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Autore: Saruwatari_Asuka    24/03/2018    1 recensioni
Quando litigavano, Saga e Aiolos, a turno, a seconda di chi era più vicino, cercavano di dividerli, ma quando non c'erano e toccava a Shura fare da pacere, Angelo poteva dare il meglio di sé; l'amico, infatti, aveva saggiamente deciso che non erano affari suoi e che non si sarebbe impicciato più del necessario.
"Ma Aiolos non ti ha detto di...com'era? Tenerci a bada?" lo prese in giro un giorno, guardandolo con la coda dell'occhio, le braccia incrociate dietro il capo e tre scarlatte scie rosse in bella mostra sulla guancia.
"Ti dispiace che non mi sia messo in mezzo solo perché stavolta è stato lui a fartela," lo redarguì il più grande, puntandogli addosso i profondi occhi neri e chiudendo il libro di grammatica su cui stavano pian piano imparando anche a leggere e a scrivere, durante le ore di lezione.
"E' stata solo fortuna, mi sono distratto!"
"Che cosa gli hai detto stavolta per meritarteli?"
--
[Baby!Gold]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Pisces Aphrodite
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Παιδική ηλικία - childhood'
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Essendo ambientata quando sono marmocchi, dubito che Deathmask e Aphrodite si chiamassero proprio così quindi, nelle migliori tradizioni di questo fandom, il nostro amato Cancer si chiama ancora Angelo e Pisces si chiama ancora Elias!
Buona lettura!


 
Som du



Angelo fissò il nuovo giunto, al seguito di Saga, che forse lo stava anche presentando. Non stava prestando attenzione, ad essere onesti. Più che altro, era rimasto incantato a guardarlo, e ci aveva messo un po' a capire che no, non era una bambina; no, era proprio un bambino, come lui, anche se gli era venuto il dubbio di abbassargli i pantaloni e controllare. 
Per sicurezza.
Ma quei capelli biondi, lunghi fino alle spalle e mossi, anche se un po' scarmigliati e crespi, e i grandissimi occhi azzurri, il visetto pallido e delicato e quel neo sotto l'occhio sinistro che faceva tanto diva di Hollywood ti lasciavano dietro parecchi dubbi. 
"Il Santuario è ridotto proprio da schifo per andarsi a pescare tipi come quello lì," borbottò in direzione di Shura, seduto accanto a lui, al centro dell'Arena, dove li riunivano tutte le volte che arrivava qualche nuovo compagno d'addestramento, pretendente a questa o quell'armatura. Ancora non facevano differenza fra futuri Gold, Silver o Bronze, dicevano che poi li avrebbero mandati ad allenarsi altrove, per poter ottenere l'armatura a cui erano destinati.
Angelo era lì al Santuario da un paio di mesi, era arrivato pidocchioso e con un broncio così lungo che Saga, a cui l'avevano temporaneamente affidato per sua disgrazia, ci aveva messo mezza giornata a sistemarlo, pulirlo e convincerlo a spiccicare due parole; anche se di greco, Angelo, non sapeva dire neanche ciao e gli era scocciato terribilmente doversi anche mettere a studiare la lingua, oltretutto. Ma almeno lì aveva pasti caldi e un tetto gratis sopra la testa, e non viveva più per strada come nella sua Italia, che non aveva accolto la sua nascita nel migliore dei modi, da quel che ricordava.
Per colpa dei suoi capelli bianchi e degli occhi rossi, sembrava più un demone che un angelo, e ancora non capiva come era venuto in mente ai suoi genitori di chiamarlo così. Chissà, forse serviva per esorcizzare il suo aspetto? Non gli sarebbe sembrato così strano, se glielo avessero detto. Ma non potevano più, poiché erano morti tutti e due nemmeno troppo tempo prima che lo venissero a prendere per portarlo al Santuario -e non gli mancavano per niente, visto che a dispetto del nome che avevano scelto per lui, erano due figli di puttana, più simili al demonio a cui somigliava lui stesso che agli angeli che avrebbero voluto essere-; anzi, iniziava a sospettare che lo fossero venuti a prendere proprio per evitare che morisse di fame per le strade di Palermo, anche se lui era bravissimo a rubare quel che gli serviva per mangiare, che fosse cibo o soldi. A volte ci aveva rimediato qualche cazzotto, ma quello che non ti uccide fortifica, si diceva così, no? E poi aveva tirato qualche buon morso anche lui, seppure fosse quello in torto.
"Perché dici così?" gli chiese Shura, girando appena il volto verso Angelo e stringendosi ancora di più le ginocchia al petto. 
Quando Angelo era arrivato al Santuario, Shura era già lì, e ne aveva visti decisamente più di lui, di tipi strani. Gli aveva detto che ce lo avevano portato molto piccolo, quando aveva poco più di un anno, e che non ricordava niente dei suoi genitori. Qualche giorno prima gli aveva anche rivelato che Shura non era il suo vero nome, che glielo aveva dato Aiolos, perché il suo non lo poteva ricordare. Anche se non avrebbe mai e poi mai capito come c'era finito uno spagnolo accudito da un greco ad avere un nome indiano; un mistero assoluto che Angelo non aveva nemmeno interesse a svelare, tutto sommato.
"Ma l'hai visto? E quella femminuccia lì sarebbe il candidato all'armatura dei Pesci?"
"Non dovresti giudicare una persona per il suo aspetto. Non sai che tipo è."
