Unavoidable Cyclical Future
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3 anni. Tanto era passato dalla Quarta Guerra Mondiale Ninja ma nonostante ciò i ricordi di quei giorni erano vividi nella mente di chi li aveva vissuti. Il mondo, tuttavia, si era avviato verso un periodo di pace e di collaborazione fra Villaggi, lasciandoci alle spalle periodi bui e bellicosi.
Kakashi, suo malgrado, era stato insignito del titolo di Hokage divenendo il successore di Tsunade. Nonostante non avesse mai ambito a tale titolo, per via delle responsabilità che comportava, il suo regno nei 3 anni di carica non fu ne burrascoso ne sfiancante; l’unica minaccia che dovette affrontare fu quella del misterioso Toneri Otsutsuki sconfitto da Naruto in un duello senza esclusione di colpi, alla fine di un’ impegnativa missione di recupero.
Per
il Sesto Hokage quindi le giornate proseguivano tutte uguali; quella
che stava per iniziare però si sarebbe differenziata e
distinta dalle precedenti. Nemmeno lui avrebbe mai immaginato che
qualcosa del genere avrebbe potuto succedergli.
Kakashi aprì gli occhi, svegliato dal suono digitale della
sveglia, e, come di routine, svolse i suoi quotidiani esercizi
mattutini per mantenersi in esercizio. Aveva preso sul serio il suo
nuovo incarico quindi, consapevole di non poter usufruire dello
Sharingan, si allenava giornalmente così da affinare
ulteriormente le sue capacità. D’altronde ora lui
era l’Hokage cioè la massima autorità
all’interno del Villaggio.
Conclusa la consueta serie di esercizi si recò in bagno facendosi una doccia gelata, si cambiò e si preparò un caffè. Un caffè amaro. Il caffè amaro infatti gli ricordava il passato, le difficoltà di un periodo che ormai sembrava appartenere ad un’altra epoca ma che, nello stesso tempo, continuava a rivivere nella sua mente ogni giorno, come se non si fosse mai concluso.
Si affacciò quindi alla finestra, sorseggiando quel caffè amaro e bollente mentre osservava quel Villaggio di cui era divenuto il leader. Il cielo era azzurro, con alcune nubi bianche che sembravano quasi dipinte sopra esso, una fresca brezza mattutina permeava le strade e il sole, debolmente, si affacciava alla superfice del pianeta tramite una multitudine di raggi che filtravano da quelle candide nubi.
L’attenzione
di Kakashi fu rapita dalla coppia formata da Naruto e Hinata che, mano
nella mano, stava procedendo lentamente lungo la via. Sembra che i due
dovessero incontrarsi con Sakura e Ino che comparvero improvvisamente
da dietro l’angolo.
I 4 iniziarono a conversare e, sebbene non capisse cosa stessero
dicendo, era chiaro che Naruto, confermando la sua
imprevedibilità, avesse detto qualcosa fuori posto,
generando l’ira di Sakura che con un pugno lo fece volare
dall’altra parte della strada. Ino rideva senza freni per
quanto successo mentre Sakura sbolliva la rabbia e Hinata correva a
prendersi cura dell’amato senza sensi.
Kakashi, sorridendo per quanto avvenuto, pensò che se avesse
avuto ancora lo Sharingan avrebbe potuto leggere loro le labbra,
comprendendo cosa avesse fatto infuriare Sakura. Lo Sharingan
però era uno di quei frammenti di passato che non sarebbero
mai più tornati, svaniti con la scomparsa di Obito.
Continuando
a fissare la situazione si rese conto di quanto fossero cresciuti i
suoi allievi. Erano ormai adulti, ninja completi e lontani da quei
ragazzini che incontrò una decina d’anni
prima. Era felice. Davvero felice nel vedere come quel
ragazzino biondo, un tempo bistrattato da tutti, fosse riuscito a far
breccia nell’animo altrui, salvando prima il suo villaggio e
poi il mondo intero per ben due volte. L’aver trovato quindi
l’amore rappresentava solo l’ultimo passo prima
della coronazione di quel sogno che si portava dentro fin da bambino.
Kakashi sorrise ancora spostando il suo sguardo su Sakura. Il carattere
della kunoichi non era cambiato, ma aveva sviluppato una bellezza in
cui raramente ci si imbatte, maturando un fascino senza tempo.
Inevitabile quindi che i pensieri del Sesto Hokage si focalizzassero
sull’ultimo e più problematico dei suoi allievi:
Sasuke Uchiha.
