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Autore: Elegy_Chan    02/04/2018    2 recensioni
Sullo sfondo di una grandiosa e splendente città di grattacieli la Principessa Peach, la dolce principessa del Regno dei Funghi e Pauline, la sindaca della metropoli si parlano per la prima volta dopo tante occasioni mancate e un'apparente incomunicabilità.
Entrambe, dietro le loro allegre apparenze, nascondono dei profondi rimorsi per alcune scelte sbagliate commesse in passato. Quale rapporto intercorrerà tra le due donne? Riusciranno a passare oltre ai loro errori?
Questa fanfiction conterrà alcuni spoiler importanti del gioco Super Mario Odyssey.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Mario, Pauline, Peach
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Tiara, Peach e Pauline

La gonna di raso rosa frusciava come una vela accarezzata dal vento e il grande cappello bianco faticava ad avvolgere ancora la testa bionda, ed era in procinto di planare tra i grattacieli della grande metropoli.
“Peach, Peach!” trillò una voce squillante vicino alla giovane principessa, intenta a gustarsi una ciambella e affacciata a una delle tante ringhiere che merlavano le cime degli alti edifici del suggestivo luogo dove erano da poco approdate. La ragazza si voltò verso un piccolo fantasmino di una coroncina fluttuante, dagli enormi occhi rosa e il cui velo pareva voler seguire il cappello dell’amica. “Lo sai che il festival di New Donk City sembra abbia avuto un gran successo?“ chiese volteggiando in una piccola piroetta su se stessa.
“Lo so, Tiara, quanto mi sarebbe piaciuto assistervi, se non fossi stata ancora tra le grinfie di quel mostro…” Un attimo di silenzio inframmezzato dagli sfocati echi di clacson attraversò entrambe; il solito, quando si trattava di lui.
“Mi piacerebbe incontrare la sindaca di questa città” sviò la principessa dopo aver ingoiato l’ultimo boccone del suo dolcetto “Mario me ne ha sempre parlato spesso benissimo, sai?”
Tiara fece un piccolo mugolio e scosse il corpicino come per annuire. A seguire un altro inusuale silenzio staccò questa breve conversazione dalle separate riflessioni delle due.
Peach innalzò i suoi grandi occhi verso il vasto, infinito cielo sovrastante, ornato da alcune zefire, innocue nuvolette azzurre e promettente di un altro pomeriggio splendente rinfrescato dal vento. Se Cappy e soprattutto Mario avessero saputo per tempo della loro partenza, magari sarebbe riuscita a parlargli bene e a spiegargli con calma il motivo della sua drastica scelta... era conscia di aver spezzato il cuore all’uomo che più di tutti l’aveva amata, e non riusciva a darsene pace, lasciandola in un eterno limbo d’incomunicabilità reciproca.
Fu proprio la sua nuova amica Tiara a proporle quel viaggio attraverso quegli onirici panorami che insieme avevano solamente intravisto da un oblò di un’aeronave, per farla distrarre per qualche settimana da quella sensazione angosciosa che serbava nel cuore, ma servì a poco: nel corso della sua vacanza scambiò alcune parole insieme al suo adorato (quali coincidenze!), ma l’idraulico, nonostante non pareva serbarle rancore, non si tratteneva abbastanza a lungo per permetterle di esprimergli il suo più completo rammarico, e si sentisse conseguentemente peggio.
Sospirò. La principessa si sistemò il colletto della camicetta bianca, e riuscì a fermare per tempo il suo grande cappello prima che esso fosse caduto definitivamente nella voragine del traffico. Ripresasi completamente si rivolse nuovamente all’amica:
“Allora Tiara, che ne dici, ti va di vedere altre attrazioni?”
“Sì!” trillò la coroncina entusiasta volteggiando intorno alla sua amica.
Insieme scesero rapidamente lungo il labirinto verticale di vetro e di cemento, caute a non incontrare i solitari e scontrosi goomba nei paraggi, e riuscirono ad arrivare nel mondo reale, per terra. Tutto ciò che lassù era vagamente attutito dall’altezza, adesso era amplificato dai fragori di urla e di clacson, dove per avanzare bisognava eludere agilmente sciami di persone assorte nei propri pensieri e alcuni cantieri di una città in eterna costruzione.
“In quanto a rumore, era decisamente meglio l’Isola Perduta” sbottò tra sé Tiara seguendo goffamente Peach, che scoppiò in una lieve risata.