"E ti pare adatto a fare il cavaliere, uno con quella faccia? Scommetto che inizierà a frignare al primo graffio."
"Penso che tu stia esagerando. Se è qui, un motivo ci sarà. E' stato scelto..."
"...Sì, sì, certo, la conosco la storiella, Shura! Ma continuerò a pensare che non riuscirà mai a vincerla, quell'armatura," sogghignò di rimando l'italiano, scoccando un'occhiata al piccolo svedese che, testa china, stava seguendo Saga probabilmente per farsi il giretto turistico del santuario, vedere dove avrebbe dovuto studiare la lingua, il dormitorio dove stavano e dove mangiavano, e magari gli avrebbe dato dei vestiti meno cenciosi. L'aveva fatto anche con lui: l'aveva buttato in doccia con qualcosa che gli stava almeno due volte -probabilmente di Saga stesso, che aveva cinque anni, un sacco di muscoli e diversi centimetri in più- e solo il giorno dopo l'aveva trascinato a Rodorio per cercare qualcosa della sua taglia. 
Il nuovo arrivato, però, lo seguiva con meno proteste di quelle che aveva fatto lui, che nei suoi quasi cinque anni aveva buttato giù tutti i santi che conosceva -e che erano parecchi, visto il modo in cui era cresciuto- anche se Saga, per sua fortuna, non capiva niente di quello che diceva.
"Mi piacerebbe tirargli un pugno e vedere che faccia fa!"
"Angelo! Quel bambino è stato scelto come lo siamo noi, sarà probabilmente un nostro compagno, e questo è tutto quello che ci serve sapere. Adesso vado, ho cose più importanti da fare."
Angelo ghignò, "Certo, ti aspetta l'altro marmocchietto appena nato!"
"Aiolia non è appena nato, ha già due anni. E comunque no, vado ad allenarmi."
"Mah, come ti va! Fra un po' verremo spediti in capo al mondo e dovremmo passare tutte le nostre intere giornate a non fare altro che allenarci e allenarci! Ma non ti stanchi mai di iniziare già da adesso?"
"Che discorso sciocco, Angelo! La vuoi o no, l'armatura di Cancer? Per ottenerla dovrai impegnarti, e dovresti iniziare subito, invece di stare qui a grattarti la pancia!"
"Mi godo la vita a differenza tua, io," rise, "Mi impegnerò, quando sarà necessario! Adesso non lo è, Saga aveva pure detto che potevamo prenderci una sacrosanta pausa!"
"Fa come ti pare," scrollò le spalle lo spagnolo, prima di dargli la schiena e sparire dalla sua vista. Angelo sapeva che sarebbe andato da Aiolos, ad allenarsi con lui, come quasi ogni giorno. Aveva Aiolos sempre in bocca, e gli stava sempre dietro. Per diventare forte come lui, diceva, per meritare l'armatura come lo incoraggiava Sagitter, che credeva in lui più di quanto ci credesse Shura stesso.
Angelo certe volte un po' lo invidiava, doveva ammetterlo; Shura era cresciuto al Santuario e aveva un rapporto strettissimo con i più grandi, soprattutto Aiolos, mentre lui non faceva altro che essere sgridato da tutti -anche se sì, lo ammetteva, se le meritava tutte e anche di più e, anzi, forse il paziente Gran Sacerdote era anche troppo clemente-.
Si alzò anche lui, ma non certo per andare a spaccarsi la schiena. No, invece aveva tutte le intenzioni di andarsene a cercare un bel posto in cui stare tranquillo, magari all'ombra di un albero a cui avrebbe potuto fregare qualche buon frutto. Un posto dove poteva evitare di essere trovato, così avrebbe potuto facilmente trasformare quell'ora concessa da Saga in due, o magari tre, e farsi un bel pisolino. 
Era una prospettiva decisamente invitante, ma quando ci avvicinò al suo obiettivo si accorse che il posto era già occupato. E non da qualcuno che avrebbe potuto ignorare!
Il nuovo venuto, di cui non si ricordava neanche il nome, se ne stava accucciato sotto l'albero che aveva puntato lui già in precedenza, stretto con le ginocchia al petto e il volto affondato in esse. 
Angelo alzò entrambe le sopracciglia, poi si lasciò sfuggire un ghigno tutt'altro che rassicurante. 
"Saga ti ha mollato a metà strada e ti sei perso?" gli chiese con tono di scherno, immaginandoselo già in lacrime ad invocare la mamma. Ed in effetti le lacrime c'erano, lì, in bilico in quegli enormi occhi azzurri, ma le guance erano asciutte, e l'espressione più perplessa che sofferta. 
"Vad?"
"Eh? Lo sapevo che ti saresti messo a piagnucolare perché ti mancava casa, ce l'avevi scritto in faccia che eri una femminuccia!"
"Jag förstår inte," fece di nuovo quello, storcendo le labbra carnose. 
Angelo sbuffò di nuovo, alzando gli occhi al cielo. "Non capisco un accidenti. Ho capito, mi tocca pure aspettare che impari la lingua, sennò non c'è un cazzo di gusto! Che palle. Togliti da lì! E' il mio posto quello!"
Il piccolo svedese inclinò il capo, e i corti capelli biondi gli incorniciarono il viso con una grazia quasi inumana. Angelo si ritrovò di nuovo incantato, come qualche minuto prima, quando se l'era trovanto davanti la prima volta. Perché sì, quel tipo poteva pure essere di suo poco gusto, ma era davvero bello. Forse era per questo che somigliava così tanto ad una bambina. Chissà crescendo come sarebbe diventato.
