• Titolo: “What lurks in the shadows”
• Autore: Cadaveria Ragnarsson
• Fandom: Batman
• Personaggi: Jonathan "Scarecrow" Crane; Edward "The Riddler" Nygma
• Pairing: Pre-Scriddler
• Genere: Missing Moments, Slice of Life,
• Rating: Arancione (per sicurezza, può variare)
• Avvertimenti: Don't Starve AU
• Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia non sono reali, né di mia proprietà. Inoltre sono maggiorenni. Non ho nessun diritto legale su di loro a differenza degli autori e, dalla pubblicazione di questo scritto, non vi ricavo un benché minimo centesimo.
• Note: Don't Starve è un videogioco prodotto dalla Klei Entertainment nel quale pochissimi elementi vengono forniti al fine di comprendere la storia vera e propria. Come dice il nome stesso, lo scopo è non morire di fame, mentre tutto quello che il giocatore compie per sopravvivere è vissuto come una scoperta. Per la mia storia ho scelto di utilizzare l'ambientazione del gioco: vi saranno alcuni elementi di riferimento ad esso, ma saranno descritti e vissuti anche dai due sfortunati protagonisti, pertanto non è necessario conoscere la serie per poterla leggere e, spero, apprezzare.
"Va tutto bene?" Aveva chiesto l'uomo, così da attirare la sua attenzione. Edward non aveva posato lo sguardo su di lui un solo istante.
"Tu non le vedi... vero?"
Crane esitò, prima di voltarsi e puntare lo sguardo dove quello di Edward si smarriva.
"...vedo cosa?" Gli occhi del ragazzo non lasciarono mai quel punto indefinito nel vuoto. Deglutì lentamente e infine si sforzò di sorridergli.
"Niente. Hai bisogno di qualcosa?" Domandò più per cortesia che non per reale interesse. Crane fece buon viso a cattivo gioco.
"Ho portato alcune cose dalla palude... visto come sta andando, meglio fare una piccola scorta di tutto." Al solo nominare di quel territorio, Edward fu visibilmente più nervoso.
"È una buona idea... hai fame?"
Crane, ora preso a svuotare lo zaino, scosse la testa.
"Non così tanta. Tra poco andrò ancora un po' in giro." Edward, a quell'affermazione, scattò in piedi.
"Vengo anche io!"
"Non credo sia una buona idea..."
"Non lasciarmi qui con loro!"
"...loro?"
Il rosso si morse le labbra, amareggiato per essersi fatto sfuggire un tale dettaglio.
"Vengo anche io." Disse più calmo.
"Non puoi impedirmelo! Non puoi costringermi a-"
Jonathan rimase a scrutare quegli occhi verdi, pesantemente cerchiati da occhiaie.
"Non voglio obbligarti a fare niente." Disse, sulla difensiva.
"Credevo ti avrebbe fatto meglio riposare ancora un po', tutto qua."
"...non voglio stare solo."
Il dottor Crane sapeva riconoscere la paura, quando la incontrava; aveva dedicato la propria vita agli studi sulle fobie e su come influissero sul comportamento di una persona ed era più che certo che il ragazzo dinanzi a lui fosse spaventato a morte.
"Mi chiedo cosa ti abbia terrorizzato a tal punto da non voler restare solo."
"Non sono-"
"Sì, lo sei. E francamente? Anche molesto. Ricomponiti! Non ho tempo per i tuoi drammi." Era stato duro col ragazzo, volutamente, al fine di provare a spronarlo. Una parte di lui però sapeva che quello non sarebbe stato il modo più adeguato. Edward poteva essere riassunto con una personalità istrionica, gravi mancanze di autostima, fiducia e daddy issues. Probabilmente, il modo più corretto per ottenere dei risultati positivi da lui sarebbe stato incoraggiandolo e rassicurandolo, ma Crane davvero non aveva né tempo né energie per pensare anche solo di provarci.
Dopo quel rimprovero, il ragazzo sembrò ancor più a disagio. Si era morso il labbro inferiore e aveva riavviato i soffici ciuffi ramati, cercando le parole più adeguate e convincenti per chiudere la questione alla svelta e ottenere cosa desiderava. Il dottore, tuttavia, stroncò i suoi pensieri sul nascere.
“Porta una pala. Andiamo a scavare fosse.”
“Una pala? E dove pensi-”
“Creane una. Dovremmo avere una pietra piatta, da qualche parte, no?”
Edward fece per replicare, ma una volta ricordatosi di cosa intendesse, non vi impiegò molto nell’ottenere il risultato sperato in poco più di una ventina di minuti.
“...scavare fosse.” Ripeté, poi, affiancandolo lungo il sentiero nei boschi, seguito da Chester.
“Ieri ho trovato delle lapidi e il terreno era smosso davanti ad esse.”
“Hm.” Cosa può andare storto, pensò mestamente.
Il piccolo cimitero si presentò a loro nascosto dal fitto della boscaglia. Contava poco più di una manciata di tombe, tutte di pietra e uguali, i cui nomi incisi erano stati cancellati dall’usura del tempo. Il ragazzo era rimasto guardingo per tutto il tempo, volgendo gli occhi alle proprie spalle per assicurarsi che nessun nemico li sorprendesse; Crane, tuttavia, era riuscito ad ottenere il meglio da quella che era stata un’idea folle. Avevano trovato cose di poco conto, al loro interno, alcuni giocattoli, dei cavi, degli ingranaggi; in alcune di quelle fosse avevano trovato persino dell’oro, ma fu l’ultima tomba a sorprenderli.
