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Autore: Signorina Granger    21/03/2018    4 recensioni
Charlotte Selwyn, Regan Carsen, William Cavendish e Lyanna Goblets vengono contattati dal Preside Dippet per tenere delle lezioni “speciali” ad Hogwarts nel Gennaio del 1944... e una volta fatto ritorno nella loro vecchia scuola, daranno prova di non essere cambiati poi molto da quando la frequentavano.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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C.I.A.: Cronache di Insegnanti Atipici



“Ehm… c’è qualcosa che non va?”
Regan inarcò un sopracciglio, voltandosi verso la poltrona occupata da William mentre cercava di decifrare i geroglifici che, almeno in teoria, rappresentavano la calligrafia di Dante Julius.

Il collega era chino su un libro e stava sbuffando come una ciminiera, borbottando frasi sconnesse a mezza voce e un’espressione a dir poco seccata dipinta sul volto:

“Ma come si permette… Io?! Questo qui?! … Quell’Auror  in gonnella… Inammissibile… un simile inetto…”

Poi, dopo dieci minuti di borbottii, William si alzò e uscì dalla stanza a passo di marcia, deciso ad  interrompere la lezione di Charlotte per difendersi e presentare tutte le differenze che intercorrevano tra lui e quel selvaggio. 

“Lya, tu hai capito qualcosa?”
Regan, sempre più confuso, si voltò verso la collega e la trovo impegnata a leggere il giornale, rispondendogli con un tono piuttosto rilassato:
“Reg, caro, se mi facessi delle domande ogni volta in cui quei due si comportano in modo strano non dormirei più la notte, e tengo molto a non avere le occhiaie.”


*


“Ti posso chiedere una cosa?”
“Se proprio non puoi farne a meno…”

“Da dove arriva questo tuo interesse per letture del genere? Non ce lo si aspetterebbe da una Purosangue.”

Charlotte alzò lo sguardo dal suo libro per rivolgere la sua attenzione al collega, che era seduto a qualche metro di distanza e teneva gli occhi fissi su di lei, guardandola con curiosità. 
Per tutta risposta l’Aurora abbozzò un sorriso, stringendosi nelle spalle mentre chiudeva il libro, sfiorandone la copertina con le dita:

“Avevo un’amica che prediligeva letture Babbane, me ne prestò moltissimi durante gli ultimi tre anni di scuola. Ti ricordi di Katherine Burke?”
“Vagamente, sì, era Grifondoro, giuro?”
“Sì. Andiamo Cavendish, non ci si dimentica di una come Katherine!”

“Ho la tendenza a mettere in un cassetto informazioni meno utili per fare più spazio a cose più importanti, se devo essere sincero…”
“E allora com’è che di me ti ricordi benissimo?! Mi hai anche riconosciuta subito.”

“Facile, il tono acido e lo sguardo gelido non sono cambiati.”
“Io non sono gelida. Solo con alcuni individui. E nemmeno la tua faccia supponente è cambiata, Dorian Gray!”
“E chi è?!”
“Un emerito idiota di bell’aspetto, ecco chi.”


*


Charlotte prese posto accanto a Regan al tavolo degli insegnanti della Sala Grande per fare colazione e rivolse all’amico un’occhiata perplessa, chiedendosi come potesse non rendersi conto di tutti gli sguardi che stava attirando come ogni mattina.

Il pozionista sembrava però troppo preso dalla lettera che teneva in mano per farci caso, impegnato a leggere le righe scritte dalla moglie con un che di adorante nello sguardo. 

Charlotte si schiarì la voce, attirando così l’attenzione del collega e rivolgendogli un sorriso, guardandolo con aria divertita:

“Buongiorno. Come sta Steph?”
“Bene, a parte il sentire tremendamente la mia mancanza, certo… ti saluta.”
“Ricambia. Mi chiedo solo che cosa direbbe se sapesse di tutte le tue ammiratrici…”

“Come?”  Regan inarcò un sopracciglio, guardando l’Auror con sincera confusione mentre Charlotte non accennava a smetter di sorridere, accennando agli studenti:

“Parlo di tutte le ragazzine che sbavano al tuo passaggio e che ti guardano con aria sognante, Reg.”
“Non dire assurdità, nessuno mi guarda con aria sognante!”
“E allora chi stanno guardando tutte queste studentesse? Me?”