"T'ho detto che te ne devi andare! Scugnati!" berciò, facendogli un segno ben più che eloquente con la mano per farglielo capire, visto che attualmente non parlavano la stessa lingua. 
A quel punto, lo svedese si alzò, pulì dalla polvere i pantaloni che doveva avergli prestato come minimo Aiolos, da quante volte erano arrotolati sulle caviglie, e gli fece un cenno con la mano. Angelo non lo colse subito, non in tempo per rispondere prima che l'altro si allontanasse, ma... gli aveva fatto proprio il dito medio. L'aveva mandato a quel paese! E con lo sguardo più innocente dell'universo, senza nemmeno capire quello che gli aveva detto -anche se doveva aver inteso il tono, effettivamente. 
Che magari l'avesse giudicato troppo presto?
 
E il nuovo arrivato -Elias, scoprì poi essere il suo nome- imparò molto più in fretta di lui la lingua, ed era decisamente più portato di lui per lo studio -ci voleva anche poco, tutto sommato, pensò Angelo. Lui non si impegnava poi molto, lo trovava noioso. La lingua andava bene, serviva per insultare, litigare, in occorrenza anche parlare, ma la mitologia? Tutte quelle leggende, la storia? Aveva vissuto per strada, lui, non era roba che gli si confaceva.
Elias invece era bravo, quasi quanto Shura, anche se Shura restava imbattibile. E Angelo trovava estremamente divertente che -guardacaso- le prime cose che aveva imparato fossero proprio le parolacce che lui ripeteva di continuo, specie rivolgendogliele. Non era un segreto per nessuno che non andassero d'accordo, oramai l'unico che non l'aveva capito era Aiolia, ma solo perché era troppo piccolo per capire. 
Quando litigavano, Saga e Aiolos, a turno, a seconda di chi era più vicino, cercavano di dividerli, ma quando non c'erano e toccava a Shura fare da pacere, Angelo poteva dare il meglio di sé; l'amico, infatti, aveva saggiamente deciso che non erano affari suoi e che non si sarebbe impicciato più del necessario.
"Ma Aiolos non ti ha detto di...com'era? Tenerci a bada?" lo prese in giro un giorno, guardandolo con la coda dell'occhio, le braccia incrociate dietro il capo e tre scarlatte scie rosse in bella mostra sulla guancia.
"Ti dispiace che non mi sia messo in mezzo solo perché stavolta è stato lui a fartela," lo redarguì il più grande, puntandogli addosso i profondi occhi neri e chiudendo il libro di grammatica su cui stavano pian piano imparando anche a leggere e a scrivere, durante le ore di lezione. 
"E' stata solo fortuna, mi sono distratto!"
"Che cosa gli hai detto stavolta per meritarteli?"
Angelo ghignò, "Niente di granché nuovo. Gli ho solo detto che la figlia del fioraio a prima vista aveva più palle di lui."
Shura sospirò, "Dovresti smetterla con questa storia che sembra una femmina..."
"E' la figlia del fioraio che sembra un maschio! Senti, a quello non dispiace per un cazzo che gli dici che è bello, lui è contento!"
"Ma gli da fastidio quando insinui che è debole come una ragazza."
"Mh. E' troppo delicatino per fare il Cavaliere, te lo dico io. Vuoi dirmi che non sei d'accordo? Guarda che gli sto facendo un favore, io, eh!"
"Certo, certo. Non è che Elias inizia a starti simpatico?"
"Scherzi? Figuriamoci!"
Shura scrollò le spalle, "Notavo solo che è la seconda volta che, come affermi tu, ti fai colpire; ammesso che sia vero che la sua sia solo fortuna, tu non gli hai tirato granchè pugni."
"La prima volta mi ha solo tirato un morso, manco fosse un gatto, altro che pesce! E poi, glieli tiro eccome!"
"Dovreste smetterla di accapigliarvi e provare a parlare. Secondo me andreste d'accordo, non vi dissomigliate così tanto."
"E in cosa mai ci somiglieremmo io e la principessina?!"
"Nel carattere. Siete uguali. Anche se non potreste essere più diversi nell'aspetto, vi comportate allo stesso modo! Solo che Elias ha l'accortezza di non essere volgare come te."
"Almeno non è tutto precisino come te!" sbuffò l'italiano, prima di alzarsi. Aveva voglia di menare un po' le mani, adesso, e l'Arena era il posto migliore; poteva farlo persino autorizzato!
Lui e la principessina simili, e magari amici. 
Ma figuriamoci. Era impossibile.
Lui e Elias non potevano essere più differenti in tutti i sensi, checché ne dicesse Shura. Elias era bello, delicato non solo nell'aspetto, ma anche nei gesti, certo non si poteva definire timido, anzi era più che sicuro di sé e delle sue capacità, ma non era neache sfrontato e aggressivo, che erano le sue caratteristiche principali. E anche se si voleva credere che facesse finta per farsi benvolere, Angelo ne dubitava. Elias era così e basta, non avrebbe avuto motivo di fingersi diverso per farsi accettare, non ne aveva alcuna utilità: in fondo, gli sarebbe bastato vincere davvero la sua armatura e poi tutti si sarebbero prostrati ai suoi piedi, qualsiasi fosse il suo carattere -e la cosa eccitava moltissimo anche lui, doveva ammettere. 
