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Autore: Sognatrice_2000    04/04/2018    2 recensioni
AU-Tutti umani- Ispirato al libro dal titolo omonimo di Tabitha Suzuma-
Fuori, nel mondo, Klaus non si è mai sentito a suo agio.
Gli altri sono tutti estranei, alieni… l’unico con cui può essere se stesso è suo fratello Elijah.
Klaus ed Elijah hanno altri tre fratellini da accudire: Kol, Freya e Rebekah sono la loro ragione di vita e la loro maggiore preoccupazione, da quando il padre violento e alcolizzato è morto e la madre si è trovata un nuovo fidanzato e a casa non c’è mai.
Il tempo passa e solo una cosa ha senso: essere vicini, insieme, legati, forti contro tutto e contro tutti.
Per Elijah, Klaus è il migliore amico. Per Klaus, Elijah è l’unico confidente.
Finché la complicità li trascina in un vortice di sentimenti, verso l’irreparabile.
Qualcosa di meraviglioso e terribile allo stesso tempo, inaspettato ma in qualche modo anche così naturale.
Un sentimento che si rivelerà la loro salvezza e contemporaneamente la loro condanna.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Esther, Klaus, Kol Mikaelson, Mikael, Rebekah Mikaelson
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Incest, Non-con
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Angolo dell’autrice:

 

 

Benvenuti, cari lettori e lettrici che hanno deciso di avventurarsi in questo mio folle esperimento!

Prima di passare alla storia, vorrei lasciarvi qualche piccolo avvertimento: la storia presenta tematiche delicate come quella dell’incesto e dell’omosessualità, e dato che non è mia intenzione offendere la sensibilità di nessuno, prego a coloro che non gradiscono questi temi di astenersi dalla lettura.

Altra cosa importante: questa fan fiction è un cross-over, ovvero saranno presenti personaggi sia di The Vampire Diaries sia di The Originals.

E’ il mio primo esperimento in questo fandom, benché sia una grandissima fan di entrambe le serie da molto tempo, perciò ho messo l’avvertimento OOC per sicurezza, non si sa mai.

Detto questo, spero che possiate gradire questa piccola pazzia, e un grazie enorme a coloro che leggeranno e lasceranno un commento!

Accetto qualsiasi critica, purché costruttiva.

Buona lettura!

 

 

 

 

Prologo:

 

 

 

 

“Anche oggi vai al cimitero, Bekah?”

Appoggiato al piano di simil marmo della cucina, Marcel mi fissa con le braccia incrociate al petto, nella sua tipica posa di disapprovazione.

Mi infilo la giacca senza rispondergli. 

Non ce n'è bisogno, la risposta la conosciamo entrambi.

Afferro le chiavi dell’auto e mi preparo ad uscire. “Non aspettarmi per cena.”

“No, Rebekah, adesso basta.” Con uno scatto veloce, Marcel si frappone fra me e la porta impedendomi di proseguire.

“Che stai facendo?” Lo guardo senza capire, scioccata dal suo comportamento apparentemente senza senso. “Non è divertente, Marcel, fammi passare.”

“Non capisci che così ti fai solo del male? Credi che questo sia un comportamento normale? Credi che mi faccia piacere vedere come ti stai riducendo? Loro non torneranno, Bekah, non torneranno mai. Devi smetterla di aggrapparti al passato e concentrarti sulla tua vita. Ti prego, fallo per me.” Marcel mi posa una mano sul viso con dolcezza, ma io mi ritraggo. So che parla così perché tiene a me, ma lui non capisce.

Nessuno capisce, a dire il vero. 

La storia della mia famiglia è qualcosa di terribile e stupendo al tempo stesso, una storia che nessuno si sforza di comprendere, una storia complicata e tortuosa e per alcuni inaccettabile, ma è la mia storia. 

È parte di me, e nessuno può portarmela via, nemmeno Marcel.

“Mi dispiace.” Esco senza guardarlo, affrettando il passo mentre sento le lacrime affiorarmi agli occhi.

Le scacciò con un sospiro rabbioso, maledicendomi per la mia debolezza.

Malgrado tutto, so che Marcel ha ragione.

Loro non torneranno. 

Ho perso la mia famiglia, ho perso le uniche persone al mondo che mi conoscevano davvero. 

So di averle perdute per sempre, eppure mi aggrappo ancora ad una stupida illusione.

Mi illudo che un giorno, forse, verranno qui, in questo cimitero dalle pareti fredde e spoglie in cui risuona l’eco di pianti lontani, per salutare i nostri fratelli, e allora sarà come se il tempo non fosse mai passato.

