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Autore: Mary_loveloveManga    01/07/2009    3 recensioni
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Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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*Note dell’autrice che riappare dopo tanto tempo*

Salve a tutti! Vi prego di perdonarmi per la mia assenza, ma è stato un periodo un po’ critico tra gli ultimi giorni di scuola, l’inizio dell’estate, i preparativi per il trasloco, qualche giorno passato al mare e, soprattutto, la mancanza assoluta d’ispirazione.

Questa piccola Shot era pronta da un po’, senza l’ultima pagina finale. A costringermi di terminare il lavoro, è stata la puntura velenosa di un pesce che mi ha tenuto chiusa in casa per tre giorni. E, data la noia, ho tentato di scrivere qualcosa.

Questa è una prova stilistica. Quindi vi prego di farmi sapere cosa ne pensate, anche perché è la prima volta che scrivo con questo stile.

Bene, l’ultimo avvertimento, poi vi lascio alla lettura. Presto sarà postato anche il nuovo capitolo di Ombra! Tranquilli, quella storia terminerà, piano, piano. Non ho intenzione di lasciarla incompleta.

Direi che è tutto.

Bacioni!

Mary-chan

Umani complicati

*Perché non è facile, per uno youkai, comprendere la mentalità umana*

Ascolta con noncuranza i borbottii delle persone intorno a lei, infastidite per il ritardo dell’autobus. È concentrata nei suoi pensieri: si sente leggermente preoccupata, ma è comunque decisa a far ciò che si è imposta. Sa che nessuna scusa potrebbe farle cambiare idea: se ne pentirebbe amaramente, dopo.

Alza gli occhi dall’asfalto, per notare il mezzo che parcheggia lentamente nell’area apposita. Supera una signora di mezza età ferma in mezzo al marciapiede affollato e sale nel trasporto arancione, prendendo posto su uno scomodo sedile di plastica.

Osserva l’orario dall’orologio che ha al polso – solitamente scorda di indossarlo. Questa volta è un’eccezione. Ci vorrà circa mezz’ora per arrivare a destinazione. Estrae dalla borsa – comprata a prezzo scontato a un mercatino – il suo i-Pod. Infila le cuffiette nelle orecchie, accende il piccolo apparecchio, poi prende il libro che ha comprato prima di andare a prendere il bus. Osserva la copertina: la scritta rossa ESBAT fa capolino sul fondo di essa. In alto, invece, vi è il disegno di una luna piena sanguinante, a causa della spada che vi è infilzata. Il libro l’aveva attirata dalla vetrina e aveva deciso di comprarlo, senza farsi troppi problemi. L’incuriosiva il fatto di come il demone protagonista somigliasse tanto al fratello di InuYasha. Decide di accantonare quel pensiero e dedicarsi alla lettura. Non è il momento di pensarci.

Dopo trentacinque minuti l’autobus arriva alla sua fermata. Scende velocemente, poi si stiracchia la schiena intorpidita a causa della scomoda posizione. Ripone il libro e l’i-Pod nella borsa, prendendo a camminare per le vie poco conosciute di quel quartiere.

Nota, osservandolo bene per la prima volta, quanto sia piacevole passeggiare per quelle strade poco affollate. Le piace la calma che trasmette quel luogo di periferia, così differente dalla città: piena di smog e rumori assordanti. Le piacerebbe vivere in un posto simile, ma tutta la sua vita è nella metropoli in cui vive da sempre e non se la sente di abbandonare tutto.

Canticchia un motivetto di una canzone inglese di cui non ricorda il nome. Non le importa. Non perde neanche tempo nel cercare di ricordarselo.

Gira a destra, imboccando una stradina più stretta.

Inizia ad essere nervosa e si tortura le mani: le unghie, solitamente curate, hanno segni di essere state mangiate. Lega i capelli corvini ed ondulati in una coda alta. Comincia a sudare e questo non le sta bene. S’impone di rimanere calma e continua il suo tragitto, con il cuore palpitante. Ha paura e non lo vuole ammettere.

Dopo poco arriva davanti ad un palazzo abbastanza alto e tinto di rosa antico. Entra nel portone e inizia a salire le scale. Sa dove deve andare.

Arriva davanti ad una porta in legno. La sua porta. Fa un respiro profondo e suona il campanello, per poi incrociare le dita dietro la schiena.

Forza Kagome, si dice. Non c’è niente di cui aver paura.

Quando lui apre la porta, però, tutti i suoi buoni propositi di rimanere calma vanno a farsi fottere.

Aprendo la porta, una folata di puzzo di ningen lo avvolge. Arriccia il naso, infastidito. Guarda la ragazza, indifferente, poi la fa entrare. Non saluta. Non gli interessa. Non sa neanche perché lei si trova lì e non è molto curioso di saperlo.

Spera solo che la ningen sparisca presto con il suo odore disgustoso.

Kagome lo osserva: indossa un pantalone nero elegante e una camicia bianca, sbottonata sui primi bottoni. Si sente inappropriata nel suo jeans leggermente scolorito e la sua maglietta color pastello.

Deve essere appena rientrato dal lavoro, presuppone. Speriamo che non abbia avuto una cattiva giornata, o è la volta che non torno a casa viva.

Si accomoda sul divano in salotto. Sa che lui non le rivolgerà la parola per primo. Sa che lui non le chiederà di accomodarsi. Non le importa: deve fargli capire che non ha intenzione di andar via facilmente.

Lui la guarda, per poi posizionarsi su una delle sedie che circondano il grande tavolo al centro del salotto.

La ragazza osserva l’arredamento della casa. È semplice. Piacevole. Le piace.