Elias era così, semplicemente; gentile con chi gli andava e antipatico con tutti gli altri. Lui invece era antipatico e basta, con tutti, a prescindere. Ed era sicurissimo di riuscire bene nel suo intento, Shura non sarebbe riuscito a farlo dubitare del suo operato con le sue enigmatiche parole. 
Non gli importava niente di essere amico della principessina e questo era quanto. Anche perché, che ci avrebbe guadagnato? Non che con Shura ci si guadagnasse qualcosa, in effetti, non c'era mai gusto a litigare con lui; non dava mai corda alle provocazioni, quando lo faceva ti metteva k.o in due mosse -o parole- e poi se ne andava -soddisfatto come un riccio, Angelo ci avrebbe messo la mano sul fuoco, o anche tutte e due. 
Però, Shura era stata la prima persona che aveva conosciuto della sua età, la prima con cui era riuscito a comunicare anche senza conoscere la lingua -grazie agli Dei, spagnolo e italiano non erano così differenti e in qualche modo erano riusciti a comunicare. Era stato proprio Shura ad aiutarlo ad integrarsi -più o meno, per quanto potesse integrarsi lui- con gli altri pretendenti alle armature e finché non aveva imparato il greco era stato sempre Shura a fargli da guida -Saga aveva capito che in qualche modo si comprendevano e glielo aveva mollato, così, come si fa con un cucciolo bagnato. "Prenditi cura di lui, Shura. Fagli vedere il Santuario e, se ce la fai, cerca di insegnargli almeno a salutare, d'accordo?" aveva detto così, e appena Shura aveva annuito Saga se l'era filata di gran carriera, prima che l'altro potesse cambiare idea. Si erano guardati un po', come due stoccafissi, poi Shura aveva indicato il Tempio, "Vamos," aveva detto. E Angelo era andato, così, solo perché non aveva altro da fare. 
Era per quello che Angelo aveva iniziato a definire amico Shura, e gli stava dietro, e cercava persino di non litigarci troppo -anche perché Shura era più forte, per quanto Angelo avesse tutta l'intenzione di superarlo.
Ma con quell'Elias non poteva decisamente essere la stessa cosa. Proprio no.
E non aveva intenzione di essere per Elias quello che Shura era stato per lui. Insomma, non ci si vedeva proprio, appresso alla principessina. 
Proprio no. 
Che poi, poteva ancora definirlo principessina, visto come graffiava pesante? E mordeva pure con tutta l'intenzione di fare male, quando lo faceva! Portava ancora i segni. A questo punto si chiedeva se potesse diventare forte e quanto, se si fosse impegnato a imparare a tirare pugni.
Magari ci poteva davvero riuscire a diventare Cavaliere?
Shura tutto sommato non aveva torto: aveva giudicato il suo aspetto delicato, ma c'erano anche donne Saint, no? E poi, anche lui non sembrava forte quando era arrivato, ma solo uno sporco, cencioso ragazzaccio di strada -e adesso lui si sentiva fortissimo, ma chissà cosa pareva da fuori?
"Nah, ma che vado a pensare!" sbuffò, infastidito dai suoi stessi pensieri, scuotendo la testa come se dovesse scacciare un pensiero o una fastidiosa mosca. 
Si stava mica paragonando alla principessina? Stava dando troppo retta a Shura, e ci stava ragionando troppo. Era decisamente il caso di piantarla.
"Hai detto qualcosa?" gli domandò Shura, stavolta senza alzare gli occhi dal libricino su cui si stava esercitando. Tutto preso dal pensare, non si era ancora mosso da dov'era. "Pensavo volessi andare."
"E infatti stavo andando!" berciò Angelo, sbuffando sonoramente.
Sì, sarebbe decisamente andato all'Arena, e ne era convintissimo ormai. Quale posto migliore per tirare pugni a qualcuno? Poi notò che non era l'unico che pareva volesse prendere a pugni il prossimo, a occhio e croce, peccato che gli altri aspiranti pugili non si fossero diretti all'Arena come da regolamento. 
E pensare che credeva di essere lui quello che si divertiva a infrangere le regole per far venire i capelli bianchi al vecchio Sommo.
"Saga non dice sempre che non dovremmo litigare seriamente fra di noi?"
"Sì, perché? Siamo compagni e dovremmo imparare quantomeno a rispettarci," confermò Shura, staccandosi nuovamente, e a malincuore, dal libro. "Tu non litighi seriamente con Elias, quindi non mi prendo la briga di darti corda."
"Sì che litigo seriamente, sto aspettando che scappi con la coda fra le gambe! Comunque non stavo parlando di me. Anche se mi sa che hai azzeccato l'altro protagonista."
"Tu ti diverti solo. Non so quanto si diverta lui, però. Che ha fatto, stavolta?"
"Le sta prendendo di santa ragione," fece, e per quanto volesse risultare spavaldo e divertito, Shura colse una punta di preoccupazione. O qualcosa di simile.
Seguì lo sguardo dell'altro, concentrandosi su quello che stava avvenendo neanche troppo distante da loro. Quei due che se la stavano prendendo con Elias non dovevano neanche essersi accorti che c'erano loro, non troppo distanti. Alla ricerca di una zona d'ombra in cui rilassarsi -e studiare Shura- dopo l'ennesima litigata fra Angelo ed Elias, si erano praticamente nascosti dietro il colonnato, invisibili a chi non prestava la dovuta attenzione. 
