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Autore: Josephin    17/03/2018    0 recensioni
Josephin Black, diciassette anni, è una ragazza come poche: testarda; combattiva; un uragano. Non ha mai permesso a nessuno di mettergli i piedi in testa, neppure a lui, il leader indiscusso della band del liceo Dolce Armonis, Castiel Parker, con i suoi occhi grigio fumo e un sorriso che gli permettono di far cadere mille ragazze ai suoi piedi. Di una bellezza infinita.
Lui è il fratello della sua migliore amica, Rosalya, da sempre non si sopportano, si detestano, si odiano. Ma si sa, questo è sempre un pretesto per celare i veri sentimenti che lui prova per lei e lei per lui.
Un giorno qualcosa cambia e Josephin capisce che Castiel è tutto ciò di cui dovrebbe stare lontana. Ma quando il destino ci mette lo zampino non si può più tornare indietro.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono chiusa in bagno, mi sto lavando il viso con l'acqua fredda, cerco di trattenermi dal non urlare, la giornata non poteva iniziare nel peggiore dei modi. Le vacanze estive sono finite e oggi si ritorna a scuola e io, come al mio solito, non sono riuscita a terminare i compiti di storia che il professor Faraize ci ha assegnato.
Apro una piccola parentesi dicendo che non gli sono molto simpatica dal primo anno di liceo, quando, inconsapevole che sarebbe stato uno dei miei insegnanti, lo mandai al diavolo non aiutandolo a visitare il Dolce Armonis.
Già immagino il suo sguardo sadico e le sue intenzioni non appena entrerà in classe e vedrà che non ho adempito ai miei doveri scolastici.
Maledizione!!!!!!
Una parola per descrivere la mia intera vita.
- Josephin! Sbrigati! - L'urlo pazzoide di mia madre mi riporta alla realtà. - Volevo ricordarti che se non ti sbrighi farai tardi il primo giorno di scuola - 
- No? Ma davvero? - gli grido sarcasticamente. Come se già non lo sapessi.
Chiudo il rubinetto del lavandino svogliatamente, la mia voglia di tornare in quella gabbia di stramboidi è pari a zero.
- Si mamma lo so, scendo subito - mi limito ad aggiungere.
Mi asciugo il viso ritrovandomi non due borse sotto gli occhi, bensì tutto il set di valigie Carpisa.
Mi domando il perché l'adolescenza è quel periodo della vita così difficile.
- Bene, perché fra poco passa a prenderti Rosalya e.......- ODDIO NO, TI PREGO NO. Incomincio a pregare Dio, tutti i santi, gli angeli e qualunque essere che esista in Paradiso, che non stia per nominare il mio incubo peggiore. ODDIO MI SENTO MALE.
Mi porto le mani al viso e strizzo gli occhi. Ti prego, ti supplico, non nominare quel nome.
- ........ Castiel - conclude facendo crollare tutte le mie speranze.
- Fantastico - sbuffo, mentre il suo volto, il volto del fratello della mia migliore amica, mi compare nella mente. Castiel Parker, il ragazzo più insopportabile del pianeta: il leader, nonché chitarrista della band del liceo, il più odioso e il più desiderato del Dolce Armonis. La scuola rappresenta l'inferno e lui li ne è al comando. Tutti lo adorano, tutti lo ammirano, tutti tranne me, io non lo sopporto.
Sono l'unica, oltre sua sorella, a conoscere il suo vero carattere che mi manda su tutte le furie.
Io detesto lui, lui detesta me, questa è l'unica cosa che ci accomuna.
Già sull'orlo della disperazione mi dirigo in camera mia e apro l'armadio.
Ovviamente, non so neppure cosa mettere, Magnifico!!!
- Allora......mhm......questo no, questo neppure - sussurro ispezionando ogni singolo vestito. Soltanto dopo aver buttato una valanga di abiti sul mio letto riesco finalmente a trovare qualcosa di adatto.
Indosso un semplice paio di jeans abbinati con una canottiera rossa e un copri spalle dello stesso colore.
