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Autore: Dimea    23/03/2018    2 recensioni
Come diavolo era potuto accadere sotto al suo naso?
Come aveva potuto permetterlo?
Marinette continuava a non darsi pace, misurando ad ampie falcate il suo terrazzo e ricacciando le lacrime di rabbia, pronte a distorcerle il volto.
Parigi bruciava di paura, sotto i suoi occhi, dopo aver perso uno dei suoi eroi ed aver acquistato un nemico imprevedibile che conosceva a memoria ogni mossa della sua eroina per eccellenza. Percepiva quel terrore puro, fiutandolo dall'asfalto, fino al tetto della sua casa. Impregnava l'aria, facendole bruciare la gola. Mai l'aveva sentito così forte come ora,
Papillon aveva già vinto in partenza e con una sola piccola akuma.
Dannazione, Marinette!
Nessuna speranza all'orizzonte, mentre il sole si preparava a lasciare il posto alle tenebre, tingendo di vermiglio il cielo.
Segnali, presagi funesti dal sapore ferroso e dall'odore sulfureo.

Attenzione: ANGST
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Damaged
 Dead Girl Walking

Song: "Seventeen" - Heathers 


Fine, we’re damaged, Really damaged
But that does not make us wise
We’re not special, we’re not different
We don’t choose who lives or dies
Let’s be normal, see bad movies

Sneak a beer and watch tv
We’ll bake brownies or go bowling



Come diavolo era potuto accadere sotto al suo naso?
Come aveva potuto permetterlo?
Marinette continuava a non darsi pace, misurando ad ampie falcate il suo terrazzo e ricacciando le lacrime di rabbia, pronte a distorcerle il volto.
Parigi bruciava di paura, sotto i suoi occhi, dopo aver perso uno dei suoi eroi ed aver acquistato un nemico imprevedibile che conosceva a memoria ogni mossa della sua eroina per eccellenza. Percepiva quel terrore puro, fiutandolo dall'asfalto, fino al tetto della sua casa. Impregnava l'aria, facendole bruciare la gola. Mai l'aveva sentito così forte come ora,
Papillon aveva già vinto in partenza e con una sola piccola akuma.
Dannazione, Marinette!
Nessuna speranza all'orizzonte, mentre il sole si preparava a lasciare il posto alle tenebre, tingendo di vermiglio il cielo.
Segnali, presagi funesti dal sapore ferroso e dall'odore sulfureo.
Ed era tutta colpa sua.
La mora si lasciò cadere sulle ginocchia, cercando di non lasciarsi andare alla disperazione: era ciò che il suo acerrimo nemico attendeva da tempo e non poteva permettersi di mostrarsi debole... ma lo sapeva, per quanto Chat Noir l'amasse, non l'avrebbe risparmiata e quelle sarebbero state le sue ultime, amare, ore.
Due, per l'esattezza.
Le sentiva scorrere tra le dita come sale, soppesandole e giudicando quei granelli già sparso sul fondo della sua clessidra. Tanti "poteva essere", sparpagliati nella sua mente.
Rimpianti urlanti.
Si portò una mano al cuore assaporando i suoi battiti, respirando a pieni polmoni e sentendosi viva.
Viva.
Voleva solo urlare al mondo quanto facesse schifo essere viva e sapere di essere una morta che camminava in mezzo alle persone, incuranti del suo orologio ticchettante, della sua clessidra oramai agli ultimi granelli.
-Dio Mio, Tikki... perchè?- sussurrò, la voce rotta e distorta -Perchè sono stata così cieca?-
La sua Kwami aveva smesso di parlare da qualche ora, indossando un'espressione funerea, incapace di trovare una soluzione. Sapeva benissimo quanto la colpa non fosse della sua protetta, ma quest'ultima non voleva sentir ragioni.
Sentiva il fiato del boia alle sue spalle, come era stato per altre sue coccinelle. Come era stato per la sua Joan o la sua Elizabeth.
Ma qui era diverso.
Due Miraculous convertiti alle tenebre e Fu perso per sempre, per mano di uno dei suoi protetti.
Se solo fossero state meno avventate.
Meno taciturne.
Se non avesse chiesto a Plagg di tacere...
Avevano ancora una flebile possibilità.
Ma l'ultima mossa stava a Marinette.
-Avremmo potuto essere felici, vero Tikki, io e lui?- Mari deglutì a fatica - Ci immagini? Al parco, stesi sull'erba a goderci il profumo della primavera o sul tetto del Louvre, sotto alla Luna- scosse la testa -Forse saremmo andati insieme al Ballo di fine anno... forse.-
Le lacrime iniziarono a scendere, mentre la luce principiava a gettare ombre oscure sul suo volto.
Capisci il valore di qualcosa solo dopo averla persa e lei aveva cancellato dalla faccia della terra ciò che aveva sempre desiderato, per un suo gesto di pura cecità e frivolezza.
La grande Ladybug avrebbe lottato con tutte le sue forze e con ogni mezzo contro chi le aveva donato amore incondizionato... e probabilmente non avrebbe superato la notte.
Quanto era sbagliato tutto ciò...
Una parte di lei avrebbe volto correre dai genitori, abbracciarli e trasformarsi sotto ai loro occhi e magari ricevere qualche parola di conforto, ma affrontarli voleva dire dargli la possibilità di preoccuparsi di lei e questo li avrebbe logorati per tutto il resto della battaglia. Meglio tacere, salutarli come al solito e fingere di restare da Alya.
I media avrebbero fatto il resto.

