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Autore: teensyears    23/03/2018    1 recensioni
SPOILERS 11x10 − missing scene from the season finale.
"Scully lo aveva guardato con un intensità tale in grado di penetrare la sua anima, il suo cuore. Il suo viso era ancora sconvolto ed affranto dal dolore, i suoi occhi bagnati dalle lacrime e le parole non riuscivano ad uscire. Sentiva un terribile nodo alla gola, in bocca un misto tra l’amaro ed il dolce, sapore di morte e di vita, la sua anima appesa ad un filo sottile che presto si sarebbe spezzato, avrebbe spezzato l’equilibrio che avevano da poco ritrovato".
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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L’eco della voce di Scully rimbombava nella sua testa come un suono lontano, distante; proprio come i suoi pensieri.
Gli occhi di Mulder cercavano di evadere il contatto visivo che Scully stava disperatamente cercando, di cui aveva disperatamente bisogno.

“Mulder”, una flebile voce lo richiamò all’attenzione “Mulder, andiamo a casa”.

Questa volta fu proprio Mulder a cercare gli occhi azzurri di Scully, la sua compagna di avventure, la sua partner, in ogni senso possibile ed immaginabile del termine. Erano passati 25 danni dal loro primo incontro, eppure ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, non poteva fare a meno di pensare a quanto fortunato fosse, di come la donna che stava lì, in piedi e tremante di fronte a lui, gli avesse portato di nuovo un barlume di gioia e di speranza in una vita passata a rincorrere i fantasmi del suo passato.
Fox annuì debolmente, appoggiando un braccio sulla sua spalla e scortandola fino alla loro auto, mentre la figura di Scully quasi scompariva del tutto, appoggiata a lui, caldamente al sicuro tra le braccia che tante volte l’avevano confortata ed accolta.
Durante il tragitto lungo la loro auto, entrambi sconvolti dai recenti avvenimenti, non fu più professata parola. Non ce ne era bisogno. Nessuno dei due era in grado di parlare, il dolore della loro perdita umana e professionale si faceva sentire più di qualsiasi altra cosa, come una lacerante fitta al cuore.
Scully aprì la portiera si accomodò sul sedile dei passeggeri, mentre Mulder afferrò con violenza il volante, talmente tanta che Scully lo osservò con uno sguardo comprensivo, ma preoccupato allo stesso tempo.
Avevano perso loro figlio. Il figlio che tanto avevano cercato in quei lunghi ed agonizzanti 17 anni.
William era morto per loro, a causa loro, nel disperato tentativo di proteggerli.
La notizia che Mulder non fosse in realtà il vero padre biologico del ragazzo, lo scosse terribilmente. Era arrabbiato, deluso, ma soprattutto distrutto: tutto ciò che aveva sempre amato, la sua famiglia, le persone più care erano state nuovamente allontanate da lui, per di più, ancora una volta, per colpa sua.
Una lacrima solitaria e prepotente cercava di farsi strada lungo il viso di Mulder, ma lui si strofinò l’occhio velocemente, cercando di non far fuoriuscire tutto il dolore che da anni era represso nel suo petto.
L’azione non passò inosservata agli occhi di Scully che, istintivamente, appoggiò la mano ancora tremante sulla sua coscia, stringendola.
Mulder le lanciò una rapida occhiata e la sua mano destra trovò immediatamente quella di Dana, stringendola a sua volta.
Erano entrambi distrutti dalla notizia che William o meglio Jackson, non fosse loro figlio, ma semplicemente un esperimento dell’Uomo che fuma. Uno dei tanti.
Scully aveva portato in grembo quel bambino per 9 mesi, accudendolo ed allevandolo durante i primi mesi di vita ed amandolo come non aveva mai pensato di essere in grado di fare.
Quando lo diede in adozione, i suoi sensi di colpa crebbero ogni giorno di più, finendo per soffocarla ed inghiottire l’aria che respirava, lasciandola vuota, impotente. Aveva paura che Mulder non sarebbe mai riuscito a perdonarla per quel gesto: il loro bambino gettato via come se non contasse niente.
Eppure lui la perdonò senza incertezza, senza alcun dubbio: sapeva che Scully aveva fatto la cosa giusta per proteggerlo, per assicurargli una vita migliore, libera da ogni rischio e pericolo.
Ed ora, dopo tutto questo tempo, entrambi avevano appreso che i loro tentativi sono stati futili, invani.
William era morto, ucciso dallo stesso uomo che lo creò in laboratorio e nessuno dei due riuscirà mai a perdonarsi di aver fallito.

“Non sono mai stata una madre per lui… William era un esperimento e noi non siamo mai stati i suoi veri genitori. Non doveva finire così”.

Il peso della giornata si fece sentire sulle spalle di Scully, la quale si addormentò dopo neanche 10 minuti. I lineamenti del suo viso mostravano l’inevitabile stanchezza dovuta allo stress delle ultime ore e della sua… gravidanza.
Quando il respiro di Scully iniziò a diventare più sonoro, Mulder si voltò verso di lei e le spostò una piccola ciocca di capelli rossi che le copriva il viso, lasciandole una dolce carezza mentre tracciava il contorno delle sue guance con il pollice.

