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Autore: cricotton    01/07/2009    1 recensioni
in questa storia, i cavalieri dello zodiaco dovranno combattere contro le divinità del pantheon greco pe rdifendere caitlyn, una giovane ritenuta una minaccia per gli dei. ma chi è il vero nemico? in questa fanfiction, si intrecceranno indissolubilmente i destini di un cavaliere e di una ragazza... chiedo scusa a coloro che hanno recensito, messo nei preferiti e/o nei seguiti questa storia, ma ho dovuto cancellarla e ripostarla per mettere il 2° capitolo. vi auguro buona lettura! IN CORSO DI MODIFICA E AGGIORNAMENTO.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'Angelo del Destino

 


Cap. 1: Una bambina nel Tempio

 

- Caitlyn, non allontanarti troppo! - chiamò una donna inglese sui 29 anni sua figlia. Una bimba di cinque anni coi capelli biondi raccolti a codini e dai profondi occhi azzurri si girò e, alzando un braccio, fece segno ai suoi genitori: - Va bene, mamma! - .

Era tutta presa ad osservare le meraviglie dei resti dell’antica Grecia. Studiava con attenzione ogni minimo particolare sui marmi bianchi deteriorati dal tempo e dalle guerre rimanenti dell’antica Acropoli di Atene.

Suo padre, Edward, vide gli occhi di sua figlia brillare di stupore, rise e la prese teneramente in braccio. La bimba si accovacciò contro il petto paterno e continuò a girare il viso qua e là, interessata.

 

Edward McRichards, un uomo attraente di 39 anni, di occupazione editore, e sua moglie Evelyn, fotografa, si trovavano in Grecia per una vacanza. E quel giorno avevano deciso di portare la loro figlia a vedere le rovine dell’Acropoli di Atene.

Evelyn, dopo aver scattato una foto alle mura antiche esterne, vide la guida e la comitiva cui avevano deciso di aggregarsi: - Eccoli. Andiamo. - li esortò ad avvicinarsi, rivolgendo loro un sorriso affettuoso.

Si avvicinarono e la guida, avendo visto che il gruppo di turisti era completo, cominciò ad arringare in un inglese preciso, ma con forte accento greco:- Benvenuti all’Acropoli di Atene. Questo complesso di monumenti, venne fatto ricostruire da Pericle, uno dei più grandi strateghi della storia greca, al culmine del proprio potere, per celebrare la vittoria greca riportata sui Persiani. Ora ci addentriamo e per primo visiteremo il Partenone, il tempio più grande del complesso, dedicato alla dea Athena Parthenos, protettrice degli Ateniesi …-

E cominciarono il giro. Mentre gli altri bambini dei turisti cercavano di toccare quelle testimonianze marmoree, guadagnandosi i rimproveri dei loro parenti, Caitlyn stava in silenzio a bocca aperta a guardare stupita ciò che rimaneva delle antiche colonne di ordine dorico del Partenone, delle Cariatidi dell’Eretteo e ad ascoltare la spiegazione della guida, facendo sorridere i propri genitori.

 

La visita era finita a mezzogiorno e la bambina stava mangiando con suo padre e sua madre su un tavolo di legno in un prato dove c’erano altri turisti, e aveva ancora gli occhi puntati sull’Acropoli, immaginando con la sua fervida fantasia la vita di una fanciulla Ateniese a quel tempo.

Sua madre rise e le chiese: - Allora, tesoro, ti è piaciuto?- . Caitlyn, sentendosi chiamare, si voltò verso di lei, e annuì con la bocca piena. Suo padre lanciò a sua moglie uno sguardo complice: - Ho come la sensazione che la nostra bambina sappia già cosa vorrebbe fare da grande, non è vero Cathy? -, ma la bimba non gli diede attenzione, poiché vide un gruppo di bambini della sua età che giocavano.

Mandò giù l’ultimo boccone e con un balzò scese dalla panchina e disse: - Ho finito. Mami, papi, posso andare a giocare con quei bambini laggiù?- e lì indicò.

I genitori guardarono in quella destinazione e, accertando che non ci fossero pericoli, annuirono sorridenti. La bambina sorrise di gioia e diede loro un bacio sulla guancia per ringraziarli e corse verso i bambini.

Vicino a loro però,perse il coraggio e timida chiese loro se poteva unirsi al gioco. Fortunatamente, erano quasi tutti inglesi, tranne qualche francese e tedesco, e così compresero la sua lingua. La accettarono volentieri e tutti insieme cominciarono a giocare a nascondino, sotto lo sguardo attento dei genitori.

Insieme a una bambina francese, corse tra gli alberi e mentre l’altra si nascose dietro uno si essi, lei continuò a correre, finché vide una specie di grotta. " È perfetto!" pensò e si affrettò a nascondercisi dentro.

