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Autore: Le_FF_di_Max_Casagrande    21/03/2018    0 recensioni
"Tre storie che voglio raccontare.
La storia di James, e di come l'ho conosciuto.
La storia di Richard e di Nicholas, e di come mai ora sono tanto famosi.
Ma, sopratutto, voglio raccontarvi la mia storia: la storia di Nicholas Aurelion William Scotland Nik Newtoon Artemis Peverell (giuro che non userò più il mio nome per intero.) e di come ho combattuto l'ultima grande guerra magica. Di come sono diventato "l'Auror del tempo", "il romanziere" o, come mi conoscono in molti, "il mago dalle molte bacchette". Questa è la storia del mio combattimento con Artemis, è la storia di quando abbiamo quasi distrutto la scuola (due volte...) e sono, sopratutto, le righe dove vengono raccontati due eventi dimenticati che non devono rimanere tali.
Questa è la storia della Giratempo elementare, e di come ha quasi distrutto l'unico futuro in cui i maghi potevano ancora vivere in pace.
Dedicata a Richard Underhill, Petrus de Bello, Nataly e William Wiliams e alle due streghe più pazze che conosca."
Dai diari di Nicholas Peverel, il padrone della morte.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 1: Il mago dalle molte bacchette.

 

Apparvero al lato della strada, all'interno di un vicolo per nulla accogliente, tra due mura umide e sature di muffa di due palazzi parecchio vecchi. Il pensiero che adesso fosse seguito anche dal MaCUSA non ci mise molto ad arrivare, portandolo a sospirare mentalmente. Evidentemente il Ministero non si era fatto molti problemi a diffondere la voce che fosse un ricercato, nonostante avesse spiegato perfettamente al primo ministro il suo piano. Forse smaterializzarsi all'interno del suo ufficio, rompendo parecchi incantesimi difensivi, non era stata una grande idea. Il professor Silente gli aveva consigliato più volte di evitare cose del genere, dato che non si vedono spesso maghi così potenti. Fino a poco tempo fa c'era lui a proteggerlo, ma adesso non poteva più dire altrettanto. Era il 1998, i corsi ad Hogwarts erano ricominciati e, per quanto la nuova preside avesse tentato di contattarlo, non ci riusciva. Viaggiare nel tempo aveva anche i suoi difetti.

Il babbano sembrò confuso nel non vedere più un parco intorno a sé, cosa che, effettivamente, avrebbe stupito chiunque. Gli prese la valigetta dalle dita e la posò accanto alle sue gambe, tenendo la bacchetta nella mano destra. Era parecchio rovinata ed usurata, colpa degli animali del precedente proprietario.

-Adesso, se crede di dover vomitare, la prego di girarsi.- disse colpendolo leggermente con la punta del lungo e stretto legno che teneva in mano. Gli abiti sembrarono lavarsi e stirarsi immediatamente, tornando nuovi come se non fossero stati indossati. Il babbano osservò l'incantesimo stupito, cercando di capire se stesse sognando o meno.

-Cosa è appena successo?- domandò confuso. Si trovava tra due palazzi e le mura erano troppo strette per i suoi gusti. Era andato al parco a leggere, ma si era ritrovato di fronte uno strano figuro sulla ventina, con indosso un lungo cappotto blu scuro. Un'altra cosa che lo stupì fu uno strano bastoncino che teneva in mano, capace di produrre piccole luci colorate. Quando quel bizzarro estraneo si era alzato di scatto dalla panchina, era apparsa una valigetta sotto di lui, come se ci fosse seduto sopra. Quando gliel'aveva fatto notare, lui aveva estratto dalla manica lo strano oggetto e l'aveva spinto in uno strettissimo tubo, dove, una volta uscito, era sbucato nel vicolo ed il parco era scomparso.

-Oh, non credo che capirebbe neanche volendo, e voi babbani siete persone che non voglio mai capire.- spiegò osservandosi intorno, alla ricerca di testimoni. Aveva già troppe gatte da pelare senza considerare i babbani. Sospirò pensando alle porte rimaste aperte. Quella degli animali e quella dei draghi, se non ricordava male. Non poteva dimenticare quella con i galeoni? O con le bacchette? Sempre le cose che potevano uscire. Estrasse dalla tasca il cellulare, osservando l'ora e confermandola sul terzo orologio sul polso sinistro. Aveva ancora ventotto ore. Ventotto ore, sette minuti e cinquantaquattro secondi.