Don’t you want a life with me?
Can we be seventeen?
That’s all I want to do
If you could let me in
I could be good with you
People hurt us
Or they vanish
And you’re right that really blows
But we let go, take a deep breath
[...]
Don't stop looking in my eyes (your eyes)



Rena Rouge.
Carapace.
QueenB.
La Caparbia Alya; l'amico leale Nino e, la sorprendentemente generosa, Chloè.
Abbandonati dai loro Kwami esausti.
I suoi compagni.
Tutti attorno a lei, speranzosi.
Distrutti.
Stesi sull'asfalto tiepido di quell'arida giornata primaverile, gli occhi colmi di terrore di chi sa di avere il futuro appeso ad un filo.
Il battito delle falene spezzava l'aria, fendendo il silenzio solenne.
Ladybug resisteva, la tuta lacerata da quel bastone inavvertitamente affilato ad una delle estremità, teneva una mano alla spalla sinistra cercando di reprimere il dolore.
Poteva sentire ogni fibra del suo corpo urlare e la sua Kwami comunicarle dagli orecchini. Entro poco sarebbe rimasta sola.
Poco tempo, poche energie.
Lui a distanza di uno scatto. Chat, distorto dall'odio di Papillon e da troppi vuoti nella sua vita, tra cui spiccava anche lei. Da un'akuma a lui destinata da troppo tempo, forse dalla loro comparsa.
Stentava a riconoscerlo in quell'aura violacea di disperazione... eppure lui era più forte del suo burattinaio, probabilmente sarebbe potuto scappare da quella morsa mentale, se solo avesse trovato la forza per farlo.
L'eroina osservava quella tuta bianca, pura e spaventosamente immacolata tranne che per i guanti appena macchiati del suo sangue.
Quel ghigno che le aveva riservato amorevolmente, mutato in una smorfia di vittoria di qualcuno che non si sarebbe fermato facilmente.
La corvina chiamò a raccolta le poche forze rimaste, puntando le mani sul terreno per potersi alzare, ignorando le proteste di Alya poco lontana da lei.
-Penso che tu ti sia resa conto di non poter far nulla contro di me, eppure continui a rialzarti. Ascolta la tua amica, Lady, e ti prometto che avrai una fine indolore- Non era più la voce melodiosa di Chat, era un ringhio. Un verso troppo bestiale per provenire da lui. -Dopo che ti avrò strappato il Miraculous, ovviamente... voglio guardarti in faccia mentre esali il tuo ultimo respiro- Quel sorriso malato.
-Non sei tu Chat, ti prego...- sussurrò la ragazza senza alzare il volto - Non sei tu... ti conosco-
-Conoscermi? Questa sì che è divertente!- Il ragazzo rise sguaiatamente -Tu non sai nulla. NON HAI VOLUTO SAPERE NULLA! Hai scelto di nasconderti-
