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Autore: Black Drop    15/04/2018    2 recensioni
I quotidiani problemi di Maka Albarn includevano mantenere la sua media scolastica perfetta, tenere a bada gli scatti di rabbia dovuti alla vita sregolata di suo padre e ignorare le ridicole capriole del suo stomaco in prossimità ravvicinata del suo migliore amico.
Poi è arrivata quella fatidica sera.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La strega di Blair


“Come diamine ti è uscito quel risultato?”
Maka alzò il capo, notando Soul che scrutava con astio l’esercizio dal suo quaderno, probabilmente cercando di capire come l’avesse risolto.

Maka roteò gli occhi poi allungò la mano verso il banco dell’amico.
“Fammi vedere.”
Soul le consegnò il suo quaderno con uno sbuffo.
“Chi se ne frega poi di calcolare la percentuale di concentrazione di una stupida soluzione.” borbottò seccato, scivolando più in basso dietro al suo banco.
Maka gli lanciò un’occhiataccia.
“Dovrebbe fregartene, se ti vuoi diplomare.” sibilò con severità.
Soul si limitò ad alzare le spalle, senza sembrare troppo preoccupato.
“Un modo per passare già lo trovo.” fece, con un sorrisetto che non prometteva niente di buono.
“Vuoi farti di nuovo beccare a copiare?” lo sgridò Maka con una smorfia. “Tra l’altro, dubito che lei sarebbe così buona come è stato Barret.” precisò indicando la professoressa Gorgon, seduta alla scrivania intenta a sfogliare i suoi appunti, in attesa che gli studenti finissero gli esercizi.
Soul storse il naso. Non rispose, ma Maka intuì dalla sua espressione che si stava immaginando che disastro avrebbe potuto scatenare.
Medusa Gorgon era, senza mezzi termini, una strega. Per alcuni questa definizione non era solamente metaforica, ma quello era un altro discorso.
Maka pensava che fosse indubbiamente una buona insegnante, era ben preparata e le sue spiegazioni erano chiare. Ma il suo terribile caratteraccio era più che sufficiente per far dimenticare le sue buone qualità.
Soul sbuffò sonoramente.
“Ma io non li riesco a capire questi cazzo di esercizi!” si lamentò, sollevando appena la voce.
Maka gli tirò un colpo, intimandogli con un cenno di fare silenzio. Medusa sollevò gli occhi e osservò gli studenti per un secondo, prima di tornare a guardare nuovamente in basso.
“Non è possibile che questa matta scateni questo terrore generale, comunque.” sussurrò Soul con irritazione. “E tutto perché qualche idiota si è lasciato sfuggire la storia della rinoplastica.”
Maka tentò di trattenere una risata, con scarso successo. Si nascose dietro al quaderno di Soul che stava ancora esaminando.
“Tu ci credi?” gli chiese in un sibilo.
Soul fece spallucce. “Perché, tu no?”
Maka guardò la professoressa, incerta. Indubbiamente aveva un naso dalla forma davvero strana.
“Insomma, non mi sembra molto naturale.” commentò Soul in prossimità del suo orecchio. “Le hanno fatto la faccia da serpente.”
Maka si coprì di nuovo col quaderno, cercando di soffocare le risate.
“Almeno adesso è in sintonia con la sua vera natura.” continuò lui, imperterrito.
Maka si accasciò sul banco, cercando di fare più silenzio possibile. Non poteva assolutamente scoppiare a ridere in quel momento.
Sentì Soul sghignazzare al suo fianco e allungò un braccio verso di lui alla cieca, finché non trovò la sua gamba e lo pizzicò. Lui si irrigidì di colpo, mordendosi il labbro per non imprecare.
“Smettila di dire cavolate. Se mi fai finire nei casini, ti ammazzo!” sbottò Maka, sempre tenendo il tono di voce più basso possibile.
Soul ridacchiò perfidamente e Maka lo colpì con il suo stesso quaderno. Si guardò intorno, immediatamente, ma a parte le persone nei banchi vicini a loro, nessuno sembrava essersi accorto di nulla. Medusa era sempre alla cattedra.
Maka lanciò un’altra occhiataccia a Soul, tornando poi a guardare il suo esercizio in cerca dell’errore. Lo sentì sbuffare per l’ennesima volta.
