Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Moonwitch    02/07/2009    1 recensioni
Hogwarts, vacanze di Pasqua del sesto anno... qualcosa romperà un' amicizia solida come una roccia e i segreti saranno rivelati.
Genere: Romantico, Triste, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nonostante si fosse ancora solo alla metà di Aprile, quello era un pomeriggio eccezionalmente caldo ed assolato. Le Vacanze del periodo di Pasqua volgevano al termine e il Castello era nuovamente pieno di studenti, tra quelli che non se ne erano mai andati e quelli che erano già tornati dalle loro case per riprendere le lezioni di lì a poco. Tra questi studenti, c’erano due grandi amici, un ragazzo e una ragazza, entrambi Grifondoro del Sesto anno, entrambi Mezzosangue, veramente molto attaccati tra loro e che avrebbero fatto di tutto l’uno per il bene dell’altro: lui era Harry Potter, un ragazzo piuttosto carino, con profondi occhi verdi, capelli neri perennemente in disordine, una cicatrice a forma di saetta stampata sulla fronte, un animo immenso, molto coraggio e un passato segnato dalla morte dei suoi genitori per mano del più grande Mago Oscuro; lei si chiamava Sarah Halliwell, capelli lunghi, lisci e scuri, occhi castani e intensi, carnagione chiarissima, amica fedele e un’anima a tratti più da Serpeverde che da Grifondoro. Magari fu anche per questo che la ragazza si innamorò perdutamente di quello che era il nemico giurato di Harry da quando i tre avevano messo piede in quella scuola, sei anni prima; un amore dichiarato, ricambiato e consumato fino in fondo, seppur sempre nascosto agli occhi di tutti quegli abitanti del Castello, migliori amici compresi, che non fossero i due diretti interessati. Il ragazzo in questione era Draco Malfoy, un giovane Serpeverde di ottima famiglia, ricco e di gran bell’aspetto, con gli occhi color ghiaccio e i capelli così biondi da poter sembrare bianchi a seconda della luce, un odio profondo per Harry Potter e per i Mezzosangue, molta ambizione e un’anima tutt’altro che candida.
In quel famoso pomeriggio, accaddero più cose di quante forse l’intera storia di Hogwarts possa raccontare; di sicuro accadde molto di più di quanto i tre adolescenti potessero mai aspettarsi.
Con le lezioni sospese e le giornate completamente libere da qualsiasi impegno che si potesse giudicare davvero serio, Harry e Sarah trascorrevano buona parte del proprio tempo a girellare insieme per il Castello, chiacchierando del più e del meno, alla ricerca di qualche passaggio o stanza segreti e di qualche nuovo e affascinante mistero da scoprire. E stavano facendo appunto questo quando, passando davanti ai bagni dei ragazzi al sesto piano, sentirono qualcuno singhiozzare oltre la porta socchiusa. I due amici si guardarono per un istante, incerti sul da farsi; poi Sarah decise di andare a vedere: era quasi certa di aver riconosciuto la voce della persona che piangeva nella solitudine del bagno come quella del suo amato, così chiese a Harry di aspettarla fuori della porta, ‘che tanto sarebbe stata in grado di cavarsela da sola e comunque l’avrebbe chiamato in caso di bisogno d’aiuto. Lui obbedì e così la ragazza aprì la porta ancora un po’ e con delicatezza scivolò all’interno della stanza, richiudendo poi l’uscio dietro di se’, riuscendo a non produrre il benché minimo rumore.
Davanti a lei, Draco Malfoy le dava le spalle, aggrappato con le mani ai lati di un lavandino, la testa china in avanti. Stava tremando, piangeva, le lacrime scorrevano sul bel volto pallido e dentro il lavandino sudicio. Parlava tra se’, diceva piano: “Nessuno può aiutarmi… Non posso farlo… Non posso… Non funzionerà… Ma se non lo faccio, e presto, mi ucciderà…”
Sarah rimase come fulminata: non l’aveva mai visto così e pensava addirittura che non fosse nemmeno in grado di assumere un tale comportamento. “Chi ti ucciderà?” disse piano, con voce dolce.
