Salve, questo è un piccolo esperimento. Premetto che è la mia prima storia, non sono brava...ma ho molte idee che non so come sviluppare e mettere in pratica. Questa è soltanto una piccola scena che mi è venuta in mente, e prima di buttarmi a scrivere una storia, vorrei prima dei pareri...sapere se piace il mio modo di scrivere, se sono banale, la grammatica, o altro. Accetto critiche di ogni genere. Vi lascio alla piccola scena. 


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Il cielo era limpido, la luna piena, il lampione che illuminava con luce fioca il giardino. Faceva freddo, mi strinsi nelle spalle mentre guardavo Edward uscire di casa e caricare gli ultimi bagagli in macchina.

"Sali in macchina." si girò a guardarmi. Lo fissai negli occhi mentre un risoluto "No." mi usciva dalle labbra. Stavo per voltarmi e rientrare in casa quando sento la portiera del suv sbattere forte ed Edward avvicinarsi a me furioso "Sali in macchina", mi dice minaccioso. Resto a fissarlo altezzosa a quel punto urla "Cazzo, perché fai cosi!?". Stavo per voltarmi ancora una volta quando improvvisamente dice "Io stavo bene.", lo fisso confusa, "stavo bene prima: lavoravo, mi scopavo la prima che capitava, niente sentimenti, niente rancori, avevo spento tutto. Io stavo bene prima di te."

E quello che significava? M'innervosii e sbottai "Quindi cosa? Mi stai dando la colpa?", faceva sul serio?, "Se siamo in questa situazione sicuramente la colpa non è mia, non ho iniziato io tutto questo, Edward. Sei stato tu."

I suoi occhi mi lanciavano lampi d'ira, "No. E' stata tutta colpa tua. Ti sei lasciata entrare dentro e mi hai costretto a riaccendere tutto. Tutto quello che mi ero lasciato alle spalle, i sentimenti, il rancore, la paura…e salito tutto a galla. Mi hai costretto a premere l'interruttore."

Lo fissai arrabbiata "non puoi dare la colpa a me di questo, io non ti ho chiesto di farlo. E comunque," continuai sarcastica, "ti basta premere un interruttore nella tua testa per spegnere tutto? Wow, dimmi come si fa, rimedio subito."

"No." urlò Edward. Mi allontanai stranita. Lui si avvicinò a me, il suo viso era a pochi centimetri dal mio "Non ti permetterò di farlo, non ti permetterò di premere quell'interruttore. Non dopo tutto quello che c'è stato, che c'è…che provo."

I suoi occhi che poco prima mi lanciavano lampi d'ira, adesso si addolcirono e si persero per un attimo, fin quando non si posarono di nuovo nei miei. "Non lascerò che tu ti arrenda così, e non mi arrenderò nemmeno io." Le sue parole mi colpirono, così come i suoi occhi in cui potevo scorgere una strana luce.

Non sapevo cosa dire e rimasi immobile. "Possiamo farcela", disse Edward poco dopo. "Quindi per favore, sali in macchina e lascia che ti porti al sicuro."

Continuai a fissarlo, di fronte a quella luce di speranza che mai avevo visto nei suoi occhi, uno strano calore scaturì dal mio petto mentre si dilaniava per il resto del corpo. All'improvviso non sentii più freddo, e lo sapevo…non era solo per la lite avvenuta. Era perché avevo finalmente capito: lui non voleva perdermi. Annuì ad Edward, lo superai ed entrai in macchina. Lui rimase fermo per un po', poi si mosse, chiuse il cofano e salì in macchina. Osservai ogni suo movimento. Si girò a guardarmi e sospirò. Ero stata una stupida, lui stava solo cercando di proteggermi.

"Mi dispiace", sussurro. Lui scuote la testa, appoggia una mano sulla mia e poi mette in moto.