La tazzina di caffè fredda s’increspava formando piccole onde marroni e il cornetto lasciato a metà gli faceva compagnia sul piccolo e tondo tavolino in cima al solingo grattacielo, uno dei più alti della città. Sedutasi davanti, incurante della colazione incompleta, un’affascinante signora i cui capelli color mogano e il libro che stava leggendo coprivano quasi completamente la visuale del viso. Si riusciva a malapena a percepire il mugolare di qualche nota delineata senza troppa attenzione; il centro delle sue attenzioni era proprio il volumetto che stava sfogliando, recante una copertina quasi interamente bianca, la cui unica scritta nera risaltava recando il titolo del romanzo: il giovane Toaden, un classico che ancora non era riuscita a metter mano per via degli impegni, ambientato proprio in quella metropoli nella quale viveva. Ne finì un paio di capitoli e lo ripose sul tavolo, provò a mangiare il resto del cornetto, divenuto oramai indigesto e si fermò ad osservare la città, la sua Dedalo di grattacieli, immobile e compiaciuta di essere stata una degli artefici principali del proprio benessere.
Era oramai da mesi che la città non riusciva ad ottenere un periodo di serenità simile, dopo tutti quei tragici trascorsi che aveva subito, dall’improvvisa invasione di Bowser e dei suoi tirapiedi alla conseguente mancanza di energia elettrica: era sorpresa di quanto i propri cittadini, tuttavia, fossero stati tanto tenaci da essersi rimboccati le maniche pur di ripristinare la piena funzionalità della città; ma era Mario, il vero eroe della città, colui che andava eternamente ringraziato per i suoi prestigi.
Un intero festival e la recente costruzione di un nuovo parco commemorativo dedicatigli era troppo poco, per lei, ma cosa poteva fare se l’idraulico, dopo aver raccolto tutte le lune della città, era tornato alla sua madrepatria, nel Regno dei Funghi? La donna dalla fluente chioma scura trepidava assolutamente di rivederlo e di omaggiarlo con un altro concerto, tanto da aver avuto il coraggio di scrivergli una lettera il giorno prima, e averla spedita in mattinata.
A distrarla dal proprio flusso di pensieri fu il suono dell’orologio del municipio: Accidenti, erano già le tre; e il consiglio comunale doveva partire proprio allora! Prese con sé il libro, lasciando sul tavolo la tazzina semivuota di caffè, e corse, rallentata dai suoi tacchi, verso il luogo dell’incontro.

Una folla si sparpagliava come una marea dall’uscita del cinema, famoso per la sua interattività con alcuni degli spettatori, verso il resto della strada: alcuni attraversavano la strada facendo frenare bruscamente le automobili che rischiavano d’investirli; altri, più tranquilli preferivano dipanarsi tra le altre persone con cui avevano avuto la fortuita coincidenza di aver condiviso la sala per vedere la medesima proiezione. Tra questo groviglio umano si riconoscevano anche le fattezze di Peach e Tiara, che discutevano soddisfatte delle loro impressioni a riguardo alla proiezione; non avevano troppa fretta di allontanarsi, quindi aspettarono pazientemente che l’ondeggiante folla si diradasse sempre più, fino a ridursi ad alcuni esuli.
Uscirono finalmente dall’edifico, e una fresca brezza accarezzò loro delicatamente le gote; il cielo che si scorgeva tra un edificio a un altro da turchese stava assumendo tonalità rosate e arancioni, e le piccole nuvolette si erano inspessite di un poco.
“Peach, per favore, ci torniamo domani? Ti prego, ti prego, ti prego” implorò capricciosamente la piccola fantasmina alla propria amica, tenendo le manine unite e dimenando la sua codina, scatenando così l’ilarità della principessa.
“Certo che ci torniamo” rispose accondiscendente Peach accarezzandole leggermente la testa, in modo quasi materno “E farò di tutto affinché la prossima volta possa essere tu la fortunata ad entrare nel tubo!”
“Yuppie! Che bello, che bello! Torniamo al cinema!” cinguettò la coroncina abbracciando la ragazza come segno immediato della propria gratitudine.
“Allora, Tiara, si sta imbrunendo qui. Hai voglia di mangiare fuori o di tornare all’albergo?” chiese Peach guardando di sbieco il cielo e lievemente preoccupata per il freddo che si stava già percependo sulle braccia nude.
“Assolutamente fuori!” replicò decisa la coroncina “Il cibo dell’hotel era terribile, puah, mai più!” continuò veemente.
“Va bene, e che ristorante sia! Non vedo l’ora di assaggiare le pietanze tipiche di questo posto!” concluse entusiasta la principessa già con l’acquolina in bocca per le caloriche, ma buonissime leccornie che già si stava idealizzando nel tragitto.
Tuttavia, mentre camminava per le strade osservando insieme all’amica la mappa, lo stato di profondo disagio che le aveva intercorso durante tutto il viaggio della principessa tornò prepotentemente a dimostrarsi: quel film che insieme avevano visto altro non era che la riproduzione fedele del primissimo tratto di strada che Mario, il suo adoratissimo eroe, aveva percorso nella sua epopea per salvarla.
Com’era terribile quando persino una proiezione poteva ricordarle di essere una cattiva amica e di un’amante ancor peggiore!
“Mario, se solo tu non fossi ancora in giro per il mondo e oltre, quanto vorrei parlarti, almeno chiederti scusa per il mio comportamento ignobile…” pensò senza neanche riuscire a finire la frase, dato dal senso di vergogna che le schiacciava le viscere. “Come fanno ancora Daisy, Rosalinda, Toad, Luigi… e anche tu Mario a voler ancora bene a un’ingrata traditrice come me? Come riesci tu, piccola Tiara, a sopportare ancora la mia presenza?” e si sforzò di non piangere.
Provvidenzialmente a sopprimere questo flusso atemporalmente autodistruttivo ci pensò la stessa Tiara; che insistentemente indicò a Peach, tirandola per i lembi della gonna, un suggestivo locale all’aperto, arricchito da una cornice musicale travolgente e sincopata, su cui spiccava una voce agile e squillante che aggiungeva una sfumatura ancor più sofisticata alla musica.
Incantata dalla raffinatezza che quel cabaret infondeva, la principessa cercò di nascondere quel principio di lacrime che le aveva reso gli occhi splendenti quanto la cima delle lampade presenti tra un tavolino e un altro del locale, che però rimanevano sorprendentemente vuoti per trovare una calca impalpabile invece nei pressi del palco. Sedutesi attorno a uno di questi, Peach e Tiara non riuscirono a ravvisare alcuna fattezza di quegli ottimi musicisti, ma non importava loro: erano contente di aver trovato un gradevole posticino dove potersi riposare insieme e godere al contempo della pura atmosfera metropolitana della città.

