornare indietro, la doppia spunta blu indicava che il messaggio era stato letto. Era, in poche parole, fottuta. 


Nemmeno a troppi metri di distanza da quel cortile interno, Diana era confusa. Osservava il messaggio che le era stato inviato dallo sconosciuto, incerta su come rispondere. Non le erano ancora chiare molte usanze del mondo degli uomini, soprattutto quelle sociali. Ma non per questo non capiva il contenuto di quelle parole perché, nonostante i tempi fossero completamente diversi da quando viveva a Themyscira o nella Londra del ventesimo secolo, le intenzioni non sembravano mutate. 


«Mi rincresce riferirti che quest'impresa risulterà in un fallimento, Batwoman. O forse dovrei dire... Katherine Kane. Di una cosa sono però certa, non ti impedirò di tentare.» Si apprestò ad inviare Diana, prima incerta per quanto riguardava le parole della vigilante. Non possedeva certamente la capacità di leggere nella mente di J'onn e di sua nipote M'gann e nemmeno era così avvezza alla tecnologia di quel mondo come Bruce, ma era in grado di leggere i file dei diversi eroi candidati a un posto nella League e Batwoman, sebbene il Crociato Incappucciato non approvasse, era tra questi. Si trovava anche tra gli invitati di quella sontuosa festa, se non sbagliava. I suoi fiammeggianti capelli rossi non passavano certamente inosservati in un mare di teste candide, color dell'ebano o dorate. Se fosse stata anche solo lontanamente simile a suo cugino, la vigilante non avrebbe lasciato che la conversazione tra loro due finisse con un lungo silenzio.


«Oh, Wonder Woman, la Principessa delle Amazzoni è interessata a un mortale e insignificante pipistrello?» Se Diana aveva pensato di farla tacerle rispondendole con quel linguaggio che gridava tanto diciannovesimo secolo, si sbagliava di grosso. Batwoman aveva affrontato di peggio, era morta e tornata in vita, per non parlare dell'aver visto perire sua madre e sua sorella per mano di quegli invasati della Religione del Crimine. Ma Kate e Batwoman erano completamente diverse, Kate amava rischiare e divertirsi e quell'occasione in particolare racchiudeva entrambi i suoi passatempi. Così, come se stesse giocando alla roulette, puntò tutte le sue possibilità di riuscita su un semplice sms e, se fosse riuscita nel suo intento, sarebbe stata ricordata fino alla fine dei tempi. O probabilmente no, ma a volte amava essere drammatica. 


«Mi potrei trovare nel cortile interno, ma la temperatura inizia a calare e ho bisogno di calore. Quindi ritornerò nella villa.» Un sorriso quasi vampiresco si dipinse sulle sue labbra rosso sangue nell'inviare quel vago ma comprensibile messaggio. Era facilmente intuibile che si stesse riferendo al salone provvisto di camino ma Villa Wayne era immensa, era facile perdersi nelle sue ampie e labirintiche ali. Si diresse, sospirando non appena entrò nel corridoio, verso il salone più vicino alla camera di suo cugino e si sedette sul divano in pelle nera, beandosi del calore del fuoco crepitante del camino in pietra. Forse era fin troppo rilassata, perché non si rese conto della presenza dell'amazzone nella stanza finché non le posò una mano sulla spalla. Istintivamente però, la vigilante le afferrò il polso e lo strinse in una morsa dolorosa per una persona comune e solo pochi maledetti istanti dopo si rese conto del suo errore. Come se indossasse la sua maschera, non fece trapelare le emozioni che provava in quel momento perché, se lo avesse permesso, sarebbe finita. 


«Non siamo in battaglia, Katherine. Questa è certamente Gotham, ma non la Gotham criminale e oscura, puoi permetterti di lasciar cadere la tua maschera.» Disse l'Amazzone con una dolcezza quasi innaturale secondo Kate, che incrociò gli occhi smeraldo in quelli caldi e marroni di Diana. Rilasciò lentamente la presa a quelle parole, che la colpirono in pieno petto come il pugnale di Bruno Mannheim non molto tempo prima e le sue forti e pallide mani incorniciarono decise il viso della donna dai lunghi capelli corvini, guidando le sue labbra rosse su quelle delle semidea, assaporando su di essere il vago sentore di champagne, sorseggiato probabilmente all'inizio della serata. Impetuoso, passionale, disperato, la principessa poteva cogliere tanto della vigilante sotto senza la sua maschera stoica e, percependo tutto il suo trasporto, lo ricambiò attirandola a sé per i fianchi. Una mano di Kate le lasciò una guancia e sfiorò il suo collo, giungendo alla sottile spallina del vestito argenteo e, a quel gesto, Diana allontanò il viso facilmente. L'ex militare mugugnò per un brevissimo istante per la perdita di contatto ma bon perse tempo, adempiendo alla promessa di poco prima e mordicchiando la pelle a livello della giugulare. La semidea trattenne un gemito e, non prestando particolarmente attenzione alla sua forza erculea, fece saltare buona parte dei bottoni della camicia bianca indossata dall'ereditiera sotto allo smoking. 


«Era nuova, Diana.» Disse con tono seccato, notando negli occhi della figlia di Zeus una luce che non le aveva mai visto prima.


«Ti ripagherò più tardi, Katherine. Non manco mai alla parola data.» Diana esclamò facendo scivolare la giacca scura e la camicia lungo le spalle dell'ereditiera, rivelando così un pipistrello scarlatto su fondo nero. Trattenne una risata a quella vista, non perché volesse prenderla in giro, ma semplicemente perché le ricordava tanto Bruce. Kate non si curò particolarmente del gesto e, con la sua tipica nonchalance, strinse la spallina fra indice e medio, pronta a toglierla di mezzo. Come presto aveva imparato, gli imprevisti erano sempre dietro l'angolo e difatti, in quel medesimo istante, il bip dell'auricolare risuonò nel suo orecchio. 


«Batwoman, Wonderman, qui è Oracle che vi parla. Mi dispiace interrompervi ma sembra che ci siamo dei disordini nell'East End, dovuti forse a qualche rimasuglio della Religione del Crimine. Vi mando le esatte coordinate del luogo, insieme a quelle di un ristorante piuttosto discreto e aperto fino a tarda notte. Sarebbe un peccato che una serata iniziata così bene non avesse una conclusione degna di nota. Oracle out.» 



«Sembra che dobbiamo andare, Katherine. Ma, come ha detto Barbara, avremo la nostra conclusione. Forse non stasera ma... non credo che  avrai problemi nel comunicare con me.» E, con uno smagliante sorriso, l'Amazzone sparì, lasciando un pipistrello molto confuso.
   
 
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