Il ragazzo si voltò di scatto, impaurito, lanciando una Maledizione contro la persona che era venuta a disturbarlo. Sarah schivò la fattura cacciando un piccolo urlo, che bastò ad allarmare Harry, il quale irruppe nel bagno con la Bacchetta sfoderata proprio mentre Draco stava abbassando la sua, essendosi reso conto di non avere davanti un nemico. “Lasciala stare!” minacciò.
“Harry, va’ via” disse calma la ragazza fissando Draco e dando le spalle all’amico, che non rispose, ma che rimase immobile dov’era.
Il volto di Draco assunse una sfumatura violacea per la rabbia che aveva dentro: possibile che l’unica persona che avesse mai amato, stesse ora tentando di tradirlo, di fargli confessare il suo segreto più grande e oscuro, consapevole del fatto che Potter avrebbe saputo tutto, visto che origliava dietro la porta sotto suo ordine? Le puntò di nuovo la Bacchetta contro, stavolta volontariamente. “Volevi fregarmi?!” disse brusco.
“Cosa? No, Draco, io non… Harry, va’ via!” rispose la ragazza, assumendo un tono alterato nel pronunciare le ultime tre parole.
Di nuovo, Harry non si mosse.
“Andiamo, sii sincera!” incalzò Draco impaziente.
“Tz! Proprio tu parli di sincerità, Malfoy!?” esclamò Harry in tono sarcastico.
“Miseriaccia, Harry… Vuoi andartene sì o no?!” gridò Sarah spazientita voltandosi di scatto verso l’amico.
“Se proprio vuoi saperlo… no!”
La ragazza si passò allora una mano sul volto, come per voler asciugare un sudore che non c’era, e si rivolse di nuovo a Malfoy: “Draco, io… non sapevo neanche che tu fossi qui! Sono entrata perché passando ho sentito qualcuno singhiozzare e ho riconosciuto la tua voce e…” Si arrestò, perché il ragazzo le era caduto davanti in ginocchio, di nuovo in lacrime, la Bacchetta abbassata. “Ti prego, non rendere la mia vita più difficile di quanto già sia…” le disse piano tra i singulti causatigli dal pianto.
Sarah gli tese una mano e lo aiutò a rialzarsi; lo fece avvicinare a se’ e tenendogli una mano disse dolcemente: “Draco, io ti giuro che…” Ma non riuscì a finire la frase, perché alzandole di nuovo gli occhi in viso Draco aveva scorto Harry con la coda dell’occhio e un nuovo sentimento di rabbia lo pervase: sgusciò via dalla presa della ragazza, si fece davanti a Potter ed estrasse nuovamente la Bacchetta: “Avada…”
“Sectumsempra!” lo interruppe Harry lanciandogli prontamente un contrattacco.
L’Incantesimo colpì Malfoy in pieno: il sangue schizzò dal suo volto e dal suo petto come se fosse stato colpito da una spada invisibile; barcollò all’indietro, lasciò cadere la Bacchetta dalla mano afflosciata e piombò sul pavimento con un tonfo sommesso.
“Draco!” urlò la ragazza in preda al panico e alla disperazione, lanciandosi sul suo corpo. “Tu!” gridò poi furibonda verso Harry, che era rimasto immobile esattamente dov’era prima, shockato da ciò che aveva visto, ma, soprattutto, da ciò che aveva appena fatto. “Tu! Maledetto! Che tu sia maledetto, Harry Potter!”
Il ragazzo cominciava ad aver veramente paura e tentò di scappare. “Non così in fretta” mormorò la ragazza, con una fermezza che non si addiceva assolutamente alla situazione. “Petrificus totalus!” gridò, estraendo la sua Bacchetta e puntandola contro il suo amico, che all’istante cadde a terra con un tonfo, Pietrificato.
In quel momento, Mirtilla Malcontenta apparve da dentro un cubicolo. “Ma, che succede qui?” disse con la sua vocetta senza capire.
