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Autore: Karmi    22/03/2018    0 recensioni
E se io fossi un’anomalia, tu...
Tu mi aggiusteresti?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marianna osservò il foglio tra le sue mani, impassibile. Il dieci scritto a caratteri cubitali spiccava come una fresca ferita sul foglio stampato. Togliendo quei due numeri insignificanti, nessun altro colore oltre al nero rovinava la perfetta tinta bianca della verifica di matematica, come se le risposte ai problemi e alle equazioni fossero state scritte al computer assieme agli esercizi. 

Marianna strinse il foglio senza scrupoli, stropicciandolo fino a farlo diventare carta straccia.

Un altro voto senza significato.

Quando Marianna si sentiva turbata, quando aveva la sensazione di girare a vuoto tra persone senza espressione, i suoi occhi andavano alla ricerca della spiaggia di sassi dove era cresciuta (lasciata, abbandonata). Andavano alla ricerca del mare mosso, di cui le onde si abbattevano stoicamente contro gli scogli abitati dai granchi e dalle lumache. Oppure cercava di incatenare nelle loro iride il medesimo colore delle pietre senza valore sotto i suoi piedi, così opache da sembrare avvolta da una sottile nebbia. Per non parlare della sinfonia nata dai suoi passi, così piena di malinconia, così piena di nostalgia.

Marianna si tirò gli occhiali su per il grosso naso, lasciando la presa sull’ultima verifica del suo quarto anno di liceo classico. Il vento lo portò lontano, tanto lontano da lei, regalandole un momentaneo senso di sollievo, ma allo stesso tempo di frustrazione. 

Perché quell’inutile figlio poteva volare nel luogo a lei ormai proibito? Odiava quei dieci scarlatti come le labbra carnose di lui. Odiava quel bianco opaco così simile al colore dei capelli di lei.

La ragazza senza identità di cui le persone ricordavano solo l’antipatico aspetto da secchiona deglutì, invidiando la schiuma delle onde a riva.

Ironicamente parlando, avrebbe tanto voluto non avere la vita perfetta invidiata da tutti. Non le importava prendere bei voti nelle verifiche, e nemmeno vivere in una casa benestante. 

In fondo, se fosse stata povera, non avrebbe avuto quei rotoli di ciccia angoscianti ai fianchi, alla pancia, alle gambe... Se fosse stata imperfetta, persino le cose più banali sarebbe risultate decisamente più facile.

L’imperfezione della perfezione. Ecco cos’era. Un’anomalia in un quadro generale idilliaco.

Eppure a lui non era mai importato. Eppure a lei era sempre piaciuta così.

I gabbiani sbatterono le loro ali sopra la sua testa, richiamando i loro simili per tornare a casa. Forse anche Marianna avrebbe dovuto lasciare quel luogo per ritornare dai suoi amati genitori. 

Ritornare da coloro che l’amavano e amavano sua sorella. 

Ritornare a essere Marianna la figlia perfetta, sempre disponibile e sorridenti per chi aveva bisogno di lei. Abnegante di natura, schiva pur di difendersi, niente era oggetto dei suoi desideri.

Nemmeno la bravura di sua sorella nella scherma, la passione sfiammato dopo essersi ferita seriamente alle braccia.

Nemmeno la volontà del suo mito, l’eroe Ercole, per smettere di fingere una volta per tutte.

Nemmeno il sorriso di lui nei confronti di lei.

Sinceramente, odiare gli altri era un’ottima soluzione per non impazzire. Usare gli altri, pensare a loro come alla stregua di sassi, dei medesimi sassi sotto il suo corpo cicciotello, era perfetto per rimanere normali. Tutto quanto avrebbe preso una piega diversa, lasciando il suo animo intatto e sano.

Marianna non era una santa come lei e nemmeno un principe come lui.

Ma non era capace di odiare gli altri per non odiare sé stessa.

Per questo era un’anomalia.

Marianna sospirò, alzandosi in piedi.

Lei era imperfetta nella perfezione.

Non aveva lunghi capelli cenere, o occhi dorati e calorosi, o seni prosperosi e fianchi invitanti. Lei non era lei.

Dall’altro canto, non sorrideva a bocca aperta, non rideva anche alla battuta peggiore, non abbracciava le persone nei momenti del bisogno. Lei non era lui.

In un luogo non troppo lontano, la campana di una chiesa suonò per sei volte. In un luogo non troppo lontano, loro si stavano amando.

Inconsapevoli del suo odio, inconsapevoli della sua invidia.

Inconsapevoli della sua anomalia.

 

Se io fossi un angelo caduto, mi accetteresti?

Se io fossi un demonio fallito, mi perdoneresti?

E se io fossi solo un’anomalia di una schiera angelica o di una truppa demoniaca, tu...

Tu mi aggiusteresti?

 

 

   
 
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