Guardò fuori attenta che il toccato non la trovasse; poi sentì uno spiffero d’aria sulla schiena. Si girò e vide al fondo una luce. - Dev’essere un passaggio. Forse devo tornare indietro e nascondermi da un’altra parte! - mormorò impaurita. Tuttavia la sua curiosità di bimba prese il sopravvento e lentamente si incamminò verso la luce.

Il passaggio era piuttosto lungo e buio ma, trattenendo il respiro, continuò a camminare. Uscita da quella specie di tunnel, dovette per un attimo coprirsi il viso dal sole troppo forte con le mani, e ciò che vide la lasciò a bocca aperta.

Davanti a sé, vide delle costruzioni marmoree bianche, splendenti alla luce del giorno. Ciò che la colpì era che sembravano antiche di secoli e secoli. - Che forza!- esclamò esterrefatta.

Ad un tratto, sentì delle voci sconosciute e si nascose subito dietro a un blocco di marmo bianco. Da lì dietro, vide delle figure, vestiste in modo strano: indossavano gli stessi abiti che la guida aveva descritto come abiti greci per esercizi fisici, con l’aggiunta di placche di metallo sulle spalle e sulle ginocchia, e di elmi che nascondevano i loro volti. In mano portavano delle lance. Impaurita da queste, nascose il capo.

Sentì loro parlare di un certo "Gran Sacerdote", ma lei stette in silenzio e dopo averli visti passare avanti, uscì dal nascondiglio e si incamminò tra queste strane abitazioni.

La strada su cui camminava era coperta internamente di marmo, ai suoi lati vi erano delle colonne tutte in fila, e cercando di non farsi notare, guardò interrogativa e curiosa le persone e le loro attività: osservò con curiosa attenzione molti ragazzi giovani vestiti alla greca allenarsi con strani attrezzi, altri che lottavano tra di loro, altri che trascinavano dei pesanti massi di pietra legati a loro da una catena.

Caitlyn si appiattì dietro una colonna, al passaggio di quelle che sembravano donne, ma i loro visi erano nascosti da delle maschere. Cathy sussultò, stupita da esse.

- Chi è là?- domandò una di loro, avendo sentito il rumore. La bimba si mise una mano davanti alla bocca e strinse gli occhi, impaurita. - Avrai sentito uno degli allievi ansimare dalla fatica. - , disse l’altra e se andarono.

Caitlyn sospirò sollevata per non essere stata beccata e, circospetta, continuò il suo giro di ricognizione, con il cuore in gola dalla paura e con la sua curiosità per quel strano posto che la attanagliava.

Dopo aver evitato un altro gruppo di guardie, improvvisamente, si ritrovò davanti a una immensa scalinata marmorea. Si voltò per vedere se non c’era qualcuno nei paraggi e prese a salire quelle scale.

Con il fiato corto dalla fatica, arrivò alla meta: e vide una specie di costruzione in architettura classica e sopra delle cupole orientaleggianti a bulbi. Al centro del timpano, vi era un altorilievo di una testa d’ariete.

- Aaah. Che meraviglia!- esclamò estasiata e, senza guardare se vi era qualcuno nelle vicinanze, corse verso quel tempio. Si avvicinò a una colonna di marmo e timidamente la toccò, scoprendola lucida e perfettamente lavorata. Cathy sorrise.

- Chi sei? - chiese ad un tratto una voce maschile dietro di lei. Caitlyn sussultò e sgranò gli occhi, scoperta. La voce continuò, dolce ma interrogativa: - Dalla tua età e dagli abiti, direi che tu non sia un’apprendista appena arrivata al Grande Tempio. Chi sei? - .

Da una parte rassicurata dal tono non seccato dello sconosciuto, ma sempre terrorizzata, trovò il coraggio di voltarsi e vide un ragazzo di apparentemente 15 anni, vestito con una specie di tunica legata stretta alla vita.

Gli occhi di lei si incatenarono al suo viso dagli occhi verdi decisi ma anche dolci, sovrastati da due sorpacciglia circolari perfettamente simmetrici. Ciò che la lasciò stupita fu i capelli di lui: erano infatti lilla, legati da un laccio in una coda. Il ragazzo guardò nei suoi occhi celesti.

Cercando dentro di sé il coraggio, la piccola balbettò titubante: - Mi scusi. Cercavo un nascondiglio per giocare a nascondino, e l’ho trovato in una specie di grotta che portava in questo luogo; ho seguito il sentiero marmoreo, ho salito la scalinata e mi sono ritrovata qui. Non volevo ficcare il naso, lo giuro! -, esclamò infine.

