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Autore: SasuSweeTeme    29/03/2018    5 recensioni
[ One shot - 2.550 parole ]
«Sì! Ho migliaia di ricordi di te, coglioncello e solo sei sono piacevoli.
Il resto è spazzatura pallosa, quindi perché non fai un favore a tutti e due e premi il grilletto?
Fallo! Fallo pezzo di merda! Premi quel fottuto grilletto!»
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Morty Smith, Rick Sanchez, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Rick questo non è facile per noi. Lo sai, ti ricordiamo tutti come un amico!»
«Oh- oh- oh, davvero? Beh, io ti ricordo come un lamentoso pezzetto di cacca, Morty. »
«Oh, sì?»
«Sì! Ho migliaia di ricordi di te, coglioncello e solo sei sono piacevoli.
Il resto è spazzatura pallosa, quindi perché non fai un favore a tutti e due e premi il grilletto?
Fallo! Fallo pezzo di merda! Premi quel fottuto grilletto!»

 

 

 

18 Marzo 2004
“Nome maschile che prende origine dalle parole francesi ‘morte mer’, Mortimer assume il significato di Mar Morto.” - Behind the names.com

 Il suo primo nipote concepito con cognizione di causa, era stato registrato all’anagrafe con un nome del cazzo.
Avrebbero potuto chiamarlo in modo decisamente più dignitoso, Leonard come quel finocchio del padre di Jerry per esempio.
Leone coraggioso è meglio di Mar morto. Qualsiasi cosa è meglio di Mar Morto.
Avrebbero potuto chiamare quel bambino anche RickReleader.
Meglio di Leone coraggioso, meglio di Mar Morto.
E dire che lui, in Beth, aveva posto tutte le sue speranze.
I suoi geni migliori tutti buttati nel cesso la sera del ballo del liceo, le carriere infinite che la sua intelligenza inestimabile -una qualità che nella figlia era palese quasi quanto il suo desiderio inconscio di ferire chi le stava attorno- le avrebbe garantito scambiate per nove mesi di inferno e una cosetta urlante dagli inusuali capelli rossi. Sicuramente un’eredità di quel cretino che era stata costretta a sposare.
Eppure, Mar Morto era un bambino diverso, Mar Morto era un maschietto silenzioso che si guardava sempre intorno con curiosità quando era sveglio, che passava l’ottanta percento del tempo a dormire, godendosi in pace quel sonno che un decennio dopo avrebbe anelato con desiderio.
Mar Morto era speciale e lo capì quando, nel buio della sua cameretta azzurro polvere e lontano da Beth e Jerry, Rick si ritrovò a sollevarlo tra le braccia e a sorridergli teneramente.
Ciao Morty, io sono il nonno.

 

8 Giugno 2005
“È importante ricordare che un ritardo nello sviluppo del linguaggio non è affatto un indice di ritardo dello sviluppo cognitivo” - Da mamma a mamma, mensile n°64

Morty non parlava, non gorgogliava e non faceva nessuno di quei versi cretini che i suoi coetanei all’asilo nido facevano.
Morty non parlava, indicava le cose con la sua manina paffuta e si imbronciava se non lo si accontentava, il massimo da lui era un rumoroso tremolio della bocca -un bruuuum- molto simile al rombo di un motore per ottenere il succo di frutta.
Morty non parlava e Beth piangeva, piangeva disperata, forse consapevole dell’errore madornale di concepire con un esemplare come Smith ma più probabilmente di preoccupazione, perché Summer all’età del suo secondogenito cantava insieme allo stereo e già pronunciava la parola mamma.
E preoccupato lo era anche Rick, che giustificava quell’assurda premura e quell’ attaccamento al nipote con stronzate a cui nemmeno lui stesso credeva, tanto da fargli visita una sera sì e l’altra pure a dispetto dell’allontanamento forzato che si era imposto poco dopo il secondo compleanno della prima nipotina.
Entrava nella stanzetta con la sparaporte, si muoveva in punta di piedi e non doveva nemmeno scomodarsi a svegliarlo, perché la luce verde del varco bastava a quel compito.
Il nipote in silenzio si alzava in piedi nel lettino, tenendosi alle sbarre di legno con le mani e stando in punta di piedi per spiarlo dal basso senza niente ad ostacolargli la vista, aspettando in silenzio una presa gentile che non sarebbe arrivata mai.
Lo scienziato si sedeva sullo sgabello verde da bambini ridicolmente troppo basso per lui e lo fissava in cerca di qualche indizio sul suo mutismo, traendo qualche sorso dalla sua fidata fiaschetta.
Ogni tanto passavano ore in religioso silenzio, il bambino come suo solito e l’adulto senza niente da dire, ma talvolta, semplicemente, Rick perdeva la pazienza e lo incitava aggressivamente a parlare facendo piovere su di lui una quantità tale di insulti da risultare folle anche per lui.
E fu proprio una di quelle sere che Morty reagì per la prima volta alla violenza verbale del nonno, interrompendo l’ennesimo rant a sue spese proprio ripetendone una parte.
«Cacca
Il sorso di vodka quasi non soffocò il più grande.
«Come? Puoi ripetere per il nonno?»
Chiese in un sussurro, ancora affaticato dalla tosse.
Il bambino allungò l’indice della mano paffuta con un’espressione corrucciata, indicandolo.
«Nonno. Cacca.»
Fu proprio quella sera che Rick, come sua figlia, pianse.
Ma di commozione.

