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Autore: RaidenCold    26/03/2018    0 recensioni
Atto conclusivo della storia L-Iconoclast:
In seguito alla guerra con Ares, Atena ed i suoi cavalieri attendono la mossa degli dei dell'Olimpo, ormai quasi interamente schierati contro di lei.
Dopo essersi recato ad Asgard in soccorso di sua madre e degli altri guerrieri divini, Leonidas si unisce ai suoi compagni nella guerra contro le divinità, e sul suo cammino incontrerà una figura misteriosa che influenzerà il suo destino e quello dell'amata Lambda...
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Apollo, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Infelix opera summa, quia ponere totum nesciet”

Infelice in tutta la sua opera chi non la sa vedere in tutto il suo insieme

(Orazio, Ars poetica 34)
 

I sacerdoti ed i soldati presenti con loro guardavano le dodici case in lontananza, poi voltandosi videro la coltre grigiastra e le macerie fiammeggianti di quella che un tempo era stata Atene, e che adesso sarebbe stata probabilmente la loro nuova casa.

 

Chiron osservò dal terrazzo quel gruppo di reietti allontanarsi dal Santuario, e si riempì le narici d’aria sbuffando.

“Era davvero necessario?” - disse facendosi avanti Jun.

“Sì.” - rispose seccamente il grande sacerdote.

“Erano nostri uomini fidati.”

“Non mi fido di un esercito di maniaci!” -si voltò lui quasi urlando.

“Ti riferisci a ciò che è successo a Loki?”

“A tutto il processo!” - riaffermò il suo tono con veemenza.

“Lei era colpevole.”

“Non meritava quel trattamento, a maggior ragione a mia insaputa. La casta sacerdotale non serve Atena, ma solo i propri interessi, sono solo vecchi corrotti che non hanno mai visto la dea neppure adesso che è tra noi! L’ostracizzazione è la più antica e giusta legge che i nostri antenati ci hanno tramandato, come punizione andrà più che bene.”

Il cavaliere della bilancia si fece scuro:

“Tu avresti fatto lo stesso… sei così arrabbiato perché avresti eseguito le sue stesse mosse, vero?”

Chiron rimase un attimo in silenzio, con gli occhi chiusi.

“Adesso mi è impossibile saperlo.”

Calò il silenzio per alcuni istanti.

“Perché non chiedi direttamente a lui cosa ne pensa?” - Chiron distese la mano indicando qualcosa dietro alle colonne della terrazza del tempio.

Jun si voltò e vide Kalos dei gemelli, adagiato su una parete nell’ombra.

“Sei rimasto qua per tutto questo tempo…?”

“Perdonatemi, non stavo origliando, Chiron mi ha detto che potevo rimanere, poco prima che arrivaste.”

Chiron si avvicinò a Jun:

“Avanti, digli di come ti fidi degli uomini che hanno messo le mani sul corpo di sua sorella.”

A quel punto Jun deglutì, comprendendo ancora una volta la differenza tra idee e azione.

“Vi prego, non litigate…” - tentò di frapporsi tra i due colleghi dorati.

“No, non stiamo litigando… Chiron mi stava solo facendo ragionare.”

“Chiedete a lei direttamente, che cosa ne pensa.” - sentenziò una voce profonda poco lontana: Heracles, vestito dell’armatura della Bussola.

A quel punto, fece la sua comparsa nel terrazzo, in tutta la sua magnificenza, la dea in persona, ed i quattro cavalieri si inginocchiarono prostrandosi; lei passò oltre, e si affacciò osservando la lunga marcia degli esiliati.

“Perdonatemi, somma Atena… ho agito con sconsideratezza?”

“Io non riuscirei a cacciare a cuor leggero così tanti uomini dalle loro case, anche se apprezzo il fatto che tu sia stato clemente con i soldati che non sono stati coinvolti nell’umiliazione di Loki, punendoli solo con l’esclusione dall’esercito. Tuttavia sono la dea della giustizia, e quando vedo un atto di siffatta natura, non posso che dare il mio appoggio: hai agito secondo ciò che ritenevi giusto, ed io approvo questa tua misura.

Quanto a quei cosiddetti sacerdoti, a cui io non ho mai rivolto parola, loro hanno creato una situazione di malessere assolutamente indipendente dall’agire di Loki, ed anche in questo caso approvo le tue misure.

