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Autore: comet893    01/07/2009    0 recensioni
Lucas sorrise, avanzando di un passo nella stanza, facendo attenzione a non pestare nulla: «Non sarebbe così complicato trovare le cose se qualcuno le mettesse in ordine»
«Lucas, hanno abolito la schiavitù anni fa, e non ci possiamo permettere una domestica» risposi al suo tono da saputello che non sopportavo: dopotutto, non era mica lui quello che aveva perso i suoi amatissimi cd!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucas Scott, Peyton Sawyer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Luke?» chiesi entrando in casa. «Luke, sei in casa?» ripetei. Non ricevetti nessuna risposta, perciò dedussi che non fosse in casa. Entrai del tutto in casa, chiudendo la porta alle mie spalle, e avvicinandomi al tavolo per posarci sopra la valigia. Ero appena tornata dalla mia breve permanenza da mio padre: dovevo comunicargli a voce del mio matrimonio con Lucas. Non riuscivo ancora a crederci che, dopo tutto ciò che avevamo passato, mi stessi davvero per sposare con l’uomo dei miei sogni. Era un sogno tramutato in realtà. Con un sospiro ripresi la pesante valigia e la portai in camera, buttandola tra i vari scatoloni: mi ero da poco trasferita a casa di Luke, e non avevo ancora avuto il tempo di disfarli. Mi buttai sul letto, spalancando le braccia e le gambe. Ero completamente distrutta, sentivo i muscoli deboli, e flosci. Mi sentivo invecchiata di un paio d’anni in poco tempo. Voltai la testa verso gli scatoloni, mostrando una smorfia: non avevo proprio voglia di disfarli. Decisi, perciò di mettere su un po’ di musica. Mi guardai intorno ma non trovai né dischi né altro: erano impacchettati in uno dei ventimila scatoloni in un lato della stanza.
«Mi state prendendo in giro?» esclamai ad alta voce, al solo pensiero di infilare le mie mani in quella montagna di carta color marroncino. Dopo alcuni sbuffi e mugugni, mi decisi ad affrontare il mio nemico. Mi avvicinai lentamente verso gli scatoloni, prendendo il primo. Lo aprii e iniziai a tirare fuori il contenuto, ma non trovai niente. Proseguii con il secondo, ma non trovai nulla. Inizia a svuotarne uno a uno senza trovare alcuna traccia di ciò che stavo cercando. Sentii la porta della camera aprirsi, e, stupendomi che qualcuno potesse cercarmi a quell’ora, urlai «chi è?», poiché ero sommersa dalla mia roba.
«Cosa diavolo è successo?» chiese Lucas, rimanendo sull’uscio della porta: non c’era spazio per avanzare di un solo passo. Mi tirai su, spostando qualche vestito e oggetto.
«Luke!» esclamai sorpresa. «Come mai così presto a casa?»
«Pey, sono già le sette di sera. Quando vuoi che torni a casa, a mezzanotte?»
«Le SETTE?» ripetei, sorpresa: avevo completamente perso la cognizione del tempo, tanto che non mi ero accorta che fosse già sera.
«Buongiorno, bell’addormentata» disse Lucas, ridacchiando, mentre il suo sguardo girava per la stanza.
«Cosa è successo qui dentro? La seconda guerra mondiale?»
«Divertente, Lucas Eugine Scott!» risposi, con acidità. «Stavo solo cercando una cosa, ma qui non si trova nulla!» esclami, sbuffando, poggiando le mani sui fianchi: erano ore che cercavo, ma non avevo trovato nulla.
Lucas sorrise, avanzando di un passo nella stanza, facendo attenzione a non pestare nulla: «Non sarebbe così complicato trovare le cose se qualcuno le mettesse in ordine»
«Lucas, hanno abolito la schiavitù anni fa, e non ci possiamo permettere una domestica» risposi al suo tono da saputello che non sopportavo: dopotutto, non era mica lui quello che aveva perso i suoi amatissimi cd!
«Possiamo benissimo farlo da soli, non credi?»
«Tu inizia, io ammiro la tua bravura» dissi, scherzosa, lanciandoli uno sguardo di sfida, e incrociando le braccia al petto.
«Oh, qualcuno oggi ha mangiato pane e acidità» commentò, avanzando sempre di più verso di me, facendosi spazio tra la montagna di roba.
«Ti sbagli, io sono uno zuccherino» risposi, lasciandomi scappare un sorriso.
Lui annuii, arrivando vicino a me. «Zuccherino?»
«Già, uno zuccherino» ripetei.
Sorrise, facendo la sua tipica smorfia. «Amore, certo che sei uno zuccherino, ma che ne dici di mettere in ordine…» disse, spostando lo sguardo per tutta la camera «questo casino?»
Sbuffai. «Certo» risposi senza enfasi.
«Comunque, prima di iniziare, si può sapere perché hai tirato fuori tutto?» mi chiese, con quel suo tono dolce e romantico, a cui è impossibile resistere.
Feci una smorfia, «I miei cd» risposi. «Non li trovo!»
Scoppiò a ridere, all’improvviso, di gusto. Ne rimasi stupefatta: non era mai stato un ragazzo… voglio dire, era un po’ musone, e lo era sempre stato – forse era proprio questo a tenerci legati – ma non l’avevo mai visto ridere di gusto per un motivo così futile.
«Che c’è?» chiesi, mentre lui sembrava sbellicarsi.
«Peyton, i tuoi cd li avevi messi in ordine prima di partire: sono nel mobile, insieme ai miei» rispose.
In quel momento mi sentii una completa stupida: possibile che non mi ricordassi dove li avessi messi?!
Lucas continuò a ridere della mia sbadataggine. Incapace di resistere a una tale umiliazione, benché io stessa la prendessi sul ridere, assunsi una smorfia offesa. «Ok, ora puoi smettere di divertirti alle mie spalle!» esclamai.
Lui smise di ridere, e mi guardò con un sorriso. «Tecnicamente, non mi sto divertendo alle tue spalle, visto che ti ho riso in faccia…» specificò.
«Simpatico, davvero» commentai con acidità. Si avvicinò e mi abbracciò. «Dai, amore. Scusami» disse, coccolandomi fra le sue braccia. Mi appoggiai al suo petto, guardando verso la stanza, e gli scatoloni vuoti. Scoppiai a ridere all’improvviso, guardando l’ammasso di roba che ci circondava. Luke mi guardò, stupito. «Che c’è?» chiese con un sorriso.
«Niente,» dissi fra una risata e l’altra, «E’ solo che avevo deciso di sentire un po’ di musica perchè non avevo voglia di mettermi subito a disfare gli scatoloni e… praticamente li ho disfatti tutti!». Lo sentii ridere insieme a me. Eravamo una coppia anormale: eravamo sommersi dalle mie cianfrusaglie, e continuavamo a ridere come due schiocchini. L’amore cambia tutti, dopottutto.
  
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