Il giovane la guardò come se non avesse capito nulla di quello che Caitlyn gli aveva detto e, passandosi una mano tra i capelli, le si avvicinò e si inginocchiò, guardandola attentamente negli occhi: - Vedi piccola, questo è un posto molto sacro, e tu non puoi stare qui. - le spiegò gentilmente. Cailtlyn, sentendosi immensamente colpevole, abbassò il capo.

All' espressione così triste e colpevole della bambina, il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso. Delicatamente, le posò una mano sulla guancia, costringendola a guardarlo.

Caitlyn sentì il suo piccolo cuore mancare di un battito e, rassicurata da quella mano così morbida e tiepida, incatenò il suo sguardo a quello di lui. Negli occhi di quello sconosciuto non vi era alcuna traccia di rabbia o di sdegno, ma solo calma e tenerezza.

- Ti ha vista qualcuno? - le domandò gentilmente il giovane . Lei negò con un cenno del capo, continuando a guardarlo negli occhi. C’era qualcosa in lui che la affascinava e la faceva sentire al sicuro.

Il ragazzo ampliò il suo sorriso e si rialzò. - Bene. Tu resta qui, mentre io vado a cercare aiuto. Se qualcuno viene qui, tu cerca un nascondiglio. Mi raccomando, non devi farti vedere! - le raccomandò.

Naturalmente Cathy sapeva che non doveva fidarsi degli estranei, come i suoi genitori le avevano insegnato, ma qualcosa dentro di sé le diceva che poteva fidarsi di lui. - Si, signore - annuì lei e lo guardò camminare via.

 

Il giovane non riusciva ancora a credere che una semplice bambina come lei fosse riuscita ad entrare nel santuario. Doveva essere infatti invisibile agli occhi degli estranei. Ma si disse che non era questo il momento di domandarselo: doveva invece andare a cercare qualcuno a cui chiedere il da farsi.

La prima persona che gli venne in mente fu Aldebaran , il giovane guardiano della casa del Toro. Arrivato alla seconda casa lo vide davanti all’entrata che stava parlando con Milo, il guardiano dell’ottava casa. - Mu, che piacere vederti. Cosa ti porta qui?- lo accolse calorosamente Aldebaran. - Una bambina è entrata al Santuario. L’ho lasciata nel mio tempio al sicuro …- gli spiegò con voce calma.

I due cavalieri lo guardarono sbigottiti. - Una bambina? Com’è possibile? - chiese stupito il cavaliere dello Scorpione. - Beh, l’importante è adesso riportarla indietro senza che nessun altro ne sappia nulla!- esclamò deciso il cavaliere del Toro. Entrò nel suo tempio e ne uscì poco dopo con una mantellina bianca. Insieme, scesero giù alla prima casa.

 

Caitlyn era seduta sui gradini davanti all’entrata, quando sentì dei passi. Si alzò per andare a nascondersi, quando vide il ragazzo di prima arrivare con altri due. Il giovane dai capelli lilla le si avvicinò sorridente.

- Ehi, bimba! Come hai fatto a giungere qui? - le domandò un tipo dai capelli blu e il sorriso divertito, e le arruffò i capelli.

Caitlyn, sentendosi chiamare ‘bimba’ e il tono irruente di lui, si infuriò e dimenticando la paura e le buone maniere, gli rispose seccata: - Ehi, io non mi chiamo bimba! Il mio nome è Caitlyn! - .

Il ragazzo la guardò stupito per un attimo, poi scoppiò a ridere:- Ha proprio un bel caratterino!- Esclamò divertito, ma smise davanti all’occhiataccia di Aldebaran, il quale poi si rivolse a lei: - Dimmi, Caitlyn: hai i genitori? - le domandò gentile. Lei annuì, intimidita dall’imponente altezza di lui.

Il ragazzo dai capelli lilla sorrise e le chiese: - Ti ricordi la strada che hai fatto per venire qui? Se sì, ti riportiamo dalla tua famiglia. - Cathy lo guardò e, fiduciosa, annuì di nuovo. Il giovane sorrise: - Molto bene. Però mettiti questo. Nessuno deve vederti.- E le mise addosso il mantello.

 

Circondata da quei ragazzi in modo che nessuno la vedesse, li accompagnò verso il tunnel. Vi entrarono e lo percorsero. Usciti, Caitlyn sentì le grida dei suoi genitori cercarla.

La bambina sorrise e guardò raggiante il giovane dalla tunica. - Sono loro! Sono la mia mamma e il mio papà! - esclamò indicandoglieli con una mano e con l'altra stringendogli la mano con cui la conduceva.

Il ragazzo dai capelli lilla e dagli occhi verdi profondi ricambiò il sorriso e le tolse la mantellina: - Bene. Però devi promettermi che non racconterai a nessuno, nemmeno ai tuoi, di ciò che hai visto, Caitlyn. - . La bambina annuì: - Va bene. Te lo prometto. - .