Sei un uomo saggio, sapere il mio esercito nelle tue mani mi rincuora più del fatto che le nostre fila si siano sfoltite.”

“Con tutto il rispetto, Chiron ha semplicemente salvato loro la vita.” - intervenne secco Heracles - “In questa guerra è bene che combattano solo cavalieri: uomini comuni privi di cosmo sono semplice carne da macello.”

Atena annuì:

“Questo conferma ulteriormente che sei il mio giusto vicario. Ma adesso Kalos” - disse voltandosi verso il ragazzo dai capelli biondi - “dimmi, te la senti di combattere per salvare le vite di quelle persone?”

“Sì, Atena.” - rispose lui senza traccia di esitazione.

“Non mentire alla tua dea, cavaliere.” - rispose fulminante Atena, senza tuttavia apparire adirata.

Kalos la guardò stupito e senza parole.

“Voglio sapere ciò che vuoi, non ciò che vuoi fingere di volere.”

Il ragazzo chinò il capo:

“Io… li odio.”

Per quasi dieci anni Chiron aveva visto la maschera che il cavaliere si era imposto, una casta maschera di purezza e coerenza priva di esitazione o sentimenti negativi: una maschera disumana.

“Vorrei mettere loro le mani addosso, guardarli negli occhi e vedere se hanno coraggio di essere prepotenti con chi a differenza di mia sorella aveva la facoltà di ribellarsi. Adesso quando passa per le strade, con la sua armatura di platino, la gente trema, sanno che basterebbe una sua parola e potrebbero venire cacciati, e si ritiene soddisfatta di questo. Ma io sono più rancoroso, e penso che se si sono comportati così quel giorno, allora non esiteranno a tradirsi: tale è la natura umana. Tuttavia so che ci sono delle brave persone, ed anche se rimanesse una sola di esse in vita, non smetterei comunque di lottare per quell’essere umano che è riuscito ad anteporre l’amore all’odio.”

Atena lo guardò sorridendo:

“A me non servono paladini, a me servono uomini onesti, in primo luogo con sé stessi.”

Detto questo lasciò il terrazzo, e Jun le venne dietro.

 

Kalos era rimasto immobile ad osservare l’orizzonte, ancora scosso dalle sue stesse parole, quando Chiron gli si parò davanti:

“Sono orgoglioso di te, Kalos.”

“Chiron, in tutti questi anni voi non mi avete mai odiato, nonostante…”

“Senti” - disse Heracles appoggiato su una colonna lì accanto - “ad uccidermi è stato tuo padre, tu non hai nessuna colpa. Ero diffidente nei tuoi confronti, specie negli ultimi tempi, ma ho capito che sei un vero cavaliere, e sarò lieto di combattere e se necessario morire al tuo fianco. Quanto a tua sorella, ammetto che inizialmente ero adirato per le sue macchinazioni, «Un altro inganno dei gemelli!» mi sono detto, ma poi quando l’ho vista uscire dalla sua prigione,ed invece della machiavellica manipolatrice che avevo in mente si è presentata quella ragazza così fragile… non ho potuto fare a meno di compatirla per il suo destino avverso, ed ammirarla per la forza con cui l’ha affrontato.”

Chiron si avvicinò a Kalos e gli strinse la mano:

“La tua famiglia non deve rimettere nulla alla mia, adesso Kalos di Gemini, dobbiamo solo combattere fianco a fianco.”

“Voi avete sempre creduto in me… non vi deluderò Chiron.” - rispose il ragazzo sorridendo, finalmente appagato.

 

 

Era una notte scura, e grandi nuvole nere coprivano il cielo.

“Tutta colpa della puttana dei gemelli!” - gridò un uomo mentre orinava su di un muro, che nonostante la situazione non aveva perso la voglio di battagliare.

“Dovevamo violentarla quando potevamo, almeno ci saremmo presi quella soddisfazione.” - rispose un suo compare di spalle reggendo una torcia.

“Dico che siamo stati fortunati, le abbiamo lanciato sputi e sassi dopo il processo, dobbiamo solo sperare che non si ricordi i nostri visi.”