Cinquantatré.

Cinquantadue.

-B... babbani?- domandò cercando di capire le parole di quello sconosciuto ed al contempo regolarizzare il respiro.

-Non si preoccupi, finirà tutto in un lampo.- sorrise lui poco convincente e puntandogli contro la bacchetta. Dall'altro lato non capì per nulla quello che stava accadendo, ma aveva intuito che qualsiasi cosa fosse quell'arnese non era nulla di buono. Si chinò rapidamente, afferrò la valigetta e colpì in pieno viso l'estraneo, facendo volare via gli occhiali neri squadrati e la bacchetta.

-Neanche per sogno.- sussurrò scappando via, terrorizzato. Appena uscito dal vicolo svoltò a sinistra, svanendo dal campo visivo del mago.

Cercò gli occhiali più rapidamente che riuscì, anche se non servivano a molto dato che vedeva benissimo anche senza. Raccolse la bacchetta e la ripose nella tasca sinistra del lungo cappotto, per poi osservare la via. L'aveva perso, ma cosa peggiore aveva perso la valigia. Cominciò rapidamente a correre, sistemandosi i lunghi capelli neri su un lato per non farli andare di fronte agli occhi scuri.

-Cos'ha fatto a quel no-mag?- chiese minacciosa una ragazza fermandolo. Indossava una fela con cappuccio che rese impossibile osservare il volto.

-Mi scusi, ma sono di fretta.- tagliò corto lui cercando di superarla.

-Mi dica prima chi è!- sbottò ancora spingendolo all'interno del vicolo. Fece qualche passo prima di riacquistare l'equilibrio.

-Nicholas Peverel.- rispose sbrigativamente sperando di fare il prima possibile e ricominciando ad avvicinarsi verso l'uscita da quel luogo angusto.

-Perché ha dato quella valigetta a quel no-mag?-

All'improvviso si fermò. I lunghi capelli nocciola avevano catturato la sua attenzione, lasciandolo senza parole. Le labbra piccole e taglienti ed il naso leggermente liscio e senza imperfezioni gli fecero sentire il cuore pesante. Com'era possibile?

-Nataly?-

-Come conosce il mio nome?- domandò lei incredula.

-Non ricordi?-

-Io no, deve confondermi con qualcun altro.- affermò la ragazza spaventata dallo strano comportamento dello sconosciuto.

-Esiste una sola Nataly White.- continuò lui serio, quasi seccato.

-Infatti il mio cognome è Wiliams.- rispose. -Le ripeto la domanda?-

-Quel tipo mi ha rubato la valigia.- spiegò portandosi le mani ai fianchi. “Che sia pozione polisucco? Sono identiche...” pensò tra sé e sé. -Ed è importante che io la riprenda.-

-Non ha provveduto al no-mag?!- chiese incredula.

-No-mag?-

-No-mag. Il non-magico. Il non-mago!-

-Oh... sì... noi li chiamiamo babbani.-

-Gli ha cancellato la memoria?- domandò ancora.

-Be', se non fossi stato fermato da qualcuno l'avrei fatto volentieri, ma...-

Un frastuono, come quello di un'esplosione, attirò rapidamente l'attenzione dei due. Nick non ci mise molto a capire quello che fosse appena successo, mentre lei sembrava parecchio più confusa. Ragionò: il babbano aveva aperto la valigia, quindi doveva essere arrivato in un punto in cui si sentiva al sicuro, come ad esempio la sua abitazione. “Due palazzi di distanza, verso sinistra” pensò allungando un sorriso. E Richard che gli diceva di star perdendo colpi.

-Dobbiamo preoccuparci?- domandò guardandosi intorno per qualche secondo prima di fissare gli occhi dietro il paio di occhiali.