CeCe roteò gli occhi con fare esasperato mentre Regan, voltandosi verso “la platea” con la fronte aggrottata, realizzava finalmente di avere molte paia d’occhi puntate addosso.
Ah. 
Forse l’amica non si sbagliava, dopotutto.

“Ehm… non ci avevo fatto caso.”
“Quindi secondo te tutte le ragazze che volevano entrare nella tua classe lo hanno richiesto per interesse nei confronti della materia, Reg?!”


*


“Ecco, lo sapevo, ci siamo persi!”
“Non ci siamo persi, smettila di ripeterlo come una filastrocca!”

Charlotte alzò gli occhi al cielo mentre, le braccia conserte, camminava pochi passi dietro a William con una noncuranza in netta contrapposizione con il nervosismo che l’atteggiamento del collega, così come l’andatura e il tono di voce, faceva trasparire:

“Rilassati Cavendish, ti difenderò io dai pericoli della Foresta Proibita…”
“Non mi serve, grazie, quasi quasi mi spaventi più tu.”
“Esagerato! Comunque, secondo me calcano troppo la mano quando parlano di questo posto, non mi sembra poi così pericoloso…”

“Io non ne sarei così sicuro…”
“Oh, andiamo, cosa pensi che si nasconda nei meandri del bosco, un’Acromantula?”
“Fai meno l’impavida Selwyn, ti ricordo che un finto Lethifold ti ha fatto perdere dieci anni di vita solo poco tempo fa.”


William si voltò e indirizzò un sorrisetto all’Auror, che ricambiò con un’occhiata gelida:

“Grazie per avermelo ricordato, stavo quasi dimenticando che hai un’età cerebrale pari a 10 anni.”
Avrebbe tanto voluto vederlo al suo posto, trovandosi un Lethifold davanti… chissà, magari prima o poi ne avrebbe pescato uno da una foresta pluviale e glie lo avrebbe mandato in un pacco regalo per il suo compleanno.


“Ok, proviamo di qua. Di questo passo arriveremo dopo i ragazzi…”
succede, quando ti porti una zavorra appresso.”
“Per una volta sono d’accordo, Selwyn.”



“Ma dove sono finiti? Dovremmo andare a cercarli, secondo te?”

Regan si voltò verso Lyanna, ma la donna si limitò a sfoggiare un sorrisetto divertito, stringendosi nelle spalle:

“Sì, forse dovremmo, ma non lo faremo.”
“E se li ha mangiati vivi un’Acromantula?!”
“È più probabile che si siano uccisi a vicenda, casomai… e poi non dire assurdità Reg, non ci sono Acromantule nella Foresta Proibita!”


*


Regan Carsen era in cucina, seduto davanti al tavolo e impegnato a catalogare delle provette, ma sentiva comunque le voci e le risate cristalline che provenivano dal salotto, facendolo sbuffare di tanto in tanto con irritazione. 
Dopo qualche altro minuto di tortura il pozionista si alzò, decidendo che ne aveva avuto abbastanza mentre raggiungeva a passo di marcia il soggiorno, trovando moglie e collega, nonché amica, di quest’ultima impegnate a ridacchiare:

“Avrei voluto esserci!”
“Avresti dovuto, sarebbe stato divertente… hai presente come si tocca i capelli quando è soprappensiero? Ecco, talvolta in Sala Grande o nei corridoi succedeva, e allora avresti visto un branco di studentesse sospirare e guardarlo con aria sognante.”

Stephanie e Charlotte risero di gusto ma il diretto interessato delle loro chiacchiere non le imitò, in piedi dietro al divano, le braccia conserte e un’espressione seccata sul volto:

“Vi state divertendo?”
“Oh, molto, sto raccontando a Steph qualche aneddoto divertente sulla nostra permanenza ad Hogwarts.”

