Vuoto
Mi
siedo stanco su delle
ceste di vimini abbastanza resistenti e appoggio la schiena e la testa
ad un
muro.
Mi
sento così stanco.
Porto
il viso coperto dal
perenne cappuccio calato sul mio volto e osservo il cielo. Nero.
Stellato.
Immenso. Libero.
Il
cappuccio mi si abbassa
quel tanto per mettere in mostra il mio volto a chiunque sarebbe
passato di lì.
Sbuffo.
Chi potrà mai
passare sopra un tetto? Forse una guardia, ma in quel caso non avrebbe
molto
tempo per guardarmi.
Socchiudo
gli occhi. Il
venticello che soffia quella notte è così
rinfrescante...
Poi
li chiudo
completamente, ma non mi addormento, no. Ho i sensi troppo
all’erta per
riposarmi, dono di anni di attività. Dono... E adesso come
diavolo parlo?
Mi
faccio compassione da
solo, sembro un predicatore, un inculcatore di vane idee e speranze
nelle menti
delle ignare persone. Sarei uno dei tanti che si appostano nelle
città per
portare avanti guerre indette da
Dio.
Ma
quale Dio? Un Dio che
ci porta alla crisi, alla fame, al dolore, alla disperazione, alla
pazzia? Un
Dio che ci incoraggia, per non dire obbliga, a sporcarci le mani del
liquido
più nobile, più utile, più
indispensabile, ma più ripugnante che ci sia? Un
liquido dal colore nobile, ma che puzza terribilmente, e alla fine il
suo odore
nauseabondo non ci lascerà mai più, anche se ci
mutileremmo le nostre stesse
mani?
No,
no...è solo la pazzia
dettata da stupidi e inetti uomini.
Ho
ancora gli occhi
chiusi, vorrei tenerli ancora così per
l’eternità, a sentire il vento farsi
sempre più forte e gelido. A sentire l’odore della
pioggia che si è avvicinata
fin qui in così poco tempo, e che adesso aspetta soltanto il
momento giusto per
riversarsi sulle strade e i tetti di questa città.
Rimango
immobile, quando
sento una goccia d’acqua cadermi sopra il labbro, sopra la
cicatrice.
A
quel tocco essa sembra
bruciare, come a farmi ricordare il mio compito.
Sbrigati,
corri, vola.
Alzo
la mano destra e me
la sfioro, come per calmare quella fastidiosa sensazione. Per calmare i
ricordi
che mi assillano,
Quella
cicatrice...è una
firma, la firma che mi lega ad un pazzo. La prova schiacciante di una
fedeltà
così vana ma così opprimente.
Tolgo
la mano da lì, non
devo pensare a queste cose adesso.
Nel
mentre altre gocce
d’acqua cadono, diventando una tipica esile pioggia di
primavera.
Rimango
ancora in quella
posizione per qualche minuto, per accogliere sul mio corpo
quell’acqua che
scende dal cielo, che adesso è ricoperto da uno spesso
strato di nuvole nere.
Chiudo
di nuovo gli occhi
e allargo le braccia. E mi faccio trafiggere da quelle gocce
così fredde e
agghiaccianti. Così purificatrici.
Per favore, lavate il mio
animo.
Ma
ormai è troppo sporco
per porvi rimedio. È stato toccato troppo dalla morte di
innocenti che sono
capitati sul mio cammino. Sporcato da uomini che non hanno avuto il
tempo di
guardare in volto il loro assassino, di difendersi.
Suonano
le campane, due,
tre, quattro volte. È ora di andare. È ora di
volare come un vecchio avvoltoio
per reclamare sangue.
Mi
alzo agile, mi sposto
verso il bordo del tetto e salto. Raggiungo molto velocemente la
sporgenza del
tetto di fronte e continuo la mia folle corsa.
E
nel mentre sento il
vento entrare nel cappuccio e sfiorarmi il viso, come nessuno potrebbe
fare.
E
sento la pioggia
bagnarmi tutto il corpo, i vestiti in spessa stoffa si appesantiscono
un poco,
un peso nullo per me, e che si muovono confusi, accompagnati dal soffio
del
vento e incoraggiati dai miei veloci movimenti.
E
nel mentre sento l’acqua
scorrere sotto i miei piedi, rendendo scivolosa qualunque tipo di
superficie.