Shura stava già facendo un passo avanti, quando Angelo lo bloccò, puntandogli una mano sulla spalla. 
"Aspetta. Vediamo come se la cava."
"Ma sono in due e sono più grandi...pensavo che fossi tu a volergli rompere i denti."
Angelo scrollò le spalle, "Sì, infatti. Ma se vuole diventare Cavaliere d'oro deve far vedere di avere le palle anche lui prima o poi!" berciò. 
Shura fece per ribattere che era arrivato da poco, e che avrebbero fatto meglio ad andare a chiamare Saga o Aiolos, o andarlo ad aiutare loro, ma scorse qualcosa in quegli occhi innaturalmente rossi che gli fece cambiare idea. Almeno, per il momento. 
Solo un po'. Il tempo che Angelo si convincesse che no, non importava che Elias avesse un bel viso e che preferisse non ferirsi, nel momento di necessità sapeva incassare pugni in faccia anche lui, come tutti lì. E che non era da meno di nessuno, anche se l'aspetto ingannava, su quello non c'erano dubbi. 
Ma come diceva sempre Saga, non bisognava mai giudicare dall'aspetto il proprio avversario. Su un campo di battaglia, poteva essere un errore persino fatale. 
Shura, che stava ancora guardando più Angelo che Elias e la rissa, si accorse un attimo dopo l'amico che il più piccolo pareva seriamente in difficoltà, adesso. Non che non sarebbe riuscito a tenere testa a uno di loro -aveva la sensazione che uno solo l'avrebbe sconfitto, anche se era più basso e mingherlino; era piccolo, Elias, ma aveva imparato alla svelta i rudimenti del combattimento insegnati da Saga e Aiolos e, soprattutto, era lesto. Proprio perché era più minuto, era molto più veloce di quei ragazzoni. 
Ma quelli erano in due, ovviamenti, aspiranti a qualche armatura d'argento o di bronzo che, probabilmente, non sarebbero mai arrivati ad ottenere. Non se il sasso che Angelo aveva preso avesse cozzato contro le loro teste dure, come sembrava voler fare. Per questo Shura gli andò dietro, giusto per impedirgli di andare troppo oltre e rischiare di farsi cacciare dal Santuario, ma non ci pensò neanche per un istante a fermarlo. Lasciò che Angelo saltasse addosso al più grosso, anche se di spalle, e lo colpisse alla nuca. Un colpo secco e quello era già finito a terra, mezzo svenuto. 
Quindi Shura si avventò sul secondo, colpendolo prima allo stinco per farlo cadere alla sua altezza e poi alla faccia, a pugni serrati, che finché si usava il proprio corpo come arma Athena non avrebbe avuto niente da ridere, e quelli in fondo se li meritavano due o tre pugni ben assestati.
"Non avevo bisogno del vostro aiuto!" ululò Elias all'indirizzo di Angelo, che si era avvicinato e gli aveva porto la mano per farlo rialzare. 
"Ma se fra un po' ci rimettevi la pelle!" fu la stizzita risposta di Angelo, ritirando il gesto quasi cortese. 
Elias storse le labbra carnose, e Angelo notò subito che quello inferiore era spaccato e si stava gonfiando. Lo lasciò comunque alzarsi da solo, e lasciò che fosse Shura -che aveva mollato il tipo, nel frattempo- ad aiutarlo quando lo vide barcollare. Elias però lo scostò, seppur con gentilezza. 
"Grazie, sto bene," gli disse, e stavolta fu il turno di Angelo di arricciare il naso. 
"Allora sei stronzo solo con me!"
"Sei tu che sei stato un tjockskalle con me, fin dall'inizio!"
"Sono che?!"
"Tjockskalle."
"E che roba è?"
"Bastardo, significa che sei un bastardo!"
"E parla come mangi, babbu!"
"E' quello che faccio, è la mia lingua natale! Cos'è un babbu?"
"Uno un po' svitato...comu a tia!"
"Io non sono svitato!" sbottò di nuovo Elias, "E non avevo bisogno del vostro aiuto!"
Angelo stavolta non gli rispose subito. Lo guardò un po', tutto stizzito, le spalle dritte, gli occhi di fuoco e per niente lucidi come li aveva immaginati lui. 
Elias riuscì a stupirlo una volta di più. E su una cosa su cui all'inizio avrebbe scommesso senza alcun dubbio.
Aggrottò le sopracciglia, "Non sono venuto ad aiutare te. Volevo menare le mani e ne ho approfittato." 
A quella frase, Shura ebbe solo l'accortezza di stare zitto, anche davanti all'evidente menzogna.
"Beh, stavo menando io le mani con quei due!"
"Non ti avevo neanche visto," scrollò le spalle Angelo, "Comunque, dovresti andare a farti medicare. Sennò ti rovini il visetto da bambolina che ti ritrovi!"
"Tutto sommato adesso che ci penso posso sempre usare te..."
"...per cosa? Oh!" 
L'ultima cosa che Angelo aveva sentito prima che Elias lo buttasse a terra era stato il teatrale sospiro di Shura, che era rimasto in silenzio sperando forse che riuscissero finalmente a chiarire i malintesi. Invece si stavano prendendo a pugni. 
O meglio, Angelo era riuscito a fermare il pugno di Elias, che a sua volta aveva afferrato il braccio dell'altro, allungato a tirargli i capelli, e la situazione sembrava abbastanza in stallo. Nessuno dei due riusciva a liberare l'arto dalla stretta dell'altro e colpirlo per bene. 