“Hai sentito di quei tizi trovati in stato catatonico? Bianchi come cadaveri, privi di memoria, e col viso deformato dalla visione di chissà quale terrore… che un demone protettore dei gemelli si stia vendicando?”

“Ho sentito, e alcuni li conosco, erano con noi il giorno del processo… ma c’era tanta gente quel giorno, sarebbe impossibile ricordare tutti i presenti!” - ridacchiò alzandosi la patta dei pantaloni.

Pochi istanti dopo i due si ritrovarono a terra, con le convulsioni e la schiuma alla bocca.

Loki li osservava scura in volto:

“Io non dimentico mai un volto.”

Se ne andò, lasciando che l’illusione del re demoniaco facesse il suo corso.

 

 

 

Tre mesi dopo

 

Alexander entrò nell’undicesima casa: come al solito, si sarebbe seduto sulla sua poltroncina, avrebbe acceso l’abat jour e si sarebbe messo comodamente a leggere uno dei suoi amati libri – quella particolare sera si sentiva ispirato dal don Chisciotte di Cervantes.

Dovette invece rivedere i suoi piani quando, accendendo la luce, si ritrovò davanti Silen e Deneb con… una torta in mano.

“Sorpresa!” - esclamarono sorridendo.

“Si festeggia qualcosa?”

“Il tuo compleanno, cretino!” - rispose Silen col suo consueto modo diretto.

“Ah.” - constatò lui stranito.

“La torta l’ha fatta Claire.” - gli confidò Deneb.

“Quindi immagino verrà anche lei, con Keith, e con Leonidas, e con Lun…”

“E poi tutti gli altri.” - concluse Silen ghignando.

Alexander sospirò rassegnato adagiando i suoi occhiali da lettura su un comodino, mentre gli altri due se la ridevano; poi li guardò e sorrise vedendo come finalmente Silen, tornata tonica e forte, ed il suo allievo Deneb, fossero lì felici a scherzare con lui.
 

Dopo aver compiuto la sua vendetta, la quale era stata vocazione della sua vita, si era ritrovato a un punto morto: fu la richiesta di aiuto di Silen a smuoverlo dal suo distacco, e la costante presenza di Deneb a farlo perseverare. Ne era valsa la pena, di investire gli uni su gli altri: forse sarebbe durata un attimo, o una notte, o per sempre, ma in ogni caso l’autentica felicità che provavano in quel momento si era incisa adamantina nei loro cuori.

 

“Buon compleanno fratellino!”- Claire scattò una foto ad Alexander che fissava la torta aggrottato, mentre tutti gli altri applaudivano e fecero un brindisi al cavaliere dell’Acquario.

La donna lo abbracciò e gli diede un forte bacio schioccante sulla guancia:

“Cerca di sorridere almeno, è la tua festa.”

“Io odio queste situazioni.”

“Sai chi mi sembri? Brontolo dei sette nani.”

Alexander sospirò e si limitò a fare un sorriso ebete e palesemente finto; Claire apprezzò comunque lo sforzo.

“Ehi!”- si voltò Alexander irritato - “ti ho visto che mi hai scattato una foto mentre facevo quella faccia idiota!”

“Ma no, sei venuto benissimo zio!” - gli rispose Keith sghignazzando con ancora la macchinetta in mano. Era tornato da pochi giorni dal suo addestramento: ora, era anch’egli tra le fila dei cavalieri d’oro, e in battaglia avrebbe indossato la stessa armatura appartenuta a suo padre.

 

Kypros era uscito dall’undicesima casa per prendere un po’ d’aria, poiché aveva bevuto del vino leggermente troppo forte per i suoi gusti, e gli girava la testa; vide sulla gradinate due figure abbracciate intente ad osservare l’orizzonte.
“Ah sei tu.” - si voltò Leonidas sorridendo all’amico.

“Perdonatemi, non volevo disturbarvi.”

“Ma no, nessun disturbo!” - gli rispose Lambda.

Leonidas si alzò in piedi e andò a stringere la mano al cavaliere dei pesci, che prontamente si tirò indietro

“Non credo avrebbe effetto su di me a questo punto della mia esistenza.”

“Hai pur sempre un corpo mortale.”

“Ad ogni modo, volevo ringraziarti a dovere… senza di te non avrei mai potuto riabbracciare mia madre.”