“Grazie, grazie mille a tutti” urlò la donna dai capelli castani innanzi al lungo applauso finale della folla trepidante facendo un lieve salamelecco e indicando con le braccia il resto del complesso come per indirizzare gli elogi del pubblico anche a loro. Alcune voci in lontananza reclamavano con quanto fiato in gola l’ennesimo bis, che sarebbe stato il terzo della serata, ma l’acclamata cantante, pur nascondendo la fiacchezza che stava trattenendo decise di terminare il concerto così, sgattaiolando quattamente nel camerino appena notò che la maggioranza delle persone era in procinto di tornare nelle proprie abitazioni, canticchiando alcuni motivetti sentiti in precedenza.
Era solita esibirsi una volta alla settimana in quel locale, il più rinomato della città, da quando era riuscita a fare breccia nel cuore del pubblico: il suo particolare timbro squillante e suadente era talmente richiesto che gli stessi abitanti spedirono alla stessa sindaca richieste di esibirsi più spesso, che la giovane donna clementemente accolse instituendo così quelle serate così gremite di persone.
Finalmente, nell’insicura stabilità del suo camerino improvvisato appena distante dal palco sostituì l’attillatissimo, sfavillante abito rosso al più agevole tailleur del medesimo colore. La sindaca, uscendo dalla sua stanzetta, si complimentò ancora con i suoi colleghi per la meravigliosa serata che avevano appena  trascorso e si congedò, esortando loro di vedersi la volta dopo e di dare ancora il meglio di se stessi.
Appesantita dalla borsa strabordante di oggetti, si sentì improvvisamente anche la gola secca, come se fosse stata prosciugata dagli sforzi della sua stessa musica; prima di allontanarsi definitivamente dal posto decise di farsi servire un cocktail al bancone dell’ancora luminoso ed opulento locale.
“Un 1-up girl, per favore” ordinò lasciando cadere la borsa sotto i piedi e appoggiando i gomiti sul piano ove erano presenti altri calici sporchi  in attesa di essere presi dagli indaffaratissimi camerieri e di tornare nuovamente lucenti. Il suo aperitivo arrivò quasi immediatamente, seguito dal complimento del giovane commesso, che la donna sentì appena, essendo tutt’assorta nella contemplazione del bicchiere, come se un novello Graal le fosse appena passato davanti.
“Un’altra magnifica esecuzione, sindaca Pauline, complimenti!”
“Grazie mille…” bofonchiò confusa la cantante dai capelli di mogano dopo aver finalmente trangugiato il liquido verdastro come se fosse acqua, sentendosi leggermente meglio dopo quella miracolosa bevuta.
Trasalì improvvisamente.
“Non può essere, cosa ci fanno loro due lì?” pensò stropicciandosi gli occhi pesantemente truccati, lasciando due righe violacee sui palmi delle mani. Guardò meglio quelle due figurine che aveva scorto per sbaglio nella lontananza del grande cabaret. Non poteva che essere uno scherzo della mente, ne era sicura. Fece un respiro profondo, due e tre, richiuse nuovamente gli occhi, eppure ancora le vedeva come se niente fosse: la Principessa Peach, dai suoi lunghi capelli paglierini e Tiara.
Non aveva mai interagito direttamente con loro, eppure Cappy e Mario durante la loro permanenza a New Donk City ne parlavano sovente, delineandole come due ragazze dal carattere dolce e amichevole, ma non era sicura sulla veridicità di queste affermazioni: conoscendo Mario, era conscia che quando l’idraulico s’invaghiva per qualcuna, era solito idealizzare fino all’inverosimile le proprie amate, esattamente come aveva fatto con lei, quei freschi e giovani giorni in cui lei aveva appena intrapreso i primi passi nella sua carriera e lui girovagava per il mondo in cerca di fortune, nonostante si dovesse accontentare di qualche lavoretto occasionale. Si ricordava ancora di quando eroicamente si prodigò per salvarla dall’immatura furia di Donkey Kong e di quei teneri momenti che passarono insieme come giovani amanti.
Sfortunatamente si lasciarono piuttosto presto dopo una breve relazione; niente di  traumatico, entrambi avevano capito di non essere abbastanza coinvolti per poter essere in una relazione matura ma abbastanza in sintonia per rimanere buoni amici.
Qual malinconia, però, quando il suo adoratissimo Mario emigrò verso i luoghi dove passò la propria infanzia, nel Regno dei Funghi; e che sembrava aver legato anche con la sua principessa, scrivendo a lei sempre meno.
Era riuscita, però, a scorgere quell’incantevole fanciulla: da quella volta in cui era in cima a quell’aeronave a implorare aiuto, a quell’altra in cui era addirittura costretta a presenziare alla cerimonia di quello sposalizio risoltosi infine in altro che un satellite semidistrutto e in nulla.
Trasalì nuovamente: le due, evidentemente accortesi del lungo sguardo incredulo che ella stessa aveva lanciato loro poco prima, provarono ad avvicinarsi sempre più, sicure nella loro lentezza. Non sembravano ne’ infastidite, ne’ offese da essa bensì amichevoli e sorridenti, come se entrambe avessero percepito la sua inquietudine e volessero già calmarla con un’espressione.
Appena arrivata di fronte, prima di rivolgere la parola alla sindaca, la principessa fece una lieve, ossequiosa riverenza a Pauline
“Lieta di conoscervi, signorina Pauline, egregia sindaca di New Donk City. Chiedo venia se possiamo risultare scortesi, turbandola in questo momento che avrebbe preferito mantenere privato, ma sia la mia amica che io eravamo trepidanti d’incontrarla durante il nostro viaggio nella Grande Banana. Sicuramente ne’ il mio viso ne’ quello della mia compagna di viaggio le saranno nuovi, ma ci permetta di dire che la vostra città è un autentico gioiellino moderno”
E lo sguardo della principessa, da goffamente cerimonioso, s’illuminò in una più sincera espressione, come a delineare il complimento che aveva appena posto.