Lo vide avvicinarsi con fare sicuro, a passo svelto. Era talmente vicino che Mari poteva sentire il suo fiato sulla punta del naso.
-Hai ragione, sono stata una stupida ed una codarda... ed un'egoista, perchè ho preferito nascondere le mie insicurezze dietro ad una maschera- Un sorriso amaro stirò le labbra rosee dell'eroina. La sua vita si trovava appesa ad un filo -Ma ti sbagli! Conosco quegli occhi da anni, ho sognato il tuo profumo...-
-Taci!- Ringhiò rabbioso lui, prendendo il volto della ragazza tra le mani -Piuttosto guardati. Sei finita My Lady! CATACLIS...-
Afferra il suo Miraculous ora che è vulnerabile! Adrien percepì il comando risuonargli nella mente, forte e chiaro.
-So che ami i croissant della pasticceria Dupain, - Alzò lei la voce, senza battere le ciglia, mantenendo il suo sguardo -  Sei una delle persone più buone che abbia mai incontrato nella mia vita; per me ci sei sempre stato ed hai spesso rischiato la vita per salvarmi... Non deve finire così, Adrien- deglutì a fatica, marcando la pronuncia del nome.
Ad ogni lettera il suo cuore perdeva un battito. Sapere e prendere coscienza sono due cose completamente differenti...
-Possiamo ricominciare. Risanarci insieme, migliorarci e crescere... e non pensare più ad oggi
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, la bocca semi aperta sembrava alla disperata ricerca di aria, come se respirare lo aiutasse a rendersi conto di non sognare.
 Ladybug inspirò profondamente, vedendo un guizzo di umanità sul volto del biondo, per poi allungare le mani verso gli orecchini, cercando di non ascoltare le proteste dei suoi compagni.
Lei era l'ultima speranza.
Sentì la trasformazione svanire e gli occhi di Chat puntati su di lei.
-Sono stata una codarda- La voce di Marinette era un velo, segno che le forze la stavano per abbandonare -Temevo non avresti mai accettato un'immatura al tuo fianco...- la mano tesa verso di lui e gli orecchini in bella vista -Volevi questi? Prendili! Oppure torna in te-
Dei passi alle spalle dello Chaton annunciarono l'arrivo di Papillon.
Il sorriso beffardo e trionfante spuntava dalla maschera. Sapeva bene di aver oramai la vittoria in pugno, così come il potere assoluto.
-Bene bene, implori pietà? Non preoccuparti... Non farà poi così male-
Marinette riuscì a vederlo per la prima volta. L'aveva immaginato più imponente, invece non superava Chat che di una manciata di centimetri.

Yeah we’re damaged,
Badly damaged
But your love’s too good to lose
Hold me tighter
Even closer
I’ll stay if I’m what you choose