“Io la odio la chimica. Non ci farò mai niente, nella vita, con la chimica.” bofonchiò, imbronciato.
“Hai invertito il divisore e il dividendo, qua.” lo informò Maka con semplicità, ignorando le sue lamentele. “Se li scambi, ti dà il mio stesso risultato.”
Soul riprese il suo quaderno e osservò l’esercizio come se lo avesse offeso personalmente. Mentre iniziava a correggerlo, Maka tornò ai suoi appunti e si concentrò sul problema seguente.
“Comunque, non hai ancora detto niente della cena di ieri.” iniziò Soul, dopo qualche secondo di silenzio.
Maka smise di scrivere e strinse la penna.
“Te ne ho già parlato ieri.” rispose evasiva. Sentiva lo sguardo di Soul addosso.
“Non hai detto un granché.” ribatté lui. “Per lo più hai continuato a ripetere quanto fossi arrabbiata.”
Maka si raddrizzò e lo guardò a testa alta.
“Tu non lo saresti?” chiese con aria di sfida.
Soul sospirò, vagamente a disagio. Probabilmente si stava già pentendo di aver iniziato quella conversazione.
“Tuo padre ti dice che ha una fidanzata, una vera e propria, dopo più di sei anni in cui si è dato alla pazza gioia e si è portato a letto metà della popolazione femminile del Nevada.” iniziò Maka con tono aspro. “E proprio quando pensi che finalmente abbia messo la testa a posto, ti presenta una del genere. Tu non saresti arrabbiato?”
Si guardarono in silenzio per qualche secondo, Soul sembrava incerto su cosa dire e Maka si stava innervosendo sempre di più, solamente ripensando alla sera precedente.
“È così tanto più giovane?” chiese Soul, sibilando.
Maka strinse il bordo del banco con forza, storcendo le labbra.
“Ha ventotto anni.” sputò.
Soul fece un veloce calcolo. “Dai, otto anni di differenza non sono poi così tanti.” fece, cercando di placarla. “Insomma, poteva essere molto peggio.”
Maka lo fulminò con lo sguardo.
“Soul, ha ventotto anni. Vuol dire che mio padre sta uscendo con una che ha solo dieci anni in più di noi!” chiarì con disgusto.
Soul lanciò un’occhiata nervosa verso la professoressa.
“Abbassa la voce.” mormorò cauto.
“E tu allora non farmi pensare a cose che mi fanno innervosire.” borbottò Maka, stizzita.
Ignorò l’occhiata storta di Soul e tornò al suo esercizio.
“Però, non capisco perchè ti ha fatto arrabbiare così tanto.” continuò lui, facendosi più vicino per farsi sentire meglio. “A parte l’età.”
Maka sbuffò, guardandolo male. Voleva i dettagli?
“È esattamente il tipo di ragazza per cui mio padre perde solitamente la testa. Una gallina, che ride alle sue battute idiote, si veste come una spogliarellista ed è una potenziale alcolista.” spiegò con rabbia. Solo ripensare a quando l’aveva vista entrare in casa, le metteva un nervoso incredibile addosso.
Soul sembrò intuirlo, perché la osservò con cautela. Sembrava che si stesse sforzando di non sorridere, e se solo si fosse azzardato Maka gli avrebbe tirato un ceffone.
In realtà, probabilmente Soul riusciva a vedere il lato comico di quella storia, proprio perché era esterno alla situazione. Perché in fondo, se si sforzava, anche Maka riusciva a vederlo. Aveva appena descritto l’anima gemella di suo padre. Il problema era che invece che farle venire voglia di ridere, le veniva da piangere.
“Fa la barista.” continuò a raccontare. Ormai aveva iniziato, e Soul si sarebbe sorbito tutte le sue lamentele. Dopotutto era lui che aveva insistito con le domande. “Passa le sue serate a riempire i bicchieri agli ubriaconi come papà.”
Maka notò Soul stringere le labbra in una linea sottile e corrugare le sopracciglia.
“È così che si sono conosciuti?” le chiese, con la faccia di uno che stava provando seriamente a rimanere impassibile e non mettersi a ridere, e che si sentiva in colpa di conseguenza.
“Sì.” rispose Maka cupamente.
Soul emise una specie di risata strozzata, che camuffò prontamente con un colpo di tosse.
