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Autore: Robigna88    07/04/2018    0 recensioni
[Gifted - Il dono del talento]
Frank si prende cura di Mary, sua nipote, da sempre.
Mary è una bambina sveglia, un vero e proprio genio e lui vuole soltanto che viva una vita normale, una vita da bambina.
Occuparsi di Mary non è semplice, ma per fortuna può contare sull'aiuto di Roberta, la sua vicina di casa, e Marisol, la "nipote" di Roberta, che sembra avere il dono di sapere sempre qual è la cosa giusta da fare.
Frank non ammette distrazioni, vuole occuparsi di Mary e tutto il resto non conta. Ma se l'amore bussa alla porta, puoi davvero ignorarlo?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

 

 

 

 

Quella mattina Frank non sapeva più davvero come fare con Mary. Aveva provato di tutto: le buone maniere, quelle un po’ meno buone. Aveva bussato alla porta fino a farsi venire male alle nocche delle dita e quando finalmente sua nipote aveva aperto, si era sciolto in un sorriso tenero. Lei però di tenero quella mattina non aveva proprio nulla.

L’idea di andare a scuola le metteva ansia, o per essere più precisi proprio la annoiava a morte. Aveva ripetuto per una lunga serie di minuti che lei proprio non ci voleva andare, che poteva benissimo stare a casa e che lui poteva insegnarle tutto quello che le serviva. Lui era rimasto calmo mentre le preparava il pranzo, aveva fatto diversi esempi per farle capire che non sempre si può fare solo quello che si vuole e che a volte è necessario fare ciò che si deve fare, anche se non ci piace. E poi aveva chiuso il discorso con due parole che avevano fatto sparire i progressi e che avevano spinto Mary a chiudersi dentro il bagno. Di nuovo.

Così lui aveva chiamato Roberta, la vicina di casa e amica che spesso di prendeva cura di Mary e che le voleva bene come a una figlia. Ma l’adulta Roberta sembrava essere d’accordo con la piccola Mary sul fatto che per un genietto come lei la scuola non fosse necessaria, quantomeno quella scuola, e così non si era impegnata affatto e il risultato era che da lì a poco lo scuolabus sarebbe passato a prenderla ma forse loro non sarebbero riusciti a farla uscire dal bagno.

E così, Frank, aveva chiamato Marisol.

Marisol era la nipote di Roberta, non la nipote biologica però. Era la figlia della sua più vecchia amica, amica che al contrario di lei aveva bruciato le tappe ed era diventata madre a soli sedici anni. Era una donna simpatica, bella e dolce e Mary la adorava. Letteralmente. Di mestiere faceva l’organizzatrice di eventi, più che altro feste per bambini e a volte portava la piccola con sé durante l’organizzazione e poi al vero e proprio party. Sua nipote non smetteva di parlarne per giorni, dopo aver partecipato, e cominciava a fantasticare su torte piene di zuccherini e palloncini colorati. Se Marisol non fosse riuscita a far uscire Mary dal bagno e a convincerla ad andare a scuola, allora nessuno ci sarebbe riuscito.

“Ma cosa cavolo le hai detto, si può sapere?” chiese Roberta allargando le braccia.

Frank respirò a fondo. “Ho solo detto che doveva andare a scuola e che l’argomento era chiuso perché ne avevamo parlato già ad nauseam.”

“Ad nauseam? E che significa?”

“Anche lei me lo ha chiesto e le ho detto che visto che non lo sapeva forse era il caso che andasse a scuola per impararlo.”

“Ad nauseam” ripeté Roberta scuotendo il capo. “Ma che lingua sarebbe?”

“È latino” intervenne Marisol arrivando dal corridoio. “Significa fino allo sfinimento.”

Frank la guardò tirare fuori dalla borsa qualcosa, sembrava una forcina ma non ne era sicuro. “Grazie di essere venuta” le disse respirando a fondo quell’odore di vaniglia che ogni volta lasciava una scia.

Lei gli sorrise. “Non c’è problema” replicò allungando la mano per bussare alla porta del bagno. “Mary, sono io. Puoi aprire la porta per favore?”

“Grazie a Dio sei arrivata!” esclamò la piccola aprendo, sul suo viso un’espressione esasperata che la fece sorridere. “Puoi spiegare a Frank che io non ho bisogno di andare a scuola?”

Marisol si piegò sulle ginocchia per essere faccia a faccia con lei. “Potrei farlo, ma sarebbe una bugia. Tu hai bisogno di andare a scuola.”

“Perché?”

“Perché la scuola è importante.”

“Perché?”

“Perché ti insegna tante cose. Cose che vanno al di là di quello che puoi trovare sui libri, cose che ti saranno utili crescendo. E poi andare a scuola ti darà la possibilità di conoscere tanti bambini della tua età e ogni bambino con cui farai amicizia sarà un invitato in più alla magnifica festa che daremo per il tuo compleanno.”

“Una festa?” gli occhi di Mary si illuminarono. Guardò Frank e lui le sorrise.

“Sì, una festa. Sarà proprio qui fuori. Appenderemo dei festoni” Marisol le sistemò i capelli fermandoli con la forcina che aveva tirato fuori dalla sua borsa. Come facesse a sapere che ne aveva bisogno Frank non lo sapeva. “E una pignatta a forma di unicorno” la prese per mano e la portò fino in cucina senza smettere di parlare. “Ci saranno palloncini e una torta piena di zuccherini colorati. E tanti, tanti amici. Quelli che ti farai a scuola. Sarà epica!” esclamò prendendo lo zaino.

Mary rise felice, poi tornò seria. “Che significa ad nauseam?”

“Significa fino alla nausea, fino allo sfinimento. Ora” la donna si mise lo zaino in spalla e le sorrise. “Mentre eri impegnata a interpretare la regina del dramma, lo scuolabus è andato via senza di te. Quindi, adesso ti accompagnerò io a scuola.”

“E che succede se non mi diverto?”

“E che succede se invece ti diverti?” Marisol le accarezzò con dolcezza una guancia. “Senti, puoi almeno provarci? Per me e Roberta e anche per Frank. Lui vuole solo il meglio per te, non ti farebbe andare a scuola se non fosse sicuro che è la cosa migliore.”

Mary guardò suo zio, aveva l’aria triste ma le sorrideva comunque. “Okay” accettò. E vide il suo sorriso allargarsi. “Andiamo!”

Marisol strizzò l’occhio a Frank e Roberta.

“Che cosa è una regina del dramma?” chiese la piccola, mentre uscivano di casa.

“Te lo spiego un’altra volta” rise Marisol.

Frank respirò a fondo guardandole attraverso la finestra. “Quella donna deve avere qualche potere magico” mormorò.

“Sì, si chiama pazienza!” bofonchiò Roberta uscendo a sua volta.

Lui rimase solo, e si rese conto che quel giorno sarebbe stato per la prima volta senza Mary intorno per così tante ore. C’era già troppo silenzio, non gli piaceva. Ma era la cosa giusta per sua nipote, ci credeva veramente. Corrugò la fronte raccogliendo da terra un oggetto rettangolare, che si accorse essere una piccola agendina. Sulla copertina di cuoio erano incise una M e una D. Doveva essere di Marisol, suppose: Marisol Dalton. Gliel’avrebbe riportata più tardi, di ritorno dalla scuola dopo aver ripreso Mary a fine giornata.

   
 
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