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Autore: Abby_da_Edoras    01/07/2009    2 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: la mia storia segue le vicende del film "King Arthur" di Antoine Fuqua, ma nella mia versione i cavalieri non muoiono nella missione contro i Sassoni e restano uniti a creare un nuovo Paese, la Britannia. Ho introdotto anche un amore omosessuale (senza scene hard) fra Tristano e Galahad, che sono i miei personaggi preferiti. Spero che la ff vi piaccia.
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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GLI EROI DI BRITANNIA

GLI EROI DI BRITANNIA

La mia fanfiction è ispirata al film di Antoine Fuqua “King Arthur”, con Clive Owen e Keira Knightley. So che il film non ha avuto un gran successo ed è sconosciuto ai più, ma a me è piaciuto e, dopo averci pensato molto, mi è venuta l’idea di riscrivere la storia di Artù e dei suoi cavalieri, facendo in modo però che nessuno di loro muoia in missione e che alla fine si ritrovino tutti assieme a festeggiare la nascita della nuova Britannia liberata dai Romani. La storia, dunque, segue abbastanza fedelmente il film (tanto che temo che quelli che non sanno nemmeno di che si tratta non possano capire la fanfic), ma io vi introduco due varianti: come ho già detto, la prima è non far morire nessuno dei personaggi e la seconda, più ‘audace’, l’aver ideato la nascita di un legame ‘particolare’ fra i miei due personaggi preferiti del film, Galahad e Tristano. Ci saranno dunque accenni ad un amore omosessuale (ma senza descrizioni o scene hard), che io ho immaginato molto simile a quello dei due protagonisti di ‘I segreti di Brockeback Mountains’, forse per il carattere simile dei personaggi. Se non vi siete scandalizzati o annoiati troppo durante questa presentazione, possiamo dare il via a questa avventura.

 

Artù ed i suoi cavalieri avevano compiuto la loro ultima missione: avevano salvato il vescovo romano Germanus da un attacco dei selvaggi Woad e adesso stavano scortando il suo convoglio verso la fortezza ai piedi del monte Badon, poco oltre il Vallo di Adriano. I sei uomini ed il loro comandante erano allegri al pensiero delle carte di affrancamento che Germanus aveva recato con sé da Roma e che avrebbero permesso loro di essere finalmente liberi dal servizio reso per tanti anni all’esercito romano. Finalmente ognuno di loro avrebbe potuto andare dove più gli fosse piaciuto e si sarebbe costruito una nuova vita.

Galahad, però, appariva pensieroso e il suo giovane volto era corrucciato.

“Non mi piace quel romano” brontolò, riferito a Germanus. “Se è qui per congedarci, perché non ci consegna le nostre carte? Cos’è tutta questa messinscena?”

“Ancora non conosci i romani?” gli rispose scherzosamente Gawain, che procedeva a cavallo accanto a Bors e a lui. “Senza cerimonie ufficiali non si grattano nemmeno il culo!” 

Galahad continuava ad essere poco convinto e non si unì alle risate degli amici.

“Voi scherzate, ma per me c’è qualcosa sotto.”

“Quella sarebbe la tua faccia più felice?” insistette Gawain. La battuta riuscì finalmente a strappare un sorriso al giovane guerriero.

“Puoi sempre tagliargli la gola, Galahad, così il tuo congedo te lo prendi da solo.” suggerì Bors, ma il ragazzo scosse decisamente il capo. Ora il suo umore sembrava migliorato e partecipava all’allegria dei compagni.

“Lo farei solo se fossi costretto” replicò, ma non si stava rivolgendo all’amico che gli aveva parlato. Tristano, silenziosamente, si era affiancato al gruppo ed era lui che Galahad voleva coinvolgere nel discorso. “Io non uccido per divertimento, come invece fa qualcun altro…”

L’allusione era chiaramente diretta al nuovo arrivato che però, inizialmente, non rispose. Solo dopo aver visto che Galahad aspettava una sua reazione, Tristano ribatté con un sorrisetto: “Invece dovresti provare, qualche volta. Magari poi ti piace.”

Nessuno capì se si trattasse di una battuta o se invece il valente e misterioso arciere dicesse sul serio. Ad ogni modo egli non se ne preoccupò più di tanto. Lanciò un fischio verso il cielo e lasciò che il suo falcone venisse ad appollaiarglisi sul braccio: da quel momento in poi tutta la sua attenzione fu rivolta all’animale e non si curò degli scherzi e delle risate dei compagni.

“Aspetta a dirlo, ce l’hai nel sangue, questa vita. Non potrai più farne a meno.” insisté Bors, ma il ragazzo si era ormai distratto e non aveva più voglia di scherzare. Sembrava deluso dal fatto di non essere riuscito a trascinare Tristano nella discussione.