Maka incrociò le braccia sul petto e lo guardò stizzita. Era vero, quella situazione aveva un che di tragicomico, ma se si fosse messo davvero a ridere, non gliela avrebbe fatta passare liscia.
“Scusa.” mormorò lui, con aria colpevole.
Maka fece per rispondergli, ma fu sovrastata dalla voce di Medusa, che nel mentre si stava alzando dalla cattedra.
“Visto che vi state dando alle chiacchiere, suppongo che abbiate finito i vostri esercizi.” proferì a voce alta, scrutando tutti gli studenti con un sorriso perfido, prima di appoggiarsi al lato della scrivania. “Chi viene a correggere?”
Con un’imprecazione sussurrata, Soul si lasciò scivolare nuovamente sulla sedia, in modo da abbassarsi. Maka sapeva che in quei momenti malediceva il suo colore di capelli come non mai. Roteò gli occhi.
Qualche banco più in là, Ox Ford si offrì volontario, andando alla lavagna e sottolineando continuamente come avesse trovato le soluzioni in maniera veloce e pratica, finendo molto prima di tutti gli altri.
“Leccaculo.” sibilò Maka, tra i denti. L’unica risposta che ricevette fu un’altra risata strozzata da parte di Soul, che ormai aveva la testa quasi all’altezza del banco.
Gli lanciò un sorrisetto, mettendo momentaneamente da parte la rabbia accumulata.
Non valeva la pena pensarci troppo e rodersi il fegato.
Per il resto della giornata non tornarono sull’argomento.
Soul era distratto da Black Star, che continuava a parlare di questa meravigliosa Tsubaki che stava cercando di conquistare, e Maka ne approfittò per allontanarsi con Liz.
Non aveva detto niente all’amica, o avrebbe già subito un terzo grado anche da parte sua.
Soul era l’unico con cui ne aveva fatto parola, prevalentemente perché era quello che conosceva meglio la sua famiglia e di conseguenza la persona con cui si sarebbe vergognata di meno di una simile situazione.
In realtà, sapeva che Soul non l’avrebbe forzata a parlare di qualcosa di cui non voleva. Il problema era che, in fondo, Maka avrebbe voluto parlarne, avrebbe voluto dire ogni cosa, sputare fuori tutta la sua rabbia. Ma sapeva anche che invece di sfogarsi, sarebbe riuscita solo ad infuriarsi ancora di più. E per il momento non ne aveva davvero voglia.
Le bastava tornare con la mente alla sera prima, giusto per sentire di nuovo il fastidio immane che aveva provato. A quando quella ragazza era arrivata, con quel vestito attillato e decisamente troppo piccolo per lei, le unghie laccate di rosa, i capelli tinti di viola perfettamente ordinati, e il trucco di una modella.
L’aveva guardata sbattendo le lunghe ciglia sugli occhi dorati e un sorriso malizioso sulle labbra dipinte di rosso.
“Tu devi essere la piccolina di Spirit. È un vero piacere conoscerti.” le aveva detto con tono mieloso e petulante, prendendole le mani nelle sue.
Maka era rimasta pietrificata. Già da quel primo incontro, sapeva benissimo di non sopportarla.
Si sforzò di pensare ad altro, fino a quando Soul non riprese momentaneamente l’argomento, dopo la scuola.
“Come si chiama, comunque?” le chiese, mentre raggiungevano la moto nel parcheggio del liceo.
Maka fece una smorfia.
“Blair.” sputò fuori, come se fosse un insulto.
Soul si girò a guardarla con uno strano sorriso.
“Mi stai dicendo che la settimana scorsa, mentre noi guardavamo The Blair Witch Project, tuo padre stava uscendo con una che si chiama Blair?” fece sghignazzando.
Maka ci ragionò per qualche secondo, prima di capire dove volesse arrivare. Si ritrovò a ridere anche lei, suo malgrado.
“Oh mamma!” disse con una risata molto cupa. “Blair è la strega!”


 

Passò poco più di una settimana da quella fatidica prima cena, prima che la rivedesse. E in quell’arco di tempo Maka aveva tentato in tutti i modi di rimuovere dalla sua memoria anche solo l’esistenza di Blair.
Aveva strategicamente evitato l’argomento con Soul, per quanto poteva, e non aveva ancora avuto il coraggio di parlarne con Liz. L’amica si era resa conto che qualcosa non andava, visto che, come le aveva detto, la trovava persino più isterica ed irascibile di Kid davanti alla torre di Pisa. Maka aveva fatto una smorfia e aveva assicurato, in un borbottio stizzito, che era tutto a posto.

