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Autore: Mari Lace    03/04/2018    8 recensioni
[500 parole]
Aveva dedicato la maggior parte della sua vita proprio alla ricerca della Verità.
Aveva seguito gli indizi e messo all’angolo chi cercava di occultarla, pensando anche, a volte, che i loro tentativi di negare fossero tristi e patetici. Ma adesso…
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che sto facendo?
«L’unica a vincere è sempre la verità!», questo era il suo motto.
Aveva dedicato la maggior parte della sua vita proprio alla ricerca della Verità.
Aveva seguito gli indizi e messo all’angolo chi cercava di occultarla, pensando anche, a volte, che i loro tentativi di negare fossero tristi e patetici. Ma adesso…
Adesso era esattamente come loro. Aveva smesso d’indagare? No. Esponeva le menzogne degli altri come aveva sempre fatto, questo non era cambiato. A cambiare era stato lui.
Era sempre stato sincero – tranne forse sui suoi sentimenti per Ran –, non gli piaceva mentire.
Dalla fatidica sera al Tropical Land era diventato l’esatto opposto.
La sua intera vita era divenuta una menzogna.
Diventava sempre più bravo a mentire; la sua prima bugia era stata piuttosto impacciata – “Conan Edogawa”, aveva detto di chiamarsi, leggendo dietro di sé –, adesso non doveva neanche pensarci.
Respirare equivaleva a mentire.
Mentiva a tutti: a Ran, a Kogoro. Ai detective boys e agli insegnanti, ai poliziotti. A chiunque incontrasse.
Si diceva che era per proteggerli, ma era davvero così? Shiho gli aveva più volte detto che se gli uomini dell’organizzazione li avessero scoperti avrebbero ucciso tutte le persone vicine a lui, a prescindere che sapessero o meno.
Non si sarebbero disturbati a controllare, per evitare rischi avrebbero semplicemente premuto il grilletto.
Allora perché si disturbava a mentire, non facendo che aumentare la sofferenza di Ran?
Ci si era anche avvicinata più volte, lei. L’aveva messo alle strette, come faceva lui con gli assassini. Quegli stessi assassini che aveva ritenuto patetici nel cercare di coprire la Verità. Ora quello patetico che assommava scuse su scuse, alcune più realistiche altre meno, era lui.
Ran non era stupida; se gli credeva era solo per un motivo. Voleva fidarsi di Shinichi.
Questo lui lo sapeva benissimo, e gli faceva ancora più male.
Perché continuava a mentire?
Perché ormai non avrebbe saputo fare diversamente.
Ne era una prova il fatto che non mentisse solo a Ran o agli amici di Conan.
Mentiva anche a chi conosceva la sua vera identità.
Mentiva a Shiho.
Perché, per proteggerla? Naturalmente no. Shiho era già un bersaglio dell’organizzazione, un bersaglio ben più importante di lui. Non poteva rischiare più di così.
“Per non farla preoccupare”
Sì, certo. Era un buon modo per coprire (ora mentiva anche a sé stesso) la verità: non era più in grado di essere sincero.
Non era più in grado di fidarsi.
Mentiva anche al Dottor Agasa e a Heiji, se non aveva favori da chiedere.
Era sincero solo pragmaticamente: se qualcuno poteva aiutarlo, gli rivelava parte della verità. Briciole.
Patetico come i colpevoli che rivelava, continuava a negare anche quand’era totalmente inutile.
Collaborava con Akai Shuichi, uno dei migliori agenti dell’FBI.
Era praticamente certo che l’agente avesse scoperto chi era Edogawa Conan in realtà.
Ma quando gliel’aveva chiesto direttamente, lui aveva risposto che preferiva non esporsi ancora.
Perché?
La risposta era ormai chiara nella mente di Shinichi, e faceva male.
Bugiardo.
Sono solo un bugiardo.
  
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