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Autore: _DarkMoon_    18/03/2018    0 recensioni
"La prima volta che il mio ragazzo mi chiese di sposarlo, neanche stavamo insieme ancora.
mi chiese: “Tu mi dai un bacio, vero?”
Era solito fare ‘ste scenette quindi non mi scomposi minimamente, neanche quando disse: “Stiamo insieme da un po’ ormai, mi vuoi sposare?”
Johan era il mio migliore amico e ormai non facevo più caso a queste sue uscite, anzi a volte mi divertivo a fingere fossimo davvero una coppietta."
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La prima volta che il mio ragazzo mi chiese di sposarlo, neanche stavamo insieme ancora.

Era il giorno del suo compleanno e mentre valutava i regali mi chiese: “Il tuo è un bacio, vero?”
Era solito fare ‘ste scenette quindi non mi scomposi minimamente, neanche quando aprendo il regalo effettivo me lo porse indietro e inginocchiandosi disse: “Stiamo insieme da un po’ ormai, mi vuoi sposare?”
Le risate in cui si sciolsero i nostri amici alle sue parole e ancor di più per me che gli reggevo quel teatrino le ricordo ancora perché erano le stesse che cercavo di trattenere io.
Johan era il mio migliore amico e ormai non facevo più caso a queste sue uscite, anzi a volte mi divertivo a starci dietro e fingere fossimo davvero una coppietta.
Anche la seconda volta che me lo chiese stavamo “giocando”, o almeno così pensai

“Keith, vuoi sposarmi?”
“Ho solo 19 anni” risposi io
“Allora facciamo tra dieci anni?”
“Va bene” e mentre lo dicevo cercavo di rimanere serio ma lo vedevo che anche lui stava per scoppiare dalle risa.

Era una strana amicizia la nostra, sembravamo fratelli, amiconi, complici, tutte cose che dall’essere quello a trasformarsi in altro ci misero poco. Molto poco.
Neanche ce ne accorgemmo credo, non sentivamo nulla di diverso se non un estremo vuoto, all’improvviso insopportabile, quando l’altro non c’era. E col passare degli anni, cominciammo a contare davvero quanto mancava alla fatidica data.
Johan voleva sposarsi entro i 30 anni, io volevo essere il primo della compagnia quindi da scherzo che era nato divenne una cosa seria. Anche se fu leggermente riformulata.
Sapevamo che un tipo di relazione come la nostra non era una cosa semplice, a volte ci sembrava di doverci giustificare

“Se non troviamo nessuno di meglio entro quella data, ci sposiamo io e te d’accordo?” sempre quel tono di scherzo, sempre quell’impressione che non fosse così importante, ma ormai sapevamo che non avremmo trovato nessuno di meglio, neanche ci saremmo sforzati di farlo. Saremmo rimasti così, in questo insieme di cose indefinito, in attesa di potergli dare una forma.
A volte pensavo che forse non valeva neanche la pena far tanto clamore, perdere tempo a spiegare agli altri, bastava lo sapessimo noi due. Se non altro per evitarci più problemi di quelli che già avevamo quotidianamente.

Ma lui era un romanticone, voleva fare le cose per bene. Aveva una grande passione per la musica e ci riversava tutto quello che occupava il suo cuore. Anche me. C’è un plico intero di bozze intitolato “Le canzoni di K.”  Cioè i nostri amici le hanno chiamate così, perché anche se chi le ascolta pensa sempre siano rivolte ad una bella ragazza lontana e impossibile, loro sanno benissimo che sono per me. E anche su questo scherzava, con mezze verità, frasi sospese e dichiarazioni palesi tra le righe.
Andava tutto bene per quello che volevamo. E poi mi è scivolato dalle braccia.

Mi sono svegliato una mattina col telefono che squillava insistente e in un attimo lui non c’era più.
Non ci ho creduto finchè non l’ho visto. Anzi forse neanche quando l’ho visto.
Mi aveva lasciato una lettera “Perdonami, ma non ce l’ho fatta. Puoi amarmi ancora? Io continuerò a farlo”
Io lo sapevo, tutti lo sapevamo che aveva tanta luce quanta ombra ma non avrei mai immaginato se ne sarebbe lasciato inghiottire. O forse speravo di bastare. Speravo sarebbe bastato il nostro amore.

Per il mio ultimo compleanno mi aveva regalato un anello, non di quelli da fidanzamento, mancavano almeno un paio d’anni almeno prima della famosa scadenza, ma l’ho sempre considerato tale.
Sulla confezione c’era l’immagine di un chiodino

“Perché sono il tuo chiodo fisso?” gli avevo chiesto
“Sempre” mi ha risposto

Porto spesso accessori vari e intercambiabili ma quello è diventato una costante, adesso più che mai.
Il giorno che l’ho lasciato andare, penso di aver pianto tutte le lacrime della mia vita. Non che fosse strano per me sciogliermi in lacrime in certe situazioni, ma ciò che mi mancava adesso era la sua spalla a cui appoggiarmi per avere conforto o la sua testa che cercava lo stesso conforto sulla mia come tante volte ci era capitato.
Ci ho messo un po’ ma dopo qualche giorno gli ho scritto una lettera “di risposta” e gli ho detto che sì, lo amo ancora e lo amerò per sempre

“Aspettami, fino a che ci re incontreremo, love you to the moon and back”.




 
   
 
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