-No...- tentò lui poco convincente tendendo le orecchie e facendo svanire il sorriso. Lungo la via si stava creando una folla e la polizia, che questa volta sembrava essere veramente formata da babbani, a giudicare dalle fantasiose teorie, si era già predisposta per non far scatenare il panico. Parecchie zampe picchiettarono per qualche secondo sopra la sua testa prima di svanire in lontananza coperte dal chiacchiericcio, insieme ad un freddo gelido che si allontanò nella direzione opposta.

-Quanto?-

-Dipende...- commentò uscendo dal vicolo. -Su una scala da uno a cinque, direi un buon tre.-

-Aspetti. Lei... è un mago, vero?-

-Mi sembra ovvio. Mi stupirei del contrario.- rispose osservando la calca che si era creata a due civici di distanza. Un solo agente, alto e smilzo, si era piazzato alcuni metri di fronte l'entrata, osservato da tutti i presenti. I due camminarono con passi svelti ed ansiosi in quella direzione mentre Nicholas si metteva la mano destra all'interno della manica opposta.

-Mi dica, ci sarà un'altra scossa?- domandò un uomo tenendo in braccio un fagotto.

-Mi dispiace signore, ma questo non è stato un terremoto.-

-Oh sì, ha ragione agente.- confermò un altro di bell'aspetto, portandosi accanto ai due e sovrastando il chiacchiericcio. Nick estrasse la bacchetta e, con un colpo di polso simile a quello che aveva usato per l'incantesimo lanciato pochi minuti prima sul babbano, fece apparire una nebbia verdognola che si propagò per tutta la strada e strisciò lungo la folla. Nataly si stupì, ovviamente. -Era un gigantesco ed imponente ragn...emoto. Un terremoto, sì, era un terremoto!- esclamò poi con più convinzione, seguito da tutti gli altri presenti, all'improvviso certi di tale affermazione.

Ancora con la bacchetta alla mano varcò la soglia, incontrando un uomo ed una donna in uniforme. -Ragazzo, è pericoloso.-

La punta del ramo di faggio si illuminò prima di verde spento, poi di blu acceso ed infine, dopo essersi spenta, Nicholas la puntò verso la porta, facendola raggiungere dai poliziotti con sguardo perso nel vuoto. Era abituato agli incantesimi non verbali, colpa del professor Piton.

Salì le scale più rapidamente che riuscì, anche se cominciò ad odiare i banchetti di Hogwarts per averlo reso un ventunenne panciuto. Fu al secondo piano che trovò la porta spalancata, staccata dalla parete e dai cardini che, ora, si trovavano per terra. Lucky, un piccolo Kneazle dal pelo oro a macchie nere, stava facendo le fusa al babbano svenuto su un lato della stanza del primo piano, vicino ad una valigetta spalancata. Un rapido bagliore dalla punta della bacchetta la serrò subito, facendo scattare l'animale all'erta. Una volta che vide il padrone, si sedette attento, fissandolo annoiato.

-Mi stavi tradendo con lui?- domandò indicandolo con la mano armata. Lo sguardo poi gli cadde sul vero soggetto fissato dall'animale, ovvero una gigantesca voragine alle sue spalle, che gli fece intuire di essere in guai ancora più grandi di quelli che riuscisse ad immaginare. Non aveva tempo neanche per pensare al problema, figuriamoci per risolverlo. Dopo aver sospirato a pieni polmoni, fece roteare la bacchetta un paio di volte per poi puntarla verso la voragine, facendo spostare i mattoni all'indietro e riparando la parete. Ogni singolo tassello si ricompose con grazia, adagiandosi lentamente al suo posto. Quando il muro si era completamente riparato, e l'incantesimo si stava concentrando sul resto della stanza, non poté fare a meno di sentire degli ansiosi passi salire freneticamente le scale, e non ci mise molto per intuire chi fosse. La porta si riunì ai cardini, che la bloccarono sulla soglia chiudendo il piccolo appartamento. Mentre ancora gli ultimi oggetti tornavano al loro posto, Nick si sedette sul divano, aprendo la valigia ed affacciandosi al suo interno, vedendo, purtroppo, le due porte spalancate ed il soggiorno a soqquadro. Lucky saltò sul sofà, osservò il padrone per qualche istante e scese, con piccoli passi felpati, all'interno della valigia.