- CAITLYN! - udì sua madre urlare.

Caitlyn si girò, lasciò la mano del giovane e corse verso i suoi genitori a braccia aperte: - Mamma! Papà!- gridò lei raggiante.

Sua mamma la prese in braccio: Cathy sentì il corpo della madre tremare, mentre ella la teneva stretta forsennatamente: - Cathy, ti rendi conto dello spavento che ci hai fatto prendere? Quante volte ti abbiamo detto che non devi allontanarti troppo?!? - la rimproverò Evelyn con voce rotta dalla paura.

- Mamma, sto bene.- la rassicurò la figlia, ricambiò la stretta e si voltò verso suo padre che la guardò severo e minaccioso. Quello sguardo la fece sentire colpevole. Guardandolo con occhi pentiti e tristi, mormorò: - Scusami, papà. - .

Edward sospirò sollevato, non disse nulla e abbracciò lei e sua moglie. - L’importante è che tu stia bene e che ti abbiamo ritrovata. Ma non farlo mai più. - le sussurrò all’orecchio. Caitlyn annuì.

Sciogliendosi dall’abbraccio, vide ancora i tre giovani che l’avevano accompagnata che li osservavano in rispettoso silenzio: - Mamma, papà, loro mi hanno trovata e mi hanno riportata qui!- .

I due la deposero a terra e guardarono i tre ragazzi. Poi si avvicinarono ed Everlyn li ringraziò: - Io e mio marito vi ringraziamo infinitamente per averla riportata qui. Vi staremo dando l’impressione di genitori irresponsabili! - disse un po' imbarazzata .

Il marito di lei non disse nulla, osservando incredulo i vestiti bizzarri di quei tre adolescenti. Ma dai loro sguardi, intuì che fossero delle brave persone e sorrise alle parole della moglie. - Prego, signora. E' stato un piacere e un dovere per noi - . rispose gentilmente quello dai capelli lilla. E si voltò verso la bambina: - Addio, Caitlyn… - e rivolse un sorriso dolce alla piccola, la quale ricambiò.

Vedendo il sorriso di quel ragazzo rivolto a sua figlia, Edward si rabbuiò. - Bene, allora arrivederci e grazie! - cercò di farla corta.

Mu guardò l’uomo, stupito da quel tono burbero, ma salutò lo stesso i due adulti, seguito da Aldebaran e Milo.

Caitlyn si incamminò mano nella mano coi suoi genitori, si voltò un’ultima volta indietro e prese una decisione: lasciò andare la presa e, incurante della voce di suo padre che la chiamava, corse verso quei tre.

Mu stava per rientrare nel passaggio, quando sentì qualcuno afferrargli dolcemente la tunica. Si voltò e vide Caitlyn che lo tratteneva e gli sorrideva. Si inginocchiò . - Sì,dimmi. - esclamò.

Senza dire nulla, la bambina si tolse dai capelli una molletta con sopra una piccola farfalla e la mise sul palmo del ragazzo. Lui guardò prima il dono, poi lei, stupito e incredulo; Cathy, guardandolo intensamente negli occhi, parlò dolcemente: - E' una molletta portafortuna: mamma me le ha comprate qui ad Atene. Tienine una, ti porterà fortuna! Io ho l’altra. Grazie di tutto! -, e gli sorrise in modo adorante.

Mu sentì la tenerezza crescergli nel petto: non gli era mai capitato una cosa del genere e nessuno lo aveva mia guardato così teneramente. Ricambiò il sorriso e le sussurrò un ringraziamento.

La bimba sorrise contenta e si rivolse agli altri due che li guardavano inteneriti. - Grazie di tutto anche a voi! Ciao!- e corse verso la sua famiglia che le sorridevano orgogliosi. Agitando una mano, li salutò ancora una volta e andò via con i suoi genitori.

- Che cara quella bambina! - esclamò Aldebaran intenerito. - Ed è anche molto carina! - aggiunse Milo. - Da grande diventerà proprio una bella ragazza! - .

Ma il loro amico non li stava ad ascoltare: continuava a guardare quel piccolo oggetto nella sua mano. Sorrise tra sé e sé. Sì, l’avrebbe conservato per tutta la vita e non avrebbe mai dimenticato quella bambina ed il suo sorriso.

- Speriamo solo che non riveli a nessuno quel che ha visto! - la frase di Milo lo destò dai suoi pensieri e guardò il punto dove l’aveva vista andare via con la sua famiglia. - No, sono sicuro che non dirà niente a nessuno! - esclamò, sorridendo fiducioso.

 

 

...

 

 

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