“Cosa sono ora se non sono più un padre?” aveva chiesto Mulder quando Scully gli diede la triste notizia.

Scully lo aveva guardato con un intensità tale in grado di penetrare la sua anima, il suo cuore. Il suo viso era ancora sconvolto ed affranto dal dolore, i suoi occhi bagnati dalle lacrime e le parole non riuscivano ad uscire. Sentiva un terribile nodo alla gola, in bocca un misto tra l’amaro ed il dolce, sapore di morte e di vita, la sua anima appesa ad un filo sottile che presto si sarebbe spezzato, avrebbe spezzato l’equilibrio che avevano da poco ritrovato.
Il suo respiro era affannoso, il freddo della notte aveva pietrificato le sue ossa, facendola sentire incredibilmente piccola, più di quanto lo fosse già.

Tu sei un padre” sussurrò tra le lacrime, mentre un singhiozzo ingoiò le ultime sillabe.

Mulder la guardò confuso, il suo sguardo ferito, chiedendole di cosa stesse parlando.
Rapidamente, senza mai interrompere il loro contatto visivo, Scully prese la sua mano e l’appoggiò sulla sua pancia. Il battito del suo cuore accelerava sempre di più, temendo la reazione del suo compagno.
Gli occhi di Mulder erano increduli, silenziosamente si formarono tanti quesiti nella sua mente, domande di cui aveva paura di sentire la risposta.

“E’ impossibile” fu tutto ciò che uscì dalla bocca di Mulder, mentre la sua mano, ancora appoggiata sulla sua pancia, la accarezzava lievemente, cercando conferma ai suoi dubbi.

Giurò di sentire qualcosa muoversi, ma poi pensò che la sua mente gli volesse giocare un brutto scherzo.

“Lo so” ansimò Scully, strofinando la mano di Mulder e racchiudendola nelle sue, congelate dalla temperatura glaciale “lo so”, ripeté “è più che impossibile”.

Scully stava piangendo incontrollabilmente ora, le sue labbra contrastavano il dolore per la perdita di William con l’abbozzo di un piccolo sorriso; la gioia di aspettare un figlio.
Mulder sentì mancare l’aria: pensava di star vivendo un’allucinazione, una dannatissimo scherzo della natura. Quando i loro occhi si incrociarono però, capì che era tutto vero. Non era un sogno. Scully era incinta. Loro figlio era nella sua pancia, in attesa di venire al Mondo.
Adesso anche lui iniziò a piangere ed afferrò Scully, trascinandola a sè e tenendola stretta al suo petto.
Entrambi lasciarono scorrere le lacrime che sembravano non voler fermarsi, mentre i loro corpi erano incollati l’uno all’altro, come per paura che uno dei due potesse scappare.
Le dita di Mulder accarezzavano la schiena di Scully e lei chiuse debolmente gli occhi, mentre tremava ad ogni suo tocco. Le sue mani erano calde a contatto con la sua pelle, le regalavano un brivido che percorse la sua spina dorsale. I battiti dei loro cuori erano incontrollabili, continuavano a pulsare sempre più velocemente ed entrambi temevano che potessero scoppiare da un momento all’altro.
Scully strinse le sue mani attorno alla vita di Mulder, cercando di avvicinarlo ancora di più a sé, non permettendo ad un centimetro di distanza di poterli dividere.
La mente di Mulder era invasa da mille questioni, dubbi, paure ed insicurezze, ma non voleva dargli ascolto. Non ora. Voleva concentrarsi solo su Scully e sul fatto che aspettasse un bambino.
Suo figlio. Loro figlio. Questa volta non c’era tempo per dubitare.

Scully si mosse lievemente dal sedile, la sua testa appoggiata contro il finestrino, le sue mani raggomitolate su se stesse, ancora in tensione.
La donna emise un piccolo grido, che la svegliò dal suo sonno profondo, portando Mulder ad inchiodare di colpo.

“Scully che succede?” chiese allarmato.

“William” rispose con un filo di voce “è vivo”.

Mulder appoggiò una mano sulla sua spalla, scuotendola lievemente, i suoi occhi alla ricerca di spiegazioni.

“Mulder è vivo, l’ho visto”.

“Scully non…”

“Ti dico di sì, invece! E’ vivo e ce l’ha voluto comunicare. Voleva farci sapere che sta bene” disse tutto d’un fiato Scully, la sua voce rotta dall’emozione.