La mia parte razionale sa che è impossibile: sono passati quindici anni da quando non vedo Freya e Kol, quindici anni da quando ci hanno separati per darci in adozione.

All'epoca eravamo molto piccoli, perciò sarebbe quasi impossibile riconoscerci a prima vista adesso che siamo cresciuti.

Ma un’altra parte, la parte che è ancora legata alla mia famiglia, mi dice che basterà uno sguardo per capire chi sono.

Chissà, magari quel giorno, il giorno in cui finalmente li rivedrò, è proprio oggi. 

Quando varco il cancello il custode mi rivolge un cenno di saluto che ricambio distrattamente. 

Ormai mi conosce bene, data le frequenze delle mie viste in quest’ultimo periodo.

La ghiaia del sentiero risuona sotto le mie scarpe, l’unico rumore che risuona nell’aria immobile è quello dei miei passi.

È per questo che odio i cimiteri: tutto è immobile qui dentro, congelato in un attimo eterno che continua a ripetersi ancora e ancora, all’infinito.

E ogni volta che entro qui, rivivo il giorno in cui la mia vita si è fermata.

E in un attimo ho di nuovo sette anni, indosso un vestito nero terribilmente scomodo e ho i capelli legati in una coda di cavallo.

Le lacrime mi pungono gli occhi, mentre fisso le bare dei miei fratelli senza capire.

Perché mi hanno detto che non potrò mai più vederli? Dove sono andati?

Perché mi hanno lasciata? 

Non mi volevano abbastanza bene per restare con me?

Quel giorno ho sepolto il mio cuore con loro, e da allora, ogni volta che torno qui, tento disperatamente di ritrovarlo. Ma non ci riesco mai.

Le mie gambe si fermano davanti a due lapidi in marmo incassate nel terreno umido e fangoso. 

Non ci sono fotografie ad identificarne i proprietari, ma io non ne ho bisogno per ricordare i loro volti.

Non ne ho bisogno per ricordarmi che sono esistiti davvero. 

Potrebbero passare mille anni, ma il ricordo di loro due, impresso come un marchio a fuoco dentro di me, continuerebbe a rimanere vivo.

Non potrei mai dimenticare Elijah e la sensazione delle sue mani premurose che mi legavano i capelli in quei buffi codini sbilenchi che amavo portare da bambina; la sua voce bassa e pacata che si infrangeva nel buio della mia cameretta quando mi leggeva la favola della buonanotte; il modo in cui mi faceva volteggiare fra le sue braccia per farmi ridere; i miei piccoli piedini posati sopra i suoi quando avevo insistito perché mi insegnasse a ballare.

Di Nick invece ricordo bene la risata. 

Ricordo che il mio cuore si riempiva di gioia ogni volta che lo sentivo ridere.

Forse perché accadeva così raramente, o forse perché mi piaceva l’universo di colori che spuntava sul suo volto quando era felice.

Aveva un modo naturalmente inaspettato di ridere, che mi coglieva sempre alla sprovvista e che non potrò mai dimenticare.

E poi ricordo il modo in cui Niklaus ed Elijah si guardavano.

Forse è questo che mi spinge a credere nell’amore: il ricordo di come si sono guardati i loro occhi per l’ultima volta.

Perché io lo so, che si amavano.

In un modo contorto e morboso, in un modo che alcuni molto probabilmente giudicherebbero innaturale e immorale, ma che per me era semplicemente giusto.

Io e miei fratelli eravamo così, uniti da questo legame indistruttibile che niente e nessuno poteva distruggere, un legame che a volte poteva apparire eccessivo, quasi malsano, ma mai, mai sbagliato.

Eppure Elijah e Niklaus erano diversi; io lo sapevo, lo sentivo.

Ancora adesso mi sembra di sentire il loro amore intorno a me, quell’amore così forte che non si affievolisce, non perde mai d’intensità neanche per un attimo. 

Il genere di amore per cui combatti, il genere di amore che ti rende vivo, il genere di amore per cui sei disposto a morire.

E’ qui, quell’amore, nella rugiada del mattino che si posa sulle piante, nel piccolo passero che cinguetta sul ramo di un albero, nel sole che splende alto nel cielo, nel sorriso di un bambino che osserva affascinato la forma di una nuvola.

Forse Marcel si sbaglia. Loro sono qui. Ci sono sempre stati.

Sempre e per sempre.

Chiudo gli occhi e sorrido, mentre i ricordi di un passato che non potrà più tornare mi avvolgono il cuore in una stretta tenera e crudele.

E un ricordo dopo l’altro, mi perdo in una vita che ormai non mi appartiene più, e ritorno indietro nel tempo, ritorno a quando tutto è cominciato…

 
  
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