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Autore: Lala96    08/04/2018    0 recensioni
La vita di Nathaniel sembra scorrere tranquilla, nel nuovo liceo, quando il destino decide di ripresentargli, dopo diversi anni, una bambina della sua infanzia diventata una donna, Dominique.
La loro storia di fughe e di incontri, di dubbi e di certezze, alla continua ricerca di un equilibrio tra un passato che non può tornare e un futuro ancora da scrivere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Dolcetta, Lysandro, Melody, Nathaniel, Rosalya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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~~La Senna sotto di loro continuava a sciabordare dolcemente, come la nenia di un nomade del deserto alle stelle, arcana e gorgogliante. Le barche illuminate alla luce fioca dei vecchi lamponi Belle Epoque vi si immergevano e da essa si risollevavano, come una schiera di marinai addormentati che si destano a tratti per controllare il corso della corrente. La Rive Gauche era stranamente deserta. Di tanto in tanto, una folata di vento portava loro i rumori dei bistrot, delle discoteche, dei ristoranti stellati, e poi del traffico, dei clacson, dei bus e di quel grande flusso di vite che formava l’umanità di Parigi e che andava a rintanarsi in piccole alcove di luce o dentro alle case, un flusso di cui ogni individuo era parte e che tutto unito attendeva la nera oscurità della notte per quietarsi.


Solo tra di loro il silenzio formava come un velo leggero, tenuto appena sollevato dai rumori di quel vento, e sotto questo velo  regnava una quiete irreale, una specie di sonnolenza nostalgica fatta di ricordi di elementi condivisi. Lui guardò la corrente e le onde ipnotiche che formava attorno ai pilastri del ponte e si chiese per quanto ancora questa quiete sarebbe durata. Era quasi inquietante, ma allo stesso tempo molto piacevole. Era come quel momento, prima dell’alba, in cui sai che la sveglia sta per svegliarti dal tuo sogno, e questo ti lascia addosso la sua traccia indelebile, di qualcosa che avrebbe dovuto compiersi e invece è rimasto sospeso nella notte passata.

Una volta, ad Orange, era andato con Dominique e Ambre a vedere un film. Doveva essere l’estate dei suoi undici anni, perché ricordava di essere uscito insieme a loro due appena dopo la consegna delle pagelle, e avvertiva ancora la malinconica commozione di quando aveva letto le belle parole del professore sulla sua pagella, l’ultima prima del college,  la corsa e la trepidazione lungo la strada per casa, il buffetto orgoglioso di papà tra gli scatoloni per il trasloco e la mamma che manda lui e sua sorella a prendere la figlia dei vicini per andare tutti insieme, loro tre  da soli senza genitori per la prima volta, a vedere un film sul circo che davano in un piccolo cinematografo lì vicino.


Ricordava vagamente di essersi distratto ben più di una volta a guardare le trecce rossicce di Dominique nella penombra del cinema, i colori della pelle della bambina come una tela su cui si dipingevano i colori del grande schermo, gli occhi spalancati come due finestra grigie sullo spettacolo, che sembravano assorbire, e la piccola bocca rosa dove scintillava il filo di un apparecchio per i denti e che Dominique, come sempre visto che era il suo vizio, mordicchiava nervosamente seguendo attentissima le disavventure di uno sfortunato e buffissimo funambolo.
Non ricordava granché di quel film, a parte la delusione del finale lasciato inconcluso e senza soluzione. Ma ricordava di aver ripensato molte notti al viso di luna piena di Dominique, nelle notti di Orange prima e in quelle di Parigi, poi. Era un ricordo dolce di qualcosa che non si era mai concretizzato.
E ora la stessa solfa sembrava volersi ripetere sopra il ponte Mirabeau, in una sera settembrina che sapeva ancora di estate, accanto a una donna cui il tempo aveva giocato qualche brutto scherzo, come a lui. Posò la testa sulle braccia incrociate e si sentì ripetere, in qualche anfratto della sua memoria, una poesia imparata a pappagallo al liceo che, chissà perché lo riempiva di tristezza eppure sembrava perfetta per quegli istanti:

Sotto Pont Mirabeau la Senna va
E i nostri amori. Mai potrò scordarlo
Sempre c’era la gioia dopo ogni affanno


La Senna non rispose continuando a scivolare placida. Poi lei si voltò. Gli occhi di tanti anni prima, di una vita intera prima, lontani come attraverso millenni di storia eppure vicini nei battiti del suo cuore agitato. La voce che tradiva una stanchezza che non le aveva mai sentito.


“Torna a casa, Nathaniel. Tua moglie aspetta”

 

   
 
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