Stupido pezzetto di cacca.

 

4 Settembre 2010
“La memoria è l'intelligenza degli sciocchi.” - Henry de Montherlant

Le elementari puzzavano di merda.
Se ne rese conto non appena percorse i primi passi nel corridoio impiastricciato di fogli scarabocchiati, disegni colorati male e ributtanti composizioni con la pasta.
Erano passati più di dieci anni da quando, mano nella mano con sua figlia ed ancora la speranza di un barlume fetente di felicità da parte dell’universo, aveva accompagnato Beth in quello stesso edificio, in quello stesso corridoio, con quei lavoretti che puzzavano di colla vinilica ed omogeneizzati. 
Più che altro, come già detto, puzzavano di merda e francamente Rick proprio non capiva perché torturasse così il suo olfatto.
Insomma, se proprio doveva rimetterci il setto nasale preferiva beccarsi un cazzotto durante una rissa da bar o, meglio ancora, tirarsi un po’ di cristalli kalaxiani e non appostarsi in una scuola elementare come un vecchio pedofilo, cercando invano di nascondere il suo metro e ottantacinque dietro il piccolo armadietto usato per custodire i VHS; aveva il familiare peso della sparaporte nella tasca del camice, eppure quella volta preferì fare a meno della scienza per fare tutto alla vecchia maniera -se di questa si poteva parlare- e riuscire a spiare il nipote durante il suo primo giorno di scuola da grandi senza dover necessariamente testare una delle sue nuove invenzioni, nata dopo una sbronza piuttosto proficua e i primi venti minuti di Man in Black. Li altri non li aveva visti, lo avevano buttato fuori dopo aver disturbato mezza sala con le sue lamentele sull’imprecisione scientifica e averne fatto ridere l’altra metà per il concerto di rutti e parolacce.
Bigotti moralisti di merda.
Ad ogni modo, una volta scampato il pericolo di essere beccato non da uno, ma da ben due bidelli corpulenti, lo scienziato riuscì finalmente a spiare nella classe del più piccolo, cercando lo sguardo il nipote.
Poi lo vide, impettito nel piccolo banco, le spalle indietro a portare avanti il petto vestito dal grembiulino blu e decorato dall’iconico fiocco rosso della prima, i capelli castani pettinati all’indietro.
Lo sentì balbettare timidamente il suo nome e cognome, le guance paffute purpuree, ed elencare i membri della sua famiglia come richiesto dalla maestra.
«Ho a-anche un nonno, m-ma non c’è mai quindi... quindi non so se c-conta...»
E Rick, il nonno che non c’era mai, sapeva sapeva che avrebbe dovuto incazzarsi almeno un po’. 
Avrebbe dovuto spaventare la piccola merdina o almeno arrabbiarsi, perché un conto era sparire ed essere rimpianti e un altro il damnatio memoriae.

Invece sorrise, perché almeno qualcuno di lui si ricordava.

