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Autore: lady black    02/07/2009    0 recensioni
Sembra essere un tragico incidente, quello della scorsa notte sulla SS16. S., ragazza di 19 anni, lascia famiglia, amici e fidanzato. Forse una disputa con l'ex fidanzatino potrebbe essere all'origine della perdita di controllo del veicolo.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credevo di essere ancora innamorata di te.

Credevo che sarebbe stata la mia fine, la caduta irrimediabile, lo sbaglio indispensabile per la mia mania di rimuginare sul passato.

Sento la tua porta di casa aprirsi e richiudersi, vedo tra gli alberi la tua figura esile arrivare fino al cancello e aprirmi con un sorriso.

Entro, mi fai sedere su un tavolino che allora non c'era. Come se fossi un ospite.

So cosa deve aver mosso questa mia visita... i tuoi amici, la tua ragazza, tutti con le orecchie tese ad una conversazione nella quale c'entriamo solo io e te.

Da quanto non si parlava di noi, congiuntamente, da quanto i nostri nomi non venivano pronunciati uno accanto all'altro... ma questa volta porta curiosità, perplessità, per qualcuno addirittura paura, per altri sospetto, stupore.

Ci siamo ridotti ad essere soltanto la notizia del giorno dopo.

Cosa ne è stato di quel noi del quale ci siamo nutriti per due anni? Dove siamo finiti?

Un'avventura finita male, una pistola ha sparato, ed io ti avevo perduto per sempre. Quel proiettile non ha solo ucciso la ragazza per la quale mi avevi lasciato, ha annientato ogni possibilità per noi. Perchè io ti sono stata vicina in quel dopo così doloroso, ma il ricordo, lo strazio non svaniranno mai.

Con lei, sai, sono morta anch'io... perchè non ha ucciso solo sé stessa, ha ucciso anche il ragazzo che amavo... sai... tu. Una parte di te è morta con lei, e con quella anche una parte di me.

Indissolubile anche nella morte, il nostro legame.

Allora mi siedo, accendo una sigaretta sorridendo... perchè in realtà non so cosa dirti, non so neanche perchè sono qui. Ti guardo e non vedo nulla di nuovo... sono sempre quei capelli castani spettinati, quegli occhi marroni a mandorla, che parlano prima della tua bocca sottile... quel neo all'angolo destro delle labbra. Sei ancora tu, sei sempre stato lì, eppure io non ti potrò più toccare.

Chiacchieriamo tranquillamente, quasi fossimo due vecchi amici... per un'ora mi dimentico addirittura di chi ho alle spalle. Parliamo del mondo che mi circonda, e mi rendo conto che non m'importa... se potesse essere sempre così, se potessimo essere amici, mi andrebbe bene.

È la lontananza da te che mi rende debole, che mi fa dubitare... è stando lontana che ti amo.

Uscendo dalla mia vita l'hai trascinata con te... non ne ho più una.

Per mesi ho vagato per questo mondo squallido senza un'identità, senza coscienza, lasciandomi trattare come una puttana, concedendomi in cambio di un affetto che non arrivava. Avevo dimenticato cosa volesse dire vivere con l'amore. O meglio, ricordarlo significava pensare a te. Volevo andarmene anch'io, come la tua ragazza. Volevo strapparti via tutto ciò che ti era rimasto, perchè dopo la sua morte non dovevi tornare da me, non dovevi preoccuparti per la mia salute mentale, non dovevi assicurarti che stessi bene prima di dirmi addio un'altra volta.

Non dovevi lasciarmi credere che tutto sarebbe andato per il meglio... perchè senza di te nulla può andare per il meglio. Senza di te cos'ha senso ormai? Vivere per dimostrarti che esisto anche senza te... ma arranco, e lo sai. Non passa un giorno senza che io pensi a te. Non vi è un istante senza un rimpianto.

E allora mi alzo, prendo la mia borsa... pensavi che avessi qualcosa attaccato al gomito, mi sfiori... ma non sento niente. Ti sporgi quasi per baciarmi sulla guancia, ma io rimango lì, ferma. Per una volta i miei muscoli hanno reagito prima del mio cervello. Ti tiri subito indietro. Si, è giusto così. Non baciarmi. Anche perchè questo è l'ennesimo tentativo di recupero...

Ti saluto, ci vediamo, si. Ci beccheremo di sicuro, con quell'alchimia che stranamente ci lega.

Metto in moto l'auto, per tornarmene a casa, per infilarmi sotto le coperte e ricominciare domattina.

La strada è buia, non ci sono lampioni. Questa strada è bordata dagli alberi.

Chissà come sarebbe, per lui... perdere anche me. Recita la parte della persona protettiva ma distaccata. In realtà mi piacerebbe vedere la sua faccia, se io dovessi morire.

E il mio migliore amico. E la mia famiglia. Non potrei fare questo al mio ragazzo. Lo tormento purchè faccia attenzione con lo scooter, e poi mi schianto io in macchina? Ironia della sorte... eppure vorrei vederlo... vorrei vedere la tua faccia, che faccia faresti se anch'io, dopo lei, morissi?

Giro il volante, chiudo gli occhi.

  
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