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Autore: Lena_Railgun    15/04/2018    1 recensioni
"-Sei la maestra dell'accoglienza, fattelo dire- sbottò Drew, che non riuscì più a trattenersi.
Allison lo guardò negli occhi. Due pozze tempestose lo fulminarono.
-Nessuno ha chiesto cosa pensi tu-.
-Ma io sono l'ospite, un po' di gentilezza non guasta!- fece lui.
-Oh bene. Allora ti pregherei ,gentilmente, di andare a fanculo!-"
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Drew Lawrence è sempre stato soddisfatto della sua vita, calcolata nei minimi dettagli. Ma quando i suoi genitori annunciano l'imminente trasferimento in America e il suo trasferimento da loro amici per finire gli studi, si ritrova catapultato in una nuova vita non richiesta, a contatto con una ragazzina acida e scorbutica piena di scheletri nell'armadio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 1- IL GIRO DELL'OCA
 
Rise nel vedere la sua migliore amica trascinarsi attraverso il corridoio pieno di studenti, la faccia stanca e gli occhi privi di entusiasmo: tipica faccia da studente medio.
-Victoria che fine avevi fatto? Io e Leo ti abbiamo aspettato al solito posto!- esclamò, indicando con un cenno il suo migliore amico affianco a lui.
-Ho dormito troppo- bofonchiò raggiungendoli. Appoggiò la fronte alla finestra e chiuse gli occhi.
-No ragazzi, siamo a fine settembre e sto già diventando uno zombie. Io mollo la scuola e vado a vivere nelle Dolomiti, diventerò un pastore- guardò i suoi amici che la guardarono divertiti.
-Cioè, mica mi serve il diploma vero?- chiese speranzosa.
I due amici scoppiarono a ridere, mentre lei li guardava offesa.
-Smettetela!- piagnucolò lei.
Drew la abbracciò.
-Qual è il problema?- chiese lui.
-La vita che è una merda- borbottò lei. Drew la guardò torvo.
-Ok, oltre a quello-
Victoria sospirò.
-Biochimica che mi fa schifo-
-Solo a Drew può piacere Vic, tranquilla.- intervenne Leo, sistemandosi gli occhiali.
Il ragazzo roteò gli occhi.
-Non è colpa mia se la trovo interessante.- prese per un braccio la sua amica e la trascinò in classe.
-Dai, abbiamo un po' di tempo, ti aiuto.-
Victoria lo ringraziò mentre prendeva il libro e lo apriva.  Si massaggiò le tempie mentre il ragazzo le ripeteva i concetti base.
-Niente, quando mi parli del gruppo alcolico, penso a Leo ubriaco che canta e balla "Worth it" delle Fifth Harmony-
 Il ragazzo in questione alzò gli occhi.
-Almeno ero intonato per quanto fossi incapace di intendere e di volere- sbuffò, mentre la campanella suonava.
 
-Sei tipo un Dio Drew, io non so cosa ho fatto per meritarti, ma datti all'insegnamento che saresti perfetto- esclamò la ragazza non appena uscì dall'aula con aria trionfante dopo aver consegnato la verifica.
-So di essere un Dio, me lo dicono spesso- sghignazzò lui. Vic alzò gli occhi al cielo.
-Sì, il Dio del sesso, divertente, sono tutta un fuoco- sbottò lei offesa che lui non la prendesse seriamente.
Il ragazzo rise e la abbracciò forte.
-Sai che amo solo te- disse, posandole un bacio sulla guancia.
-Peccato che tu sia un uomo e non mi interessi minimamente. Via, vai dalle tue amichette, che sono tutte lì che ti guardano con occhi sognanti- Vic fece un cenno con la testa e Drew si voltò. In realtà non aveva bisogno di farlo, perché lo sapeva benissimo. Tutti sapevano chi fosse Drew Lawrence. Oltre al fatto che i suoi genitori fossero rispettivamente una ex modella ora stilista ed un ingegnere di origine americana (da cui proveniva il suo nome così assurdo in Italia), lui era oggettivamente bello. Aveva un fascino particolare, i suoi grandi occhi scuri e profondi riuscivano a conquistare chiunque capitasse in quella traiettoria. Lui ne era particolarmente cosciente.
Era irresistibile e lo sapeva.
-Quanto ti odio- sibilò Victoria mentre camminavano verso le macchinette per prendersi un caffé, mentre le ragazze in corridoio lanciavano occhiate al biondo.