-Cerca solo di non farti male.- gli sussurrò lui chiudendola nello stesso istante in cui si aprì la porta. Nataly aveva inserito le chiavi ed era entrata con le mani tremanti.

-Era aperta?- domandò preoccupata togliendole dalla toppa.

-Un po'.-

-È uscito qualcosa?-

-Oh sì.- sospirò con gli occhi spalancati. Osservava i lunghi capelli marroni ricadere sulle spalle e gli occhi ambra osservarlo. Un pensiero si fece largo nella sua mente, ma cercò di ignorarlo, sperando di sbagliarsi.

-Cosa gli ha fatto?- domandò inginocchiandosi di fianco al babbano. -Ehi... Will... mi senti?-

Un piccolo insetto blu scuro si levò dalla sua nuca, schizzando in alto grazie alle ali che vorticavano come quelle di un elicottero. Nicholas scattò in avanti, afferrandolo per il lungo e stretto pungiglione ed impedendogli di volare via.

-Per tutti i boccini, che cos'è?- domandò Nataly mentre lui si inginocchiò per rimetterlo all'interno della valigia. Nonostante non fosse più grande di un pugno, sembrava opporre parecchia resistenza.

-Oh, nulla di strano.- disse chiudendo il piccolo bagaglio di scatto. -Quello... è un billywig.- spiegò allungando il sorriso meno spontaneo che lei avesse mai visto.

-Cos'altro ha lì dentro?- chiese diffidente.

-La domanda che mi pongo io è: cos'avevo lì dentro.- rispose serio dopo qualche secondo.

-Lei?!-

-Ben svegliato.- salutò Nick con un sorriso peggiore di quello che aveva prima.

-Ma perché non mi lascia in pace?-

-Lei non doveva aprire la mia valigia.-

-Calmati Will, adesso ci sono io...- tranquillizzò Nataly. Nicholas gli puntò la bacchetta contro ma la ragazza si mise rapidamente in mezzo per fare scudo. -Cosa sta facendo?!-

-Lo sto obliviando.-

-Non può farlo.-

-Scusi, prima mi ha chiesto perché non l'avessi fatto e ora mi dice che non dovrei farlo?-

-È ferito.- tagliò corto lei indicandolo. -Sta male, non vede? Prima dobbiamo curarlo.-

-Se la caverà, il billywig ha solo tre X, non è nulla di serio.- spiegò osservandolo. Si era rigirato su un fianco e cercava di afferrare una mensola per riuscire a rialzarsi nonostante non sembrava sapere come funzionassero le sue mani. -Ok, ammetto che è una reazione più grave di quanto mi aspettassi. Ma se fosse davvero grave avrebbe...-

-Cosa?- domandò lei alzandosi, insospettita da quell'improvviso silenzio. Nicholas, nel suo periodo a scuola, si era distinto spesso per il suo coraggio, ma si sentì improvvisamente piccolo sotto quello sguardo.

-Il primo sintomo sarebbero vertigini... e poi uno stato di fluttuazione temporaneo.-

-Oh, diamine.-

-Durerà ventiquattro ore al massimo!- incoraggiò cercando di non far sembrare la cosa grave quanto in realtà era. -Lo tengo io se pensa...-

-Oh, lo tiene? In questi casi non si tengono. Signor Peverel, lei ha mai avuto lezioni sul come comportarsi con i babbani?-

-I miei genitori mi hanno insegnato ad odiarli, i babbani. Questo ha avuto la brillante idea di aprire la mia valigia, e qui dentro ci sono, letteralmente, svariate creature magiche tra cui un branco di draghi. E visto che ho già un impegno abbastanza importante, le vorrei chiedere di non disturbarmi ulteriormente con i suoi problemi da strega di bassa lega.-

Uno schiaffo lo colpì in piena guancia, facendogli torcere leggermente il collo. -Non osi chiamarmi così una sola altra volta. Sono stata la strega migliore del mio corso.-

-Ma è la verità. Crede davvero di essere più potente di me?-

-Qui non mi interessa chi è più potente, ma solo che tutti siano al sicuro.- affermò lei esasperata.

-Sono solo babbani.- affermò lui con lo stesso tono, indicando fuori dalla finestra.