Mirtilla era una Mezzosangue morta per mano del Basilisco custodito nella Camera dei Segreti quando anche Lord Voldemort frequentava Hogwarts, tanti anni prima; da allora, il suo fantasma viveva nel bagno delle ragazze al secondo piano (dove era stata uccisa), disturbando con le sue lamentele tutte coloro che vi si avventuravano e spostandosi di quando in quando negli altri bagni per mezzo delle varie tubature. Quando vide Draco a terra, che debolmente raspava il proprio petto con le mani, il corpo e la piccola zona intorno insanguinati, gridò spaventata: “Assassinio! Assassinio nel bagno!”
Sarah alzò di scatto la testa verso di lei, come se l’avesse notata solo allora, e le disse con la voce più calma e razionale che riuscì a trovare: “Mirtilla! Mirtilla, ascoltami.”
Il fantasma si calmò un po’ e si predispose ad ascoltarla.
“Mirtilla, vai a cercare aiuto. Scandaglia tutti i bagni, finché non trovi qualcuno che ci possa realmente aiutare. Ok?”
Malcontenta annuì e si tuffò in uno scarico. Sarah si chinò allora di nuovo sul corpo di Draco: perdeva parecchio sangue e respirava sempre più affannosamente. Si tolse la camicia che indossava e la strappò in tanti pezzetti, per tentare di tamponare le ferite; fece il possibile, ma bastava appoggiarla sui tagli, che la stoffa diventava subito di un rosso scuro, intrisa di sangue.
Dopo pochi minuti, Mirtilla riapparve: “Stava facendo la doccia; arriva” disse.
“Chi?” le chiese Sarah con la voce rotta; ma il fantasma non fece a tempo a risponderle, che la porta si spalancò e Severus Piton irruppe nella stanza infilandosi alla buona il mantello sopra la camicia visibilmente indossata di fretta, i capelli bagnati attaccati al viso.
Insegnava Pozioni, ma la sua più grande aspirazione era la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure; era un uomo sui trentacinque anni, la pelle olivastra, capelli neri e solitamente unti che gli ricadevano sul viso, voce bassa e melliflua, ex Mangiamorte, un odio profondo per Harry Potter, per suo padre e la sua banda e dei modi di fare decisamente enigmatici.
Irruppe nella stanza, dicevamo, e si guardò rapidamente intorno; vide il corpo di Draco sul pavimento e vi si avvicinò lesto. “Mirtilla, va’ a chiamare Silente” disse inginocchiandosi accanto a lui mentre la ragazza si faceva da parte. Si chinò sul ragazzo, estrasse la Bacchetta e la passò sopra le profonde ferite provocate dalla maledizione, borbottando un incantesimo che sembrava quasi una canzone e di cui Sarah non riuscì a comprendere le parole. Il flusso di sangue parve rallentare; Piton asciugò quello che restava dal volto di Malfoy e ripeté la formula. Le ferite parvero ricucirsi, ma il ragazzo non si riprese. Il Professore recitò la formula ancora un paio di volte, senza ottenere altro effetto. Fu così che, assalito da un terribile presentimento, gli prese un polso e constatò l’ineluttabile realtà: Draco Malfoy era morto. Si voltò piano verso la ragazza, che si era accovacciata a poca distanza, attenta a tutto ciò che accadeva, e scosse leggermente la testa in segno di diniego. “Mi dispiace” sussurrò.
“Cosa? No, non è possibile…” balbettò Sarah incredula. “Non è possibile!” urlò stavolta in lacrime gettandosi di nuovo sul corpo del ragazzo spingendo da parte il Professore. Come poteva essere morto?! Come poteva essere stato ucciso?! E per di più dal suo migliore amico?! Piton le si avvicinò con fare amorevole, le si inginocchiò accanto, si tolse il mantello e ve la avvolse; poi la strinse a se’ e, dolcemente, cominciò ad accarezzarle i capelli, come se potesse infonderle coraggio e sollievo col suo semplice gesto. “Puoi dirmi cosa è successo?” le disse piano.
La ragazza annuì e, sottovoce, cominciò a raccontare tutto. Quando scoprì che era stato Harry Potter a causare tutto quello, Piton si bloccò all’istante, mutò espressione in un ghigno di disprezzo profondo e disse con una voce del tutto in accordo: “Dov’è adesso?”