“Sì, mi è parso di sentire qualcosa.”


“Reg, non ti offendere, sai che ti vogliamo bene… stiamo solo ridendo alle tue spalle, roba da nulla.”
“Non è colpa mia se sono così affascinante, Steph. Invece di ridere dovresti essere grata di avere un marito come me.”

“Hai ragione, ho accalappiato il marito perfetto.”   Stephanie gli rivolse un caldo sorriso, mandandogli un bacio mentre Regan, leggermente rincuorato, sorrideva con una punta di soddisfazione prima di chinarsi, darle un bacio e poi lanciare un’occhiata eloquente a Charlotte, che aveva seguito la scena con aria divertita:

“Attenta a quello che le racconti, CeCe.”
“Perché, c’è qualcosa che non dovrei sapere?! E se ti sei chiesto perché non ti ho mai fatto scenate in tutti questi mesi, Reg, sappi che sapere Charlotte a tenerti d’occhio mi ha resa molto più tranquilla.”

“Tranquilla Steph, esattamente come avevo previsto Reg ha passato le settimane a guardare fuori dalla finestra e a sospirare con fare affranto per la tua mancanza… Per poi illuminarsi e sprizzare felicità quando arrivava una tua lettera.”

Charlotte sorrise, guardando l’amico quasi con affetto mentre il pozionista sbuffava, abbassando lo sguardo e borbottando che l’amica esagerava come suo solito mentre Stephanie, al contrario, sorrise e si inginocchiò sul divano per abbracciarlo, asserendo quanto fosse adorabile.

“Fa piacere vedere che ogni tanto riconosci le mie qualità, Steph!”
“Zitto un po’, altrimenti mi rimangio tutto.”


*


“Stanno ancora guardando quella roba?”
Regan, seduto di fronte a William in sala da pranzo dopo aver cenato, annuì alla domanda dell’amico sfoggiando un’espressione a metà tra l’esasperato e lo schifato, imitato dall’ospite:

“Ma perché sono così… prese da quel film?!”
“Da quel tipo, sopratutto.”

Regan accennò ad una smorfia con le labbra prima di alzarsi e fare cenno all’amico di seguirlo, lasciando la partita di scacchi a metà per raggiungere le rispettive consorti in salotto, trovandole accoccolate sul divano con una coperta sulle ginocchia e gli occhi fissi sullo schermo della tv, osservando con interesse le scene in bianco e nero:

“Non è ancora finito?!”

“SHHH! Sta per entrare in scena Laurence Olivier!”
“Avevi ragione, vederlo così è quasi meglio di leggerlo… eccolo!”

Charlotte sorrise, indicando il protagonista maschile del film mentre Regan e Will lo guardavano in cagnesco: 

“Non è così attraente…”
“Anche secondo me…”

“Che dite?! Siete solo invidiosi.”
“Già, per una volta siete messi in secondo piano, accettatelo… e ora fate silenzio, primedonne.”

Charlotte agito la mano, liquidando frettolosamente i due che rivolse un’ultima occhiata in cagnesco al Mr Darcy del film prima di tornare in sala da pranzo, borbottando che ne avevano abbastanza di quell’attore tanto amato dalle mogli.

“Secondo me dal vivo perde molto… sarà il trucco!”
“E le luci Will, le luci!”
“Giusto, le luci! Tutta scena Reg, fidati di me.”


*


“Will, noi usciamo.”
“Dove andate?”

William ha le mani piene di fascicoli e rotoli di pergamena quando mette piede nell’ingresso, trovando sua moglie e la collega di quest’ultima in piedi davanti alla porta e vestite di tutto punto, pronte per uscire e affrontare il freddo di fine Novembre.

Rivolge alle due un’occhiata curiosa, quasi indagatrice quando inarca un sopracciglio e osserva Charlotte sorridergli con attenzione: 

“Abbiamo un appuntamento con Alfred. Ci vediamo più tardi!”