“Ti sbagli di grosso. Da domani per me tutto questo sarà solo un brutto ricordo e finalmente potrò avere una vita normale.” concluse in tono serio. Sì, sarebbe tornato a casa, nella natìa Sarmazia. Non vedeva l’ora di partire, anche se… Di nuovo lo sguardo gli corse a Tristano che si stava occupando del falco. Chissà che cosa avrebbe fatto, lui. Di tutti loro era forse l’unico che non avesse mai parlato dei propri progetti.

Senza quasi accorgersene Galahad fece rallentare il cavallo, lasciando che i compagni si allontanassero da lui e rimanendo appena un poco più avanti di Tristano. Avrebbe voluto chiedergli se anche lui desiderasse partire al più presto per la Sarmazia, ma non sapeva come iniziare. L’amico non era solito confidarsi con nessuno e in quel momento, poi, pareva tutto preso dalla cura del falcone. Il ragazzo si rese conto di sentirsi intimidito di fronte a lui e di non osare disturbarlo. Il portamento fiero e quasi aristocratico del guerriero lo metteva in soggezione.

Nel frattempo Lancillotto si era affiancato a Bors e Gawain e aveva cominciato a scherzare con loro.

“In realtà io non so bene che cosa farò una volta libero” diceva Gawain. “Per Galahad è diverso, ma io faccio questa vita da tanto tempo che non ricordo neanche più la mia casa.”

“Ci faceva un freddo cane e a quest’ora tutti i miei amici e parenti saranno morti. Inoltre qui ormai ho… quanti? Una dozzina di figli, più o meno? No, no, dai retta a me, lascia perdere la Sarmazia. Quando i romani se ne saranno andati, qui saremo noi i padroni. Io diventerò governatore e Dagonet sarà la mia guardia del corpo e baciachiappe reale! Eh? Che ne dici, Dag?” esclamò Bors sempre più chiassoso, rivolgendosi al compagno che chiudeva la fila e che però non gli rispose, limitandosi ad abbozzare un sorrisetto.

“Magari sposerò una bella donna sarmata e avrò una nidiata di marmocchi…” continuò pensieroso Gawain, ma l’amico lo interruppe di nuovo.

“Belle le donne sarmate? Ma allora non ti ricordi perché siamo scappati da laggiù! E tu, invece, Lancillotto, cosa farai quando sarai un uomo libero?”

“Beh” rispose maliziosamente il giovane cavaliere, con gli occhi che gli brillavano nel volto bello e fiero “se la donna di Gawain è davvero così bella penso che passerò molto tempo a casa sua. Lei ne sarà felice.”

“E io dove sarò nel frattempo?”

“Semplice: a domandarti a cosa devi la fortuna che i tuoi figli assomiglino a me!” replicò Lancillotto. Sapeva di essere un bell’uomo e le attenzioni delle ragazze della fortezza glielo confermavano continuamente. A Gawain però questa risposta non piacque granché.

“E questo prima o dopo averti spaccato la testa con la mia ascia?” ribatté, ma il compagno già non lo ascoltava più. Ridendo, aveva spronato il cavallo per raggiungere Artù.

“Tu cosa farai, Artù?” gli chiese. L’amicizia fra i due risaliva addirittura ai tempi del loro addestramento e Lancillotto avrebbe desiderato non allontanarsi troppo dal suo comandante e compagno di tante battaglie.

“Io andrò a Roma.” rispose l’uomo, sentendosi finalmente sereno e ottimista. “Non vedo l’ora di essere là. È una città ordinata, civile, progredita, la migliore del mondo. Dovresti venirci anche tu, sarei felice di ospitarti.”  

“Roma?” ripeté il cavaliere in tono deluso e disgustato “No, grazie tante. Un posto pieno di arroganti presuntuosi che si credono dèi in Terra!”

Il gruppetto dei cavalieri continuò a cavalcare fra chiacchiere e risate fino all’ingresso della fortezza. Vi scortarono dentro il carro episcopale, poi ognuno di loro si recò a prepararsi per l’incontro con Germanus nella sala del consiglio. Erano impazienti di avere in mano le tanto desiderate carte. Artù, invece, insieme al suo scudiero Jols, accolse il vescovo che scendeva dal carro, gli diede il benvenuto e disse che lo avrebbe fatto sistemare nei suoi alloggiamenti.

“Sarete a vostro agio lì e, per qualunque bisogno, non avrete che da chiedere. Il mio scudiero è a vostra disposizione.” assicurò rispettosamente Artù al romano prima di lasciarlo alle cure di Jols.

Germanus lo ringraziò distrattamente, poi seguì Jols che condusse lui ed il suo segretario Horton agli alloggiamenti. Prima di entrare, però, rivolse uno sguardo sprezzante e disgustato al cortile della fortezza, disordinato, sporco e semplice, con servi che portavano cibarie e bambini che scorrazzavano qua e là, giocando alla guerra. In che razza di luogo era mai capitato e con che barbari si trovava ad avere a che fare?

   
 
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