-Non è colpa mia se sono un gran figo- fece lui, aspettando che la macchinetta finisse di preparare il suo caffé. Aveva mentito comunque, non amava solo Victoria, amava anche quel meraviglioso liquido scuro contenente caffeina.
 -Quanto spero  arrivi una ragazza pronta a darti una grande batosta- sospirò lei, appoggiata la muro con le braccia conserte.
-Io spero di no, onestamente -
Victoria aveva una mentalità piuttosto semplice: trovi la persona giusta, impari ad amare tutto di lei, te la sposi e fai figli. Fine. Drew odiava quel modello di vita da quando la relazione più seria e lunga che aveva avuto si era distrutta in breve tempo. E poi pensare di avere una sola donna per sempre gli metteva una certa pressione che preferiva non avere. Eppure, lei gli mancava.
-Ragazzi, forse per la prima volta in vita mia riesco a prendere un nove in scienze, sono un genio!- esclamò Leonardo, raggiungendoli.
-Sì ma non abituarti- lo schernì Victoria ridendo.
 
Drew considerava la sua vita perfetta. Impegno solo per ciò che gli interessava, un ottimo potenziale per lo studio, un futuro assicurato. In diciotto anni aveva sempre avuto una chiara immagine del proprio futuro. L'unica certezza cambiata riguardava l'amore. Non voleva ammetterlo, ma aveva creduto davvero nell'amore romantico che tanto venerava Victoria, che seduta davanti a lui, cercava di prendere appunti, in preda al panico. Si concentrò sulla lezione di matematica, riprendendo a fissare la lavagna con attenzione. Nelle materie scientifiche era un vero talento. Ciò che gli dava problemi era la letteratura. Per uno come lui, freddo e cinico verso i sentimenti, non aveva senso. Non era calcolabile, non c'era una sola risposta secca. Bisognava sintonizzarsi con l'autore per capire ciò che voleva comunicare. E non faceva per lui. Quando suonò la campanella dell'ultima ora, Drew sospirò sollevato e si mise lo zaino sulle spalle, aspettando in corridoio Leo e Victoria. Vide la sua amica sciogliersi la coda di cavallo, facendo ricadere i capelli castani sulla spalle. Uscì dall'aula trascinandosi, stanca.
-L'opzione del trasferimento sulle Dolomiti è ancora nella mia testa. Che schifo, non ce la faccio - si lamentò lei.
Drew rise. -Dai Vic, non è così complicata la matematica-
Victoria sbuffò. -Per te, geniaccio!-
-Perché fai il liceo scientifico Vic?- chiese Leonardo scherzoso.
-Uffa! Ma cosa vuoi che ne sapessi in terza media?-
Leo e Drew scoppiarono a ridere verso l'uscita, prendendo in giro la loro amica che si lamentava e li sgridava, com'era solita a fare. Erano amici dal primo giorno in cui si conobbero, inseparabili nonostante i caratteri diversi. Victoria era come una sorella per Drew, una sorella lesbica fuori di testa. Quando si rese conto della propria omosessualità, Drew e Leo le furono vicini, facendole accettare la propria natura, senza giudicarla. è anche per questo che lei vuole così bene a quei due, e cercava di essere sempre vicina, nonostante fossero due grandi stupidi.
-Ci vediamo domani!- salutò Drew con un sorriso.
-Studia letteratura per giovedì!- lo rimbeccò Victoria.
-Ma c'è tempo Vic!- sbuffò lui.
-Ti prendi sempre all'ultimo-
Leo rise nel vedere i due amici battibeccare come al solito.
-Dai, ci vediamo domani- fece Drew con un cenno.
Prima che Victoria potesse aggiungere qualcosa, lui corse via.
Victoria era un po' come il grillo parlante. Ma lui voleva fare le sue cavolate senza pensarci troppo. Secondo la sua filosofia, "meglio fare una cazzata oggi che pentirsi di non averla fatta domani. "
Arrivato a casa, pronunciò un "Sono tornato" sottovoce. Non c'era nessuno a casa, ma dirlo lo faceva sentire meglio. Solitudine.
 
 
Si rese conto di star cenando con i suoi genitori quando suo padre lo riscosse dai suoi pensieri dicendogli: -Drew, io e tua madre dobbiamo parlarti-
Lui li fissò leggermente preoccupato.
-Ditemi- mormorò.
Sua madre prese un respiro.
-Mi ha contattato un'agenzia di moda in America, quindi...ci trasferiamo-
A Drew andò di traverso il vino che stava sorseggiando e cominciò a tossicchiare, guardando torvo i suoi genitori
-Scherzi vero?- bofonchiò lui. Sua madre scosse la testa.