La ragazza, ancora in lacrime e tremante, si divincolò dall’abbraccio, allungò una mano e indicò il corpo di Harry Pietrificato in un punto nell’ombra accanto alla porta. L’uomo guardò la statua, poi di nuovo la ragazza con un’ espressione mista tra il sorpreso e il compiaciuto.
In quel momento, la porta si aprì di nuovo ed entrò Albus Silente.
Questi, era il Preside della scuola. Un uomo piuttosto anziano, ma ancora sveglio e attivo, capelli e barba lunghi e argentati per l’avanzata età, eccentrico, stravagante nei modi di fare e di vestire, Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso della Confederazione Internazionale dei Maghi, membro di prim’ordine del Wizengamot, il Tribunale magico, l’unico essere che Lord Voldemort abbia mai temuto, un affetto profondo nei confronti di Harry Potter, un passato avvincente e una sviscerata passione per le stranezze.
Dopo aver ascoltato con estrema attenzione la storia di tutto quello che era successo, l’uomo predispose che tutti e tre i ragazzi fossero portati in infermeria: Harry per essere riportato al suo stato naturale, Sarah per essere calmata dopo lo shock subito e Draco per avere un posto dove stare finché non fosse venuta sua madre a prenderne il corpo per dargli degna sepoltura.
Quella sera stessa, Potter se ne tornò nel dormitorio di Grifondoro, mentre Malfoy giaceva inanime dietro un paravento a pochi letti di distanza da quello in cui Sarah versava lacrime su lacrime, incapace di riprendersi. Il Professor Piton era stato a trovarli e la ragazza pensò che anche lui doveva aver accusato molto la perdita del bel Serpeverde, perché aveva passato parecchio tempo dietro il paravento.
Passarono alcuni giorni senza che Sarah si alzasse, mangiasse o reagisse a qualunque cosa: il corpo di Draco era ormai stato portato via e lei si era chiusa ancor più dentro se stessa. L’unica persona con la quale, bene o male, interagiva, era il Professor Piton. Così, dopo due settimane che la storia andava avanti in questo modo, fu deciso che la ragazza fosse trasferita dall’infermeria agli appartamenti dell’uomo: sonnecchiava nel suo letto (non era più riuscita a fare un sonno intero dal giorno dell’ incidente, poiché continuava ad averne continue visioni) mentre lui la vegliava amorevolmente seduto su una poltrona accanto a lei; mangiucchiava qualcosa se lui, con una pazienza e un affetto che fino ad allora gli erano stati estranei, la imboccava; parlavano di ciò che si diceva nella Scuola o sul Profeta; ogni tanto ridevano persino, quando lui le raccontava, per tentare di tirarle su il morale, i disastri, veri o inventati che fossero, combinati a Pozioni dai ragazzini del primo anno… A lungo andare, ciò le giovò notevolmente, tanto che verso la metà di Giugno la ragazza riprese a frequentare le lezioni e riuscì addirittura a dare l’esame finale.
A fine anno, Sarah non volle tuttavia separarsi dal suo “Angelo protettore”, come lo definiva lei, per paura di cadere di nuovo nello stato pietoso che l’aveva accolta fino a non molto tempo prima; fu così che trascorse le vacanze a Spinner’s End, a casa di Piton, dove i suoi genitori andavano a trovarla ogni tanto, informati della situazione e concordi sul fatto che la ragazza, almeno per il momento, sarebbe stata meglio lì.
Spinner’s End era una strada in un paesino Babbano praticamente disabitato: gli edifici dall’intonaco scrostato, le finestre rotte e i cancelli arrugginiti, l’atmosfera perennemente plumbea, il fiume nero per la sporcizia, le sponde del suo letto ingombre di rifiuti, i lampioni rotti, le sporadiche e scheletriche volpi che si aggiravano nella zona in cerca di cibo… nulla lasciava pensare che da quelle parti potesse ancora vivere qualcuno. Era la tipica zona industriale abbandonata, con la vecchia ciminiera che possente svetta su tutto come un grande dito ammonitore. Ma la tristezza dell’ambiente pareva non toccarla minimamente, fintanto che restava col suo caro “Angelo”.