-Lei ora viene con me.- ordinò Nataly con tono furente. -E rimedia a ciò che ha fatto.-

-E perché mai dovrei?- domandò lui quasi divertito mentre si impegnava tanto per cercare di sollevarlo. Non sarebbe mai riuscita a convincerlo.

-Mi aiuti... la prego.-

Il tono di voce, rispetto a quello appena usato, era cambiato drasticamente, diventando sottomesso e spaventato. Non sapeva cosa fare, e la sua confusione era palese. Nick, al contrario, sapeva come comportarsi nella maggior parte delle situazioni, anche se quella sarebbe stata una piccola avventura per lui. Vide il sé stesso di alcuni anni prima in quegli occhi spaventati, pensando che ai tempi avrebbe solo voluto che qualcuno lo aiutasse. Prese il braccio destro del babbano controvoglia, aiutandolo a rimettersi in piedi. Nicholas non era un ventenne non molto alto e panciuto, con almeno una spanna in meno di colui che aveva intuito chiamarsi Will.

-Dove dobbiamo andare?- domandò alla ragazza, che doveva avere pochi anni in meno di lui.

-Si smaterializzi, poi ci penso io.-

La guardò sorpreso per qualche istante, prima di svanire con un sonoro CRACK e lasciare il posto deserto.

Ventisette ore, cinquantasei minuti e sette secondi.

 

Nicholas si sedette, decisamente agitato. I suoi genitori l'avevano lasciato al binario, poco interessati se fosse riuscito a trovare da solo un posto a sedere. Era da solo, e ne era contento, per giunta. Non doveva più sottostare a quelle vipere che era costretto a chiamare parenti e, anche se con un po' di difficoltà, era riuscito a farsi lasciare ad Hogwarts anche per le vacanze di Natale. Sperava solo di farsi qualche amico, che non avrebbe fatto tante domande sul suo nome.

-Nicholas?- domandò incredulo aprendo la porta del compartimento.

-Richard?-

-Per l'occhio di Grindelwald, pensavo che i tuoi ti avrebbero fatto viaggiare su una carrozza privata!- sbottò il ragazzo stringendolo in un forte abbraccio che venne rapidamente ricambiato. I due non si vedevano da parecchio tempo, ma si conoscevano da quanto potessero ricordare. Lo zio di Nicholas, Wiliam Peverel, conosceva molto bene la famiglia Underhill, e aveva presentato al nipote il piccolo Richard. Passavano insieme ogni estate, ma l'ultima in particolare fu un'eccezione.

-Ci hanno provato. Non si fidavano di un mezzo di trasporto babbano, e quindi stavano per optare per una di quelle carrozze che si trainano da sole. Ma il preside ha fatto cambiare loro idea.-

-Silente dev'essere ancora più potente di quanto si dica in giro se riesce a far cambiare idea ai tuoi genitori.- sghignazzò lasciandosi cadere sulla poltrona. -Senti... è qui?-

-Chi?-

-Sai di chi sto parlando.- aggiunse in un sussurro.

-Oh... sì, è seduto alla tua destra. Adesso mi sta guardando male.- spiegò indicando un posto vuoto.

-Come va, signore?- domandò cercando lo sguardo dello spettro.

-Vorrebbe essere lasciato in pace.- disse ancora Nick.

-Hai il tuo spettro personale e lo lasci in pace?-

-Ho altro a cui pensare.- sospirò facendo spallucce ed estraendo dalla felpa un sottile bastone ben curato. Intorno alla bacchetta girava una piccola spirale, che si rimpiccioliva andando verso la punta. -Sambuco ed essenza di fenice, 15 pollici, straordinariamente flessibile. Consigliata per i duelli.- elencò fieramente.

-Uno come te starà in ansia.-

-Voglio usarla subito!- esclamò emozionato. -Sono stato tutta l'estate chiuso in camera a ripassare gli incantesimi che avevamo studiato solo in teoria.-

-Fa attenzione, però. Potrebbero prenderci male se ci mettiamo a fare magia a destra e a manca.- avvertì Richard con una smorfia. L'idea non piaceva neanche a lui.

-Ma siamo lì proprio per imparare! Che cambia se siamo un po' avanti con il programma?-

-La teoria che abbiamo fatto è quella del quinto anno.- gli ricordò.

