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Autore: micchan91    19/03/2018    4 recensioni
Au Sterek
...Quando si svegliò si sentì confuso, era ancora in quella fase in cui il cervello non gli permetteva di ricordare che i suoi genitori erano morti in un incendio e che lui aveva vagato nei boschi attorno alla sua grande villa per giorni prima di venire ritrovato. Sentì delle mani gentili prenderlo e alzarlo dal sedile e quando alzò lo sguardo vide una signora dall'aria gentile che gli sorrideva.
< Da oggi in poi starai qui Derek, ci prenderemo noi cura di te > aveva detto semplicemente prima di farlo entrare in quella che sarebbe stata la sua nuova casa, probabilmente per anni.
L'orfanotrofio della sua città non era altro che una grande villa piena di bambini di tutte le età, gestito dalla donna che aveva visto la sera in cui era arrivato e pieno di tante altre persone che ci lavoravano. Derek odiava già tutti.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I mesi si susseguirono veloci. Derek faticava ad ambientarsi e gli mancava Stiles quasi come avrebbe sentito la mancanza di un braccio. La notte lo cercava, il giorno si ritrovava a parlare e voltarsi alla sua destra, pensando di trovarci due occhi color ambra e trovandoci il muro. Era frustrante e non faceva che ripetere a tutti che voleva tornare all'orfanotrofio.

< Almeno adotta anche Stiles > aveva sbottato un giorno che suo zio aveva sospirato pesantemente e gli aveva ripetuto per l'ennesima volta che non poteva tornare a vivere all'orfanotrofio.

< Non è così semplice Derek > aveva risposto Peter sistemando le carte sparse sulla scrivania.

< Vedrai che andrà meglio a Beacon Hills > gli disse poi e Derek si bloccò.

< Che significa? > chiese a mezza voce.

< Torniamo a casa mia. Sono venuto qui solo per poter prendere te e poter fare le sedute con gli assistenti sociali, ma adesso che sono finite e ti ho ufficialmente adottato devo tornare a casa > disse e Derek si sentì sul punto di scoppiare. Era già difficile stare lontano mezz'ora di macchina da Stiles, ma tutte quelle ore d'aereo...
Stavolta fece una scenata. Poco gli importava che aveva tredici anni e che sarebbe dovuto essere più maturo. Si mise ad urlare, a gettare le cose all'aria, si buttò a terra e urlò con tutto il fiato che aveva che lui a Beacon Hills ci sarebbe andato solo da morto. Ma lui era appunto un bambino di tredici anni e per Peter fu facile ignorare le sue proteste e prenderlo di peso pochi giorni più tardi, mettendolo sul primo aereo per Beacon Hills che aveva trovato disponibile.

Gli anni successivi per Derek furono un misto tra inferno e paradiso. Beacon Hills era una città fantastica, piccola, ma fornita di tutto ciò che poteva servire ad un ragazzo adolescente. C'erano persone tranquille e la scuola era favolosa, anche il club di basket in cui era entrato era stupendo e in molti lo ammiravano. Insomma, la sua vita era perfetta e per i suoi diciotto anni Peter gli aveva addirittura comprato una camaro nuova di zecca che tutti gli invidiavano. L'unica pecca era che mancava Stiles.

Derek tornò a casa e gettò lo zaino ai piedi del letto, sospirando e sedendosi sul morbido materasso, lasciando riposare un momento i muscoli stanchi per via dell'allenamento. Il suo sguardo vagò nella stanza fino a posarsi sulle foto che teneva sul comodino. La prima era la foto della sua famiglia, quella che stringeva a se quando la mancanza all'orfanotrofio era troppo forte, la seconda era l'ultima foto che avevano scattato a lui e a Stiles. Derek aveva un braccio attorno alle sue spalle e aveva elargito uno dei suoi rari sorrisoni mentre Stiles faceva una smorfia buffa che lo rendeva adorabile. Il moro prese la cornice tra le mani e sospirò, erano passati sei anni dall'ultima volta che lo aveva visto e l'ultimo ricordo che aveva del minore era lui in lacrime che lo pregava di non partire, di non abbandonarlo. Per un po' si erano sentiti al telefono, ma un giorno Derek aveva chiamato ed era stato informato che Stiles era stato adottato e che per la privacy non avrebbe potuto avere il suo numero così che aveva perso anche l'ultimo contatto che lo legava a lui. Derek riposò la foto sul comodino e si sdraiò, mettendosi a fissare il soffitto. Non c'era giorno in cui Stiles non gli mancasse, ma per fortuna il tempo lo aveva aiutato a superare il dolore o almeno a trovare il modo di conviverci. Chiuse gli occhi un momento e mugugnò quando sentì il citofono suonare.