I giorni e le notti trascorsero tranquillamente, allo stesso modo in cui erano trascorsi negli ultimi mesi a Hogwarts: lei dormiva nel suo letto mentre lui la vegliava amorevolmente seduto su una poltrona accanto a lei; parlavano di ciò che si leggeva sul Profeta e di tante altre cose; ridevano, persino senza avere più bisogno di aneddoti sui pivellini del primo…
Finché una di quelle notti, la verità più amara e insieme più dolce che Sarah potesse mai scoprire, venne a galla. Era metà Agosto; l’aria era afosa e più inquinata del solito, il cielo coperto da immense nuvole nero pece, cosicché nessuna stella ne’ tantomeno il chiarore della Luna poteva brillare su Spinner’s End. La fievole luce delle candele si era spenta già da un po’ in casa di Severus, ma lui, al contrario di Sarah, ancora non dormiva: la osservava come incantato, seduto sul ciglio del letto accanto a lei; la guardava, e ad occhi aperti sognava di poterle dare almeno un bacio, solo uno… La ragazza si spostò un poco, senza svegliarsi, e le lenzuola si fecero da parte, mostrando le sue gambe nude, lisce e snelle, e uno spallino della corta camicia da notte di seta nera scivolò malizioso da una spalla; un brivido percorse Severus e capì che un bacio non gli sarebbe mai bastato: voleva molto di più, anche se già sapeva che tanto non avrebbe mai potuto ottenerlo. Chiuse gli occhi, ricacciò a forza la voglia che l’aveva assalito, respirò profondamente e riaprì piano le palpebre; la ragazza non si era mossa di un millimetro: le gambe e la spalla erano rimaste scoperte, esattamente come pochi istanti prima. Anzi, ora era illuminata da un fievole raggio di Luna che era riuscito a farsi largo tra le nubi minaccianti tempesta e, se possibile, appariva ancora più bella, con la candida pelle che riluceva di quel pallore. Di nuovo quella voglia prese Severus, sempre più forte, sempre più potente e più radicata dentro di lui. Non sapeva resistere, non ci riusciva… ma non voleva neanche fare del male alla ragazza, ne’ costringerla a fare l’amore con lui...non poteva, non voleva farle violenza. “Solo un bacio, solo una volta, solo una… penserà di sognare” si disse alla fine. Così le accarezzò delicatamente il corpo con una mano, la baciò sul collo una, due, tre volte… Era sempre più difficile fare resistenza, porsi un freno… Avrebbe voluto che fosse sveglia e altrettanto presa adesso, avrebbe voluto sentire le sue mani sfiorarlo, le sue labbra baciarlo, udire i suoi sospiri di piacere… e poi avrebbe voluto riscaldare i loro corpi nudi sotto le lenzuola con il semplice contatto della loro pelle, stare abbracciati, baciarsi… chissà come sarebbe stato amarsi! Amare e, per una volta nella sua vita, essere ricambiato… Sussurrò il suo nome: le avrebbe detto che si sentiva attratto da lei e poi sarebbe successo quel che doveva succedere: gli avrebbe gettato le braccia attorno al collo, l’avrebbe baciato e gli avrebbe detto che anche per lei era così, o addirittura che lo amava; oppure avrebbe pianto, urlato, si sarebbe arrabbiata e l’avrebbe odiato. Nuovamente stava per tentare di svegliarla, quando un insolito senso di colpa lo pervase. Scese in salotto, estrasse la Bacchetta ed evocò il suo Patronus, che uscì dalla finestra lasciandosi dietro una scia argentata.
Poco dopo, davanti all’uomo si materializzò una figura alta e snella, vestita di nero, con un cappuccio calato sugli occhi.
“Scusa se ti ho chiamato a quest’ora” disse Piton calmo.
La figura si scoprì lentamente il viso, alzò lo sguardo e disse, in tono leggermente allarmato: “E’ successo qualcosa a Sarah?”