Alfred?
Chi è Alfred?

Ma prima di dargli il tempo di indagare quelle due streghe sono già uscite di casa sghignazzando, probabilmente a causa della sua espressione confusa, e l’hanno lasciato lì, ad arrovellarsi su quel nome.
Pochi minuti dopo i fascicoli giacciono dimenticato sul tavolino da caffè di fronte al divano e William vaga per il salotto in un’apparentemente infinita tiritera: avanti e indietro, avanti e indietro. 
Sta facendo mente locale su tutte le persone che conosce, e non vi rientra nessun Alfred tra queste. E non gli sembra che nemmeno la moglie abbia mai citato un conoscente con quel nome… I suoi colleghi? Ormai li conosce praticamente tutti e no, non ricorda nessun Alfred. 

A meno che…
Un momento! 

William si ferma ed ecco che una nuova idea affiora nella sua mente: l’insight fa il suo effetto ed ecco che un allarme inizia a suonare. 
Che sia forse uno degli agenti americani mandati recentemente dal MACUSA per monitorare la situazione in Inghilterra? In fin dei conti non ricorda i loro nomi, Charlotte li nomina di rado e quasi sempre per cognome… ah, sarà di certo quel bellimbusto dai capelli neri che fa un po’ troppo il carino con sua moglie. 

William sbuffa, non è tranquillo, affatto. Quella situazione non gli piace per niente, specie perché di solito quella gelosa è Charlotte ed è il primo a farglielo notare e a sorriderne quasi con orgoglio.
Eppure eccolo che si dirige a passo di marcia verso il camino già acceso e, geloso marcio, si inginocchia davanti alle fiamme per mettersi in contatto con l’altro poveretto che ha sposato un’intrepida Auror. 

“Reg! Reg, dove sei?!”
“Will? È successo qualcosa?”

Will sbuffa, che domande, è successo qualcosa eccome, qualcosa che gli impedisce di lavorare come dovrebbe, mentre Regan si avvicina al camino del suo salotto e ci si inginocchia davanti, la fronte aggrottata:

“Conosci un certo Alfred?!”
“Alfred? No, perché?”
“Tua moglie è passata di qui, lei e Charlotte sono uscite… e CeCe ha detto che hanno un appuntamento con un certo Alfred! Chi può essere?”

Regan spalanca gli occhi chiari, sconcertato: chi è questo Alfred che osa passare del tempo con la sua dolce metà senza la sua presenza? Di sera, per giunta!

“Non ne ho idea… sarà uno di quei pavoni imbellettati targati USA!”
“L’ho pensato anche io. Sai dove sarebbero andate Steph e CeCe?”
“Al cinema, o almeno così mi ha detto. CeCe non ti ha detto nulla?”

A Will non resta che borbottare qualcosa su come probabilmente gli ha accennato qualcosa, ma la verità è sicuramente che lei glie l’ha detto e lui non l’ha ascoltata. 
Però non può dirlo all’amico, ci mancherebbe altro. 

“Ok, allora vengo da te e poi andiamo a cercarle, d’accordo?”


Pochi minuti dopo sono entrambi a casa Carsen e stanno discutendo su dove potrebbero essere andate, dopotutto hanno l’obbligo di andarle a cercare e assicurarsi che stiano bene, Stephanie è persino in dolce attesa in fin dei conti… una vocina nella sua testa suggerisce a Will che infondo sanno cavarmela benissimo da sole ma la ignora, scacciandola rapidamente così come è comparsa.


Meno di mezz’ora dopo sono pronti, gli impavidi cavalieri senza macchia e senza paura che si recano a Piccadilly Circus per trovare le loro consorti e ridurre in polpette questo misterioso “Alfred”. 
William storce il naso mentre scruta la fila che si snoda davanti all’ingrosso de cinema, pensando a quanto poco “Alfred” gli piaccia come nome. No, non gli piace proprio, neanche a pelle, e si ripete che sarà sicuramente un tipo sgradevole… o almeno finché i suoi occhi non catturano qualcosa. Un’immagine, la locandina del film che verrà proiettato. 