-E allora? Abbiamo molto tempo per fare la pratica.-

-Cerca solo di non sbandierarlo ai quattro venti.-

-Sì mammina.-

-Sarei comunque meglio di tua madre.- scherzò Richard.

-Non ci vuole molto per essere una madre migliore della mia.- ricambiò scoppiando in una fragorosa risata. -Be'? Non me la fai vedere?-

Il ragazzo sospirò, poi tirò fuori dai pantaloni la sua. -Abete e crine di thestral, 15 pollici, non molto rigida. Adatta alla trasfigurazione.-

-Mi piace la linea bianca.- indicò il ragazzo osservando il piccolo segno alla fine del manico che divideva in due il bastone nero perfettamente dritto. -Crea un ottimo contrasto.-

-E tu da quando sei diventato un designer di bacchette? Potresti farti assumere da Olivander.- scherzò Richard sdraiandosi per i sedili, contento di vivere quel luogo magico con il suo migliore amico.

 

James non era mai stato famoso all'interno della scuola per la sua pazienza. Egli era, di fatto, una persona più... diretta. Se qualcuno faceva ritardo ad un appuntamento con lui, era capace di andarlo a cercare anche nell'ufficio del preside pur di trovarlo. E quella era una delle occasioni in cui il ritardo non era tollerato. Per questo Lazarus non si fece attendere, arrivando sul luogo anche con un paio di minuti in anticipo. Entrambi erano sulla riva del Lago Nero e James aveva trovato posto su un trono di pietra costruito con chissà quale incantesimo mentre dava direttive ad un giovane studente del primo anno che tentava un complesso grado dell'incantesimo di levitazione.

-Molto bene, Albus. Ora lancia una pietra per volta nel lago. La prima e l'ultima devono rimbalzare mentre quella al centro no.- disse ignorando l'amico avvicinarsi. Una folla trovava riparo sotto gli alberi del limitare della Foresta Proibita, ansiosi non solo a vedere il giovane Silente allenarsi, ma anche uno dei combattimenti giornalieri di James. Il ragazzo era solito organizzare quel tipo di passatempi, lontano dagli occhi indiscreti, con l'obiettivo di trovare qualcuno alla sua altezza. Il giovane puntò la bacchetta verso l'acqua, ma le pietre eseguirono le istruzioni contrarie a quelle dettate dal ragazzo, che scattò in piedi e gli afferrò con decisione i polsi. -Il movimento deve essere deciso, e non aver paura di usare la formula. Sei al primo anno, non puoi iniziare con la magia non verbale.-

-Ma tu l'hai fatto.- ribatté Albus con tono seccato.

-Certo, ma io ho infatti sbagliato. Se non fossi stato così testardo oggi sarei dieci volte tanto potente.-

-Credo che Merlino sarebbe uscito dalla tomba se ci fosse stato un mago tanto forte.- sghignazzò Lazarus accompagnato da alcuni suoi compagni Tassorosso.

-Mi dia un paio di anni, signor Abbott. Sono sicuro che il mio nome un giorno sarà nei libri di storia magica, accanto a quello di Horpo Occhio Solo, come il mago più potente di sempre.-

-È una bella pretesa.- sorrise estraendo la bacchetta. Tutti si misero sull'attenti, pronti ad osservare i due combattere. Albus aveva raggiunto un suo grande amico, Dodge, cominciando subito a commentare ogni mossa di Richard ed impaziente apprendere il più possibile da quello scontro.

-Cosa succede qui?- domandò una voce autoritaria avvicinandosi dalle spalle del Tassorosso.

-Andiamo, ci stiamo solo divertendo!- sbottò Abbott voltandosi ed osservando l'alto e robusto amico. Nathaniel Underhill si avvicinò a grandi e lunghi passi, con i suoi due fedeli Corvonero alle calcagna. I lunghi lisci capelli blu scuro ricadevano sciolti sulle spalle, andandosi a perdere con l'uniforme.

-I duelli sono proibiti al di fuori del club dei duellanti.- ricordò lui facendo capolino in mezzo ai due. Tra tutti gli studenti solo James non indossava l'uniforme della scuola, dato che prediligeva un lungo frac scarlatto di sartoria quando saltava le lezioni per oziare lungo i corridoi o, come in quel caso, lontano dal castello.