L’uomo scosse la testa in cenno di diniego: “No… è a me che sta succedendo qualcosa.”
La figura lo guardò senza capire, cercando sul volto del Professore, illuminato dal debole fascio di luce proveniente da un freddo lampione sulla strada, un indizio che potesse aiutarlo a comprendere quello che stava dicendo.
“Mi sento sempre più attratto da lei…” disse Severus in un sussurro.
Un brivido attraversò il suo interlocutore, un sentimento di rabbia, di delusione lo pervase… “Come ha potuto?!” urlò.
“Non gridare: Sarah sta dormendo al piano di sopra! Io non so come è potuto succedere… è che è così bella, così… così…”
“Così sensuale…” finì l’altro, sospirando. “Ma lei era mia!” gridò di nuovo, estraendo la Bacchetta e puntandola contro il petto dell’uomo.
Proprio in quel momento Sarah, svegliata dal rumore fatto dai due, si affacciò, preoccupata e un po’ assonnata, dalla base delle scale che portavano al piano superiore, stringendo la Bacchetta nella mano destra. Ci mise poco a capire cosa stesse succedendo, ma attese comunque qualche istante prima di attaccare; quando finalmente stava per farlo, il ragazzo premette ancora di più la Bacchetta contro il petto di Severus, facendo un passo in avanti ed entrando così a sua volta nel fascio della luce giallastra del lampione. Un senso di smarrimento pervase la ragazza e la Bacchetta le cadde di mano: era veramente lui? No, non poteva essere: era morto, lei stessa aveva assistito alla sua fine… eppure, l’effetto che la luce produceva su quei capelli era pressoché inconfondibile: l’aveva già visto altre volte, giù a Hogsmeade, quando la portava ai “Tre Manici di Scopa”, la sera… Non aveva mai conosciuto nessun altro con cui le luci giocassero a quel modo… Decise di bruciare l’effetto sorpresa che il silenzio mantenuto fino ad allora poteva riservarle e, affatto convinta del tutto, pronunciò il suo nome a mezza voce; il ragazzo si voltò di scatto, la Bacchetta ancora puntata contro Piton, il volto illuminato dal lampione: era lui, non c’erano più dubbi; non era cambiato minimamente nel corso degli ultimi mesi: l’attacco subito non aveva lasciato segni, le cicatrici erano scomparse. Gli corse incontro, si abbracciarono, gli appoggiò una mano sulla spalla e gli disse calma: “Ti prego, non farlo…”
Draco guardò di nuovo negli occhi l’uomo che gli stava davanti, la Bacchetta ormai abbassata. “Aveva giurato di proteggerti…” disse alla ragazza.
“Ed è quello che ha fatto! Se non ci fosse stato lui, io sarei morta! Mi ero lasciata andare così tanto, che… è merito suo se sono qui ora” rispose lei riconoscente.
“Voleva portarti via da me!”
“Cosa?” domandò stupita la ragazza, facendo correre lo sguardo incerto da Draco a Severus e viceversa.
“Ti ha protetta per raggiungere il suo scopo!”
“Questo non è vero!” gridò l’uomo. Poi ammise, abbassando il viso: “Nel corso di questi anni sei diventata davvero una splendida ragazza; il vederti era un dolore così piacevole! Essere così attratto, eppure così consapevole dell’ impossibilità di una storia con te… Dopo l’incidente nei bagni, dopo aver visto in quale stato eri, sarei morto piuttosto che assistere alla tua dipartita. Pregai perché tu reagissi in qualche modo… e quando mi accorsi di essere io colui che poteva aiutarti, di essere diventato il tuo unico appoggio, feci di tutto per te e vidi un po’ più vicino il coronamento del mio sogno, soprattutto dopo esserti trasferita qui. Ma mai e poi mai ho approfittato del tuo dolore per avvicinarti a me!”