-No Drew, è un'occasione importante per me! E tuo padre ha diversi clienti in America! Sarebbe perfetto-
Drew sbatté le mani sul tavolo.
-Di me non ve ne importa nulla?- sbottò, riducendo gli occhi a due fessure -Non posso abbandonare il liceo ora che ho gli esami-
Sua madre si bloccò e guardò il marito e sospirò.
-Ha ragione tesoro- fece lui rivolto a Miranda.
Drew si sentì soddisfatto nel sentire tali parole, e si appoggiò allo schienale della sedia. Sua madre sospirò e si alzò da tavola. Diede un bacio sulla nuca a Drew e gli sussurrò.
-Che bravo studente-
In realtà non aveva semplicemente voglia di cambiare vita così, da un giorno all'altro. Ma non glielo avrebbe detto sicuramente.
In quel periodo si ritrovava a pensare molto, spesso al suo passato. Vedeva la sua vita come un lungo giro dell'Oca, ma senza la casella di arrivo, senza una fine. Almeno, lui non la vedeva. Era come se ogni giorno fosse una casella con una qualche trappola o beneficio. In questi ultimi anni c'erano stati solo benefici, solo altri passi in avanti. E non voleva ammetterlo, ma aveva paura. Troppa quiete. Victoria gli diceva spesso che sarebbe arrivata la batosta un giorno, qualcosa non sarebbe andato per il verso giusto. Se da un lato la odiava per tentare di portargli sfortuna, da un lato, sapeva che lei diceva ciò per lui. Victoria voleva solo che riuscisse a trovare qualcuno che lo avrebbe messo in difficoltà. Che potesse resistergli, dargli fastidio, fargli accendere qualcosa in lui. Drew rideva quando gli diceva ciò. Sapeva che nessuno sarebbe mai stato in grado di sollevarlo da tale apatia, anche se una minuscola parte di lui, quella parte che tentava di lottare contro il suo cinismo, ci sperava. Si distese sul letto con gli occhi chiusi. Quel gioco dell'oca lo stava intrappolando tra le sue caselle.
Riaprì gli occhi quando sentì il suo telefono trillare. Lo prese e sorrise nel vedere che era Victoria.
-Ciao Vic-
-Drew- piagnucolò lei -Non riesco a fare niente di fisica-
Lui rise e si alzò per andare fino alla scrivania.
-Dai, ti spiego io. Dimmi-
Tentò di spiegargli gli esercizi al meglio che poteva. La immaginava con una matita tra i capelli, le mani sulle tempie come se la aiutassero a concentrarsi.
-Grazie Drew! Sei un angelo- esclamò lei dopo una mezz'oretta. Sembrava raggiante dal tono di voce.
Lui rise.
-Lo so, sono il tuo angelo- la schernì lui.
Victoria sbuffò.
-Non ti farò mai più un complimento, ti odio- fece lei. Drew rise più forte.
-Smettila!- borbottò Victoria.
-Dai, sono contento se hai capito- fece lui, schiarendosi la voce.
-Anche io! Diventerò matta prima da giugno, lo so-
-Dai Vic! Andrà tutto bene-
La sentii sospirare.
-Lo spero davvero tanto. Anche se pensare al futuro mi mette ancora più paura-
Drew non poteva capire cosa provasse l'amica e quindi tacque. Lui aveva già il futuro programmato, doveva solo andare avanti una casella per volta.
-Victoria, sei molto intelligente. Vedrai che farai la scelta giusta-
Sentì solo il respiro della sua amica dall'altro capo della cornetta.
-è facile parlare per te, mister cervellone apatico. Ma...é per questo che, nonostante tu sia uno spaccone stupido ti voglio un bene dell'anima- la sentì mormorare.
-Sì ma non abituarti troppo- disse lui, per levarsi da quell'imbarazzo.
-Basta ti odio!-
Entrambi scoppiarono subito a ridere.
-Dai Vic, ci vediamo domani va bene?-
-Sì, ciao Drew, buona notte-
E riagganciò.
Scroccò rumorosamente le nocche quando si sedette al suo posto dopo l'interrogazione di fisica, molto soddisfatto. Scoccò un'occhiata a Victoria, felice di essere riuscita anche lei a prendere un voto decente, cosa per cui solitamente faticava molto. Appena suonò la campanella, Victoria urlò si sporse ed abbracciò forte il suo amico.
