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Autore: Hayley Lecter    01/07/2009    1 recensioni
Gli scatti dei flash facevano splendere quel luogo come un diamante. Passò poi verso la mia fila e scelsi di rimanere senza fiato. Mentre firmava e rispondeva ai saluti dei suoi fan, alzò lo sguardo e lo poggiò su di me. Rimasi pietrificata, immobile simile ad una statua. Colsi quegli occhi e la sua espressione come per dire "ma cosa ci fai lassù?"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia batteva su di me come colpi su tamburi e ormai avevo preso così tanti mezzi che le mie gambe non reggevano più per la stanchezza.
Riuscii finalmente a scendere dal taxi ancora zuppa dalla testa ai piedi, infreddolita, spossata, emozionata.
Presi il cellulare dalla tasca dei pantaloni e mandai un mesaggio a mia madre per annunciarle che grazie al cielo, ero davvero arrivata a destinazione.
Mi spostai agilmente lungo il marciapiede, per evitare che la gente accalcata alle porte dell'hotel mi buttasse a terra con uno spintone.
Mi sentii ancor più piccola di quel che già ero di fatto e sfruttai la situazione a mio vantaggio aggrappandomi ad un lampione con un piedistallo.
La folla strepitava più che mai, ogni attimo si faceva palpabile e come tutti gli altri, non potevo fare nulla se non altro guardarmi freneticamente intorno, a caccia della mia preda.
Erano ormai le undici del pomeriggio, il potere ronzante dentro di me si faceva più forte, faceva male al petto.
La gola mi bruciava e pregavo in quel momento, divoravo la speranza che anche se da lontano mi avrebbe vista, sfiorata con gli occhi.
Le undici e mezza e ogni cosa era al suo posto, finchè qualcuno urlò il suo nome.
Mi voltai dopo un decimo di secondo, c'era chi cominciava ad agitarsi e l'emozione aveva raggiunto ben oltre il confine con il cielo.
Tre uomini uscirono di fretta, portando un ombrello e direzionarlo verso un uomo che stava appena uscendo dal portone mastodontico dell'hotel.
Urla di gioia, di felicità, di un mostruoso minestrone di feste e applausi accompagnati da fischi di ammirazione squarciarono l'aria e credetti per un istante di essere affondata nel mare di un sogno.
Le mie cellule cerebrali non sembravano voler dettare alcun ordine.
L'uomo si guardò attorno, fece un cenno e i suoi agenti ripiegarono l'ombrello.
Già aveva smesso di piovere e io attratta dalla mia calamita, non me ne ero ancora accorta.
Passò lungo tutta la fila di destra per firmare autografi, tanti lo toccavano, cercavano di gettargli le braccia intorno al collo.
Gli scatti dei flash facevano splendere quel luogo come un diamante.
Passò poi verso la mia fila e scelsi di rimanere senza fiato.
Mentre firmava e rispondeva ai saluti dei suoi fan, alzò lo sguardo e lo poggiò su di me.
Rimasi pietrificata, immobile simile ad una statua.
Colsi quegli occhi e la sua espressione come per dire "ma cosa ci fai lassù?"
Passò in rassegna ad altre persone desiderose di trovarselo davanti, quando ancora una volta mi guardò.
Ma non era lo stesso di prima.
Sembrava comunicarmi una decisione, una presa salda su qualcosa che non sapevo potesse esistere fino a quel momento.
Si avviò verso l'auto a testa alta e vi entrò elegantemente.
Qualcosa nella mia vita oramai era cambiato.
Il cuore mi stava frantumando le costole, ogni cellula del mio essere sembrava festeggiare assieme a me, ogni pensiero veniva scansato via.
Perchè non c'era cosa più bella che desiderassi, così tanto al mondo, avevo raggiunto quel sogno.
Quel sogno che purtroppo andrà per sempre perduto in questa vita, ma non nella prossima.
Non nella prossima.
 
 
  
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