 

7 Gennaio 2014
“Ci vuole coraggio per innamorarsi, ma ci vuole ancora più coraggio per tornare indietro e riparare quello che si è rotto.” - Anonimo

 Beth non riusciva a spiccicare una parola.
Beth se ne restava lì, in piedi in mezzo alla sala da pranzo, a fissare attonita ciò che aveva davanti.
Incantata come un disco ed immobile come una delle teste dell’Isola di Pasqua, rimase piantata tra il tavolo ancora imbandito e le tende rosse della grande finestra.
Beth sembrava rotta, quasi quanto i piatti di Arcopal che nella sorpresa lei aveva inavvertitamente lasciato andare, predestinandoli ad un incontro fatale con il pavimento.
Jerry, dal canto suo, palesò con il viso subito il suo disappunto nel trovarsi, dopo quattordici anni di pace, suo suocero in casa. E fuori di casa ce lo avrebbe pure sbattuto, quell’ingrato del cazzo -ingrato perché, a conti fatti, la santa che si era accollata quel caso umano era uscita dalle sue palle- se solo dal piano di sopra non si fossero sentiti delle voci a lui familiari.
Summer, in risposta al richiamo silenzioso di uno dei genitori e il pianto in cui si era sciolto l’altro, aveva sceso le scale con flemma, inarcando un sopracciglio alla vista dell’anziano e Morty, ignaro di tutto come il degno successore dell’eredità genetica Smith, si era lanciato in una corsa che era terminata con una caduta a due scalini dalla fine e quello che certamente sarebbe diventato un livido sulla faccia.
La nipote più grande si era limitato a squadrarlo in silenzio, memore dell’abbandono del maggiore ma al contempo curiosa dei motivi che l’avevano spinto a tornare; il più piccolo invece si era avvicinato di qualche passo, analizzando in un silenzio decisamente strano per lui quella figura che aveva sicuramente già visto in qualche vecchia polaroid e che era stata, ovviamente, cambiata dal tempo.
Come al solito, proprio come Rick aveva previsto, nessuno aveva capito un bel niente.
Spazientito, sospirò ed allargò le braccia.
«Sono tornato per restare
Mossi da quelle parole, tutti i mebri della famiglia Smith si mossero e piombarono su di lui per stringerlo in un abbraccio, per accaparrarsi un pezzo.
Anzi, quasi tutta la famiglia Smith. Jerry non si mosse, rimase fermo ad osservare con occhi sbarrati un padre assente a cui sua moglie aveva spesso addossato tutte le cause dei suoi problemi pulirsi dal rossetto che questa si ostinava ad imprimergli sulla faccia.

Ma meglio così, chi cazzo lo voleva un abbraccio da quello smidollato.

 

25 Febbraio 2014

“La più grande paura di un alcolista non è morire ma rimanere senza bere.” - Sunset Limited 

Rick se ne stava sulla moquette del corridoio e tutto ciò a cui pensava era la sua fiaschetta.
Aveva finito tutte le sue scorte, svuotato tutte le bottiglie del vino che Beth si ostivana a nascondere dagli occhi di Jerry in ogni punto della casa e cazzo, la sua testa era ancora vigile.
Ed era assurdo che un settantenne come lui dovesse chiedere aiuto anche per ubriacarsi, per far riposare qualche ora un cervello che altrimenti avrebbe iniziato ad emanare fumo e lanciare scintille, per spegnersi.
Ma se la sua mente era ancora vigile e il suo metabolismo sembrava processare bene l’alcool, le gambe e la bocca la pensavano diversamente.
Aveva avuto giusto il tempo di salire la rampa di scale che portava alle stanze prima di crollare, di cadere con un tonfo incredibilmente leggero per un uomo adulto tanto alto, e da lì aveva perso le forze.
Non ce la faceva nemmeno a parlare, a comporre una frase chiara all’udito, eppure quella schifosissima intelligenza coltivata nel corso del tempo trovava quello un ottimo momento per rivedere e correggere gli appunti abbozzati ore prima sulle fibre del multiuniverso, la formula di una sparaporte più potente.
Cazzo.
Ma Rick Sanchez, che riteneva la fortuna una serie di circostanze propizie con un tempismo perfetto, in cuor suo sapeva di essere il preferito della buona sorte e la comparsa di Morty non fu che un’ulteriore e piccola conferma alle sue ipotesi.
Il più piccolo si limitò a guardarlo dall’alto, un espressione mesta che l’adolescente aveva iniziato a fare nel momento in cui lo scienziato era entrato nella sua vita.
«Non dovresti bere»
Disse semplicemente, tuttavia lasciando accanto al capo dell’altro un corpo metallico che riconobbe immediatamente, un block notes giallo con qualche pagina mancante e una penna blu.
Riconoscente, voltò lo sguardo verso il nipote ed inarcò le labbra appiccicaticce in un sorriso incerto, non abituato a quelle espressioni così come a quelle parole che sentì graffiargli la gola:

Grazie.