In realtà, ovviamente, si rendeva conto anche lei di essere nervosa. Quando parlava con suo padre sentiva sempre l’irrefrenabile impulso di essere sgarbata, e se lui anche solo nominava Blair, Maka andava subito in escandescenza.
Soul le aveva detto che avrebbe dovuto trovare un modo di scaricare tutta quella rabbia, o avrebbe finito per ferire qualcuno. Dopo di che si era portato le braccia alla testa, pronto a ripararsi da eventuali librate. Maka si era limitata a incenerirlo con lo sguardo.
Onestamente, non sapeva neanche bene cosa la irritasse maggiormente. Blair non le piaceva. Non le piaceva il suo modo di comportarsi, di vestirsi, di parlare con gli altri. Non le piacevano le sue domande inopportune come ‘Ce l’hai il ragazzo?’ e i sorrisi maliziosi che lanciava a chiunque si rivolgesse a lei. Non le piaceva il modo in cui guardava suo padre, perchè le faceva venire la nausea.
Poi, c’era anche il fatto che suo padre ricambiava gli sguardi di Blair con altrettanta passione, e questo Maka non riusciva davvero a sopportarlo. Aveva mandato all’aria un matrimonio di dieci anni perché non era capace di essere fedele ad una donna che affermava di amare. Come poteva, adesso, comportarsi come se Blair fosse la persona che aspettava da tutta la vita?
Aveva passato una sola sera con lei, ed era stato abbastanza perché notasse tutti quei particolari e li riproducesse a ripetizione nella sua mente, finché non si arrabbiava così tanto che sentiva quasi il bisogno di urlare.
Si vergognava di questo. Aveva mostrato solamente un frammento del suo stato d’animo e solamente a Soul.
Lui, un po’ per spirito di conservazione, un po’ perchè le voleva bene, ormai cercava di esorcizzare l’argomento come meglio poteva. Avevano continuato a scherzare sulla strega di Blair ogni volta che nominavano la donna e Maka doveva ammettere che quelle battute idiote la facevano sentire un po’ meglio.
Continuava a ripetersi che non andava bene giudicare qualcuno a primo impatto, ma aveva avuto una pessima impressione di Blair, la settimana prima, e non si sentiva molto propensa a cambiare idea.
Perciò quando suo padre la informò di averla invitata nuovamente a cena, Maka non riuscì a fare a meno di riaccumulare tutta di colpo l’ira che stava meticolosamente mettendo da parte.
Spirit le aveva chiesto di aiutarlo coi preparativi, e poi le aveva detto di mettersi un vestito carino.
Maka aveva arricciato il naso infastidita. Anche la settimana prima le aveva fatto la stessa richiesta e si era pentita di avergli dato retta. Tanto, il codice vestiario sarebbe stato stravolto dalla loro ospite, perciò non importava cosa avrebbe messo.
Era stata tentata di presentarsi direttamente in pigiama, solo per far innervosire suo padre, ma alla fine si era tenuta gli stessi vestiti che aveva indossato per andare a scuola quella mattina.
Mentre apparecchiava osservò suo padre che cucinava, con irritazione. Si stava persino sforzando di preparare una cena quasi decente, per questa tipa.
Spesso Maka si chiedeva come fossero sopravvissuti tutti quegli anni senza morire di fame o avvelenarsi. Né lei né suo padre erano questi gran cuochi, riuscivano a fare il minimo indispensabile e in maniera che fosse appena commestibile. Poi Maka ricordava che anche quando sua madre viveva con loro la situazione non era diversa. Mamma d’altronde non cucinava mai.
Si lasciò distrarre momentaneamente dal pensiero di sua madre, chiedendosi quale sarebbe stata la sua prossima tappa e quando le avrebbe spedito un’altra cartolina.
Blair arrivò con qualche minuto di ritardo, una bottiglia di vino scadente da discount e un vestito ricoperto di strass che di coprente aveva molto poco.
Maka fece del suo meglio per ignorare i suoni umidi emessi dal salutarsi di Spirit e la ragazza, soffocando l’impulso di lanciare piatti e bicchieri contro la parete.