Shura sbuffò ancora più sonoramente di prima, e si decise per la prima volta ad intervenire sui due litiganti. 
"La volete piantare, una buona volta, voi due?" esclamò, afferrando Elias per la callotta e costringendo Angelo a lasciargli i capelli, stringendo a sua volta il polso fino a fargli male. 
"Ahia, Shura!"
"Stavamo parlando!" lamentò anche Elias, guardando lo spagnolo con le sopracciglia aggrottate. "Non interrompere."
"Parlando? Tu parli così, Elias?"
"Con lui sì. Perché, lui ha un altro modo per comunicare con gli altri?"
"No...-"
"Hey!" lamentò Angelo, ma Shura lo ignorò.
"Ma non me la bevo, Elias. Questo non è parlare, nemmeno in Svezia!"
Elias scrollò le spalle, "Come vuoi. Allora me ne vado."
"Hey, non ho finito con te!"
"Ho finito io, Angelo!" disse, ma fece appena due passi che si bloccò di nuovo, pur senza ancora voltarsi verso di loro. "Comunque, per correttezza...grazie."
"Come, come? Com'è che hai detto?!"
"Dai, Angelo..." mormorò Shura, per l'ennesima volta. Elias non gli rispose, invece si limitò ad alzare il dito medio in direzione dell'italiano e poi tornare a camminare a passo spedito verso il Santuario, come se niente fosse. 
Angelo lo guardò allontanarsi, prima a passo lento, anche se un po' traballante, per poi sparire di corsa oltre l'orizzonte. Solo a quel punto scoppiò a ridere. 
"Te l'avevo detto," fu tutto quello che gli disse Shura, senza specificare a cosa di preciso si riferisse, anche se era ovvio. Angelo rise ancora più forte, di quella risata un po' animalesca che lo caratterizzava.
In effetti Shura aveva avuto ragione, sì. Lui e Elias, in fondo, qualche punto caratteriale in comune ce l'avevano davvero. Non tanti, ma qualcuno. E poi non si aspettava che uno così fosse pronto a gettarsi in mezzo alla rissa così a testa bassa. Quando era arrivato era stato pronto a scommettere che alla prima unghia spezzata se ne sarebbe scappato dal Santuario, e invece pareva proprio che a scappare sarebbero stati quei due mezzi morti ai loro piedi -che forse dovevano spostare? Svegliare? Dovevano chiamare un medico e fare finta di non avere idea di cosa fosse successo?
"Shura senti...ma dove stai andando?"
"A finire i compiti. Dovresti anche tu."
"E questi due?"
"Facci quello che vuoi, ho altro da fare."
"Ma come sarebbe? Shura! Bastardo!"
 
 
Il giorno successivo a quel pomeriggio, in mensa, per la gioia -credevano, almeno, visto quanto ci tenessero che andassero d'accordo- dei più grandi e del Gran Sacerdote, né Elias né Angelo parvero intenzionati a cercare la rissa. E anzi, nonostante si fossero seduti uno davanti all'altro, scambiarono le solite parole di circostanza con civiltà e poi non crearono più disturbo.
"Posso sedermi qui?" aveva chiesto cortesemente Elias, e Angelo aveva fatto appena in tempo a concedergli un cenno del capo che quello si era già accomodato. Però, Angelo non se ne era lamentato. 
L'aveva guardato, e poi era tornato al proprio piatto con un sorriso appena accennato. "Mettiti dove ti pare, Principessina."
Elias aveva risposto alla provocazione con un calcio da sotto al tavolo che passò facilmente inosservato, e dopo un iniziale sobbalzo di dolore Angelo era stato lesto ad allungare la mano e rubargli una manciata di patate dal piatto. 
"Sono mie!" aveva ribattuto Elias. Angelo, per tutta risposta, aveva tirato un morso e poi gliele aveva porte di nuovo. 
"Scusami. Ecco a te!"
"Mh. No, grazie. Te le cedo volentieri, tanto non le volevo,"  aveva ribattuto lo svedese, particolarmente disgustato. Angelo aveva riso di gusto ed era tornato a mangiare come se niente fosse, in silenzio.
Shura era sicuro che fosse solo l'inizio, e se ne convinse maggiormente quando notò il modo in cui Angelo, nei giorni successivi, seguiva gli allenamenti di Elias e, di tanto in tanto, andava a disturbarli. Diceva che doveva vendicarsi, o qualcosa del genere, ma il giovane spagnolo era certo che il motivo non fosse quello. 
Angelo aveva capito che Elias in fondo non era male, solo che diventare amici da un giorno all'altro non era semplice, specie per uno come lui. Anche fra loro all'inizio la vita era stata dura. 
Ma almeno avevano smesso di accapigliarsi ogni volta che si incrociavano. Lo facevano ancora, di tanto in tanto -Angelo non avrebbe mai perso il vizio di prenderlo in giro- ma non era più un'abitudine. Per di più, visto che Shura spesso se ne stava con Aiolos, loro due si ritrovavano da soli e a poco a poco, a distanza di mesi, rintanarsi all'ombra di qualche albero alle pause concesse da Saga era diventato routine. La prima volta, Elias si era lasciato cadere seduto accanto a lui per riprendere fiato, ed Angelo non aveva detto niente, nonostante non fosse stato invitato né avesse chiesto il permesso di farlo. Quasi come se fosse stata una cosa naturale. Il giorno dopo, si era munito di due boccette d'acqua senza sapere con precisione perché, e quando Elias era arrivato gliene aveva porta una con nonchalance. 