“Sesshomaru…”, decide di intavolare immediatamente il discorso. Anche se l’ambiente è gradevole, la compagnia la induce a sbrigarsi e tornare al sicuro tra le pareti della sua casa. “… devo parlarti. Riguardo al matrimonio”.

Lo youkai – lunghi capelli argentati, affilati occhi color ambra, orecchie elfiche, spalle larghe, corpo muscoloso – continua a fissarla.

Bene, io continuo, decide.

“So che non lo accetti. So che sono solo una stupida ningen, per te. Una delle tante. Non m’importa. Anche per me tu sei solo un demone altezzoso,” si ferma per fare una pausa. Ha paura che lui l’attacchi per quello che ha detto, però continua, leggermente tremante. “ma sto per sposare tuo fratello, che a te stia bene o no.”, termina.

Sesshoumaru si muove impercettibilmente. Non capisce quanto voglia rischiare quella stupida mocciosa per un matrimonio. Si rende conto che ha paura, ma non le fa pena. La lascerà parlare, poi la ucciderà. O sognerà di ucciderla. Non può, ne è al corrente. Suo padre e suo fratello s’infurierebbero e lui non vuole avere noie. Non per una sciocca ningen paurosa. Affila comunque lo sguardo. La stupida deve capire di non spingersi troppo oltre.

“So che non accetti umane nella tua famiglia, come non hai accettato la madre di InuYasha, ma… Sarà diverso. Se deciderai di non volermi più vedere sarà fatto. Non ti darò alcun fastidio, non pretenderò nulla da te, anzi. Ti chiedo solo una cosa: vieni al matrimonio”. Lo fissa negli occhi, decisa. La paura è svanita, ora deve pensare solo a convincerlo. Sa che non sarà facile, perché lui è il Principe dei Demoni, perché lui è Sesshoumaru. Però ci prova, perché non ha intenzione di arrendersi. “Anche se non lo ammette, InuYasha ci tiene a te. Gli farà piacere la tua presenza, la tua approvazione. Non so cosa sia lui per te, non so se lo consideri tuo fratello, o solo un infimo hanyou. Ma so che lui è la persona più importante per me e desidero solo vederlo felice. E se la tua presenza lo renderà felice, beh, l’unica cosa che mi rimane è pregarti, Sesshoumaru-san”. Conclude il discorso. Respira, piano. Cerca di rilassarsi, in qualche modo, anche se si rende conto che è inutile anche provarci.

Il Demone continua a guardarla senza fare alcun movimento. Il suo discorso gli è indifferente e continua a non capire perché quella stupida ningen ci tenga tanto ad una cosa del genere. Non ha intenzione di andare. L’ha già deciso qualche giorno fa e lui non cambia mai le sue decisioni. Solo, si domanda… riuscirà mai a capire la mentalità umana?

No, si risponde. Impossibile.

“Allora, Sessh…?”. Si interrompe. Nella sua borsa, il cellulare suona. Estrae l’oggetto verdino, si scusa un secondo con lo youkai e si sposta, con il suo permesso, in un’altra stanza della casa.

Sesshoumaru, nel frattempo, ascolta senza volerlo la conversazione, alquanto ridicola.

“Pronto?”, domanda Kagome alla voce all’altro capo del telefono.

Kagome! Dove sei? Ti stiamo aspettando per l’abito da sposa!, la risposta arriva immediata. L’urlo la fa vacillare un attimo, poi continua a parlare senza problemi.

“Oh, me ne ero scordata! Sono ancora qui, ora…”

Allora? Che ha detto? Viene? Se non viene, io… La voce la interrompe bruscamente, non lasciandole il tempo di finire la frase.

“Vengo subito, Rin. Okay? Ciao”. Chiude la conversazione e, un po’ imbarazzata, torna in salotto. Raccoglie velocemente la borsa dal divano, ripone il telefonino e fa un piccolo inchino di scuse al Demone, che nel frattempo si è alzato dalla sedia.

“Devo andare”, dice, mentre spalanca la porta d’ingresso. “Facci sapere se vieni. Ti prego di farlo, Sesshoumaru-san. È una cosa molto importante. Ora scusami, sono in ritardo”.

Lo youkai la vede scendere di corsa le scale, mentre borbotta cose come “Oh, Kami-sama, è tardissimo”. Chiude la porta e, sospirando, si accascia sul divano. Cosa che avrebbe voluto fare svariati minuti fa, prima dell’ingresso di quell’umana. Nessuno lo deve vedere in queste condizioni. Nessuno.

Si alza, dirigendosi verso una teca di cristallo, e ne estrae un bottiglia di whisky. Se ne versa un bicchiere, poi torna comodo sul divano, mentre inizia a berne qualche sorso.

Rin.

Gli viene in mente quel nome. E quella voce. E quella sfrontatezza.

Simpatica, si ritrova a pensare. Anche se è una ningen.

Potrebbe essere una sorella di Kagome, o forse un’amica. Si rende conto che sicuramente sarà presente al matrimonio.

Incuriosito. Sì.

Pensa.

Quell’umana, forse, non è tanto male. Forse può far parte della famiglia.

Forse può fare un favore a InuYasha e a suo padre.

Forse, se somiglia alla ragazza con cui ha parlato poco prima, potrebbe fare un salto alla cerimonia per conoscere questa Rin.

E forse, per questa volta, potrebbe cambiare idea, chissà.

Però ora vuole rilassarsi. Basta.

Porta alle labbra ghiacciate il bicchiere, anch’esso di cristallo. Beve un altro sorso, poi lo poggia sul tavolino lì accanto e chiude gli occhi.

Questi umani sono complicati, sì.

Deve solo rilassarsi.

  
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