-Andiamo!- sbottò ironico il Grifondoro. -Il tempo di battere il nostro amico e smetto! Giurin giurello!-

-Potresti darmi una mano, in due dovremmo essere in grado di batterlo.- propose Lazarus allungando un sorriso provocatorio. Nathaniel osservò quello beffardo di James, e poi i volti dei suoi corvi che, in silenzio, speravano con tutti loro stessi di vederli combattere.

-Solo per questa volta.- acconsentì slacciandosi il pesante mantello e lanciandolo ai due, che lo presero prontamente. Erano i primi giorni di ottobre e la neve sarebbe presto giunta in quel luogo tanto isolato della Scozia dove il freddo, al contrario, non si era fatto attendere. Solo un impercettibile fiato di vento scorreva verso gli alberi, increspando le rive del lago e facendo stringere negli abiti i giovani spettatori.

James estrasse la bacchetta dalla manica e raggiunse gli altri due. I tre si portarono la bacchetta alla testa di scatto e nello stesso modo la rimisero lungo il fianco. Dopo un lungo e profondo inchino, fecero sette passi indietro e poi si voltarono alle loro spalle, puntando l'avversario, o gli avversari, con le pose di scherma che avevano imparato due anni prima (e che ancora prendevano controvoglia, reputandole parecchio imbarazzanti.).

-È possibile utilizzare qualsiasi incantesimo riconosciuto dalla scuola. Il combattimento finirà con la sconfitta di una fazione.- annunciò Albus. -Uno... due... TRE!-

-Expelliarmus!- esclamò Lazarus.

-Rictusempra!- gli fece eco Nathaniel.

James mosse il braccio compiendo un grande cerchio e bloccando i due incanti. -Banale.- commentò in un sussurro puntando la bacchetta contro il lago, dove l'acqua nera cominciò a tremare. Due grossi fiumi si levarono in aria, circondandoli ed avvolgendoli in una grossa colonna scura, la cui cima continuava ad allontanarsi.

-Quindi la mettiamo su questo piano, eh?- domandò Nathaniel allungando le labbra. Adorava quando James usava quegli incantesimi così teatrali. -GLACIUS!-

-BOMBARDA!-

L'acqua si congelò e divenne ghiacciò rapidamente, indurendo anche una piccola parte del lago. La gelida costruzione esplose in tanti grandi pezzi, che si proiettarono per tutte le parti. Gli occhi di James si spalancarono, spaventati. Nessuno si sarebbe salvato da quelle schegge tanto rapide. Sarebbe riuscito a proteggere sé stesso e chi si trovava dietro di lui, ma nessun altro. Il braccio non avrebbe potuto eseguire due incantesimi e la concentrazione stava andando scemando. Un forte e lungo suono, simile a quello di molti bicchieri che si infrangono, entrò nelle orecchie dei presenti che, spaventati, non volevano vedere quello che fosse successo.

-Vi siete bevuti il cervello?!-

-Colpa mia.- si affrettò a dire Lazarus vedendo Elisabeth con la bacchetta e le mani puntate in avanti, riuscita a creare lo scudo appena in tempo lungo il confine dettato dagli alberi, prima degli studenti.

-Voi! Tornate a sferruzzare.- ordinò la ragazza con fare severo, agitando la mano distrattamente. Di quel piccolo gruppo di studenti del terzo anno tutti sapevano che fosse James il più potente, ma che l'unica che non dovesse arrabbiarsi fosse proprio Elisabeth. Nessuno ignorò l'ordine e persino Albus chiese al compagno più anziano se dovesse seguire i suoi compagni al castello, ricevendo un allegro no come risposta esattamente come i tassi di Lazarus ed i corvi di Nathaniel. -Non sarai contento fino a quando la scuola non salterà in aria.-

-A quel punto la riprenderò al volo con un incantesimo di levitazione. Avete tutti e quattro avuto difficoltà e sono stato io a sbloccarvi.-

-James, non c'è niente da ridere. Per poco Lazarus non ammazza tutti i presenti.- rimproverò ancora la ragazza.