L’espressione del Sesto Hokage si fece seria e pensierosa:
“Dove Sei Sasuke? Sei riuscito a trovare delle
risposte? A scrollarti di dosso quel senso di colpa che ti ha spinto a
partire?”.
Il suo sguardo tornò a posarsi su Sakura: “Sai?
Penso che Sakura continuerà ad aspettarti indipendentemente
dalla data del tuo ritorno. Dovessero passare anni lei sarà
là quanto varcherai la soglia del Villaggio tornando dal tuo
lungo viaggio”.
Si fermò per un istante iniziando a fissare il cielo per poi
continuare a pensare: “Non lo fa trasparire ma le
manchi più di qualsiasi altra cosa…”.
Fu in quel momento che un falco comparve all’improvviso,
planando sopra i tetti delle abitazioni della via per poi tornare a
librarsi in cielo scomparendo all’orizzonte.
Kakashi pensò che non poteva trattarsi di un coincidenza,
sicuro che fosse un messaggio del Fato desideroso di comunicargli che
il suo ex-allievo stava bene. I pensieri del ninja, come il silenzio
che permeava l’abitazione, furono però interrotti
dal suo cellulare che, vigorosamente, stava vibrando sopra il tavolo in
mezzo alla cucina.
Si avvicinò al tavolo, appoggiò la tazza di
caffè e, prendendo in mano il telefono, rispose senza
nemmeno guadare il display consapevole di chi ci fosse
dall’altra parte.
“Sei preoccupata?” disse
Kakashi rispondendo.
“Buongiorno anche a te! –
esordì ironicamente l’interlocutore- Voglio
solo assicurarmi che sia pronto e preparato…non è
ancora tornato vero?” disse la misteriosa kunoichi
dall’altra parte della cornetta.
“No…non ancora. Suppongo sarà
qui a minuti comunque” rispose con calma e
tranquillità Kakashi.
“Sembra abbia preso quel tuo brutto vizio di
arrivare costantemente in ritardo…”
continuò lei.
Kakashi stava rispondendole di non preoccuparsi quando sentì
il campanello suonare.
“Eccolo…sembra che finalmente sia tornato”
disse l’Hatake con fermezza.
“Bene…lascio tutto nelle tue mani. E
Kakashi…niente, lascia stare…ci vediamo
là” non disse altro concludendo la
conversazione.
Kakashi ripose il cellulare in una tasca e si avviò verso la
porta aprendola con delicatezza.
“Ciao Obito…era ora. Hai finito il giro?”
disse Kakashi con un insolito tono confidenziale e rassicurante.
Quello che gli stava davanti era un bambino di 6-7 anni che sembrava
essere la sua fotocopia più giovane. Anche lui portava una
maschera che ne copriva mezzo volto, aveva dei capelli
“spinosi” che, orientati verso sinistra, andavano a
formare un ciuffo e, infine, un’espressione decisamente
rilassata con tanto di palpebre calanti come lo stesso Kakashi.
Tuttavia, sebbene pettinatura e sguardo fossero uguali, il colore dei
suoi capelli era di un intenso castano ramato mentre i suoi penetranti
occhi erano intensamente verdi.
“Certo - rispose prontamente
il ragazzo - ormai conosco perfettamente la struttura e la
topografia del Villaggio”
“Perfetto…ti sei riscaldato quanto
basta. Non penso che per te l’esame per diventare Chunin
possa rappresentare un ostacolo. Lo sai che ho piena fiducia nelle tue
capacità” affermò Kakashi,
rivolgendosi nuovamente al ragazzo con familiarità.
“Certo…lo so bene. Non ti
deluderò…Padre”
***
Note
dell’Autore
Il titolo fa riferimento all’inevitabile destino che investe certi individui che nulla possono contro di esso. Kakashi non ha mai dimostrato nessun tipo di ambizione ma inevitabilmente, considerando quanto ha sempre incarnato, il Fato ha fatto si che dovesse prendersi determinate responsabilità.
Dopo essere stato nominato Hokage, in virtù delle sue capacità, a Kakashi non rimaneva che divenire padre per poter tramandare la figura dell’ “uomo perfetto” agognato dall’intera popolazione femminile del Narutoverse. E chi, meglio della donna perfetta, avrebbe potuto dare alla luce il figlio del Sesto Hokage?
Riguardo la sua identità non mi dilungo supponendo che sia chiara e palese.
E direi che ho detto tutto quel che dovevo dire.
See You Space Shinobi^^