Sorrido
tra me. Se un
altro assassino mi vedrebbe, mi additerebbe come un pazzo. Mi direbbe
di
scendere, mescolarmi tra le ombre e spezzare la vita altrui
silenziosamente, e
non rischiare di spezzarmi il collo.
Si,
forse rischio la vita
adesso, ma ne vale davvero la pena. Una motivazione
c’è, ma gli altri non
potrebbero capire. È solo in momenti come questo che sento
l’adrenalina
scorrermi prepotente nel corpo, è solo adesso che mi sento leggero. Si, perchè quando
uccido, quando scappo dalle guardie e
penso solo a come sopravvivere, in me non scorre
quell’euforia che tutti
provano, io provo solo disgusto.
Disgusto la mia lama ancora
imbrattata di sangue.
E
paura.
Paura per altre vite che
potrei
spezzare con una facilità assurda.
Però
questa non è tutta la
verità. Mi piace perchè mi illudo,
perchè ho un’effimera parvenza di
libertà.
Mi sento libero, è tutto quello che anelo. Ma so che
ciò non durerà più di
qualche istante.
E
questa... “libertà” io
la posso trovare solo in due occasioni, capaci di liberare il mio
spirito:
quando corro, anzi, volo...contro
il
vento, e quando faccio ciò che mi sto accingendo a fare.
Sono
all’estremità di una
trave e davanti a me solo il vuoto. Sento che i piedi mi scivolano a
contatto
con il legno. Sorrido. Da quanto tempo era che non lo facevo
accompagnato dalla
pioggia?
Non
mi rispondo neanche, e
immediatamente mi butto a testa in giù e allargo le braccia,
come se stessi
volando davvero, come se fossi realmente
un’aquila.
E
mentre volo, la corsa di
prima svanisce. Nessuna emozione che ho provato in vita mia
può eguagliare
questa, quella sensazione alla base dello stomaco,
quell’euforia...ma tutto
finisce.
Mi
giro sulla schiena e
precipito dentro un grandissimo cumulo di stoffe e abiti.
Mi
alzo da quella massa
fradicia e mi guardo: sono atterrato sul secondo piano di una casa, a
poche
centinaia di metri dal mio obbiettivo.
Adesso
qualcun’altro
sorriderebbe al mio posto, ma io no, non ce la faccio in tutta
coscienza.
Comunque, qualunque sia il mio stato d’animo, arrivare al mio
bersaglio adesso
è gioco da ragazzi, il suo palazzo si staglia proprio
dinanzi a me.
Ricomincio
a correre, ma
questa volta mi faccio più cauto, sotto di me ci sono decine
di guardie. Certo,
non hanno torce con loro, ma nulla impedisce loro di utilizzare
l’udito per
scovarmi.
Arrivo
finalmente al muro
del palazzo e, dopo essermi appoggiato ad un paio di decorazioni che
sporgevano, arrivai ad una finestra che avevo già notato nei
giorni precedenti,
durante le mie varie investigazioni.
Mi
isso su di essa e mi
siedo per osservare meglio l’ambiente all’interno.
Per mia fortuna, le finestre
di quell’enorme stanza erano numerose ma piccolissime, ad
eccezione di una che
sovrastava uno dei lati corti della sala e lo occupava interamente con
la sua
grande e colorata vetrata.
Guardo
sotto, è in atto
una cena indetta dal signore locale stesso, ma l’ora
è ormai tarda e, per paura
di incontrare gente come me, la
maggior parte degli ospiti se ne sono già andati,
però ancora qualche famiglia
nobiliare occupa i posti di quelle immense tavole ormai già
liberate dai piatti
e calici sporchi, ed il signore in persona. Ancora i musicisti non
hanno
abbandonato la festa, e il re, palesemente ubriaco, continua la sua
festa
godendosi lo spettacolo di un giullare, ma soprattutto la bellezza di
varie
donne attorno a lui.
Scuoto
il capo, e subito e
mi spingo sotto e atterro silenziosamente su un balcone sotto di me. La
sala è
cosparsa per tutto il suo perimetro, solitamente hanno un valore
puramente
estetico, ma questa sera vi sono appostati numerosi arcieri che puntano
all’interno della sala.
Stanno
aspettando me,
ma...perchè solo loro? Perchè non ci sono altre
guardie all’interno?