“Sono davvero contento della vostra felicità. Spero che anche Loki ora possa farne parte…”

“Dopo che gli comunicasti che lei era sopravvissuta, mia sorella le ha cancellato la memoria, ed alterato i ricordi. Ha voluto tenerla lontana dal Santuario per non farla soffrire ulteriormente, sapendo che ad Asgard sarebbe stata al sicuro con Gunnar.”

“Le donne della tua famiglia sono davvero forti e ammirevoli, e pronte a sacrificarsi senza esitazione per proteggere coloro che amano… e sono certo che tale spirito non sia meno presente in te, o in Kalos.”

“E tu non sei da meno, amico mio; sapere che avrò al tuo fianco persone come te in questa guerra mi dà enorme sicurezza.”

“Cosa potranno le mie rose contro la furia degli dei…?” - sospirò il ragazzo dai capelli turchesi.

“Lo vedremo quando ci attaccheranno.”

“Quasi quattro mesi sono passati dalla morte di Ares, e ancora nessun segno… anche se so che è impossibile, mi auguro che non avvenga nessuna guerra.
“Gli dei hanno un volere ed un modo di agire differente dal nostro; io riesco a comprenderlo solo in minima parte, essendo presente in me una scintilla di Atena, ma posso garantirti che il passare dei giorni è qualcosa che non li affligge, e che i loro sentimenti, che siano di odio o di amore, non si placano in tempi brevi.”

A quel punto Lambda – un po’ per stemperare le preoccupazioni dei due compagni – si alzò ed andò in contro a Kypros sorridendo:

“Ma toglimi una curiosità… dov’è la tua Miia?”

Kypros arrossì:

“N-non siamo fidanzati… non ufficialmente. Comunque è dentro assieme agli altri, si diverte un sacco in compagnia, è una persona così energica, a volte faccio fatica a starle dietro!”

Leonidas e Lambda si guardarono complici con un sorrisetto malizioso .

“Ma cosa avete capito!” - disse scandalizzato mettendosi le mani sulle guance. I due ragazzi si misero a ridere, e Kypros sentendo una risata trattenuta alle spalle si voltò, vedendo Miia la quale a quel punto scoppiò in risa a sua volta.

Senza parole Kypros chinò il capo sospirando, e sentì una goccia bagnargli il collo; pochi istanti dopo ne caddero altre.

“Andiamo dentro, sta iniziando a piovere.” - fece cenno Miia rientrando in casa.

«Chissà per quanto pioverà…» - si domandò Kypros rientrando.

 

 

Raggi di luce fendevano l’oscurità; non era il sole, ma una diabolica forza luminosa, forgiata da un’aura divina al fine di creare un sigillo incrollabile.

Dentro la caverna, sui gradini di marmo finemente levigati, lei aspettava seduta, incatenata al collo come un animale feroce; pur essendo logorata dal tempo, la tunica che aveva addosso non aveva perso il suo candore, poiché niente poteva violare la purezza di quella prigione. La sua candida pelle invece, era ovunque coperta di sangue – sia fresco che incrostato – e ferite in via di guarigione.

D’un tratto, passi vigorosi ma al contempo aggrazziati fecero il loro ingresso nella grotta, seguiti da una figura femminile indossante uno splendido e pudico chitone color perla, pochi ma elegantissimi gioielli su tutto il corpo, e una sottile ed elaborata corona dorata sul capo: con questo aspetto si presentava Era, la regina degli dei.

Con tutta la sua imponenza, la dea si erse dinnanzi alla prigioniera, la quale non disturbò un muscolo per accoglierla o prostrarsi.

“Alzati.” - le intimò sistemandosi con un gesto deciso i lunghi capelli castano scuro intrecciati.

La ragazza si alzò, facendo vibrare la catena che la legava, e uno dei raggi di luce fece brillare la sua chioma argentata con baleni azzurri, in certi punti inchiostrata di sangue.

“Potrai finalmente fare quello per cui sei stata creata: combattere e morire per gli dei. Ti è chiaro?”

La guardò impassibile coi suoi occhi blu, un blu scintillante ed innaturale, con bianche pupille illuminate da un enigmatico bagliore interno.

“Chiaro.”

 

   
 
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