“Ciao, Maka. È così bello rivederti.” Blair le si avvicinò per baciarle leggera una guancia e le narici di Maka furono invase dal suo profumo.
Le mostrò un sorriso tirato e poi tornò a sistemare le posate sui tovaglioli.
“Che si mangia di buono?” chiese Blair sedendosi senza troppi complimenti.
“Pollo abbrustolito” rispose cupamente Maka. Era sicura che suo padre l’avesse dimenticato in forno quando era arrivata Blair. Non puoi mica fermarti a pomiciare quando cucini!
Spirit portò a tavola le teglie con il cibo e si sedette al fianco di Blair, prendendole la mano.
“Scusa, tesoro, credo di aver cotto un po’ troppo la carne.”
Blair ridacchiò maliziosamente, rigirandosi una ciocca di capelli viola tra le dita. “Non preoccuparti. Ti farai perdonare.”
“Oddio, no.” Maka non sapeva se sentirsi più in imbarazzo o disgustata.
Si sedette a tavola facendo più rumore possibile.
Vederli lì davanti a lei, in quegli atteggiamenti e dicendosi certe cose, le faceva venire la nausea. Voleva solo mangiare la sua porzione di pollo bruciato e contorno, dopo di che sarebbe andata a nascondersi in camera sua e magari avrebbe chiamato Soul per lamentarsi un po’.
Assaggiando le patate constatò che, al contrario del pollo, avrebbero avuto bisogno di qualche altro minuto. Suo padre doveva essersene reso conto perché continuava a guardare la teglia e le due ragazze nervosamente. Blair continuava a ridere e Maka si chiese se avesse già assaggiato il vino mentre arrivava.
“Allora Maka, che mi racconti?” le chiese bevendo un generoso sorso dal suo bicchiere. Il rossetto rimase intaccato e perfetto sulle sue labbra e Maka si chiese quale magia avesse fatto.
“Non molto” bofonchiò lei, non sapendo cosa rispondere.
Blair la guardava con un sorriso snervante, come se la sapesse lunga. Aveva il mento poggiato sul palmo della mano, i capelli viola che le ricadevano sulle spalle nude e il trucco perfetto. Sembrava una bambola e Maka la trova terribilmente fastidiosa.
“Non stai studiando troppo, vero?” esclamò Blair con una risata. Maka strinse i denti.
“Sto studiando il tanto che mi serve” disse tra i denti. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era un’aspirante matrigna che le dava della secchiona.
Spirit si schiarì nervosamente la gola. “Maka è la prima del suo anno. E di tutta la scuola. È così intelligente.”
Invece di ricambiare il sorriso di suo padre, Maka addentò con ferocia la sua coscia di pollo senza farsi troppi problemi. Stava cercando di apparire come un padre presente e attento a sua figlia, tutto pur di farsi ammirare dalla squinzia di turno. Gli avrebbe lanciato il suo dannato pollo bruciato addosso, se non fosse stato uno spreco di cibo.
“Sei davvero in gamba.” le disse Blair dopo un altro sorso. “Spero solo che tu ti diverta anche, ogni tanto.”
Maka la scrutò con astio, indecisa se risponderle che passava le sue giornate chiusa in casa, china sui libri, o che in realtà passava le notti tra un festino e l’altro a farsi di acidi.
Suo padre intervenne prima che potesse dire qualcosa di irreparabile. “Ovvio che non studia e basta.”
“Beh, non che tu possa saperlo. La maggior parte del tempo a casa non ci sei.” commentò aspramente Maka.
Spirit deglutì e Blair emise un risolino nervoso.
“Su, ora non litigate” fece mielosa.
Maka sbuffò, lasciando cadere il discorso.
Si limitò a mangiare, ascoltando passivamente gli assurdi discorsi di Blair e suo padre. Voleva essere dappertutto fuorché lì.
Blair continuava a poggiare le mani sulle spalle o le ginocchia di Spirit e lanciargli sguardi che Maka trovava davvero rivoltanti. Implorò silenziosamente pietà.
Mentre Spirit sparecchiava, Blair fece scivolare la sua sedia verso di lei, il sorriso sempre sulle labbra.
“Allora, Maka” iniziò sorridente. “Che dici se magari un giorno andiamo a farci un giretto insieme? Potremmo fare shopping!”
Maka non voleva per niente fare shopping con Blair, avrebbe finito per riempire l’armadio di vestiti osceni come i suoi.