-è merito tuo Drew!- esclamò lei felice.
Drew le accarezzò la nuca e rise.
-Prego-
Leonardo le diede una pacca sulla spalla.
-Sei stata brava Vic!-
Lei si allontanò da Drew e guardò Leo raggiante.
-Mi sento onnipotente!- esclamò felice, prima di voltarsi verso Drew -Ora il mio turno di aiutarti!-
Drew la guardò interrogativa.
-Cosa intendi?-
-In generale. Se ti serve una mano...-
-Sai come sono Vic. Io non ho bisogno di aiuto- gonfiò quasi il petto.
Lei scosse la testa.
-Ah quanta pazienza ci vuole con te!- commentò lei.
Leo rise. Poi guardò il suo amico.
-Mi stavi dicendo questa mattina che tua madre ha avuto una promozione...-
Drew annuì.
-Sì in America. Ma non partirà. Penso mi lascino finire almeno il liceo qui.-
Si diressero fuori dall'aula, per godersi un po' di pausa in corridoio, tra il caos di liceali stanchi ed affamati.
-Chissà se aspetteranno loro...- fece Victoria -Insomma, non credo aspettino qualcuno anche se tua madre è famosa -
Drew fece le spallucce.
-Non ne ho idea ma per ora è così. Non posso abbandonare l'Italia ora. E papà la seguirebbe quindi...-
-Sì bhe da un lato è meglio così. Però mi dispiace per Miranda- commentò Leo.
-Quello sì..insomma, mia madre si abbatte spesso, soprattutto se non può accettare certe occasioni. La ritroverò molto triste quando tornerò a casa-
Drew concluse quella giornata scolastica con tale convinzione. Ma, certamente, non si aspettava di ritrovarla a casa. E, per di più, indaffaratissima tra email e chiamate.
-Ciao tesoro!- gli disse non appena lo vide entrare dalla porta, stupito che fosse a casa.
-Cosa fai qui?- chiese lui, faticando a starle dietro. Appoggiò lo zaino vicino al divano e la seguì in cucina.
-Sono indaffarata per la partenza!-
-La partenza?- Drew si sedette a tavola, alzando un sopracciglio accigliato.
-Quella per l'America tesoro-
-Scusa ma...e il mio diploma?- sbraitò lui.
Sua madre scese nuovamente le scale in cerca di qualcosa. Si fermò e guardò il figlio.
-Io e tuo padre partiremo. Non tu- gli spiegò lei. Si avvicinò e si sedette accanto a lui.
-Non voglio che tu interrompa la tua istruzione per il mio lavoro.-
Drew sorrise.
-Mi lascerete a casa da solo quindi?- fece. Già si immaginava le feste che avrebbe potuto dare. Ma sua madre ruppe tale visione.
-Oh non se ne parla. Mi dispiace, ma ci tengo alla mia bella casa.-
-E quindi?- Drew non capiva. La maggior parte dei suoi parenti stretti viveva a New York, non c'era nessuno che potesse ospitarlo per quei mesi.
-Verrai ospitato da uno degli amici imprenditori di vecchia data di tuo padre-
Drew la guardò torva.
-Scherzi vero?-
Sua madre sorrise.
-Io non scherzo mai-
Drew non sapeva più cosa dire. Sperava che continuando a fissare sua madre, lei si voltasse e gli dicesse ridendo "Dai, è uno scherzo", ma non fu così. Aveva talmente tanti pensieri confusi in mente che non riusciva a dire nulla. Finì di mangiare in silenzio e andò in camera sua, sentendo sua madre parlare in inglese al telefono. Non capiva bene come si sentiva, ma sapeva solo che c'era una sensazione nuova che dilagava in lui.  Quasi...paura.
Non aveva mai provato così tanto paura, o ansia. Non sapeva nemmeno cosa volesse dire avere ansia. La sua filosofia era del "Vivere e lasciare morire", vivere appieno ogni situazione, senza preoccuparsi troppo. Ma, in quel momento, si stava preoccupando. Stava succedendo tutto troppo in fretta, e non riusciva ancora a metabolizzare la cosa. Sarebbe stato sbattuto da una famiglia che non conosceva, mentre i suoi genitori sarebbero partiti per l'America. Scosse la testa, cercando di concentrarsi ma non riusciva per quanto ci provasse. Subito prese il telefono e chiamò Leo.
-Ehi Drew- esclamò lui.
-Leo...i miei genitori se ne vanno davvero in America!- esclamò lui.