Ed è allora che il considerevole quoziente intellettivo di William Cavendish riesce a mettere a posto tutti i pezzi e all’improvviso, forse la prima volta in vita sua, si sente esattamente come sua moglie è solita apostrofarlo: un’idiota. 
Sì, William si sente davvero un idiota mentre realizza cosa sta succedendo… sospira, richiama l’attenzione di Regan e mormora qualcosa di appena comprensibile, suggerendo caldamente all’amico di voltarsi e sparire il più rapidamente possibile.

“Andarcene? Ma come, scusa?!”
“Alfred! Guarda la locandina, Reg.”

Regan, confuso dalla sua reazione inaspettata, obbedisce e posa lo sguardo sulla locandina, dove dotto la foto dell’odiosissimo Oliver svetta il titolo “Rebecca la prima moglie”. Un film di Alfred Hitchcock.

“Oh. Quindi intendeva…”
“Già. Presto, andiamocene prima che ci vedano!”

Sì, perché in quel caso farebbero la figura degli idioti, e anche se le rispettive consorti già li reputano tali loro non lo sanno, quindi intendono defilarsi in fretta. 
Tuttavia una voce li chiama, e i loro piani vanno in frantumi. Sarà proprio una serata da dimenticare, quella. 

“Cosa ci fate qui?!”
Devono averli visti perché Charlotte li ha raggiunti mentre una Stephanie impegnata a godersi lo spettacolo – e questo è gratis, per giunta! – rimane in fila a tenere i posti, mentre i due si stampano due sorrisi sul volto e Regan si affetta a rispondere alla domanda dell’amica:
“Ehm… ci è venuta voglia di vedere un film.”

“E siete venuti a vedere Rebecca la prima moglie?”
Charlotte inarca un sopracciglio e Will maledice mentalmente il suo sarcasmo, che ora è perfettamente in grado di cogliere ma lo stesso non si è potuto dire di poco prima: è sempre un grosso problema con Charlotte, capire quando è seria e quando non lo è.
“Ehm… già.”
“Ma voi odiate Laurence Olivier.”
“Sì, ma… ci piace Hitchcock.”
“Già! Lo adoriamo.”

“Ah sì? Sarà… bene, venite allora.”

Charlotte guarda i due come se non fosse poi molto convinta dalle loro parole, ma non le va di perdere tempo o di fare una scenata davanti ad un pubblico, così prende marito e amico sottobraccio e li conduce verso una Stephanie sorridente che saluta il marito:

“Tesoro, non puoi proprio stare senza di me?”
“Certo che no cara.”
“Sapevi che questi due sono fan di Hitchcock, Steph?”
“Ah sì? Diteci due suoi altri film, allora.”

“Ehm…”


“Will? Pensavi forse che Alfred fosse un uomo in carne ed ossa?”
Charlotte gli sorride, divertita, ma lui rotea gli occhi con studiata esasperazione, affrettandosi a negare: l’orgoglio no, quello non l’ha ancora perso.
“Cosa? Non dire assurdità.”
“Come vuoi caro… sei pronto a passare tre magnifiche ore con Laurence?”

Tre ore? 
Charlotte sfoggia un sorrisetto e William impallidisce, capendo di essere finito in un vicolo cieco, ma non può tirarsi indietro perché si smentirebbe, e lo sanno entrambi. Così, come Regan, può solo annuire e sforzarsi di sorridere alla moglie, appuntandosi mentalmente di ascoltarla con maggior attenzione in futuro.








………………………………………………………..
Angolo Autrice: 

Scrivere di loro da ragazzi in Magisterium – 1933 mi ha fatto venire voglia di riprenderli in mano in versione adulta… quindi eccoli qui, i nostri amati prof atipici più l’immancabile Stephanie. E, per curiosità, ecco Olivier: 
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