< Derek! E' arrivato il ragazzo che devi aiutare a studiare! > gli urlò suo zio dal piano di sotto e il moro si rimise seduto per poi stiracchiarsi. Suo zio era ricco da far schifo, ma a Derek piaceva guadagnarsi i suoi soldi così dava ripetizioni a casa ai ragazzi più piccoli. Velocemente scese di sotto e osservò un ragazzino moro guardarsi attorno spaesato, l'enorme atrio della villa faceva quell'effetto la prima volta che lo vedevi. Derek osservò il tatuaggio che gli spiccava sul braccio per poi allungare la mano verso di lui.

< Sono Derek > disse.

< Scott > rispose quello con un sorriso che Derek non ricambiò, lui non sorrideva quasi mai.

< Iniziamo > disse subito accompagnandolo ad un grande tavolo in salotto per poi aprire i libri, iniziando le ripetizioni.

< Sei bravo, dovrei mandare da te anche mio fratello > ridacchiò alla fine Scott mentre gli passava i soldi.

< Hai un fratello? > chiese Derek e Scott annuì.

< E' stato adottato, ma lo adoro > disse allegro e Derek sospirò piano.

< Buon per voi > disse a mezza voce e diede appuntamento a Scott per la settimana seguente.

Le lezioni con Scott dovevano essere una cosa di qualche volta, ma divennero un appuntamento fisso quando il moro venne rimandato in matematica così che i due si ritrovarono spesso insieme nel suo salotto, finendo per fare amicizia. Derek ovviamente non si lasciava mai andare troppo, restava sempre sulle sue, ma con Scott era piacevole parlare ed era un buon modo per distrarsi dai suoi pensieri.

Come ogni mercoledì anche quel pomeriggio Derek e Scott erano in salotto e avevano finito da poco i compiti di quest'ultimo. La televisione era accesa e i due erano comodamente seduti sul divano quando il telefono di Scott inziò a suonare. Derek si voltò verso di lui e vide solo per un istante la foto che l'amico aveva messo per l'avviso di chiamata, ma bastò. Per tutto il tempo non fece che fissare Scott con gli occhi sgranati mentre parlava con il fratello, tanto che l'amico alzò un sopracciglio.

< Tutto ok? > chiese una volta attaccata la chiamata.

< Posso vedere la foto di tuo fratello? > chiese subito Derek con il cuore a mille e Scott lo fissò se possibile ancora più perplesso, poi aprì la galleria e voltò il telefono verso di lui.

Derek divorò l'immagine con gli occhi, continuava a ripetersi che non era possibile, ma ogni dettaglio ai suoi occhi lo riportava ad una sola persona.

< Stiles > soffiò.

< Si. Come fai a saperlo? Non ti ho mai detto il suo nome > disse Scott guardandolo sempre più perplesso.

< Dov'è adesso? > chiese Derek ignorando la domanda.

< A casa...Derek perchè me lo chiedi? > chiese Scott bloccando il telefono, ma il maggiore si stava già infilando la giacca.

< Portami a casa tua > quasi gli ordinò e per quanto il moro trovasse strana quella cosa lo accontentò, c'era qualcosa nello sguardo di Derek che gli faceva capire che era importante. I due salirono sulla camaro, Scott di solito andava a piedi, ma il maggiore voleva fare in fretta. Ci misero dieci minuti e Derek parcheggiò davanti ad una graziosa villetta, ci era passato davanti un'infinità di volte.

