Storie originali > Commedia
Ricorda la storia  |      
Autore: zenzero    19/03/2018    1 recensioni
Un cane e un bambino, il legame più bello e puro dalla notte dei tempi. Sopratutto quando si fa colazione.
Non so se definirla una commedia dark, non ne ho mai scritte. Ispirata ad una pubblicità. Inadatta a chi ama troppo i cuccioli pelosi.
Genere: Parodia, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

È il rumore dei suoi piedi, che riconoscerei tra mille, a svegliarmi. Come ogni mattina mi viene a salutare, si siede sul divano dove ho passato la notte e mi accarezza il pelo. Non riesco a smettere di agitare la coda.

Vorrei tanto mettermi in alto e leccargli la faccia per fargli capire quanto lo apprezzi – perché, cazzo se adoro quel bambino! - ma una voce mi interrompe. Quella della Mamma.

“Matteo, vieni a far colazione!” ordina.

Il mio amico obbedisce subito – lei è l’Alpha della famiglia, sapete? - e si siede al suo solito sgabello di legno.

Il rumore dei passi del Babbo rimbomba sul parquet mentre anche lui si dirige in cucina, grattandosi. Mi sgranchisco le zampe e li raggiungo in un paio di balzi.

Ho osservato la scena un milione di volte – credo sia un milione, ma tanto non so contare - Babbo prepara il caffè, Mamma spreme le arance e scalda il latte.

Si siedono e mangiano di gusto.

Sento un certo vuoto nello stomaco, credo di non aver mangiato ieri sera. Era il turno di Babbo ma si era addormentato sul divano, e io con lui.

Mi lecco le labbra mentre li vedo abboffarsi. So che l’aranciata è aspra, e del caffè odio anche solo la puzza che emana. Ma quel latte bianco e quei rettangoli marroni mi tentano molto.

Non aiuta il fatto che Matteo si stia ingozzando vicino a me. “Sapessi com’è buono!” mi confida. Gesù cinofilo, posso sentirne il profumo!

Ma sul tavolo non posso mai mangiare niente, è la regola – a meno di non volersi beccare un paio di sonore sculacciate!

Poi Babbo guarda l’orologio e esclama gran bel oh cazzo com’è tardi e a quanto pare è finito il tempo della pappa.

In un battibaleno Matteo corre a preparare la cartella e la mamma va a vestirsi, il Babbo va in bagno e io vado a cercare attentamente quel croccantino che credo mi abbiano lanciato tra le pieghe del divano, qualche settimana fa.

Quando capisco che non lo troverò neanche questa volta – eppure ero così sicuro che fosse lì- , mi metto ad abbaiare per sfogare la frustrazione. I miei guaiti risuonano per i muri della casa vuota.

Non mi ero neanche accorto che fossero usciti! Almeno un po’ di pipì potevano farmela fare!

Passeggio lungo i corridoi, faccio il bidet sul cuscino di Matteo e torno in cucina.

Dall’odore, pare che abbiano lasciato la Pappa sul tavolo.

Mi ricordo di nuovo di avere molta fame. Un balzo e sono sullo sgabello. Sì, è rimasto un goccio di latte in una tazza, che risucchio con la lingua.

Sono rimasti pure quei rettangoli gialli e marroni, Babbo e Mamma non li hanno presi. Beh, meglio per me!

Li faccio fuori entrambi, anche se sono parecchio morbidi per i miei denti. Però, che buoni! Matteo, avevi ragione!

Sto per decidere su quale vaso del terrazzo fare la pipì quando mi accorgo che la confezione di quei Cosi – è così che ho deciso di chiamarli – è rimasta sul tavolo, incustodita.

Mi lecco le labbra sporche di crema marrone. Dato che ho iniziato, è meglio finire, no?

🐾

   🐾

     🐾

Matteo tornò a casa con il Babbo, quel primo pomeriggio, con un labbro gonfio e una nota sul diario.

Certo, aveva ricevuto quella nota per essersi menato con Anacleto, ma almeno era riuscito a riprendersi tutto il mazzo delle figurine dei calciatori che lui cercava di rubargli. Ne era sicuramente valsa la pena.

Affaticato ma felice, decise di condividere la vittoria col suo cane. Il suo migliore amico.

“Ma dov’è Nico?” chiese Matteo.

Il Babbo scosse la testa. In effetti, il quadrupede non si era presentato a salutarli, come aveva sempre fatto ogni giorno.

“Nico?” gridò il bimbo cercandolo nelle stanze, mentre il Babbo si recava al bagno di nuovo, a risolvere un problemino di digestione.

Il ragazzino guardò sotto ogni letto e dietro ogni porta, ma invano. Poi raggiunse l’ultima stanza che non aveva guardato, la cucina.

“Ah, ecco dov’eri!” esclamò trionfante. “Ehi, ma hai sonno? Stai dormendo?” chiese, scrollandogli la testa. Ma il cane, sdraiato sul pavimento ad occhi chiusi, non si mosse.

“Ehi, Nico! Dai, giochiamo!”

“Dai Nico!”

“Dai, dormiglione!”

Ma per quanto provasse, il cane non riaprì gli occhi.

Mai più.

La merendina era di quelle che “piacciono a tutti i cuccioli del mondo”, ma nel caso di Nico, gli erano piaciute un po’ troppo e non è che gli facessero tanto bene.

 

 

Nota autrice:

Sì, lo so che faccio schifo. Non scrivevo niente da secoli, e avevo in mente questa storia su quella pubblicità delle merendinedicuinondicoilnome da un pezzo. In effetti credo di volerla dedicare al caro vecchio Nico. Era lo Yorkshire di mia nonna, ma non credo proprio che mio nonno sapesse che gli ovetti Kinder fossero un pelo indigesti per il suo stomaco. Insegna agli angeli pelosi ad abbaiare sul ponte dell’arcobaleno, piccolo Chewbacca!

Grazie a voi per aver letto questa... cosa.

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: zenzero