Qualcosa mi dice che oggi sarà una pessima giornata. Lo so, me lo sento. Forse perché non ho chiuso occhio tutta la notte e mi ritrovo a sembrare uno zombie, forse perché dovrò andare a scuola con Mister-guardami-quanto-sono-fico! O forse sarà che solo due settimane fa mi sono lasciata con il mio ragazzo, anzi mi correggo, ex ragazzo, Nathaniel Johnson.
Stavamo insieme da otto mesi, otto mesi della mia vita sprecati.
Due settimane fa mi ero recata a casa sua all'improvviso, volevo fargli una sorpresa. Pensandoci, non fu una splendida idea. L'ho trovai sul pianerottolo di casa sua, con le mani, non osai scoprire dove, avvinghiate ad un'altra ragazza. Si stavano baciando appassionatamente, esattamente nello stesso modo in cui lui mi ha baciata mille volte. Bleh, che schifo!
Da quel giorno non gli ho più rivolto la parola. Ho ignorato le sue chiamate, tranne, l'unica volta, che gli risposi mandandolo al diavolo e riattaccare senza dargli la possibilità di rispondermi.
Al solo pensiero mi viene da vomitare.
Può cercarmi quanto vuole lui con me ha chiuso irrevocabilmente.
Rientro in bagno cercando di non pensarci, sistemo i miei capelli, neri come la pece, raccogliendoli in uno chignon, con qualche ciocca lasciata libera. Recupero il cellulare, che era in camera mia, e rido leggendo i messaggi minacciosi di Rosalya. Lei per me è come una sorella. Ci conosciamo da quando siamo nate ed, inoltre, è l'unica che riesce a capirmi, a sostenermi e a farmi sempre sorridere. Non solo, è anche l'unica persona che mi tenga in vita in quell'inferno che si chiama scuola.
Per via delle vacanze estive non ci siamo viste. La famiglia Parker le ha passate in Italia. Non vedo l'ora di vederla, devo ancora raccontarle di Nathaniel e di come sono stata presa in giro da lui. Ho bisogno di sfogarmi con lei e, soprattutto, ho bisogno di rivedere la mia migliore amica.
Con un diavolo per capello, scendo le scale. Non faccio neppure colazione e noto mia madre che mi guarda preoccupata da sotto i suoi buffi occhiali.
- Non fai colazione? - Mi chiede, lasciando il giornale che stava leggendo sul tavolo.
- No mamma. È già tardi e........- vengo interrotta dal suono di un clacson. So benissimo che il suono proviene dall'auto nuova di zecca di Castiel.
- È arrivato - grugnisco - ci vediamo a pranzo - aggiungo, mentre lei sorride.
La saluto, prendo lo zaino ed esco dalla stanza. Appena esco dalla porta la temperatura di Parigi mi fa rabbrividire, non ci faccio caso e in fretta e furia scendo le scale, è già tardi e non voglio che Castiel mi lanci qualche frecciatina sulla mia lentezza.
Non riesco a scendere neppure dal primo gradino che cado con il sedere per terra.
- Mer......- non termino la parola perché mia madre potrebbe sentirmi e lei non vuole che io abbia un linguaggio scurrile.
Decido di maledirmi mentalmente mentre massaggio il mio sederino dolorante. Cerco di rialzarmi, ma non ci riesco, scivolo ancora.
Fantastico, davvero fantastico! È ufficiale, sono una frana! Sicuramente Mister figo mi starà lanciando qualche maleficio perché non vuole fare tardi. Penso fra me e me.
- Ti sei fatta male? - mi chiede Rosy correndo in mio aiuto.
Scuoto il capo e gli porgo la mano affinché mi aiuti a rialzarmi.
Non appena mi alzo, sfortunatamente, guardo oltre le spalle della mia migliore amica e incrocio gli occhi grigi di Castiel che mi stanno fissando. È  appoggiato alla sua macchina. I suoi capelli rossi scompigliati e la sua giacca nera di pelle, che mette in risalto il suo fisico scolpito, gli danno l'aspetto di un angelo nero, bello e dannato. Ma quando sul suo viso noto un ghigno malefico mi ricordo che lui è solo un idiota specializzato nel torturarmi.