-Ma che ..?- 
-Mia madre è in pieni preparativi...ha detto che verrò ospitato da amici, non so-
-Tutto così in fretta?- chiese Leo, sorpreso quanto l'amico.
Drew sospirò.
-Capisco sia un'ottima opportunità...però non concepisco questa fretta. Non mi hanno nemmeno chiesto cosa ne penso- Drew strinse i pugni. Era rimasto bloccato in quella casella. Qualcosa non andava. Non era mai successo che venisse scombussolato in tale modo.
Sentì Leo sospirare.
-Almeno potrai finire il liceo Drew. Poi tua madre ama il suo lavoro, ci tiene e vuole dare il meglio anche per voi-
Leo aveva ragione. Sua madre dovette abbandonare la carriera da modella quando era in cinta di lui. Per tenersi vicina al mondo della moda, decise di diventare stilista, per non sentire la nostalgia. Diceva sempre che era contenta, che amava mettersi alla prova. Drew si distese sul letto.
-Sì ma fanculo. Sta di fatto che andrò a vivere con degli sconosciuti- borbottò Drew.
-Dai, ti dispiace solo di non poter  portare a letto delle ragazze in casa tua!- esclamò Leo ridendo.
- Non possono impedirmi del sano sesso- ribatté Drew.
Leo rise. -Fammi sapere cosa succederà- disse l'amico.
-Potrei anche picchiare mio padre.-
-Certo, vivrai in una cella schifosa e sudicia. Preferirei gli amici di tuo padre al posto tuo-
Drew rise
- A domani- riattacco ed appoggiò il telefono sul comodino.
 Quando anche suo padre rincasò quella sera, subito si alzò e scese le scale.
-Papà!-esclamò Drew -Cos'è sta storia che tornate in America?-
-Te lo ha spiegato tua madre no? è per lavoro-
Drew strinse i pugni, fino a far diventare le nocche bianche. Per lavoro. Sempre il lavoro. Per quanto tutto questo gli permettesse di essere benestante, spesso lo aveva odiato. In molte occasioni loro non c'erano "per lavoro", più importante del loro figlio. Dentro di sè, Drew colmava rabbia da diversi anni per questo, ma fingeva sempre che tutto andasse bene per non essere considerato un debole.
-In quale famiglia verrò scaricato?- sbottò, sottolineando con la voce quel scaricato.
-Drew! Lo facciamo per te! Non ti va bene venire con noi per finire il liceo qui, e restare non ti va bene comunque!- esclamò sua madre guardandolo.
Drew scosse la testa.
-Da che famiglia- ripeté, scadendo le parole lentamente.
-Non li conosci- fece suo padre sedendosi a tavola -Il mio amico Blake Shade si è offerto di ospitarti, quando gli ho raccontato il tutto.-
Conosceva la famiglia di nome. Blake Shade era uno degli imprenditori più famosi della zona, anche lui di origini americane, vecchio compagno di scuola di suo padre. Lavorava in ambito economico, supportando diverse aziende con compiti diversi. Probabilmente lo aveva pure conosciuto da piccolo, ma non lo ricordava.
Drew si sedette a tavola senza dire una parola, rintanandosi nel silenzio più profondo.
Non sapeva né cosa dire, e nemmeno cosa pensare.  Mangiò in silenzio, senza sforzarsi di cominciare una conversazione. Si alzò senza dire nulla, rintanandosi in camera sua.
-Ho bisogno dei Queen, devo ascoltare tutta la discografia, ora, subito, immediatamente. Porca miseria!- borbottò.
 
In quei giorni, casa sua era un totale disastro. Piena di vestiti sparsi ovunque, scatoloni e tazze di caffé. Sua madre ne beveva troppo (da qualcuno lui doveva averlo preso quell'amore per il caffè). Drew faceva una fatica immane a concentrarsi su tutto ciò che doveva fare per la scuola, e uscire per andare agli allenamenti di basket lo salvava ogni volta. Afferrava il borsone e scappava via, lontano da quello che era, ormai, diventato un manicomio. Era una giornata grigia, ottobre era alle porte. Camminava con passo sicuro e deciso verso l'allenamento. Distrarsi, doveva distrarsi. Entrò in palestra, e l'odore di sudore lo avvolse. Si diresse in spogliatoio.
-Ehi Drew!-
Il suo amico Daniele lo salutò mentre si allacciava le scarpe da ginnastica.
-Come stai?-
Drew fece le spallucce.
-Insomma-
Daniel lo guardò perplesso.