 

18 Marzo 2018
” Vola solo chi osa farlo” - Luis Sepúlveda

I quattordici anni, nella vita di un ragazzo, sono importanti e vanno festeggiati come si deve.
E certamente la festa di Rick non aveva deluso nessuno dei piccoli e brufolosi compagni di scuola di Morty, ma sotto la supervisione attenta di Beth questa era persino riuscita a rimanere contenuta nei limiti pattuti settimane prima, quando un commento distratto di Jessica aveva messo in allerta il festeggiato.
Non vedo l’ora di andare alla festa di Morty.
I preparativi erano partiti quel giorno stesso e il più anziano, da genio indiscusso e re di ogni party non si era sottratto dai suoi doveri.
Armato di cellulare e sparaporte, nel giro di quattro giorni aveva chiamato a raccolta un variopinto servizio di cameriere dalla peculiare pelle magenta, una squadra di elettricisti per realizzare con loro l’ambizioso piano di illuminare casa Smith così tanto da abbagliare le riprese satellitari del Pentagono e, ultimo ma non meno importante, il rapper Logic con una nuova e rampante canzone dedicata proprio a una delle loro ultime avventure.
Addirittura un remix di Sbrachiamoci Insieme, ma quello era più un regalo a sé stesso che al nipote.
La serata, come da programma, si era svolta serenamente e si era conclusa senza che nessuna delle cazzate dello scienziato rovinasse il compleanno del quattordicenne.
E Morty che non era abituato ad essere celebrato, un po’ emozionato da tutta quell’attenzione aveva persino ballato con la rossa del suo cuore un lento, avvampando quando sempre lei gli aveva lasciato l’impronta di un bacio sulla guancia liscia.
Eppure, la sorpresa più grande di tutte arrivò quando, alle quattro del mattino, Rick lo scrollò per le spalle e se lo trascinò dietro in garage, armeggiando con gli interruttori delle luci.
La navicella, stranamente ripulita da tutte le lattine di schifo che nel corso del tempo il più grande aveva svuotato e lavato da poco, brillava sotto il neon pallido del soffitto.
«Te la senti di imparare a guidare?»
Ancora insonnolito, Morty percepì lentamente il braccio di Rick farsi avanti con il pugno chiuso e, davanti ai suoi occhi, le dita schiudersi per permettergli di vedere un paio di chiavi.
Senza rendersene conto, il suo viso si aprì in un sorriso radioso.
«Mi piacerebbe tantissimo!»

 Alle cinque di quella stessa mattina, Morty atterrò con una serie di manovre incerte sul prato di una piccola collina ed uscì dal piccolo abitacolo seguito da suo nonno.
Si fermarono a guardare il sole sorgere, insieme.

 

 

Il viso di Morty è madido di sudore e per un attimo Rick sente il calore del raggio attraversarlo e la tipica puzza di carne bruciata, ma gli basta aprire gli occhi e sbattere le ciglia per rendersi conto che sì, suo nipote ha effettivamente sparato.
Ma non a lui.

La creatura colpita infatti strepita, si contorce un’ultima volta e poi crolla sul pavimento. La papera gialla invece si muove a disagio, simulando sorpresa e sudando freddo.
« Oh, wow! Baby Wizard era un parassita? Mi ha fatto conoscere mia moglie! »
Un secondo dopo, di corpi sul pavimento ce ne sono due.
Lo scienziato allora si volta verso il ragazzino, sorpreso ed incredulo, stupito dall’’altro, chiedendogli con genuino interesse:
«Come cacchio hai fatto??»
La risposta un po’ lo ferisce, ma si parla pur sempre di lui e non potrebbe essere altrimenti.
« Io so che tu sei vero perché ho un mucchio di ricordi brutti con te.»
Eppure, nonostante la piccola ed inconscia delusione datagli dall’altro colpisca perfettamente il cuore vecchio, raggrinzito e ricoperto di pelliccia di Rick, l’occhiata che rivolge al nipote prima di voltarsi a cercare le armi per disinfestare casa è di puro affetto.

Lui di ricordi piacevoli di suo nipote ne ha a bizzeffe.

 

 

 

Alcuni ricordi -Morty nella culla, Morty che allunga la fiaschetta a Rick disteso- sono ispirati ad avvenimenti citati proprio nella serie, per il resto ho semplicemente inventato di sana pianta.
Inutile che ve lo dica: Rick & Morty merita decisamente più fan fiction di quelle presenti su EFP, ecco perché ogni tanto pubblico qualcosa nella speranza che non faccia tutto troppo schifo.

  
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