La sua battutaccia non tarda ad arrivare:
- So che ti faccio un certo effetto tappetto, ma contieniti - mi guarda con un sorriso attraente.
Anzi, che le altre considerano attraente io lo prenderei a schiaffi.
Mi chiedo il perché ama rendersi insopportabile. Perché? Perché?
Assottiglio gli occhi cercando di essere il più minacciosa possibile. Ma il demente ride.
- Non farci caso, vuole solo farsi notare - mi suggerisce Rosalya 
- Come se ne avessi bisogno. Già mi si nota abbastanza - dice Castiel in una fragorosa risata.
- Va bene - sbuffo. Non merita neppure una risposta.
Mi pulisco i jeans e salgo in macchina, ignorando completamente Mister-sono figo-sono bello-e sono senza cervello.
Durante tutto il tragitto per raggiungere la scuola torturo la mia mente ripensando a Nathaniel e a quello che è successo in queste settimane.
- Hai intenzione di marinare il primo giorno di scuola o hai intenzione di scendere?- La voce bassa e profonda di Castiel mi fa uscire dal mio stato di trans. Non mi ero completamente accorta che fossimo arrivarti al liceo.
Alzo la testa e, per la seconda volta, i miei occhi incontrano quelli grigi di lui. Sembrano un cielo in tempesta. Li trovo bellissimi.
Ma che diavolo......! Devo essere impazzita. Per la disperazione mi metto a guardare anche gli occhi del  figo.
- Scendo, scendo - mi slaccio la cintura e scendo dalla macchina.
- Stamattina sei diversa, più silenziosa - costata Occhi belli, guardandomi di sbieco mentre chiude la portiera.
Devo avere. un aspetto orribile se anche Castiel si è accorto che c'è qualcosa di diverso in me.
Il mio cuore spezzato.
- Sai, come dire......Ah si! Sei meno rompi scatole - aggiunge.
Corrugo la fronte e gli lancio un' occhiataccia.
- E tu sei sempre simpatico come un mal di pancia - rispondo  a denti stretti. - Sarà il tuo giorno fortunato Parker -.
Nel frattempo mi sono girata alla ricerca di Rosy. Alzo gli occhi al cielo non appena la vedo che sta parlando con Peggy Dupont, la giornalista della scuola. Quella quando ti si attacca non ti molla più.
- Ti ho detto di non chiamarmi Parker - urla Castiel in cagnesco.
Lui odia quando lo chiamo per cognome e io, ovviamente, lo faccio di proposito. Infondo, credo che non ci sia nulla di male.
Sto per replicare, ma una ragazza bionda dell'ultimo anno gli si butta addosso.
Ambra White, la oca delle oche, con un cervello paragonabile a quello di una nocciolina ammuffita.
- Cassy - la sento ammiccare mentre gioca con i capelli di Mister figo.
Lei è nella mia lista nera, insieme alle sue due amiche smorfiose.
- Sei libero oggi pomeriggio per finire.....beh, sai cosa - ridacchia la bambola gonfiabile facendo sorridere soddisfatto il signorino.
Che pena mi fanno.
- Shh, c'è l'amica di mia sorella - gli sussurra lui.
Ehi, pronto!!!!! Io sono qui sapete!!!!!!
- Credo che lei non sappia neppure di cosa stiamo parlando - conclude la bionda ossigenata.
- So benissimo di cosa state parlando Parker!!!!!  - dico acida.
- Dovresti trovare qualcuno che ti addolcisca, sei troppo acida - ghigna la strega.
- E tu dovresti provare a collegare la bocca con il cervello quando parli.... TE-SO-RO - gli dico mimando delle virgolette con le dita.
Li snobbo e giro i tacchi.
Vorrei piangere, ma non posso.
Nathaniel voleva andare oltre i baci. Mi chiedo se l'avessi fatto cosa sarebbe cambiato? Mi avrebbe comunque tradita? Staremmo ancora insieme?
Comunque sia è successo ciò che è successo, forse perché sono brava a rovinare sempre tutto.
 
   
 
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