Sarah si sentì come se il suo cuore avesse saltato un battito: era stato lui allora a baciarla pochi minuti prima! E lei che pensava fosse il suo amore che era tornato in sogno… Calde lacrime presero a rigarle il volto, un sentimento di delusione misto a rabbia la pervase, anche se, tuttavia, non riusciva a odiarlo del tutto. Così si rivolse a Draco e sottovoce, asciugandosi gli occhi, gli disse: “Ti prego, non fargli del male, ma portami via da qui.”
Il ragazzo annuì, scoccò un’ultima occhiata di disprezzo verso l’uomo, abbracciò stretta l’amata e le sussurrò dolcemente: “E’ finita, amore mio. E’ finita.”
Un attimo dopo, la coppia si materializzò all’interno della camera da letto di una vecchia casa in legno, piena di polvere, mezza diroccata, con le assi cigolanti e le finestre tappate da sudice imposte mezze rotte. “Dove siamo?” disse la ragazza guardandosi intorno.
Draco la condusse per mano a una delle finestre. “Guarda” le disse.
Lei allora sbirciò attraverso un asse della persiana rotta e in lontananza intravide il castello di Hogwarts. “La Stamberga Strillante…” mormorò incredula. Sorrise e abbracciò il ragazzo, lo baciò e poi gli disse: “Spiegami cosa è successo.”
Si sedettero sul letto e lui cominciò a raccontare: “Ricordi il giorno dell’attacco nel bagno? Quando Piton arrivò per darmi soccorso, mi sussurrò di fingermi morto e così feci. Per questo mi portò lui stesso in infermeria e per questo volle occuparsi di tutto lui: perché nessuno scoprisse la verità. Ricorderai anche che passò molto tempo con me dietro il paravento: stavamo concordando come mandare avanti il tutto: cosa fare con mia madre, cosa fare con te, dove nascondermi, come poter apparire veramente morto… decidemmo che avrei bevuto il “Distillato della Morte Vivente”; avvertì mia madre del piano e fingemmo il mio funerale, cercando di fare più pubblicità possibile alla cosa; nottetempo, Piton e mia madre profanarono la tomba e mi portarono via; mi dettero un antidoto per farmi risvegliare e mi condussero qui; poi il Professore la riaccompagnò a casa e le modificò la memoria, cosicché credesse di avermi perso davvero: tempo fa Piton mi disse che ancora oggi la povera donna va tutti i giorni a piangere su quella che dovrebbe essere il mio sepolcro.
La decisione di non dirti la verità fu mia: volevo proteggerti e volevo che tu potessi tornare felice senza di me, che da quel momento in poi avrei condotto una vita più rischiosa del solito, una vita che non volevo che anche tu conducessi.
Così, è da pochi giorni dopo l’incidente che vivo nascosto qua, senza poter mai uscire, con Piton come unico contatto…”
“Sì, da quando ti ho rivisto avevo immaginato qualcosa del genere… ma perché hai fatto tutto questo? E che c’entrava Piton?” chiese la ragazza senza capire.
Draco rimase in silenzio per qualche istante, poi si scoprì il polso sinistro, rivelando il Marchio Nero. “Forse l‘avevi già capito… Da quando mio padre è stato arrestato l’anno scorso, sono stato arruolato nei Mangiamorte, più per costrizione che per scelta… L’Oscuro Signore mi affidò un compito fin troppo grande per me e così mia madre andò da Piton, facendogli giurare che mi avrebbe aiutato a portarlo a termine e protetto. Sapevo di questa cosa, e così, non appena mi sono reso conto che non ce l’avrei mai fatta ad andare fino in fondo, mi sono rivolto a lui… e lui ha mantenuto la promessa.”
“Quale compito?” domandò Sarah, seria.
Draco sospirò, poi ammise: “Avrei dovuto uccidere Silente, ma non ce l’ho fatta…” Fece una pausa, poi disse singhiozzando: “Perché non ce l’ho fatta?”
“Perché non sei un assassino!” rispose dolcemente la ragazza prendendogli le mani. “Io non credo che tu sia in grado di freddare una persona così, senza un motivo preciso!”