“Un libro?”
La spessa copertina nera e sporca di terriccio mostrava loro quello che, nel tempo, doveva esser stato un uso smodato. Gli angoli di pelle erano consumati, così come le pagine stesse, ingiallite dal tempo e bruciate in alcuni punti. La bocca del dottore si era distorta in una smorfia seccata, mentre Edward sbirciava l’oggetto nelle sue mani.
“Immondizia.” Aveva decretato Crane, gettandolo a terra con disprezzo.
“Come puoi dirlo?” Lo aveva raccolto da terra, sfogliandolo poi con attenzione. Le pagine presentavano poche righe; l’inchiostro nero a volte sembrava esser sbiadito in alcuni punti, ma tutto sommato era leggibile... certo, se si conosceva il latino. Lo richiuse e ricontrollò la copertina, dove in rosso sangue il titolo di esso risaltava, al di sopra della M che occupava tutto lo spazio.
“Codex Umbra.” Lesse.
“Scusa?”
“E’ latino.” Lo sfogliò nuovamente, cercando conferma dei propri dubbi. No, non si era sbagliato, l’intero libro era scritto in latino. Crane lo aveva scrutato con severa apprensione, a quell’informazione.
“Per essere un professore, devo ammettere che la tua preparazione scolastica è lascia molto a desiderare.” Lo punzecchiò Edward, lieto di potersi distrarre con qualcosa.
“Conosco il latino.”
“Ne sono certo.”
"Mi stai dando del bugiardo?"
"No, certo, ma-" Edward si interruppe, ad un tratto.
"C'é scritto che apparteneva a William Carter.*" Scorse l'indice su quelle ormai sbiadite annotazioni a penna.
"San Francisco, 17 aprile 1906.**"
“...riesci davvero a leggerlo?”
Edward aveva iniziato a leggere un paragrafo, qualcosa che sembrava esser simile ad un'introduzione, quando Crane lo fermò.
"Dobbiamo andare. Avremo si e no un'ora di luce, per raggiungere il falò." E sebbene la curiosità lo stesse divorando, Edward si costrinse a richiudere quel tomo e ad incamminarsi al suo fianco. Chester zampettava dietro di loro, fedelissimo, mentre il cielo andava pian piano scurendosi. Arrivarono all'accampamento sani e salvi e, a fuoco acceso, Crane si mise subito a cuocere il cibo per la cena, mentre Edward sembrava fin troppo assorbito dalla lettura di quel tomo. Gli appunti a biro riempivano gli spazi vuoti delle pagine, annotando e correggendo alcune di quelle cose. Conosceva il latino, certo, ma questa lingua era aperta a molteplici interpretazioni... richiedeva tempo. Consumarono lo scarno pasto lentamente, scambiandosi commenti su ciò che Edward gli riferiva.
“C’è una cosa... aspetta-” aveva detto, frugando poi indietro nelle pagine.
“Eccola qui. Fa spesso riferimento ad un oggetto come Ombra Liquida o... ” scorse altre pagine “Carburante per Incubi. Di cosa pensi si tratti?” Gli domandò con candore.
“Di qualcosa che non vorrei trovare.” Disse onesto, stupendo persino se stesso con quell’affermazione. Il ricercatore, lo scienziato, il pazzo in lui avrebbe dato qualunque cosa per scoprire di più sull’argomento, ma l’istinto di sopravvivenza stava avendo la meglio ed era certo non fosse saggio ricercare qualcosa dal nome così evocativo, scritto in un libro trovato in una tomba. Edward aveva sospirato stanco, in risposta, sfogliando altre pagine per farsi un’idea generale di cosa offrisse il testo.
“Dovresti dormire un po’, Edward. Starò io di guardia, se è questo a impensierirti.”
“Non sono stanco.” Mentì l’altro in risposta, sforzandosi di sembrare sincero. Era inutile cercare di nasconderlo, sciocco, eppure il sonno era un lusso a lui ancora precluso, non con quelle cose che lo osservavano continuamente.
“E poi, mi piacerebbe davvero scoprire se questo libro può dirci di più su dove ci troviamo.” Aveva detto la frase con un sorriso sincero, alimentato e incuriosito dalla scoperta. Sembrava totalmente rapito dalla lettura, seduto di spalle al falò per avere luce a sufficienza per continuare.
Crane era rimasto a osservarlo in silenzio, dopo. Troppo turbato e occupato a chiedersi come l'Enigmista riuscisse davvero a leggere da un libro dalle pagine completamente immacolate.
Continua...
Cadaveria Ragnarsson
Note:
*William Carter: in Don't Starve Together è il personaggio in possesso del Codex Umbra, ossia Maxwell. Sebbene nel capitolo multiplayer sia un personaggio giocabile, è comunque considerato il primo antagonista della saga.
**San Francisco, 17 aprire 1906: invece è la data riportata nella plotline, in cui pare che William sia entrato in possesso del libro, conseguentemente all'ultimo spettacolo di magia in cui si è esibito come "Amazing Maxwell". Alla fine di esso, lui e la sua assistente Charlie sono stati risucchiati in esso dalle ombre.
Il consiglio di oggi è: se trovate un libro di magia nera, non giocateci (anche se è estremamente divertente farlo!).
Grazie a La Dama di Picche per il sostegno e a tutti voi per la lettura <3
CadaveriaRagnarsson