-Mari...- sussurrò il ragazzo, prendendo gli orecchini dalla sua mano e rimettendoli al loro posto, segno che non aveva ancora finito -possiamo farcela.-
La ragazza riconobbe lo sguardo rassicurante del suo compagno, chiaro segno che il suo Kwami e la sua volontà stavano lottando contro l'akuma. Annuì energicamente, richiamando Tikki. Le stava chiedendo uno sforzo sovrumano, ne era a conoscenza, ma non avevano altre possibilità e la sua compagna lo sapeva.
Papillon, non ci mise molto a rendersi conto della situazione.
-Chat Blanc, ti ordino di riprendere quel miraculous!- Urlò carico di rabbia, rivolgendosi alla sua marionetta
-Spiacente farfallina, la mia Lady  ha in mente altro, nulla di personale... CATACLISMA!-
Fu un attimo.
Il loro nemico scattò in avanti, sfilando qualcosa dal suo bastone da passeggio e lanciandosi sulla ragazza, mentre Adrien allungò la mano verso il collo di Papillon, colpendo il suo Miraculous.
Improvvisamente le falene sparirono ed il silenzio tornò a regnare su quel campo da battaglia, catapultato in una situazione ai confini della realtà.
Una cappa irreale priva di suoni, in cui Gabriel Agreste se ne stava in ginocchio, le mani sul volto, ripetendo il nome della sua defunta moglie in un unico sussurrò, chiedendosi cosa fosse diventato, sotto allo sguardo incredulo del figlio.
-MARINETTE!-
La voce di Alya squarciò l'aria, come una bomba in una piazza affollata
-Forza, forza! Sei una roccia... sei la nostra ancora. Respira piano!- La ragazza si era tuffata sull'amica stesa sull'asfalto, cercando di scuoterla. Attorno a lei Chloè si nascondeva il volto tra le mani e Nino cercava di fermare la sua ragazza. -Forza! Non farci questo!-
La voce rotta dell'amica richiamò l'attenzione di Adrien che spostò di forza i ragazzi.
Marinette se ne stava immobile, la trasformazione stava per sciogliersi, il petto che si alzava ed abbassava a fatica e gli occhi semi chiusi.
-Adrien...- sussurrò, mascherando una fitta di dolore
-Silenzio, non cominciare a dire cose di cui potremmo parlare con calma. Ora ti portiamo in ospedale- si guardò in torno alla ricerca di un mezzo di trasporto qualsiasi.
Un'ambulanza!
La loro salvezza. La fortuna della sua compagna!
Evidentemente i media avevano chiamato i rinforzi.
-Fratello... guarda la ferita. Tu dovresti saperlo più di me- sussurrò Nino al suo orecchio -Non ci arriverà mai- prima di stringere Alya.
Il fegato.
Era stata colpita in uno dei punti più pericolosi e probabilmente aveva in corso una potente emorragia interna.
-Non ho intenzione di perderla, devo provarci- scosse la testa -Non posso lasciarla andare così, Nino...-
Non avevano molto tempo! Cercò di prenderla in braccio, muovendola il meno possibile.
-Questa è solo colpa tua e del tuo egoismo...-Sentenziò prima di muovere un passo -hai perso la donna che amavi e non ti sei curato di andare avanti, ma a trovare un modo per riportarla indietro... Mamma è morta anni fa! E tutto quello che sei stato in grado di fare è stato mettere in pericolo innocenti. Sei un mostro!-
Non si voltò nemmeno a guardare suo padre, cercò di proseguire verso la loro unica speranza.
Una luce candida li avvolse, mentre gli sportelloni venivano aperti e i medici li circondavano.
Fecero sdraiare Marinette sulla barella, il più delicatamente possibile e permisero ad Adrien di restare con lei.
L'odore tipico dei disinfettanti gli bruciava le narici e la vista della corvina in quello stato, lo uccideva.
Come diavolo aveva fatto a lasciarsi toccare dall'Akuma?
Dopo la perdita di sua madre, stava per perdere la seconda donna più importante della sua vita e per mano di suo padre...
Già, suo padre.
Come avrebbe fatto a perdonarlo dopo quello che aveva fatto a Parigi, a lui e alla sua compagna?
Certo era un uomo disperato, ma come era potuto arrivare a tanto?
Prese la mano dell'eroina, carezzandole i capelli con l'altra.
Osservava il sangue rappreso sul volto e quello della ferita sulla maglietta.
-Sai una cosa Mari, potremmo andare  al ballo di fine anno insieme, sempre che tu mi voglia ancora vedere- la sua pelle era gelida, decise quindi di fare segno ad uno dei medici - Ricominceremo da capo... perchè ti amo My Lady e non ho intenzione di lasciarti andare tanto facilmente-
E lei sorrise al suono di quelle parole, perdendo lentamente i sensi.
Non farmi questo, Marinette...



The End

Scusate, davvero, ma questa canzone mi ispira tragedie...


 
   
 
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