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Autore: vamp91    05/04/2018    0 recensioni
La stanza intorno a me iniziò a vorticare; tutto si fece confuso. L'unica cosa ben definita era il palco. Tutto il resto scomparve; c'eravamo solo io, lui e la musica. La sua voce roca, profonda e sensuale era qualcosa di indescrivibile. Ne avevo sentite tante, ma mai come quella. Stava risvegliando in me emozioni che avevo deciso di reprimere da tempo. Le note mi penetrarono fin nelle ossa, facendomi fremere...
(Se le mie storie vi piacciono commentate e fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie a tutti)
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La maledetta sveglia mi scosse da un sonno profondo. La odiavo. Ogni mattina inesorabilmente mi ricordava che dovevo alzarmi e fare le stesse identiche cose del giorno precedente. Lavarmi, vestirmi, truccarmi (seppur a malincuore) e correre a lavoro.
Si, la mia vita era davvero eccitante; ma del resto ero stata io a volerlo. Non potevo accusare nessun’altro a parte me stessa.
Per arrivare in orario fui costretta a correre, per quanto i tacchi a spillo me lo permettessero.
“Già di pessimo umore?”
Il mio collega d’ufficio se ne stava sogghignante appoggiato alla sua scrivania; le braccia incrociate sul petto. Era l’immagine del relax.
“Se tutti fossero come te Chris...” iniziai.
“Il mondo sarebbe un posto migliore” completò lui.
Incapace di trattenermi risi di gusto. Era l’unica persona in grado di farmi sorridere con poche parole, a volte solo con dei gesti o delle espressioni.
Mi piaceva, eravamo subito diventati amici dal primo momento in cui avevo messo piede in quell’ufficio.
“Caffè?” e senza aspettare una risposta mi porse una tazza ancora fumante.
“Io ti amo” Esclamai afferrando la bevanda miracolosa. “ Non ho ancora avuto il tempo di prenderlo stamattina”. Ne bevvi un gran sorso ustionandomi la lingua, ma non mi importava. Era un toccasana per me.
“Dovremmo metterci a lavoro...” disse dubbioso, come se volesse quasi farne a meno.
“Si, ho parecchio da fare oggi”.
Non scherzavo quando dicevo che il mio lavoro era noioso; non dovevo far altro che inserire dati su una stupida tabella, prendere qualche appunto, qualche telefonata; niente di più. Eppure mi trovavo bene, i colleghi erano tutti simpatici, beh a parte una piccola eccezione...
Chris mi risvegliò dai miei vaneggiamenti.
“Senti, che ne diresti di uscire domani sera?”
La cosa non mi sorprese; non era la prima volta che io e lui uscivamo da soli. Sapevo che tra noi vi era una pura e sana amicizia, il che mi faceva sentire a mio agio. Non era un appuntamento nel vero significato del termine.
“Certo!” esclamai entusiasta “ dove andiamo?”
Lui sorrise e mi fece l’occhiolino “è una sorpresa”.
Lo fissai dubbiosa. Non era mai stato un tipo misterioso, anzi spiattellava tutto al primo che gli capitava a tiro.
“Ok...”
“Tranquilla piccolina ti riporterò a casa sana e salva” e scoppiò in una fragorosa risata.
Sapevo che con Chris non avevo di che preoccuparmi. “Almeno dimmi come devo vestirmi!” esclamai. Se mi avesse portata in un ristorante di lusso non avevo la minima intenzione di presentarmi in scarpe da jogging.
“Metti un bel vestitino... Magari quello che avevi la prima volta che sei uscita con noi colleghi, te lo ricordi?”
Rimasi basita.
“Si io lo ricordo, ma mi chiedo come faccia tu a ricordarlo” lo guardai alzando un sopracciglio.
“Ahahahah” rise di gusto “ tesoro sei la mia migliore amica, ma non posso negarti che ho pensato che eri proprio un bel bocconcino” e mi fece l’ occhiolino.
“Sei incorreggibile” ruggì, ma ridevo. Mi era impossibile arrabbiarmi con lui.
“ti do l’indirizzo del posto cosi puoi prendere un taxi”
“perfetto”.
Quella sera in camera non potei far altro che ripensare a quando ero arrivata in città...
Come al solito ero in ritardo, al mio primo giorno di lavoro; la cosa non era tanto rassicurante, né professionale. Ma come al solito avevo avuto uno scontro con la mia...non ricordavo nemmeno a quale numero di sveglia rotta fossi arrivata ormai.
Faceva caldo, la gente camminava per le strade incurante di me che correvo a perdifiato, cercando di non cadere o di rovinarmi il vestito.
L’ufficio era in centro, bello, ma anche difficile da raggiungere in mezzo al traffico cittadino.
Quando arrivai avevo il fiato corto. La receptionist mi aveva guardata alzando un sopraciglio. Di sicuro si stava chiedendo cosa ci facessi lì. Era chiaro che non era il mio ambiente.
“Serve aiuto?” chiese altezzosa.
“Sono Megan Moore, sono nuova, inizio oggi” spiegò.
“Ah, signorina Moore, la stavamo aspettando, prego mi segua. La accompagno all’ufficio del direttore amministrativo”.
Rise al ricordo. Aveva sperato di trovarsi di fronte un tipo anzianotto, stempiato e paffutello, non di certo un bel ragazzo sui 35 anni che per tutto il tempo l’aveva fissata con un sorrisino malizioso. Aveva pensato di aver esagerato col look o il trucco, ma non le sembrava. Solo dopo aveva appreso che si comportava cosi con la maggior parte delle ragazze che passavano dal suo ufficio.
Era stato proprio quando si era sistemata alla sua nuova scrivania che aveva conosciuto il suo collega. Christopher Morgan, Chris per gli amici. Lo precisava sempre. Era stato da subito cordiale e amichevole.
Rise. L’aveva reputato un bel ragazzo, beh lo era davvero. Capelli castani spettinati, occhi castani, molto profondi; un fisico atletico, asciutto, i muscoli gli si intravedevano da sotto la camicia. Alto e slanciato; sicuramente praticava qualche sport.
L’aveva invitata a un’uscita tra colleghi per rompere il ghiaccio e farle fare qualche altra conoscenza.
Ed eccolo li, il famoso vestito.
Si alzò dal letto per andare a prenderlo dall’armadio e poggiarlo sulla sedia.
Corto, decisamente corto. Come aveva fatto a non notarlo prima??
Era nero, con delle borchie lungo i fianchi. In effetti era un look forse un tantino aggressivo, ma a lei piaceva. Reminescenza dei vecchi tempi. Scosse il capo... non voleva pensarci adesso.
Ora doveva solo andare a riposare. Era stata una giornata faticosa, noiosa ma faticosa. 
  
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