< Abitate qui da molto? > chiese a Scott mentre scendeva.

< Eh? No, da nemmeno un anno...da quando papà ha lasciato mamma > rispose Scott mentre seguiva il maggiore che nel frattempo si stava avviando verso la porta a grandi passi. Senza nemmeno aspettare l'amico suonò il campanello e poco dopo una donna aprì la porta.

< Si? > chiese, notando subito dopo il figlio e sorridendo ad entrambi.

< Mamma, lui è Derek > disse Scott e la donna allargò il suo sorriso.

< Ah, piacere. Grazie per stare aiutando mio figlio > gli disse, ma Derek quasi non la sentì, continuava a guardare dentro con aria febbrile.

< Mamma Derek sta cercando Stiles > disse Scott rispondendo alla muta domanda della donna.

< E' dentro > disse lei semplicemente, scansandosi per farli passare. Derek non attese nemmeno un secondo e si fiondò all'interno della casa. Sapeva di starsi comportando come un maleducato, ma non poteva farne a meno. Fece qualche passo nell'ingresso e appena sentì la sua risata si fiondò subito in salotto, bloccandosi sulla porta. Stiles era seduto sul divano e teneva un joystick in mano mentre pigiava i tasti con enfasi, esclamando qualche "muori bastardo" di tanto in tanto. Derek sentì il cuore battere fortissimo e l'aria quasi mancargli. Sentiva che quella scena gli era familiare e al contempo gli sembrava estranea mentre rivedeva il suo piccolo Stiles che rideva e commentava ad alta voce il libro che stavano leggendo. Il minore dovette sentirsi osservato perchè voltò lo sguardo senza che Derek avesse detto o fatto niente. I due si fissarono a lungo e Derek si chiese se lo avrebbe riconosciuto, in fondo lui era cambiato molto, si era addirittura lasciato crescere la barba. Sentì solo distrattamente Scott e sua madre parlare dietro di lui mentre Stiles posava il joystick sul divano e si alzava lentamente. Lo vide avvicinarsi timoroso, come se temesse che Derek potesse svanire da un momento all'altro. Presto si ritrovarono l'uno davanti all'altro e Stiles gli sfiorò la barba con le dita tremanti.

< Derek > soffiò semplicemente dopo diversi istanti e il moro non potè nemmeno rispondere che le braccia del più piccolo erano attorno al suo collo mentre lo stringeva forte a se.

< Derek, il mio Derek > lo sentì singhiozzare contro la sua spalla e finalmente riuscì a muovere le mani, accarezzandogli la schiena con delicatezza.

< Stiles > sussurrò dolcemente e il minore gli si strinse meglio addosso continuando a ripetere il suo nome. Rimasero abbracciati per quella che gli sembrò un'eternità, ma staccarsi sembrava quasi fare male e quando si separarono Stiles continuò a tenergli la mano.

< Sei diventato un figo! > esclamò sorridendogli e Derek per la prima volta da quando era lì fece un largo sorriso.

< E tu sei lo stesso scricciolo di sempre. Pensi di alzarti prima o poi o resti nano? > rise beccandosi un pugno sulla spalla.

< Mi sei mancato fottutamente tanto Derek > disse Stiles stringendogli la mano e Derek sospirò piano.

< Anche tu, ogni giorno della mia vita > disse dolcemente, venendo poi distratto da qualcuno che tossicchiava.

< Mamma! Lui è Derek! Quel Derek! > disse semplicemente Stiles con un largo sorriso e sia Melissa che Scott si fissarono.

< Il Derek dell'orfanotrofio? > chiese Scott e il fratello annuì felice, stringendosi nuovamente al maggiore e strofinando il naso sulla sua spalla.

< La mia famiglia > soffiò felice e Derek sentì il cuore riempirsi di gioia nel sentirglielo dire.

  
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