-Ehi, guarda che io sono qui...-

-Sì, ma non si è fatto male nessuno, dico bene? Insomma, devono essere pronti anche ad eventualità come questa, no? Potrebbero affrontare un mago oscuro che ha qualche asso nella manica che non siano gli schiantesimi.-

-Sì, ma questo sta al nostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure dirlo, non a te. Se io non fossi stata qui...-

-Sarei diventato un pluriomicida, lo so, non c'è bisogno che me lo ripeta.- ridacchiò Smith smorzando la tenzione. -A tal proposito, tu non eri con John?-

-John ha...-

-Albus, potresti prendere il necessario per la pozione Congiuntivitus? Devo scrivere una relazione.-

-Anche noi, quindi aiutatelo.- aggiunse Nathaniel indicando gli ultimi rimasti, che si diressero, con passo lento ed annoiato, verso il castello.

-Mai dare informazioni gratis.- consigliò James osservando Silente camminare di fianco al suo amico.

-John ha gli ingredienti.- tagliò corto la ragazza. Al Corvonero scappò un sorriso mentre Lazarus esultò.

-E quando iniziamo? Lo possiamo fare ora? O questa sera? Cavolo, io vorrei farlo adesso. Possiamo farlo?-

-Prendi fiato. Se non ricordo male, la prossima luna piena dovrebbe essere dopodomani, giusto?-

-Sì.- rispose prontamente la ragazza con una punta di tristezza.

-Perfetto, allora mentre tu e John sarete... impegnati, noi ci attiveremo per iniziare il rituale.-

-Voi vi ricordate che nessuno vi costringe a farlo, vero?-

-Tu hai altro a cui pensare senza dover fare da balia a noi tre. Abbiamo deciso, e i Grifondoro sono stupidi e caparbi per natura.-

-Ti ho sentito.- ringhiò James con gli occhi stretti in due fessure che scrutavano Nathaniel. -Ma devo ammettere che il nostro compagno volatile ha ragione. John non ha ancora superato quello che è successo il mese scorso, e ha bisogno del tuo aiuto.-

-Forse hai ragione.- mormorò Elisabeth spostando lo sguardo sul lago. Le acque nere erano perfettamente piatte e l'assenza di vento non faceva soffrire il freddo. Lazarus e Nathaniel si voltarono e cominciarono ad incamminarsi verso il castello, diretti alle rispettive sale comuni. James, immobile, osservò lo sguardo triste di lei. Gli occhi ambra sarebbero presto diventati lucidi se non avesse fatto qualcosa.

-Ehm... freschetto, non trovi?- domandò impacciato nascondendo la bacchetta nella manica.

-Sì... freschetto...- ripeté lei sorridendo, divertita dal suo comportamento.

-Ebbene... non mi hai risposto...-

-No... non l'ho fatto.- continuò condividendo l'imbarazzo. -Hai paura?-

-Certo.- rispose James mettendosi di fronte Elisabeth, separati solo da pochi centimetri.

-Non ne hai abbastanza, altrimenti non avresti avuto la brillante idea di chiedermi un appuntamento.- ringhiò la ragazza abbassando lo sguardo. Una mano arrivò a sfiorarle la guancia, riportando la testa al suo posto con delicatezza.

-Io ne ho quanta un Grifondoro ne dovrebbe avere.- mormorò. Il cuore di entrambi batteva all'unisono, e sapevano come mai. Il respiro della ragazza si fece affannato mentre quello di lui combatteva per non fare altrettanto.

-Torniamo al castello?-

-Sai cosa devi dire.- sussurrò chiudendo gli occhi.

James non era mai stato famoso all'interno della scuola per la sua pazienza, e questo Elisabeth lo sapeva. Sapeva anche di averlo fatto attendere fin troppo a lungo e sapeva che, di quel passo, sarebbe diventato molto irritabile. Non l'aveva mai visto furente o irritato, perché non era un segreto che si presentasse sempre al meglio quando la ragazza passava per i corridoi. Sporse il viso in avanti, facendo incontrare le labbra ed assaggiando quelle di colui che sapeva non essere più un semplice amico.

-Sì, James Grifondoro, accetterò il tuo invito.-

   
 
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