“Ma tu non sai di che cosa sono capace, non sai che cosa ho fatto! Ho quasi ucciso Katie Bell e Ron Weasley, nel tentativo di arrivare a Silente! Ho lavorato di nascosto tutto l’anno nella Stanza delle Necessità, cercando di riparare un’ Armadio Svanitore per far entrare i Mangiamorte nella scuola…” disse piangendo.
Lei gli prese allora il volto tra le mani, accarezzandolo e asciugandogli delicatamente le lacrime: “Hai ragione, amore mio: tu sei capace di grandi cose… perché anche tu sei una grande cosa…” gli disse dolcemente.
Draco le prese allora una mano e se la fece passare attorno alla vita, si avvicinò alla ragazza, le accarezzò una guancia e la baciò. “Ti amo” le sussurrò poi. Lei sorrise, gli passò una mano dietro la testa, tra i capelli, lo baciò appassionatamente, gli si sedette sulle ginocchia, lo baciò di nuovo e gli tolse il mantello e la camicia. Raggiunse i cuscini e si distese; Draco la raggiunse immediatamente; si inginocchiò accanto a lei e la tirò a se’. “Sono stati terribili questi mesi senza di te” mormorò la ragazza mentre lui le faceva scivolare lentamente la camicia da notte, baciandola sul collo. Nel giro di pochi minuti si ritrovarono entrambi distesi e senza abiti, completamente travolti dalla passione. Alla fine, si addormentarono abbracciati, i due corpi nudi a stretto contatto sotto le lenzuola di bianca seta fresca.
Vissero felicemente per diverso tempo: la ragazza usciva spesso, andava a Hogsmeade a fare provviste, a comprare tutto quello che serviva loro per andare avanti, stando sempre attenta a non farsi riconoscere e a non farsi seguire. Tutto filava liscio, finché qualcuno cominciò ad avere dei sospetti: così, nonostante tutto quello che faceva per difendere la sicurezza sua e di Draco, la ragazza iniziò a essere seguita, spiata, tenuta d’occhio senza che lei se ne accorgesse… Fu così che portò Peter Minus a scoprire dove abitava e con chi.
Peter Minus era un uomo sui trentasei anni, praticamente calvo, gobbo, con gli incisivi sporgenti, senza un dito, molto sporco e con la mano destra fatta d’argento, dono del Signore Oscuro per aver sacrificato l’originale come contributo al rito per il suo ritorno. Da ragazzo era stato grande amico del padre di Harry Potter e di quelli della sua banda, poi si era messo al servizio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, rivelandogli dove James e la sua famiglia si nascondessero.
Una notte di lì a poco, mentre i due innamorati dormivano tranquillamente nel loro letto, Lord Voldemort in persona si materializzò nella Stamberga. “Voglio vendicarmi personalmente” aveva detto agli altri Mangiamorte che si erano offerti di accompagnarlo o di andare al suo posto.
Fece sparire le loro Bacchette, si sedette su una poltrona e attese che si svegliassero. Sarah si destò per prima. Si issò nel letto, si strofinò gli occhi per cacciare gli ultimi residui di sonno e si guardò intorno: non sapeva perché, ma aveva la sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto; quando poi gli occhi le caddero sulla poltrona e vide quell’uomo alto, snello, vestito di nero, con le mani affusolate che stringevano una Bacchetta, un’aria serpentina e gli occhi rossi, capì che le sue sensazioni erano giuste. Mentre quello le rivolgeva un sorriso maligno e beffardo, la ragazza riuscì a svegliare Draco: “E’ lui, amore… è l’Oscuro Signore!” le disse issandosi nel letto appena ebbe visto l’uomo. I due cercarono le proprie Bacchette sui comodini, senza trovarle: immediatamente capirono che le aveva fatte sparire lui. Mentre l’uomo si avvicinava, con la Bacchetta puntata, posticipando la loro morte facendo movimenti lenti, pregustando la vendetta, i due ragazzi si abbracciarono e Draco sussurrò: “E’ finita, amore mio. E’ finita.”


N.d.A: Dunque, che ve ne pare? Prima di scrivere "Mademoiselle Boyfriend" questa era la mia preferita... spero che a voi piaccia altrettanto! Commentate, please...
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Moonwitch