Un fardello massiccio si liberò finalmente dalla mente e dal corpo di Mulder. Le sue dita afferrarono quelle di Scully, tenendole chiuse dentro il palmo della sua mano, mentre un sorriso si formava sul volto di entrambi.
I loro occhi si fecero ben presto umidi e passarono lunghi secondi a guardarsi, entrambi rincuorati che il ragazzo stesse bene.
Le parole di Scully sulla morte William, facero particolarmente effetto a Mulder, perché sembravano così fredde, distaccate, come se ad un tratto avesse smesso di amare quel bambino che aveva così tanto desiderato riavere indietro.
Ora, però, sa che quelle frasi erano state pronunciate perché Dana era scossa ed ancora sotto shock. Non credeva a nessuna delle parole dette qualche ora fa. Nemmeno intendeva mai dirle; eppure la rabbia e la visione di una vita felice strappatagli da un momento all’altro, non potè che lasciarle un senso di incompletezza.
Nonostante William non fosse veramente loro figlio, entrambi lo amavano ugualmente, entrambi avrebbero continuare a rischiare per lui e nulla lo avrebbe mai cambiato.
Mulder e Scully speravano che un giorno, non molto lontano, avrebbero potuto rivederlo, assicurarsi che stesse davvero bene, avere l’opportunità di conoscerlo e di spiegargli quella terribile verità o, meglio, menzogna che alleggiava sopra le loro teste da troppi anni ormai.

La strada per arrivare a casa durò all’incirca due orette, ma questa volta Scully rimase sveglia per tutto il viaggio, le loro mani si cercavano e si trovavano di tanto in tanto, i loro pensieri erano percepibili nell’aria.
Mulder parcheggiò l’auto nel viale di casa e per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva libero, leggero, incredibilmente pronto ad affrontare l’ennesimo viaggio insieme a Scully.
Scully si fermò sulla porta e fece un lungo respiro prima di aprirla.
Casa. Quella casa era di nuovo loro, in realtà lo è sempre stata, anche quando lei aveva deciso di andarsene e di lasciarsi tutto alle spalle… di lasciare Mulder.
Eppure quel posto era l’unico che la faceva sentire sempre accolta, aveva un’aria famigliare, non la faceva mai sentire come un pesce fuor d’acqua, neanche quando uscì da quella porta per l’ultima volta, giurando di essere in grado di dimenticare: ma non ci riuscì.

“Cosa faremo?” chiese, non appena Mulder chiuse la porta.

“Probabilmente oltre che ad essere gli agenti più rompipalle dell’FBI, saremo anche in genitori più vecchi del 2018… mica male” dice lui, sorridendo ed avvicinandosi al suo viso.

Un piccolo sorriso si formò ai lati delle labbra di Scully, le sue pupille brillarono emanando un forte colore azzurro, come le onde dell’oceano.
Mulder era in piedi, vicino a lei e la sua faccia era serena, luminosa, piena di speranza per il futuro che si prospettava dinanzi a loro.
Scully diminuì la distanza che li divideva e strinse le braccia attorno al suo collo, avvolgendolo in un abbraccio confortante.
Lui le accarezzò amorevolmente i capelli, mentre si lasciò fuggire un breve sospiro.
Scully si staccò lentamente per guardarlo negli occhi, quelle due pupille che aveva trovato attraenti fin dal primo giorno che incrociarono le sue.

“Tutto questo sembra impossibile e lo so che è difficile da credere” iniziò lei, tenendo sempre le mani attorno al suo collo “però non cambierei nulla, niente di ciò che abbiamo condiviso in tutti questi anni e…” la sua voce tremò “non hai idea di quanto io sia felice che ci sia stata data una seconda possibilità… l’occasione di avere una famiglia, Mulder. Io e te” concluse, sorridendo, senza però guardarlo direttamente.
 
Mulder le offrì uno di quei bellissimi sorrisi che aveva avuto modo di osservare raramente nell’ultimo periodo e chiuse finalmente lo spazio tra di loro.
Le sue labbra si poggiarono dolcemente sulle sue, facendo una leggera pressione sul labbro inferiore.
Il corpo di Scully era praticamente avvinghiato al suo, mentre lui continuava a baciarla delicatamente; un bacio beneaugurante, angelico, simbolico per il nuovo inizio, per la loro nuova vita.
I loro cuori battevano all’unisono, chiunque avrebbe potuto sentire il grido di felicità e speranza che entrambi emanavano. Erano felici. Erano fiduciosi. Erano insieme.
Erano stretti l’uno tra le braccia dell’altro, mentre le loro bocche si esploravano come se fosse la prima volta, senza però aver mai dimenticato la sensazione da capogiro che permaneva durante gli anni.
Mulder e Scully si sentivano pronti per intraprendere questa nuova strada, insieme. Erano pronti a chiudere un vecchio capitolo per iniziarne uno nuovo, che li avrebbe tenuti insieme per sempre.
Quando le loro bocche si staccarono, desiderose d’aria, i loro sguardi si incontrarono e sorrisero ampiamente.
Mulder prese la mano di Scully ed insieme si indirizzarono verso la camera da letto, esausti dalla giornata, ma felici di accogliere il nuovo arrivato che presto avrebbe portato la serenità tanto desiderata.

 
 
 

 
   
 
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