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Autore: Mirokia    02/07/2009    4 recensioni
-Mi dà fastidio che mi guardino mentre bacio qualcuno. La mia ragazza mi ha accennato un paio di volte che non sono un gran baciatore, quindi ho il timore che qualcuno possa accorgersene……M-Ma che fai?-
-Mica posso sapere se baci bene o male solo guardandoti.-
-La tua ragazza dice un mucchio di stronzate.-
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Mello, Near
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che vidi Nate River, fu in un luogo in cui non mi sarei mai aspettato di incontrare una persona come lui e in una giornata fredda e stanca, sicuramente non l’ideale per fare nuovi, scottanti incontri

Neanche per sogno

 

 

La prima volta che vidi Nate River, fu in un luogo in cui non mi sarei mai aspettato di incontrare una persona come lui, in una giornata fredda e stanca, sicuramente non l’ideale per fare nuovi, scottanti incontri e in un’età nella quale non potevo ancora permettermi di fare certe cazzate.

Ma non mi sentivo affatto un diciannovenne. Insomma, abitavo da solo e lavoravo per conto mio… Io stesso credevo di aver già passato i venti.

Nonostante mi sentissi un adulto, però, ero troppo impulsivo e poco responsabile e non è che mi dispiacesse più di tanto; tutto ciò che contava, nel Mondo di Mello, era soddisfare i propri bisogni sapendo cogliere la palla al balzo e non annoiarsi mai. In fin dei conti ero un’adolescente e gli adolescenti non stanno tutto il giorno a casa a girarsi i pollici o a guardarsi Sakura Tv o a trangugiarsi cioccolata (anche se sarebbe stata allettante come idea).

Devono uscire, ne va della loro stessa esistenza.

 

Anche quella sera avevo voglia di divertirmi: ero intenzionato ad andare un paio d’ore nella discoteca distante qualche isolato da casa mia. Ci andavo sempre quando non avevo niente da fare. Poi il buttafuori era un mio amico, mi faceva pagare la metà. Cosa parecchio buona per uno come me, che ama spassarsela, ma col lavoro di postino che fa riesce a guadagnare ben poco.

-Vada per la discoteca.- decisi prendendo dal tavolo casco e chiavi di casa.

Appena misi il piede fuori dalla porta, sul cellulare mi arrivò un messaggio che mi fece sbuffare rumorosamente.

Tesoro, mi avevi detto che stasera ci saremmo ‘visti’ da te…Sto arrivando.

Sempre con quel diavolo di ‘visti’ tra virgolette! Sapevo che voleva scopare. Dopodiché mi avrebbe fatto l’ennesima dichiarazione d’amore e dato appuntamento alla sera dopo…e chi la sopportava? Sapevo a malapena come si chiamava e si permetteva di trattarmi con tutta quella confidenza?

A dirla tutta, a letto faceva pure schifo.

Le scrissi una risposta corta e concisa:

Sono fuori.”

Detestavo perder tempo in scemenze quali la mia nuova ragazza. Com’è che si chiamava? Chiara? Bah, me ne ero anche beccata una italiana. Il peggio del peggio. Mi rispose dopo qualche secondo:

Vorrà dire che aspetterò sotto casa tua.

Feci una risata trattenuta e mi venne la tentazione di stare fuori tutta la notte. Sì, magari avrei fatto così. Le scrissi “Come vuoi.”, poi uscii finalmente nella frescura di quella sera e presi la mia fidata moto, per poi ingranare la quarta e sfrecciare in direzione della discoteca.

 

Quando arrivai non avevo un’idea precisa di cosa fare. Ero anche solo. Di solito mi portavo dietro tre o quattro amici ed era sicuramente più divertente.

Vidi il buttafuori che conoscevo e mi avvicinai dandogli una pacca sulla spalla.

-Mello.- fece un finto inchino e mi lasciò subito passare.

La musica assordante mi accolse e lo stesso fecero le luci, che mi permettevano di vedere ben poco di ciò che mi accadeva intorno.

Non sapendo che fare, andai spedito verso il bancone del bar.

-Sera, Mihael.- mi salutò il barista. –Il solito Cuba Libre?-

-Naa. Oggi fammi qualcosa di meno serio, che sono solo, e dopo toccherà a me guidare…- dissi.

-Cos’è, non reggi l’alcol?- mi chiese una voce al mio fianco. Mi voltai scocciato, per poi scoprire che sullo sgabello accanto al mio si era piazzata una bella biondona occhi verdi, con almeno la quinta di seno. La guardai in faccia e capii che quella lì non voleva farsi una semplice chiacchierata con me.

-Non molto.- le mentii, per non sembrare spavaldo.