“Sì, potreste andare martedì! Il martedì è il giorno libero di Blair” si intromise Spirit e Maka lo fulminò con lo sguardo. Blair stava annuendo e la guardava sbattendo le palpebre sui suoi occhioni dorati.
“Martedì non posso!” sbottò Maka, più brusca di quanto volesse. “Devo fare già qualcosa… con Soul.” aggiunse poi, per non farla sembrare troppo la scusa campata in aria che era.
Spirit fece una smorfia.
“Sei sempre con lui. Potresti anche cambiare, di tanto in tanto” si lamentò. Ecco che riniziava con i suoi ridicoli attacchi di gelosia.
Blair sembrò illuminarsi. Si sistemò meglio sulla sedia con gli occhi che le brillavano.
“Soul? Non è la prima volta che parlate di questo Soul!”
Maka sapeva dove sarebbe finita quella conversazione. Voleva andarsene.
“È il figlio degli Evans, abita qui a fianco” borbottò Spirit, leggermente infastidito. Ma Blair guardava Maka con aria quasi famelica.
“Ed è il tuo ragazzo?”
Amico!” intervenne di nuovo Spirit, con tono tendente all’isteria. “Quel teppistello deve solo provare a toccare la mia bambina, e gli farò vedere io cosa si merita!”
“Papà, finiscila” ringhiò Maka, zittendolo all’istante.
Blair sembrava sempre più incuriosita e Maka si chiese perché le piacesse così tanto ficcarsi negli affari altrui.
“Siamo amici da sempre” spiegò senza perdersi in dettagli.
“Ooh!” Il sorriso di Blair sembrava farsi sempre più largo e Maka iniziava a trovarla leggermente inquietante. “Che bello! E, dimmi, lui è carino?”
Se prima aveva dubbi, ora Maka era sicura di non voler andare a fare shopping con Blair. Doveva proprio essere così invadente?
Non voleva rispondere a questa domanda, e non solo perché suo padre la stava guardando con gli occhi da cucciolo bastonato.
“Insomma, è… dipende da cosa intendi.” balbettò incerta.
Blair lanciò un veloce sguardo a Spirit e poi tornò a sorriderle con aria complice. Che però non fu ricambiata.
“Amici da sempre, eh?” ripeté con tono sognante. “Ah, com’è bello avere un amico d’infanzia. Immagino che siate proprio inseparabili, no?”
Maka fece spallucce. Stava iniziando a sentirsi a disagio.
“Vi dite tutto, vi raccontate tutti i vostri segreti,” continuava l’altra, il sorriso che si allargava sempre di più ad ogni parola. “Vi conoscete meglio di chiunque altro.”
Maka deglutì. Questa conversazione aveva assunto una piega molto strana e non sapeva come uscirne.
“Oh, per favore!” sbottò Spirit, il volto paonazzo che quasi si confondeva con i capelli. “Solo perché erano insieme all’asilo non vuol dire che siano così… attaccati!”
Ignorando la ridicola scelta di parole di suo padre, Maka sospirò quasi di sollievo. Blair sembrava aver colto l’irritazione dell’uomo e non premette più, cambiando pure discorso.
Per la prima volta nella vita, la gelosia di suo padre le era stata di aiuto. Era riuscita a salvarsi da una conversazione alquanto scomoda e Blair non si era neanche offesa con nessuno.
Così circa un’ora dopo si era ritrovata in camera sua, questa volta davvero in pigiama, le cuffie sulle orecchie ad ascoltare musica per cui Soul non faceva che prenderla in giro, e scrivere furiosamente messaggi a quest’ultimo.
Se Maka avesse dovuto essere davvero onesta, non avrebbe saputo dire perché fosse così tanto arrabbiata con Blair. Forse era il suo essere invadente, forse era il fatto che non riusciva a tenere le mani lontane da suo padre. In ogni caso, non le piaceva per niente e non avrebbero mica potuto costringerla ad andarci d’accordo.
Tanto come minimo si sarebbero lasciati dopo neanche un mese. Suo padre non era fatto per mantenere relazioni stabili. Tantomeno monogame.









Ehilà!
Ho aggiornato prima di quanto avessi programmato, speriamo di continuare così. xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Grazie per aver letto! Per ogni commento si riceve anche un abbraccio virtuale

Alla prossima :D
  
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