-Il grande Drew Lawrence non si sente al top?- lo schernì lui.
Drew rise.
-Anche i migliori vacillano-
Uscirono dallo spogliatoio chiacchierando ed entrarono in palestra. Drew aveva sempre amato praticare sport. Lo faceva sentire libero, bene con se stesso, oltre che a tenerlo in forma.
-Ottimo così Drew!- esclamò il mister, durante la partita di allenamento.  I suoi compagni di squadra gli  diedero una pacca sulla spalla. Lui sorrise e si sedette sul parche scricchiolante per prendere fiato. Non si era quasi reso conto che stesse giocando, avendo la  testa completamente altrove. Mentre il mister spiegava le prossime tattiche di gioco da provare, Drew pensava a come, il giorno seguente, sarebbe totalmente cambiata la sua vita. Quando quella mattina i suoi genitori gli avevano comunicato come la loro partenza fosse stata brutalmente anticipata, era come se si fosse svegliato bruscamente. Era passata una settimana ed aveva voluto smettere di pensarci, concentrarsi su altro. Ma sua madre non faceva altro che ricordarglielo, preparando valigie e scatoloni per lui. La sua camera era improvvisamente diventata semi vuota.
Si rialzò dal pavimento, pronto per sfogare la propria frustrazione, e mentre la rabbia continuava ad invaderlo, macinava canestri concentrandosi solo su quello.
-Drew ottimo lavoro!-
Il mister si avvicinò alla fine dell'allenamento, mentre lui prendeva la bottiglietta d'acqua e beveva a lunghi sorsi.
-Cioè, sarebbe stato ottimo se stessi giocando da solo. Ma questo è uno sport di squadra, ricordatelo!- aggiunse un po' duro. Drew annuì e si avviò verso lo spogliatoio senza dire una parola. Dopo essersi cambiato, salutò con un cenno i suoi compagni di squadra con un cenno ed uscì dalla palestra. Uscì attraversando il vialetto immerso nel buio della sera. Fece per tirare fuori l'mp3 dalle tasche ed immergersi in pochi ultimi istanti di rilassamento, quando una figura lo urtò. Lui si girò, lievemente scocciato.
-Scusami! Mi dispiace-
Una ragazza dai neri capelli raccolti in uno chignon si trovava davanti a lui. Aveva il fiatone e le gote rosse. Nonostante il buio, Drew notò subito i suoi grandi occhioni blu. Era avvolta da un giubbotto scuro e da una sciarpa. Era davvero bella. Lui sorrise e scosse la testa.
-Stai bene?- chiese lui scrutandola.
Lei annuì. Afferrò il borsone che era caduto durante l'urto e fece un cenno.
-Bhe scusami ancora. Ciao ragazzino-
Drew si accigliò.
-Ragazzino?-
Ma lei era entrata in palestra, chiudendosi la porta alle spalle.
-Ma guarda questa- borbottò lui indignato, fissando la porta che si chiudeva. Nessuno lo aveva mai chiamato ragazzino. Figurati una perfetta sconosciuta. Una perfetta sconosciuta più grande e bellissima. Scosse la testa ed alzò le spalle
- I'm just a poor boy, I need no symphaty- canticchiò, tornando a casa e ringraziando
i Queen per aver scritto quel capolavoro di "Bohemian Rapsody", che gli faceva compagnia in quel giro dell'oca che si stava rivelando più insidioso ed interessante di quello che pensava.
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Un saluto pieno di biscotti e caffé a tuttiiii
Welcome to la mia nuova follia, o benvenuti a chiunque non mi conosca. Se così è, non leggete le storie scritte prima che sono abbastanza pessime.
Con questa ho abbastanza idee che sto sviluppando pian piano, sono abbastanza avanti nel mio caro file word. Non sapevo assolutamente che genere mettere, non è proprio basato sulla storia d'amore, non è abbastanza giallo per essere un giallo e quindi...boh, l'ho messo così.
Il problema è che la storia si sviluppa un po' lentamente, però spero non vi annoi! Ci sarà tanto di me in molti capitoli, alcuni saranno davvero molto personali.
Drew è un idiota, almeno all'inizio. Poi chissà!
Leo è la sottotrama comica, I love him

Ora mi dileguo, ma volevo dirvi che su spotify trovate una playlist chiamata "Magnolia//Drew Lawrence" e ci sono canzoni citate o che stanno bene e rappresentano questo racconto. Se vi va, dateci un ascolto
Baci e tanto caffé a tutti

Lena
   
 
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