L'espressione stupita di Elias era valsa più di qualsiasi scazzottata, aveva raccontato in seguito a Shura. 
Da quel giorno, Angelo aveva preso a sedersi un po' più a destra del solito, per lasciare più spazio sotto le fronde dell'albero, all'ombra, anche per Elias.
Fu in una di quelle pause che, parlando del loro passato, Angelo raccontò ad Elias che dopo la morte dei suoi genitori era finito in strada, e ci era rimasto un tempo che a lui era parso infinito, prima che venissero a prenderlo per portarlo lì ("Ecco perché sei venuto su così! Dovevo aspettarmelo," gli aveva detto con un sogghigno Elias, senza scherno o pietà nella voce. Non c'era pietà da regalare a qualcuno che aveva solo fatto di tutto per sopravvivere con quello che aveva e sapeva. "Sei stato forte," gli aveva detto infatti, e il dicorso era caduto lì). Ci aveva messo quasi un mese Angelo a convincerlo a farsi raccontare a sua volta come fosse finito  al Santuario, e aveva scoperto che neanche la vita precedente di Elias era stata rosa e fiori. 
Sua madre che era una drogata -fatalmente bella, e troppo dolce per quel mondo, aveva detto- e dopo la sua morte per qualche tempo era finito nelle grinfie del suo spacciatore, che sapeva come sfruttare il suo aspetto. Angelo era ammutolito, anche se non era certo di aver capito del tutto cosa intendesse -in fondo, erano ancora dei bambini-, comprendendo però perché Elias s'infuriava tanto quando insistevano con quella storia che fosse troppo bello e delicato per fare questo o quello. 
Non aveva smesso di prenderlo in giro, ma aveva cominciato a farlo in un modo diverso. Quasi affettuoso, avrebbe detto Shura, pur non sapendo bene perché.
"Domani ci diranno dove verremo spediti per poter ottenere l'armatura," notò una sera d'Agosto Elias, sedendosi in mezzo fra Shura e Angelo. Nessuno dei due disse niente, ma Shura chiuse il quaderno e Angelo aprì gli occhi, puntandoli però verso il cielo al tramonto.
"Che c'è, paura principessina?"
"In verità sono eccitato, tu no, Angelo?" rispose l'altro. 
"Bah, per me fa lo stesso, non cambia un cazzo."
"Non dire così! Non ci vedremo per un sacco di anni."
"Ecco, questa è l'unica cosa che mi rende felice!"
"Stronzo!"
"Ti ringrazio!" sogghignò l'italiano, per poi farsi così serio che Elias si ritrovò ad inghiottire la rispostaccia che gli era salita alla bocca. 
"Che c'è adesso? Fulminato dalla collera divina per il tuo barbaro modo di fare?"
"La collera divina mi fa un baffo, a me! Stavo pensando che...che quando diventerò cavaliere sarò Angelo di Cancer!"
"Sì, è il tuo nome," fece notare Shura.
"Ma fa schifo!"
"E' il tuo nome," ripetè lo spagnolo. "Non puoi farci granché."
"Posso! Lo cambierò, assolutamente. Angelo di Cancer fa ridere i polli, io non voglio far ridere i polli! Gli stessi Dei devono avere paura di me!"
"Quante manie di grandezza! Non è nemmeno detto che la vincerai, l'armatura," lo prese in giro Elias e all'occhiataccia di Angelo scoppiò a ridere.
"Vedrai. Quando tornerò ballerò sulla tua tomba!"
Elias scattò subito in piedi. "Sulla mia tomba? Tornerò anche io, e sarò un cavaliere migliore di te!"
"E poi non penso che gli faranno una tomba qui se non torna con l'armatura," affermò Shura, e gli altri due alzorono gli occhi al cielo in un gesto perfettamente coordinato.
"E' un modo di dire, Shura!" 
"Andrò fino al posto in cui lo spediranno e ballerò lì, va meglio così?"
Shura arricciò il naso. "Era solo una costatazione."
Per un po', calò di nuovo il silenzio. Elias bevve dalla borraccia che si era portato e Shura ebbe la tentazione di tornare al libro, ma resistette. Gli altri due sembravano in contemplazione di qualcosa e sapeva che presto avrebbero ripreso a parlare.
Di fatti, Elias fu il primo a riprendere il discorso. 
"Anche io cambierò nome," decise, di punto in bianco, senza un motivo apparente. 
"Ricopione!"
"In verità ci stavo pensando da un po', perché neanche Elias di Pisces fa abbastanza soggezione!"
"Tu non faresti mai soggezione, Elias," mormorò Shura, guardandolo con la coda dell'occhio. "Non in negativo."
"Non deve essere in negativo. Deve esserlo e basta. Elias è un nome troppo comunque, una persona con la mia bellezza e la mia forza deve avere un nome che lo rispecchia!"
"Bellezza? Ma se ti incazzi ogni volta che te lo dico!" lamentò Angelo, aggrottando le sopracciglia. 
"Perché tu sei un bruto! E poi, è diverso! Tu mi chiami principessina, brutto idiota, e io non sono una donna! Però sono anche bellissimo, su questo non c'è alcun dubbio, cosa che tu non noti, poiché ti limiti solo ai tuoi paragoni declassanti!"
