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Autore: Claireroxy    09/04/2018    0 recensioni
Sara Anijira ha 30 anni, un lavoro che odia e un grande desiderio di creare un capolavoro della letteratura mondiale.
Come arrivare a questo risultato? Beh, è un segreto che non si può spiegare in un'introduzione...
Genere: Introspettivo, Satirico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Erano le 21:00 precise quando Sara mise piede nell'appartamento. Per una volta, era riuscita a non incastrarsi con del lavoro in più (e doveva ringraziare lui per questo. Per essere un anti-fan, era utile) e a tornare a casa a un orario decente. Troppo tardi per cucinare un pasto decente, al massimo una pasta ("Finalmente ho provato la battuta, sì!"), ma l'orario era buono.
Eppure non era il momento di pensare a cose così futili quanto il cibo. 
Dopotutto, era arrivata a un momento importante della sua storia: Hope aveva guardato Bob-nome-provvisorio negli occhi, e stava per scegliere se chiederlo di incontrarla il giorno dopo, importante metafora sull'accettazione delle persone per come sono. Dopotutto, lei non faceva niente a caso! Ed erano tutte informazioni importanti, ecco perché aveva dovuto rimandare l'alter ego della prostituta solo per un capitolo. Ci avrebbe lavorato dopo, di certo.
Ma Bob non sarebbe riuscito ad accettare subito, sarebbe stato troppo semplice. E quando mai la vita, musa della Musa dell'Ispirazione, lo era? 
Doveva creare un ostacolo.
Senza attendere oltre, mise nel microonde un piatto precotto (non aveva più pasta) e accese il pc. Mentre ingoiava la sua cena, ricopiò tutto quello che aveva scritto durante il giorno e riprese a digitare:
Ne ero certa. Bob-nome-provvisorio è un'anima a a me affine per pensiero e morale. Non esiterò: gli chiedo subito se ci ritroveremo, un giorno di questa breve e lunga vita! ("Sdrammatizzare i toni? Ti faccio vedere io, se devo sdrammatizzare i toni!" pensò Sara. Per poi pentirsene: ci si scherzava sugli anti-fan, non si doveva arrabbiare) Senza esitare, aprì la mia bocca al profumo di rose per fare la proposta, e attesi la risposta di Bob-nome-provvisorio, guardandolo coi miei occhi pluricolore lievemente umidi per via di una goccia che voleva cadere.
Bob-nome-provvisorio mi guardò di rimando. Rex (il cane si chiamava così, giusto? Eh, non voleva controllare) abbaiò. Pareva un momento particolarmente propizio, in cui nulla poteva andare storto...
"E invece tac! Ecco l'ostacolo" esclamò Sara, finendo di digitare e attendendo l'Ispirazione.
Nessuno rispose.
"C-come?" meditò. "Le idee... già finite?"
Non poteva essere. Lei era destinata a grandi cose, vincere un premio Nobel, entrare nella letteratura mondiale, diventare famosa! No, non si sarebbe fermata a un piccolo imprevisto come questo. Sapeva come fare con queste crisi.
Guardò il computer fino a farsi bruciare gli occhi. L'ispirazione non veniva, e quelle righe bianche la guardavano accusatoria. Pregavano di essere riempite di parole che avrebbero fatto vivere i suoi personaggi (cioè Hope e Bob-nome-provvisorio) e riscaldato i cuori di tutti i futuri lettori, ma lei non aveva niente. Niente di niente.
"Dannazione!" Sbattè i pugni sulla tastiera. Era tutto colpa dello stress al lavoro, era tutta colpa del vicedirettore!
Sì. L'aveva mentalmente fatta a pezzi, ridotta in ginocchio, per solo interesse personale. Lui era la persona da imputare, lui e nessun altro! Se solo avesse avuto un modo per vendicarsi...
Ora, si deve sapere che Sara disprezzava chi inseriva elementi autobiografici nelle sue storie, soprattutto se non erano collegati in alcun modo alla trama e venivano usati solo per far esprimere opinioni all'autore. Non erano sbagliati in sè, pensava lei: ma questi momenti, nelle mani di scribacchini, si trasformavano in pure colate d'odio che duravano pagine e pagine senza scopo. E Sara poco sopportava che una grande arte come la letteratura venisse infangata in questo modo.
Eppure, riconosceva che, nelle mani di geni, questi momenti potevano addirittura essere un'aggiunta. E che in molti avevano usato: Dante, Hesse, Stephen King! Bastava descrivere il tutto con occhio ironico e distaccato.
Ovviamente, lei faceva parte di quest'ultima categoria, quindi se avesse preso spunto da persone che conosceva l'avrebbe fatto in un modo così sottile che nessuno se ne sarebbe accorto. Anzi, l'avrebbero lodata per la verosimiglianza dei personaggi!
E, finalmente, percepiva dentro di lei le fiamme dell'Ispirazione. Scottavano. Ma non l'avrebbero fermata!
Prima che Bob aprisse la sua bella bocca e confermasse il mio invito, una voce stridula e fastidiosa arrivò alle mie orecchie. "Bob-nome-provvisorio, testa di minchia! Cosa fai fermo qui?" 
Mi sporsi dietro la spalla del mio conversatore. Vidi a malapena l'uomo dietro, perché era basso. E grasso. E aveva l'abito cattivo, un vestito sgualcito e logoro, e sembrava una palla di lardo che non ha la minima idea di cosa sta succedendo e non lo saprà mai. E i brutti baffi a manubrio non aiutavano.
"Sto aiutando questa gentil donzella, Horace."
"Frega nulla. Lavora! E non lavorare aiutando lei! Sono intelligente, fidati! Ahahahahaha!"
Non sapevo dire perché, ma quel pseudo-barbone non mi stava simpatico.
Sottile come sempre, si complimentò Sara. Nessuno avrebbe mai identificato quell'uomo col vicedirettore!
 
Angolo Autrice 
Ce l'ho fatta. Ho scritto il capitolo letteralmente un'ora prima di pubblicarlo, mi scuso dunque se vi sono cose strane. Mi auguro non errori. Per le battute chiedo scusa in anticipo. E per aver associato Stephen Kingston a Dante (entrambi bravi autori, ma scrivono per motivi diversi, quasi opposti)
E come sempre... non prendete quel che è scritto nel capitolo per oro colato. È satira. Credo. Non so. Sono stanca.
Ci vediamo il prossimo lunedì, scusate il ritardo con questo capitolo.
Claire
  
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