-Mi dispiace…Avremmo potuto bere qualcosa insieme…o magari avrei potuto farti io un drink…sai, sono molto brava con lo shaker.-

Quella era una provocazione bella e buona!

Bella troia!

Ma decisi di stare al gioco; almeno mi ero trovato qualcosa di interessante da fare.

-Come ti chiami, dolcezza?- le chiesi guardandole di proposito il decolleté.

-Sono Monique, ho 22 anni.-  “e hai voglia di sesso” pensai subito concludendo la sua frase. –E tu?-

-Io sono Mihael, per gli amici Mello. Anch’io ho 22 anni.- Quanto mi gasava dire le bugie. –Mi dicevi che sei brava con lo shacker?- chiesi malizioso.

-Assolutamente. Parliamone di là, ti va?- propose alzando il suo bel sederone e dirigendosi ai divanetti.

-Con permesso…- dissi rivolto al barista.

-Fai con comodo.- asserì lui sorridendo e riprendendosi il bicchiere di Bacardi che non avevo fatto in tempo a bere.

Monique si era già seduta con le gambe accavallate sul divanetto più buio. Senza farmi vedere mi sfregai le mani e sorrisi nell’ombra, pronto a shakerare con la bionda.

Nemmeno feci in tempo a sedermi, che lei mi avviluppò con le sue braccia lunghe e iniziò a navigare con la lingua nella mia bocca, tastando con le mani tutto ciò che solo una grande puttana avrebbe potuto tastare dopo solo due minuti.

Eppure quella donna più grande di me mi dava solo un senso di profondo disgusto: era così giovane e andava in giro a donare anima e corpo a sconosciuti di cui conosceva a malapena il nome. Mi venne in mente Chiara e di come anche io sapessi solo il suo nome…Naa, io non ero così puttaniere…O almeno cercavo di non pensare al fatto che lo fossi davvero.

 

Mentre la baciavo con poca voglia, guardavo la pista da ballo, ma quella notte c’era poca gente che si scatenava. Poi gettai uno sguardo sul divanetto di fianco al nostro; la posizione di un faro bianco mi permetteva di intravedere qualcosa: c’era un’altra coppia che limonava alla grande.

O almeno, così mi era parso all’inizio.

Lei era una tipa a posto, forse un po’ piccola, ma decisamente guardabile, con i suoi capelli lisci come spaghetti e il profilo del viso delicato.

Ma mai quanto quello del ragazzo che le dava baci non molto convinti.

Quando lo vidi, ne rimasi talmente colpito, che mi staccai più volte da Monique per poterlo osservare meglio: aveva dei capelli mossi e scomposti sulla fronte, di un colore tanto chiaro da sembrare quello della luna, un viso dai tratti delicati e gentili e quando lo vidi guardare nella mia direzione, notai due grandi occhi neri come la notte.

Un attimo.

Stava guardando ME ?

Rivolsi nuovamente l’attenzione a Margot…Monique…o come diavolo si chiamava, ma non ci volle molto perché voltassi ancora lo sguardo.

Guardai con occhi increduli il ragazzo alla mia sinistra, incantandomi ogni volta su un suo nuovo particolare e…mio Dio, quel tizio era il ritratto della bellezza! Non mi ero mai sentito così bisessuale come quella volta.

Mi concentravo sulle sue labbra, sul loro movimento lento e morbido, sull’attimo in cui incontravano quelle della ragazza, sull’istante che utilizzava per prendere fiato.

Osservavo ogni minimo accenno di movimento, raddolcivo lo sguardo quando lo raddolciva lui, ansimavo quando ansimava lui, e quegli ansimi sembravano così rari e preziosi che avrei voluto essere al posto della ragazza, così che sarei stato io a provocarli.

Sembrava che avessi bevuto, eppure non avevo toccato un goccio.

La mia mente era annebbiata, la testa mi girava e avevo le allucinazioni.

Guardavo il viso di Monique e al suo posto vedevo quello del ragazzo lì accanto. E allora la baciavo con più foga, immaginando che fosse lui e, dopo un lungo tempo senza la possibilità di respirare, lei commentò quel bacio con un “wow!”

Avevo avuto più volte la tentazione di alzarmi, fare piazza pulita delle ragazze, e portarmi il ragazzo a casa.

Anzi, nemmeno!

L’avrei baciato lì davanti a tutti,  l’avrei sbattuto sul divanetto e poi…e poi…

Mentre pensavo, sentii la mia erezione farsi più consistente e la bionda sorrise.

“Non mi eccito per te, troia.” Pensai guardandola male.

Poi tornai a fissare quel tipo che, pur essendo molto vicino, sembrava così irraggiungibile…

Oh sì, era così vicino…Avrei potuto toccarlo allungando solo una mano. Così vicino.