 

--- Note d’Autrice---

Ciao a tutti, e vi ringrazio calorosamente anche solo della lettura di questa prima parte di questa breve fiction, mi auguro prima tra tante!
Premetto che questa è la prima storia seria che scrivo da tanto tempo: la mia autostima non è mai stata eccessiva, per quanto riguarda la mia produzione “letteraria” e spesso e volentieri tendo a non pubblicare i miei lavori in quanto qualitativamente inferiori a ciò che sono solita leggere, sia come libri che come, appunto, fanfiction.
Sono stata fin da piccola un’ammiratrice delle surreali e oniriche avventure dell’idraulico baffuto e dei suoi amici, passione che si è protratta fino ad adesso, come vedete dalla mia comparsa in questa sezione.
Nell’immaginario comune tendiamo a immaginarci Peach e Pauline come fossero due nemiche mortali che anelano sanguinosamente al cuore di Mario, ma nel mio headcanon ce le vedo addirittura come amiche, nonostante tutto; per questo motivo sono rimasta delusa dalle interazioni minime che la principessa e la sindaca hanno avuto nel corso di Super Mario Odyssey, ed ecco quindi la genesi di questo mio lavoretto, in cui ho voluto approfondire non solo il rapporto che intercorre dalle due ragazze (e dalla tenerissima Tiara), ma anche delle loro angosce interiori, infrangibile (?) muro verso una più matura comprensione reciproca. Inoltre, come ben avrete potuto intuire, questa non è una fanfiction nella quale una sovrasta l’altra: di guerre simili ne è già pieno questo fandom in ogni suo angolo, e ho voluto rappresentare le due giovani donne sia con i propri pregi che coi relativi difetti.

Critiche e suggerimenti sono sempre i benvenuti: sono consapevole di avere molto da migliorare, ed è anche per questo che ho voluto pubblicare questa storia qui; quindi per ogni screzio che avete letto, siate liberi di segnalarmi gli eventuali errori e li correggerò volentieri!

Un saluto!

   
 
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