Angelo si morse la lingua, onde evitare di dire che sì, gli occhi ce li aveva di un colore strano, ma ce li aveva anche lui e lo vedeva, che era bello.  Questo però non c'entrava niente con la forza e le sue prese in giro, per quel che lo riguardava. 
Elias, invece, pareva non escludere l'una o l'altra. 
"La bellezza può benissimo essere forza, una forza elegante e mortale. Lo dimostrerò a tutti quanti!" esclamò, con una decisione tale che persino Shura per un attimo rimase incantato a fissarlo.
Era indubbio che Elias sarebbe diventato un bellissimo uomo e un pericoloso Cavaliere. Lo era già. 
"Sarà Aphrodite."
"Che cosa?" domandò Angelo, drizzando la schiena. 
"Il mio nome da cavaliere."
"Aphrodite come la Dea della bellezza?" Shura si sporse appena verso gli amici, incrociando le gambe. Quando Elias annuì, lo fece anche lui di rimando. Afrodite era il nome di una Dea, su questo non c'erano dubbi, eppure non ebbe pensieri neanche per un secondo che non fosse adatto ad Elias. 
Era, anzi, perfetto per com'era fatto l'altro, e per gli ideali che voleva portare. 
Aphrodite dei Pesci. 
Un nome importante. 
"L'hai già scelto un nome per te, Angelo?"
"No. Ma di certo, non questa schifezza che non c'entra niente, con me."
"Contrasta così tanto con il tuo aspetto che invece secondo me è perfetto!"
"Stronzate. Lo cambierò, e sarà un nome che metterà paura a pronunciarlo! Però non so ancora quale."
"Come ti pare," scrollò le spalle Elias, prima di voltarsi verso l'altro. "E tu, Shura? Tu cosa vuoi fare una volta ottenuta l'armatura?"
Shura non rispose subito, cercando con gli occhi la decima casa, attualmente incustodita; la sua futura dimora, la Casa del Capro Lucente. Per arrivare fin lì, avrebbe dovuto ottenere Excalibur, che fin dai tempi del mito è stata donata al cavaliere più fedele alla Dea Athena. Per lui, che aveva Aiolos come mentore e aspirazione, già solo quel pensiero sembrava enorme. Ma ce l'avrebbe fatta. Non voleva deludere Aiolos, che si era sempre fidato di lui e lo trattava già come un suo pari. 
"Un nome è solo un nome. Io sarò solo Shura di Capricorn, il nome che mi ha dato Aiolos e che ho intenzione di onorare a costo della vita."
Normalmente, Angelo e Elias l'avrebbero preso in giro per quella serietà e quella risolutezza, visto il contesto, ma non venne in mente niente a nessuno dei due. Shura aveva già la compostezza di un Cavaliere, di cui erano pregni solo Saga e Aiolos, ed Elias si sentì di ammirarlo come non aveva mai fatto da quando lo conosceva. 
Rimasero di nuovo in silenzio, senza far altro che cercare le stelle che, piano, iniziavano a far capolino in quel cielo ora nero e sgombero dalle nubi temporalesche che l'avevano coperto per gran parte del pomeriggio, alla ricerca della propria costellazione e del proprio destino.
Poi ancora una volta fu Elias a rompere la quiete, ma stavolta si alzò in ginocchio e avvolse le spalle dei suoi nuovi amici con entrambe le braccia, in una stretta impacciata. Shura rimase interdetto e Angelo si irrigidì appena -perché chi glielo aveva dato il permesso? - ma alla fine nessuno dei due se ne lamentò. 
Era evidente che fosse diventato il momento dell'addio, quello, ché non sapevano chi di loro sarebbe tornato davvero e chi no, ed Angelo ebbe la sensazione che ad Elias gli addii non piacessero. 
"Allora promettiamo che fra tre anni ci ritroveremo di nuovo qui, come Gold Saint della Dea Athena e tu, Angelo il Senza Nome, ci dirai quale terrificante soprannome ti sarai scelto."
"Vedrete, vi stupirò!"
"Ci conto!"

 

Angolino Autrice:

Dunque, lasciate che spieghi un po'! Normalmente questi tre si vogliono bene e si amano tantissimo, amore fraterno o altro che sia, nell'immaginario fangirl. Però, io mi sono sempre detto che non ce lo vedevo Death, per com'è, a vedere uno come Aphrodite, proprio Dite, e dire "Ah, adesso diventiamo amici!" nemmeno a cinque anni xD E allora è uscita questa shot. Un po' mi sono anche lasciata ispirare da un'immagine trovata su Instagram, dove c'erano appunto Death e Dite che si accapigliavano e Shura che accorreva a separarli.
Per quanto riguarda le parole in siciliano, io mi rifaccio al dialetto del paese di mia nonna dove praticamente ho passato 20 estati della mia vita, ma so che a seconda della città spesso le stesse parole significano anche l'opposto! In questo mio caso, Scugnati sta per spostati, come si capisce.
Certo magari potevo fargli fare amicizia in modo diverso, specie se si parla di Dite, ma hey, è Saint Seiya, dove tutti si scazzottano perché sì a prescindere! Metterci in mezzo fiori, rose e belle parole era troppo scontato, Death non è tipo. Meglio una sana scazzottata, come ai vecchi tempi!
Spero che vi possa piacere anche solo un pochino! Fatemi sapere, mi raccomando!

Un bacione,
Asu

   
 
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