“Come sei bello, Near.” Pensai inconsapevolmente. Avevo appena deciso di chiamarlo in quel modo solo per il fatto che era così vicino, ma anche così lontano.

Subito dopo che gli affibbiai quel nome, notai che i due piccioncini si erano divisi da poco.

-Vado a prendere qualcosa da bere!- aveva urlato la ragazza, sovrastando a fatica la musica.

-Va bene. Io vado in bagno.- rispose lui. Aveva anche una voce così melodiosa.

Ehi, un momento.

Andava al bagno?

Prima che si alzasse vidi chiaramente che mi lanciò un’occhiata veloce.

Voleva che lo seguissi o che altro?

Mi staccai immediatamente da Monique, che si mise a protestare.

-Mello! Dove stai andando?-

-Per te sono Mihael.- le risposi acido. Lei mi trattenne con tutte le sue forze.

-E va bene, ma ora siediti!-

Mi alterai, perché rischiavo di perdere di vista Near, se continuavo a discutere con quella.

-Levati di mezzo, troia!- delicato come sempre. Me la scrollai di dosso e seguii il ragazzino attraverso la miriade di luci colorate. Con mia grande sorpresa, mi sentii afferrare la mano: era Near che mi guidava in mezzo alla folla. Aveva una pelle incredibilmente vellutata.

 

Finalmente arrivammo ai servizi e subito mi venne un groppo in gola al pensiero che probabilmente saremmo stati da soli lì dentro. Accantonai l’imbarazzo iniziale, entrai nel bagno e le pareti bianchissime mi accecarono per un istante.

Tentai di aprire gli occhi e, quando ci riuscii, vidi Near che si lavava le mani nel lavandino.

Era vestito interamente di bianco, mimetizzandosi con le piastrelle del muro. Diamine, mi sembrava un angelo venuto ad acquietare i miei sogni più reconditi.

-Perché mi hai trascinato qui dentro?- la domanda mi sorse spontanea. –Forse mi hai scambiato per qualcun…-

-No. Eri tu che mi fissavi in continuazione sul divano.- disse lui, creando subito un senso di disagio in me.

Allora se n’era accorto.

-Hai ragione. Ero io.- ammisi, pur sforzandomi.

-Perché lo facevi?-

-Beh…- non sapevo che rispondere.

-Mi dà fastidio.-

A quell’affermazione mi sentii come un animale ferito. Possibile che quel ragazzino mi provocasse quell’effetto? Poi continuò a parlare e già tirai un sospiro di sollievo.

-Mi dà fastidio che mi guardino mentre bacio qualcuno. Chloe mi ha accennato un paio di volte che non sono un gran baciatore, quindi ho il timore che qualcuno possa accorgersene……M-Ma che fai?-

Mentre parlava mi ero avvicinato a lui, quasi inconsciamente: era ancora più attraente visto da vicino.

-Mica posso sapere se baci bene o male solo guardandoti.-  feci ancora qualche passo in avanti e lo spinsi lentamente contro il lavandino, chiudendogli ogni via di fuga.

Senza perder tempo, mi fiondai sulle sue labbra, togliendogli la possibilità di ribattere.

Near mi mise le mani sulle spalle per potermi scostare, ma la presa divenne quasi subito debole e si trasformò in una lenta carezza che attraversò il collo per poi salire ai capelli, uno dei miei punti più sensibili.

Rabbrividii.

Lo sentii aprire la bocca al mio primo tentativo di approfondire il bacio e sembrò goderselo, da come chiudeva le gli occhi e arrossiva appena.

Non ci potevo credere: stavo davvero assaggiando il sapore di quelle labbra che non avrei intravisto neanche per sogno!

Ci demmo un lungo bacio ricco di desiderio e, quando fui soddisfatto, lo lasciai andare e lo guardai negli occhi languidi.

-La tua ragazza dice un mucchio di stronzate.- gli sussurrai in un orecchio. Dio, quanto avrei voluto saltargli addosso in quel momento.

Ma non mi sembrava proprio il caso.

-Come ti chiami?- gli chiesi in un soffio.

-Nate. Tu?-

Ah, musica per le mie orecchie.

-Mihael. Ma tu chiamami semplicemente Mello.-

-Va bene, Mello.- pronunciato dalla sua bocca aveva un retrogusto dolce come il miele.

Eravamo ancora immobili a contemplarci, quando qualcuno bussò insistentemente alla porta.

-Mello, sei là dentro?- era Monique.

Oh, che strazio.

 

*

 

 

 

 

Grazie in anticipo per le recensioni (se ce ne saranno).

Volevo renderla one-shot, ma alla fine ho deciso di spezzarla in due parti.

Spero che piaccia ^^.

 

Mirokia

   
 
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