Chiudo
un attimo gli occhi
e, appena l’arciere si ferma di spalle dinanzi a me, mi
avvicino e con enorme
pietà, estraggo la lama nascosta nella mano sinistra. Gli
poso la mano destra
sulla bocca e spingo la sinistra nel suo collo. Sento penetrare la
lama, sento
i suoi muscoli cedere, sento il sangue scorrere caldo, e mentre esala
il suo ultimo
sospiro, lo accompagno al suolo.
Subito
dopo volo
dall’altro balcone e uccido velocemente tutti quei soldati,
colpevoli solamente
di servire la causa sbagliata.
Arrivato
all’ultimo
balcone, scendo agile e mi porto dietro al signore. La solita solfa:
gli porto
la mano destra sul mento e sul collo mentre lo spingo verso di me, e
con la
sinistra faccio scattare il meccanismo della lama nascosta e sfioro il
suo
collo con essa.
-Dite
le vostre ultime
preghiere.
-Le
mie ultime preghiere?
Ahah! Che alto senso dell’umorismo, assassino.
Piuttosto...dite le vostre!
A
quel punto il giullare
salta e si porta al mio fianco, allora comincia a colpirmi con una
spada corta.
Ed è come se danzassimo, nei movimenti veloci ed eleganti,
che lottiamo per un
ideale, no...per un ordine. Continuiamo così per qualche
secondo, ma poi la mia
lama si fa strada nella sua carne, e lui cade a terra esanime.
Il
signore mi guarda
sbalordito da solo, abbandonato ormai dai suoi ospiti e dalle sue
cortigiane
urlanti.
Con
uno scatto fulmineo non
gli do il tempo di scappare, avvicino la lama nascosta nuovamente al
suo collo.
-È
finito il tempo delle
vostre orrende macchinazioni. Riposate in pace?
-Cosa?!?
Tu dici questo a
me, assassino? Tu, che non sei altro che un burattino nelle mani di un
pazzo
omicida?!? Almeno assassino, io ho avuto il dono della libertà.
Se ho deciso di impazzire l’ho fatto secondo la mia
volontà!!! AHAHAHAHAH!!!!
Mi
spazientisco, perchè?
Forse perchè quel lurido verme obeso...ha ragione?
Comunque
penetro la lama
nella sua carne, e la sua risata è l’ultima cosa
che si sente primo di un
gorgoglio strozzato.
Subito,
prima dell’arrivo
delle guardie, rifaccio la strada inversa, e nuovamente, posso volare nella notte.
È
quasi l’ora dell’alba, e
io sono nuovamente sui cesti di vimini di questa notte.
Guardo
il cielo,
abbandonando con lo sguardo le strade della città piene di
soldati che mi
cercano invano.
Adesso
non piove più, ma
non cambia poi molto.
Mi
sento di nuovo stanco come questa
stessa notte.
Le
parole del mio
obbiettivo mi assillano, mi rimbombano nella testa e nella mia
coscienza.
-Maledetto
pazzo...
Lo
sussurro ad un
destinatario che non voglio definire. Dopo tutto siamo in mondo fatto
di pazzi.
E questi pazzi mi hanno cancellato l’anima, mi hanno svuotato
di tutto ciò che
credevo e sentivo...
Me
ne devo andare, presto
i soldati giungeranno qui, ma mi sento pesante.
Eh,...quanto
pesa la
coscienza...
E
comunque mi sento così
vuoto dentro...
Così vuoto...
Vi prego, Salvatemi!
Ebbene
eccomi!^^
Allora,
piccola (...) one-shot
tutta per voi! Ehm...non so se è esattamente OOC (maledetto
computer che si
blocca sempre e non mi lascia finire Assassin’s Creed!!!!!!!
>.<) ma
comunque ho fatto un piccolo sforzo per questo esperimento!
^^”(prima one-shot,
prima volta che parlo di Altair, prima volta che uso il
presente...è tutto un
esperimento! XD) Beh, non che mi sia venuta un granché (fa
schifo) però non
perchè ma mi piace almeno un pochino...mah! Comunque, siete
liberi di non
commentare, ma comunque se avrete l’ardire di farlo vi
risponderò nel prossimo
di Assassin’s Revenge...
Oooook,
ciau ciau a tutti,
e un bacio dalla vostra P.G.!!!!